Transfert e paura di guarire

Buonasera a tutti, gentili Dottori e Dottoresse.

Sono in terapia da sei mesi a causa di un disturbo fobico ossessivo sulla morte con secondaria azione depressiva, prendo Citalopram da 20 mg e da qualche giorno la psichiatra mi ha tolto il Lorazepam (prendevo 10 gocce, poi 5 gocce).

Grazie alla psicoterapia ho appreso molto di me.
Sono cresciuta troppo in fretta perché sin da piccola ho voluto sempre fare tutto da sola e non ho mai voluto deludere la mia famiglia, in quanto mia madre ha sofferto per anni di depressione e doc molto forti.

Sono in pieno transfert con la mia psicoterapeuta e sto proiettando su di lei il rapporto che ho con mia mamma, bellissimo per carità, ma invertito perché, per il suo doc, siamo state molto amiche e mai propriamente mamma-figlia.
Mi sono trovata spesso a doverla consolare io, anche quando avevo bisogno io di mia mamma, che però c’è sempre stata per me, nonostante tutto.

Ho purtroppo mania del controllo e mania del perfezionismo, pretendo troppo da me, pretendo la perfezione che non esiste, ma grazie alla mia Dottoressa sto migliorando molto.

Appena noto un miglioramento, faccio di tutto per farmi venire l’ansia.
Credo che questo sia legato al fatto che io abbia paura di essere abbandonata dalla mia terapeuta.
So che posso sentirla al bisogno, ma io ho paura, le voglio bene, questa cosa mi crea frustrazione.

Gliel’ho detto, le ho detto tutto, mi ha dato comunque delle risposte sul Transfert ma io rifiuto di accettarle, perché mi fisso.
Tra una seduta e l’altra (due settimane) ogni giorno penso continuamente alle nostre conversazioni, mi sembra di essere in seduta continuamente e penso a me mentre le racconto ciò che mi fa male.

Vorrei stoppare la mente.

Lei sa che sto proiettando su di lei le mie emozioni verso la mia mamma.

All’ultima seduta mi ha mostrato la foto di suo figlio, dicendomi lui è mio figlio.

So che l’ha fatto per provocare in me una reazione, per farmi capire che lei non è mia madre.
Io so benissimo che lei non è mia madre.

Vorrei che il mio cervello elaborasse informazioni in maniera inconsapevole, non so come spiegarlo.
È normale che io sappia che la mia dottoressa mi ha mostrato la foto per farmi capire che non sono io sua figlia?

Oppure è il mio cervello che oppone resistenza?

Inoltre, mi chiedevo perché io continui a farmi venire l’ansia da sola, andando a ripescare eventi traumatici del mio passato di cui prima non ne avevo mai parlato perché non mi facevano soffrire, ma ora che iniziavo a stare meglio hanno cominciato a farsi sentire.

Io voglio stare bene, sto passando il periodo peggiore della mia vita, non riesco a venirne fuori.


Mi scuso per la lunghezza del testo e vi ringrazio anticipatamente.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
quello che ci racconta è appunto il materiale che compone un percorso terapeutico, che a volte è anche doloroso.
Sottraendo questo materiale alla sua seduta per postarlo qui, lei limita la qualità del percorso.
Forse dovrebbe chiedere alla dottoressa di vederla ogni settimana, ma questo è un elemento da discutere tra voi.
Per il resto, la cosa migliore è stampare la sua email così com'è e portarla in terapia.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera Dottoressa,
grazie per la risposta.
Io non sottraggo questo materiale al mio percorso terapeutico, volevo semplicemente un altro parere da voi professionisti, perché per me è la prima volta che affronto un percorso di psicoterapia.
Ho visto la mia dottoressa una volta a settimana fino a poco tempo fa, poi abbiamo allungato a due settimane.
Ho paura che qualcosa non stia funzionando, o se rientra tutto nella norma.
Perché mi rialzo e poi cado di nuovo e ho paura di non uscirne mai
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
rilegga con attenzione quanto le avevo scritto. Proprio questi suoi dubbi: "Ho paura che qualcosa non stia funzionando, o se rientra tutto nella norma. Perché mi rialzo e poi cado di nuovo e ho paura di non uscirne mai" sono il materiale del percorso terapeutico.
Non possiamo in una risposta di poche righe sostituire il vasto discorso in presenza in cui analizzare, con la sua curante, i motivi che la rendono dubbiosa, le sofferenze che le appaiono insormontabili, le particolari interpretazioni che dà del gesto della terapeuta che le ha mostrato la foto del figlio, perché tutto questo fa parte della sua sintomatologia ed è proprio ciò che dev'essere affrontato in vista della sua guarigione.
Tentare di spiegarlo da una postazione online, oltre che inutile e superficiale, sarebbe dannoso: le toglierebbe la scoperta di sé da effettuare nei tempi della terapia, la conquista progressiva della consapevolezza che realizzerà con la sua curante.
Si affidi a lei e le porti la fotocopia dell'email inviata a noi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Dr.ssa Grazia Aloi Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 33 4
Gentile Utente,
rispondo anch'io per offrirle il mio parere.
concordo con la dottoressa Potenza, i suoi pensieri e dubbi sono assolutamente oggetto di associazioni e interpretazione all'interno delle sedute. Parlarne con altri terapeuti non le fa certo bene, anche perché non solo non è possibile sostituirci ma non può esistere neppure un contraddittorio adeguato.
Il mio parere è invitarla a riflettere sul perché lei voglia avere un altro parere.
le auguro buone cose.

Dott.ssa Grazia Aloi
psicoanalista
Milano

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Dr.ssa Grazia Aloi Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 33 4
Gentile Utente,
rispondo anch'io per offrirle il mio parere.
concordo con la dottoressa Potenza, i suoi pensieri e dubbi sono assolutamente oggetto di associazioni e interpretazione all'interno delle sedute. Parlarne con altri terapeuti non le fa certo bene, anche perché non solo non è possibile sostituirci ma non può esistere neppure un contraddittorio adeguato.
Il mio parere è invitarla a riflettere sul perché lei voglia avere un altro parere.
le auguro buone cose.

Dott.ssa Grazia Aloi
psicoanalista
Milano