Separarmi per avere più spazio con mio figlio?
Buongiorno, ieri ho detto a mia moglia (con cui siamo separati in casa da 5 anni) che voglio separarmi a tutti gli effetti perché finché c'è lei intorno con con la sua amorevolissima, generosissima e perniciosa presenza, io non riesco ad avere un rapporto "completo" con nostro figlio di 8 anni.
Lei mi ha risposto che sarebbe uno sbaglio perché Marco ne soffrirebbe, perché ci vuole sempre entrambi, ecc.
Io pensavo di essere pronto a questa obiezione, ci avevo già pensato e valutato che col tempo gli avrebbe fatto bene avere il 50% di tempo solo con me invece di entrambi ma con la mamma che monopolizza sempre la situazione (50% di qualcosa è più del 100% di niente). . . Invece stanotte ho avuto due incubi distinti:
1) io ero di nuovo bambino piccolo in macchina coi miei genitori, mio padre involontariamente investiva un bambino in bici uccidendolo, parecchio sangue sulla strada, poi caricava la bici fracassata in macchina per portarla a casa e bruciarla nel camino per eliminare le prove.
Nel sogno io ero sia mio padre che aveva fatto il disastro e con la coscienza sporca cercava di darmi a intendere che non era successo niente, che avevo visto male, sia il figlio che sapevo un altro bambino era stato ucciso e lui stava cercando di dissimulare l'incidente.
2) io e mia moglie eravamo medici a Gaza e dovevamo curare una bambina che aveva sia una malattia grave che ferita dalla guerra (piena di bende bianche tipo mummia).
Ho dormito malissimo.
Quindi la domanda: devo dare retta alla mia parte razionale che dice che nel medio-lungo termine la separazione sarà un bene per me e mio figlio, o all'inconscio che mi avvisa porterà tanta sofferenza e sensi di colpa (e io già sono uno che se avessi 1 euro per ogni senso di colpa potrei smettere di lavorare)?
Cordiali saluti.
Lei mi ha risposto che sarebbe uno sbaglio perché Marco ne soffrirebbe, perché ci vuole sempre entrambi, ecc.
Io pensavo di essere pronto a questa obiezione, ci avevo già pensato e valutato che col tempo gli avrebbe fatto bene avere il 50% di tempo solo con me invece di entrambi ma con la mamma che monopolizza sempre la situazione (50% di qualcosa è più del 100% di niente). . . Invece stanotte ho avuto due incubi distinti:
1) io ero di nuovo bambino piccolo in macchina coi miei genitori, mio padre involontariamente investiva un bambino in bici uccidendolo, parecchio sangue sulla strada, poi caricava la bici fracassata in macchina per portarla a casa e bruciarla nel camino per eliminare le prove.
Nel sogno io ero sia mio padre che aveva fatto il disastro e con la coscienza sporca cercava di darmi a intendere che non era successo niente, che avevo visto male, sia il figlio che sapevo un altro bambino era stato ucciso e lui stava cercando di dissimulare l'incidente.
2) io e mia moglie eravamo medici a Gaza e dovevamo curare una bambina che aveva sia una malattia grave che ferita dalla guerra (piena di bende bianche tipo mummia).
Ho dormito malissimo.
Quindi la domanda: devo dare retta alla mia parte razionale che dice che nel medio-lungo termine la separazione sarà un bene per me e mio figlio, o all'inconscio che mi avvisa porterà tanta sofferenza e sensi di colpa (e io già sono uno che se avessi 1 euro per ogni senso di colpa potrei smettere di lavorare)?
Cordiali saluti.
[#1]
Gentile utente,
per ampia esperienza clinica devo dire che, in molti casi, con la separazione i padri (ri)acquistano il loro vero ruolo paterno. Quel ruolo che la "amorevolissima, generosissima" (onni)presenza materna aveva reso quasi inutile; al punto di diventare - la presenza materna - "perniciosissima".
Dannosa anche per il bambino/a, che ha bisogno anche di momenti unici e privilegiati con uno solo dei genitori alla volta.
Ovviamente stiamo parlando delle dinamiche di una coppia eterosessuale come è la vostra, e questo vale per tutta la risposta.
Del resto momenti unici con il figlio/a la madre ne ha a iosa, è il padre che non ne ha ...
E dunque per Lei questo potrebbe essere il passo intermedio, prima di pensare alla separazione:
> "per avere più spazio con mio figlio", è necessario istituire momenti esclusivi per la coppia padre-figlio per poter godere appieno reciprocamente della vostra presenza, comunicazione, gioco, esplorazione della realtà (preferisco tale formulazione alla Sua: ".. non riesco ad avere un rapporto "completo" con nostro figlio di 8 anni).
Dobbiamo pensare che il genitore dello stesso genere è 'modello di identificazione' attraverso l'assimilazione da parte del/la figlio/a di uno o più tratti; e che la (ingombrante) presenza costante dell'altro/a genitore non permette appieno tale processo psichico.
Faccio un esempio in quanto sessuologa clinica: sarà il padre a insegnare al figlio maschio di 3-4 anni a farsi correttamente il bidè in autonomia; non la madre. E viceversa per la figlia femmina. Attraverso tali momenti di coppia genitore-figlio/a "passano" infatti non solo insegnamenti e apprendimenti, ma anche emozioni condivise. E dunque rivestono grande importanza.
Aggiungo che sono numerosi ormai gli studi teorici che attribuiscono alla eccessiva (e quasi esclusiva) presenza materna la fragilità dei/le giovani di oggi.
Spero di averle fornito alcuni spunti di riflessione, che potrà approfondire qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6803-neo-papa-obbligati-a-casa-per-legge.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html .
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
per ampia esperienza clinica devo dire che, in molti casi, con la separazione i padri (ri)acquistano il loro vero ruolo paterno. Quel ruolo che la "amorevolissima, generosissima" (onni)presenza materna aveva reso quasi inutile; al punto di diventare - la presenza materna - "perniciosissima".
Dannosa anche per il bambino/a, che ha bisogno anche di momenti unici e privilegiati con uno solo dei genitori alla volta.
Ovviamente stiamo parlando delle dinamiche di una coppia eterosessuale come è la vostra, e questo vale per tutta la risposta.
Del resto momenti unici con il figlio/a la madre ne ha a iosa, è il padre che non ne ha ...
E dunque per Lei questo potrebbe essere il passo intermedio, prima di pensare alla separazione:
> "per avere più spazio con mio figlio", è necessario istituire momenti esclusivi per la coppia padre-figlio per poter godere appieno reciprocamente della vostra presenza, comunicazione, gioco, esplorazione della realtà (preferisco tale formulazione alla Sua: ".. non riesco ad avere un rapporto "completo" con nostro figlio di 8 anni).
Dobbiamo pensare che il genitore dello stesso genere è 'modello di identificazione' attraverso l'assimilazione da parte del/la figlio/a di uno o più tratti; e che la (ingombrante) presenza costante dell'altro/a genitore non permette appieno tale processo psichico.
Faccio un esempio in quanto sessuologa clinica: sarà il padre a insegnare al figlio maschio di 3-4 anni a farsi correttamente il bidè in autonomia; non la madre. E viceversa per la figlia femmina. Attraverso tali momenti di coppia genitore-figlio/a "passano" infatti non solo insegnamenti e apprendimenti, ma anche emozioni condivise. E dunque rivestono grande importanza.
Aggiungo che sono numerosi ormai gli studi teorici che attribuiscono alla eccessiva (e quasi esclusiva) presenza materna la fragilità dei/le giovani di oggi.
Spero di averle fornito alcuni spunti di riflessione, che potrà approfondire qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6803-neo-papa-obbligati-a-casa-per-legge.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html .
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile utente,
lei si è rivolto al settore Psicologia per la prima volta due anni fa; all'epoca le risposi proprio io e avemmo una piacevole conversazione su temi filosofici.
Come poi ho visto da altre sue domande, alle quali hanno risposto altri colleghi, la situazione che allora ipotizzai (trauma complesso) fa sì che lei cerchi di gestire la sua vita e di conseguenza le sue richieste di aiuto "a mosaico", presumibilmente per il desiderio, ben noto in psicologia, di non dover mai prendere atto della situazione complessiva.
In pratica fa come qualcuno che trovandosi in cima all'Etna e avvertendo che sta per prodursi una gigantesca eruzione, si preoccupa di togliersi la scarpa perché forse un sassolino si è conficcato nella suola e teme che possa dargli fastidio.
Dico questo per due ragioni.
Due anni fa e poi in seguito ci parlò di tante cose, ma non del fallimento del suo matrimonio, né della separazione in casa. E' stata un disperato tentativo di "mantenere una famiglia" per suo figlio? Voluto da chi?
Immagino che non abbiate consultato uno psicologo per una terapia di coppia o familiare, altrimenti vi avrebbe spiegato a chi e perché queste soluzioni ibride sembrano funzionali.
Dicendole la seconda ragione immagino che cesserà di leggermi, ma solo la verità -le sembrerà strano- è terapeutica. Eccola:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/992224-sensi-di-colpa-per-gesti-mai-compiuti.html
Questo è il link del lungo consulto che lei ricevé da un collega molto bravo e sensibile, il quale ebbe ai suoi occhi il torto di mettere il dito sulla piaga.
A lei piace attuare uno scontro verbale in cui crede di uscire alla pari, non è vero? Non è abituato all'idea che si può lavorare insieme, anziché scontrarsi, in vista di una realizzazione comune.
Immagino già i suoi pensieri: "Ma questo che c'entra? Non ho chiesto questo!"
Allora veniamo ai suoi sogni. Lei ce li racconta ma li interpreta a modo suo: "devo dare retta alla mia parte razionale che dice che nel medio-lungo termine la separazione sarà un bene per me e mio figlio, o all'inconscio che mi avvisa porterà tanta sofferenza e sensi di colpa"?
Come fa a non vedere nel primo sogno il suo voler agire per "imitazione negativa" rispetto a quello che sentì nell'agire paterno, ossia proprio il comportamento che le prospettò come pericoloso il dottor Fogliamanzillo?
E come fa a non vedere nel secondo la mummificazione e la svirilizzazione del figlio attuata da due genitori "separati in casa" che vivono sempre come in una situazione d'emergenza?
Ora lei obietterà con la schiuma alla bocca che suo figlio è un capolavoro di equilibrio e che ha ricevuto sempre fin troppo amore.
Le posso chiedere se lei ha mai intrapreso una seria terapia personale, o se ha solo provveduto, al bisogno, a prendere qualche farmaco?
Spero che il condiviso amore per lo stoicismo e Marc'Aurelio valga a darle la volontà di rispondere.
Con sincera vicinanza. Auguri.
lei si è rivolto al settore Psicologia per la prima volta due anni fa; all'epoca le risposi proprio io e avemmo una piacevole conversazione su temi filosofici.
Come poi ho visto da altre sue domande, alle quali hanno risposto altri colleghi, la situazione che allora ipotizzai (trauma complesso) fa sì che lei cerchi di gestire la sua vita e di conseguenza le sue richieste di aiuto "a mosaico", presumibilmente per il desiderio, ben noto in psicologia, di non dover mai prendere atto della situazione complessiva.
In pratica fa come qualcuno che trovandosi in cima all'Etna e avvertendo che sta per prodursi una gigantesca eruzione, si preoccupa di togliersi la scarpa perché forse un sassolino si è conficcato nella suola e teme che possa dargli fastidio.
Dico questo per due ragioni.
Due anni fa e poi in seguito ci parlò di tante cose, ma non del fallimento del suo matrimonio, né della separazione in casa. E' stata un disperato tentativo di "mantenere una famiglia" per suo figlio? Voluto da chi?
Immagino che non abbiate consultato uno psicologo per una terapia di coppia o familiare, altrimenti vi avrebbe spiegato a chi e perché queste soluzioni ibride sembrano funzionali.
Dicendole la seconda ragione immagino che cesserà di leggermi, ma solo la verità -le sembrerà strano- è terapeutica. Eccola:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/992224-sensi-di-colpa-per-gesti-mai-compiuti.html
Questo è il link del lungo consulto che lei ricevé da un collega molto bravo e sensibile, il quale ebbe ai suoi occhi il torto di mettere il dito sulla piaga.
A lei piace attuare uno scontro verbale in cui crede di uscire alla pari, non è vero? Non è abituato all'idea che si può lavorare insieme, anziché scontrarsi, in vista di una realizzazione comune.
Immagino già i suoi pensieri: "Ma questo che c'entra? Non ho chiesto questo!"
Allora veniamo ai suoi sogni. Lei ce li racconta ma li interpreta a modo suo: "devo dare retta alla mia parte razionale che dice che nel medio-lungo termine la separazione sarà un bene per me e mio figlio, o all'inconscio che mi avvisa porterà tanta sofferenza e sensi di colpa"?
Come fa a non vedere nel primo sogno il suo voler agire per "imitazione negativa" rispetto a quello che sentì nell'agire paterno, ossia proprio il comportamento che le prospettò come pericoloso il dottor Fogliamanzillo?
E come fa a non vedere nel secondo la mummificazione e la svirilizzazione del figlio attuata da due genitori "separati in casa" che vivono sempre come in una situazione d'emergenza?
Ora lei obietterà con la schiuma alla bocca che suo figlio è un capolavoro di equilibrio e che ha ricevuto sempre fin troppo amore.
Le posso chiedere se lei ha mai intrapreso una seria terapia personale, o se ha solo provveduto, al bisogno, a prendere qualche farmaco?
Spero che il condiviso amore per lo stoicismo e Marc'Aurelio valga a darle la volontà di rispondere.
Con sincera vicinanza. Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#3]
Utente
Per la Dott.ssa Brunialti,
in realtà qualche momento lo ho:
- ogni mattina gli preparo la colazione e lo porto a scuola;
- da quando è nato io lo porto a fare sport, quando possibile proprio insieme, e soprattutto l'ho reso completamente autonomo sia nel preparare la borsa a casa che nello spogliatoio mentre tutti gli altri bambini anche 2 anni più grandi lo guardavano sorpresi;
- poi passeggiate in bici e a piedi d'estate, ascoltare la musica insieme quasi ogni giorno;
- durante il covid poi, solo io in smartworking, lui seduto affianco a me a guardare libri, disegnare, ecc. (è stata dura ma col senno di poi fantastico);
- neanche a dirlo gli ho insegnato ad andare in bici e anche qualcosina in più. E in queste occasioni lui sprizzava orgoglio da tutti i pori.
Il problema è che quando c'è anche la mamma, lei lo spinge a essere la versione "minus abili" di se stesso: non fare la salita in bici che per te è faticosa, hai sonno ti cambio io il pigiama, ecc. e lui si lascia fare. Di questo non faccio una colpa a lui ovviamente, perché ci sta che nonostante tutto un bambino di 8 anni appena può scambiare fatica con coccole lo faccia, credo sia normale.
Discutere con lei è impossibile perché appena la contraddico alza la voce e sbraita, si sente sempre attaccata mentre lei "ho tutto il diritto di stare con mio figlio e a lui piace!". A questo punto o la sopprimo (ma a sentire i telegiornale non è una soluzione molto originale) oppure mi separo e almeno 50% del tempo posso educarlo come futuro adulto invece che eterno Cicciobello.
Per la Dott.ssa Potenza,
ricordo sempre con piacere quello scambio che purtroppo lei, pure comprensibilmente, troncò.
Per rispondere alle sue domande:
- il matrimonio da parte mia è fallito per scarsa qualità/quantità di sesso e per totale disaffinità intellettuale. Non mi chieda perché allora l'ho sposata, ancora oggi mi do del cretino (per usare un eufemismo).
Lei non lo so perché. Mi sono fatto un'idea ma figuriamoci se si avvicina alle sue ragioni più prodonde. Appena cominciò la crisi le proposi una terapia di coppia con uno psicologo che avrebbe scelto lei ma si rifiutò categoricamente "io non ho nulla che non vada". La verità è che piuttosto che guardarsi dentro due minuti prende la macchina e va a comprarsi un vestito (ma il cretino sono ancora io, lo so).
Non ci separammo perché entrambi d'accordo che la serenità di nostro figlio era più importante della nostra. E lei ancora oggi non vorrebbe separarsi. Io invece oggi ritengo che un rapporto sano col padre sia pure più importante della serenità a breve termine.
Il suo collega non ha affatto messo il dito nella piaga (ma magari!). Il suo collega stava tastando il lettino invece del mio corpo, per quanto mi riguarda.
So da me che la mia vergogna è la vergogna che mi ha fatto sentire costantemente mio padre. Al tempo volevo/vorrei sapere perché mi prendono quelle fantasie assurde e ancora meglio come liberarmene, se possibile.
Poi abbia pazienza, ma mi delude scoprire che lei pensi io sia tipo da sfuggire a un confronto, tanto più se bello ruvido ("Polemos è padre di tutte le cose", suvvia!). E da quando sono bambino, le persone che più mi hanno dato "schiaffoni verbali" (mio zio, l'istruttore di apnea, i miei amici) sono sempre quelli a cui mi sono affezionato di più.
Si: ancora penso questo non c'entri nulla, ma ugualmente come vede ero ansioso arrivasse sera per poterle rispondere. A ripensarci ora forse quello che m'indispose del suo collega, a parte il partire per la tangente, e insistere pure, fu il suo genere: io ho un pregiudizio negativo sui maschi (le donne comunemente sono molto più interessanti e aperte al vero dialogo).
Magari lei pensa che esagero, ma solo due mesi fa, per l'ennesima volta, una delle maestre (scuola Montessori) di mio figlio disse che è un tesoro e certi giorni se lo vorrebbe portare a casa (lei pure ha 3 figli piccoli, mica una vecchia zitella).
Quanto a me: non so se la stia incosciamente boicottando dottoressa, oppure sono proprio tordo di mio, ma ancora non ho capito cosa ha scritto dei miei sogni (neanche rileggendo le risposte del suo collega). Non si faccia problemi a spiegarmi il suo punto di vista, faccia "psicologia col martello". Le assicuro non c'è alcun pericolo io mi irriti, schiumi o cose del genere (di nuovo: forse solo perché sono tonto).
Terapie con farmaci: me le prospettò una psichiatra circa cinque anni fa (se vuole le mando il referto) ma io non ci penso proprio, a prescindere dal fatto che il mio lavoro e hobby richiedono creatività che non posso rischiare di compromettere. Lo stoico che è in me rifiuta gli antidolorifici anche quando sono dolorante a letto dopo un intervento chirurgico, o anche solo un'aspirina se ho l'influenza, fantascienza....
Quanto alle sedute con lo psicologo invece, anche al netto della mia sfiducia in una soluzione "complessiva" (perché io sono quello che sono, levatevi voi dalla testa la balzana idea della "resurrezione cristiana", anche se non siete credenti religiosi lo siete culturalmente, come ripete spesso Galimberti), non ho soldi. Si figuri che questa estate oltre a non andare da nessuna parte ho tagliato davvero su tutto. Ma se sarete così gentili da fornirmi qualche spunto di riflessione "puntuale" avidamente lo leggerò.
Grazie e cordiali saluti.
in realtà qualche momento lo ho:
- ogni mattina gli preparo la colazione e lo porto a scuola;
- da quando è nato io lo porto a fare sport, quando possibile proprio insieme, e soprattutto l'ho reso completamente autonomo sia nel preparare la borsa a casa che nello spogliatoio mentre tutti gli altri bambini anche 2 anni più grandi lo guardavano sorpresi;
- poi passeggiate in bici e a piedi d'estate, ascoltare la musica insieme quasi ogni giorno;
- durante il covid poi, solo io in smartworking, lui seduto affianco a me a guardare libri, disegnare, ecc. (è stata dura ma col senno di poi fantastico);
- neanche a dirlo gli ho insegnato ad andare in bici e anche qualcosina in più. E in queste occasioni lui sprizzava orgoglio da tutti i pori.
Il problema è che quando c'è anche la mamma, lei lo spinge a essere la versione "minus abili" di se stesso: non fare la salita in bici che per te è faticosa, hai sonno ti cambio io il pigiama, ecc. e lui si lascia fare. Di questo non faccio una colpa a lui ovviamente, perché ci sta che nonostante tutto un bambino di 8 anni appena può scambiare fatica con coccole lo faccia, credo sia normale.
Discutere con lei è impossibile perché appena la contraddico alza la voce e sbraita, si sente sempre attaccata mentre lei "ho tutto il diritto di stare con mio figlio e a lui piace!". A questo punto o la sopprimo (ma a sentire i telegiornale non è una soluzione molto originale) oppure mi separo e almeno 50% del tempo posso educarlo come futuro adulto invece che eterno Cicciobello.
Per la Dott.ssa Potenza,
ricordo sempre con piacere quello scambio che purtroppo lei, pure comprensibilmente, troncò.
Per rispondere alle sue domande:
- il matrimonio da parte mia è fallito per scarsa qualità/quantità di sesso e per totale disaffinità intellettuale. Non mi chieda perché allora l'ho sposata, ancora oggi mi do del cretino (per usare un eufemismo).
Lei non lo so perché. Mi sono fatto un'idea ma figuriamoci se si avvicina alle sue ragioni più prodonde. Appena cominciò la crisi le proposi una terapia di coppia con uno psicologo che avrebbe scelto lei ma si rifiutò categoricamente "io non ho nulla che non vada". La verità è che piuttosto che guardarsi dentro due minuti prende la macchina e va a comprarsi un vestito (ma il cretino sono ancora io, lo so).
Non ci separammo perché entrambi d'accordo che la serenità di nostro figlio era più importante della nostra. E lei ancora oggi non vorrebbe separarsi. Io invece oggi ritengo che un rapporto sano col padre sia pure più importante della serenità a breve termine.
Il suo collega non ha affatto messo il dito nella piaga (ma magari!). Il suo collega stava tastando il lettino invece del mio corpo, per quanto mi riguarda.
So da me che la mia vergogna è la vergogna che mi ha fatto sentire costantemente mio padre. Al tempo volevo/vorrei sapere perché mi prendono quelle fantasie assurde e ancora meglio come liberarmene, se possibile.
Poi abbia pazienza, ma mi delude scoprire che lei pensi io sia tipo da sfuggire a un confronto, tanto più se bello ruvido ("Polemos è padre di tutte le cose", suvvia!). E da quando sono bambino, le persone che più mi hanno dato "schiaffoni verbali" (mio zio, l'istruttore di apnea, i miei amici) sono sempre quelli a cui mi sono affezionato di più.
Si: ancora penso questo non c'entri nulla, ma ugualmente come vede ero ansioso arrivasse sera per poterle rispondere. A ripensarci ora forse quello che m'indispose del suo collega, a parte il partire per la tangente, e insistere pure, fu il suo genere: io ho un pregiudizio negativo sui maschi (le donne comunemente sono molto più interessanti e aperte al vero dialogo).
Magari lei pensa che esagero, ma solo due mesi fa, per l'ennesima volta, una delle maestre (scuola Montessori) di mio figlio disse che è un tesoro e certi giorni se lo vorrebbe portare a casa (lei pure ha 3 figli piccoli, mica una vecchia zitella).
Quanto a me: non so se la stia incosciamente boicottando dottoressa, oppure sono proprio tordo di mio, ma ancora non ho capito cosa ha scritto dei miei sogni (neanche rileggendo le risposte del suo collega). Non si faccia problemi a spiegarmi il suo punto di vista, faccia "psicologia col martello". Le assicuro non c'è alcun pericolo io mi irriti, schiumi o cose del genere (di nuovo: forse solo perché sono tonto).
Terapie con farmaci: me le prospettò una psichiatra circa cinque anni fa (se vuole le mando il referto) ma io non ci penso proprio, a prescindere dal fatto che il mio lavoro e hobby richiedono creatività che non posso rischiare di compromettere. Lo stoico che è in me rifiuta gli antidolorifici anche quando sono dolorante a letto dopo un intervento chirurgico, o anche solo un'aspirina se ho l'influenza, fantascienza....
Quanto alle sedute con lo psicologo invece, anche al netto della mia sfiducia in una soluzione "complessiva" (perché io sono quello che sono, levatevi voi dalla testa la balzana idea della "resurrezione cristiana", anche se non siete credenti religiosi lo siete culturalmente, come ripete spesso Galimberti), non ho soldi. Si figuri che questa estate oltre a non andare da nessuna parte ho tagliato davvero su tutto. Ma se sarete così gentili da fornirmi qualche spunto di riflessione "puntuale" avidamente lo leggerò.
Grazie e cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 04/04/2024.
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