Fine di una relazione
Buonasera, avrei bisogno di sapere il vostro parere circa questa situazione Allora... sono fidanzata da 5 anni e mezzo con un ragazzo (io 25, lui 29).
Quando ci siamo fidanzati, i primi due anni siamo stati bene, lui era una persona di tendenza ansiosa però era attivo, simpatico, allegro, andava in palestra, ci divertivamo ed era anche più affettuoso con me e io con lui.
Poi si è laureato e ha avuto un po’ un blocco: si sentiva indietro rispetto ai suoi coetanei che magari avevano già un lavoro decente a differenza sua che invece un lavoro stabile non lo aveva, e questo lo ha reso così insicuro che si è totalmente concentrato per cercarlo e lavorare il più possibile per recuperare.
Qui ha iniziato a trascurare me e la nostra relazione.
Aveva trovato un lavoro, ma non era quello che voleva fare per cui alla sera, quando tornava a casa, si metteva a studiare per un corso che aveva capito essere quello che voleva fare (social media manager) e tutto questo durato 2 anni e ha finito però per portare via tempo alla coppia.
Quest’anno ha poi cambiato lavoro e finalmente ha trovato il lavoro che gli piaceva: ecco che, per via della mancata esperienza ed essendo lui una persona molto insicura, perfezionista e lenta, ha finito dopo 6 mesi per andare in depressione a causa del troppo stress.
Continuava a lavorare anche la sera a casa anziché in ufficio perché lì non riusciva ad essere produttivo e perché non in grado di gestire il tempo e il lavoro; era molto agitato di non essere capace e andava avanti arrancando, così la relazione ne ha risentito ulteriormente.
È stato un periodo difficile perché io ho dovuto finire gli ultimi esami per poi laurearmi, nel frattempo lavoravo come cameriera con ritmi pesanti e in più dovevo seguire lui perché da solo non riusciva più: farlo mangiare, farlo uscire e tranquillizzarlo e tirargli su il morale.
Adesso si è ripreso abbastanza dopo aver intrapreso una cura farmacologica.
In generale sono diventata la sua mamma: mi cerca per essere rassicurato, per essere consolato, per qualsiasi decisione.
Non c’è più vita sessuale e non ci sono più momenti teneri insieme.
Non mi sento più amata da tempo, più desiderata... io sono la sua spalla ma lui non è più la mia; mi sento sola.
Gli chiedo di essere più attivo nella coppia, di dimostrarmi di più e mi dice che è stanco, che non vuole perdermi, che è in un vortice dal quale non riesce ad uscire, dicendomi che non lo fa apposta a trascurarmi ma non se ne accorge talmente è preso dalle preoccupazioni del lavoro.
Sa che non deve trascurarmi e vuole dimostrarmi di più, ma poi non cambia niente.
Gli ho dato tante possibilità; ho detto più volte che me ne sarei andata e lui mi pregava di rimanere perché mi ama e non vuole perdermi ma dopo tot tempo ritornavamo allo stesso punto.
È una relazione importante per entrambi, ma cosa dovrei fare?
Aiutarlo ancora perché non sta bene e magari si può riprendere e tornare il ragazzo che avevo conosciuto oppure mollare perchè inutile?
Quando ci siamo fidanzati, i primi due anni siamo stati bene, lui era una persona di tendenza ansiosa però era attivo, simpatico, allegro, andava in palestra, ci divertivamo ed era anche più affettuoso con me e io con lui.
Poi si è laureato e ha avuto un po’ un blocco: si sentiva indietro rispetto ai suoi coetanei che magari avevano già un lavoro decente a differenza sua che invece un lavoro stabile non lo aveva, e questo lo ha reso così insicuro che si è totalmente concentrato per cercarlo e lavorare il più possibile per recuperare.
Qui ha iniziato a trascurare me e la nostra relazione.
Aveva trovato un lavoro, ma non era quello che voleva fare per cui alla sera, quando tornava a casa, si metteva a studiare per un corso che aveva capito essere quello che voleva fare (social media manager) e tutto questo durato 2 anni e ha finito però per portare via tempo alla coppia.
Quest’anno ha poi cambiato lavoro e finalmente ha trovato il lavoro che gli piaceva: ecco che, per via della mancata esperienza ed essendo lui una persona molto insicura, perfezionista e lenta, ha finito dopo 6 mesi per andare in depressione a causa del troppo stress.
Continuava a lavorare anche la sera a casa anziché in ufficio perché lì non riusciva ad essere produttivo e perché non in grado di gestire il tempo e il lavoro; era molto agitato di non essere capace e andava avanti arrancando, così la relazione ne ha risentito ulteriormente.
È stato un periodo difficile perché io ho dovuto finire gli ultimi esami per poi laurearmi, nel frattempo lavoravo come cameriera con ritmi pesanti e in più dovevo seguire lui perché da solo non riusciva più: farlo mangiare, farlo uscire e tranquillizzarlo e tirargli su il morale.
Adesso si è ripreso abbastanza dopo aver intrapreso una cura farmacologica.
In generale sono diventata la sua mamma: mi cerca per essere rassicurato, per essere consolato, per qualsiasi decisione.
Non c’è più vita sessuale e non ci sono più momenti teneri insieme.
Non mi sento più amata da tempo, più desiderata... io sono la sua spalla ma lui non è più la mia; mi sento sola.
Gli chiedo di essere più attivo nella coppia, di dimostrarmi di più e mi dice che è stanco, che non vuole perdermi, che è in un vortice dal quale non riesce ad uscire, dicendomi che non lo fa apposta a trascurarmi ma non se ne accorge talmente è preso dalle preoccupazioni del lavoro.
Sa che non deve trascurarmi e vuole dimostrarmi di più, ma poi non cambia niente.
Gli ho dato tante possibilità; ho detto più volte che me ne sarei andata e lui mi pregava di rimanere perché mi ama e non vuole perdermi ma dopo tot tempo ritornavamo allo stesso punto.
È una relazione importante per entrambi, ma cosa dovrei fare?
Aiutarlo ancora perché non sta bene e magari si può riprendere e tornare il ragazzo che avevo conosciuto oppure mollare perchè inutile?
Gentile utente,
lei ci scrive ormai da quattro anni, alternando la descrizione dei suoi disturbi con quella dei disturbi del suo ragazzo, e ha parlato di disagi mentali anche di altri membri della sua famiglia. Descrive relazioni permeate di elementi disfunzionali, inevitabilmente patogene, ma ogni volta punta il dito o su di sé o sull'altra persona, perdendo di vista l'insieme.
Dal momento che è andata in terapia, e che ha studiato psicologia, non ha pensato che sarebbe meglio affrontare la sua situazione in un'ottica sistemica?
Cerchi sull'albo della sua regione o anche qui su Medicitalia un terapeuta che abbia un approccio sistemico-relazionale e si affidi a lui, o lei.
Buone cose.
lei ci scrive ormai da quattro anni, alternando la descrizione dei suoi disturbi con quella dei disturbi del suo ragazzo, e ha parlato di disagi mentali anche di altri membri della sua famiglia. Descrive relazioni permeate di elementi disfunzionali, inevitabilmente patogene, ma ogni volta punta il dito o su di sé o sull'altra persona, perdendo di vista l'insieme.
Dal momento che è andata in terapia, e che ha studiato psicologia, non ha pensato che sarebbe meglio affrontare la sua situazione in un'ottica sistemica?
Cerchi sull'albo della sua regione o anche qui su Medicitalia un terapeuta che abbia un approccio sistemico-relazionale e si affidi a lui, o lei.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 527 visite dal 10/11/2023.
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