Aggiornamento per la D.ssa potenza

Salve Dottoressa,
come promesso vorrei aggiornarla sulla situazione dopo tutti i nostri scambi su questo argomento https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/983487-marito-irriconoscibile-dopo-10-anni.html

Sono molto scossa e pensavo avrei gestito la situazione in modo più maturo.
Ho scoperto di essere anche io una che non sa stare da sola e, come sa, ho iniziato una relazione ormai da un anno con questo uomo, anche egli reduce da una brutta separazione con una figlia.

Sento di aver trovato un gran brava persona, con cui però ci sono tante tante differenze caratteriali, stile di vita, etc.


Recentemente mi sono risentita perché vorrei fare dei piccoli progetti insieme, abbiamo 37 e 48 anni.
Mi sono risentita con lui, ma in realtà sono risentita con me stessa.

La verità, credo, è che io sono bloccata da un anno e mezzo in un infinito "Waiting for Godot".
Il mio ex marito, padre di mia figlia, non vuole cambiare, ha una gestione del denaro pericolosa, la tendenza a mentire su tutto, manipola, sfugge ai confronti.
Lui non cambierà.
Io posso essere la donna più bella, amorevole, accudente, posso offrirgli il quadretto famigliare invidiabile, ma lui non cambierà.

Mi sono buttata in questa relazione con una persona che sembra molto giusta, ma io non so scendere a compromessi, è come se fossi una ragazzina inesperta.
Stavo con un camaleonte che si adattava compiacente ad ogni mio desiderio, sembrava così facile.
Sentivo di aver fatto un buon lavoro: ho sì l'affidamento esclusivo della mia bambina ma ho sempre promosso il rapporto con il papà, passiamo anche del tempo insieme pacificamente, ma questo perché entrambi viviamo in una realtà parallela dove lui non ci ha fatto ciò che ci ha fatto e io non sto andando davvero avanti, come se entrambi potessimo rimettere il piede nella scarpa vecchia.

Tutto ciò non va bene.
Avevo promesso a mia figlia una mamma serena e un esempio dei donna che vorrei darle, non lo sto facendo.


Ho permesso che si affezionasse molto ad un compagno che le vuole in gran bene, ma che non so se sia la persona giusta per me.
Basta essere una brava persona?
Sono troppo esigente?
Cerco sempre un adulatore che però poi nasconde altro?


Non so darmi le risposte e non riesco a trovarle nemmeno in terapia.
Comincio a pensare che sarebbe bene restare da sola, anche per non esporre la mia bambina a pericolosi cambi di partner.
Mi credevo più matura e stabile, sono molto delusa.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
forse la mancata soluzione dei problemi che prospetta consegue al fatto:
- che sono troppi tutti insieme;
- che alcuni tentativi di soluzione si basano su premesse erronee.
Qualche esempio del primo punto.
Sembra che lei non sia affatto innamorata del secondo partner, quindi è inevitabile che non gli perdoni nulla e che ogni divergenza si trasformi nella volontà di lasciarlo.
Ha ancora marcati rancori verso suo marito, quindi si capisce che non può accettare incontri con un'apparente serenità, per quanto questo sia utile a sua figlia, mentre vorrebbe sommergerlo di recriminazioni.
E' delusa di sé perché non ha saputo restare sola.
Mi fermo qui, ma ci sarebbero altri nodi dolorosi che vanno districati uno per uno, tra l'altro non prima di aver affrontato il secondo punto, le soluzioni da lei attuate su premesse erronee.
Qualche esempio anche di questo secondo punto.
Lei non scinde la sua situazione da quella della bambina e scrive: "viviamo in una realtà parallela dove lui non ci ha fatto ciò che ci ha fatto".
Ma il padre non ha fatto alla figlia quello che il marito ha fatto alla moglie, signora: deve prenderne atto e lasciar fluire nei termini corretti il rapporto tra padre e figlia. Invece ha voluto l'affidamento esclusivo della bambina: c'erano davvero gli estremi per considerare il padre un pericolo, o lo ha fatto per desiderio di vendetta, o per estrema possessività?
Ancora: "Avevo promesso a mia figlia una mamma serena e un esempio dei donna che vorrei darle, non lo sto facendo".
Gentile signora, non si fanno promesse ad una bambina di quattro anni, ancor meno promesse inverosimili. Se avesse voluto per sua figlia e per sé una relazione stabile e serena, avrebbe evitato di legarsi ad un uomo di cui scrive: "ha una gestione del denaro pericolosa, la tendenza a mentire su tutto, manipola, sfugge ai confronti". Lei conosceva quest'uomo da parecchi anni, lo aveva visto tradire la prima moglie e abbandonare la prima figlia. Da queste premesse cosa voleva ricavare?
Infine scrive: "Ho permesso che si affezionasse molto ad un compagno che le vuole in gran bene, ma che non so se sia la persona giusta per me".
In che senso ha permesso che sua figlia si affezionasse? Convive già col secondo compagno? In ogni caso, non sta a lei determinare i sentimenti di sua figlia; può orientarli, ma la destinazione naturale dell'attaccamento di un bambino sono i genitori, non i loro successivi partner.
Come vede, sembra esserci un eccesso caotico di problemi e molte di quelle che la psicologia chiama "idee irrazionali".
Le risposte vanno cercate con un* psicolog* che la aiuti a dipanare la matassa, ma per fare questo occorre che lei si affidi davvero all'esperienza di un professionista.
Un buon inizio sarebbe portare al curante questa sua lettera e analizzarne i vari punti insieme, per procedere verso il cambiamento auspicabile.
Quando lo avrà fatto, saremo lieti di avere sue notizie.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

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Risposta utile
Utente
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Grazie della sua risposta.
Non ho capito perfettamente il senso delle sue parole, quando parla di premesse erronee e idee irrazionali.
Cerco di spiegarle. Mia figlia non 4 anni, bensì 2 e mezzo. Il mio compagno non viveva con noi, ma passava sicuramente molto tempo con noi a casa. Ora non è sparito, ma ho preferito mettere un po' di distanza per non commettere ulteriori passi falsi.
Ho avuto l'affidamento esclusivo della bambina perché lui l'ha abbandonata per circa 3 mesi, scomparendo del tutto. E' sparito totalmente. Quando è tornato, con fatica, gli ho sì permesso di essere presente ma lui conduce una vita senza fissa dimora, con forse più di una donna, non ho ancora compreso bene e non so di fatto dove viva.
Sono d'accordo con lei, io ero già stata testimone e non ho "voluto vedere".

Ora dunque mi sento un senso di colpa enorme, vorrei rimediare, tentare di dare una vita stabile e serena a mia figlia, anche a costo di stare da sola.
Mi sono tuffata in una nuova relazione perché ho visto una persona buona, che poteva amarci sinceramente, forse anche per tutto l'appoggio fornito dopo l'immensa fatica di fare tutto da sola, non saprei.
Concordo, mi sento come legata in un gomitolo di problemi che mi sono creata da sola.
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Utente
Utente
Buongiorno,
purtroppo la mia terapeuta per motivi personali è assente ormai da quasi tre settimane. Io sto cercando di fare chiarezza dentro di me ma non so onestamente quale sia la direzione da prendere. Mi sono resa conto di molte cose.
Non so stare da sola e sono sempre alla ricerca di un uomo che mi metta su un piedistallo quasi in adorazione. Io e il padre di mia figlia siamo molto simili e ci siamo incastrati come pezzi di un puzzle in un meccanismo di simbiosi che ha funzionato benissimo fino alla gravidanza ed è scoppiato quando è nata la bambina.
Lei mi chiede Dottoressa se non avessi visto il curriculum di mio marito. L'ho visto sì, ma all'epoca ho reputato un segnale di amore folle un uomo che lascia tutto per me. Davvero un pensiero distorto mi rendo conto ora. Ora me ne rendo conto perché una parte di me vorrebbe che anche il mio attuale compagno si dedicasse interamente a me e non più a sua figlia. Chissà perché ho questa esigenza di assolutismo, mi chiedo.
Ho avuto un padre adottivo che ha perdonato il tradimento di mia mamma e mi ha accolta con tutto l'amore del mondo e un padre biologico che non si è curato di me ma ha avuto ben 4 figli da 3 donne diverse, abbandonandole tutte.
Oggi mi rendo conto che forse sarebbe necessario stare da soli, con tutte le enormi difficoltà di una madre sola. Mi rendo conto che purtroppo il padre di mia figlia non cambierà la sua gestione delle menzogne e del denaro. Mi rendo conto che dovrei lavorare sulla mia relazione con gli uomini, a costo di non averne altre. Anche in amicizia ero così ma sono riuscita da sola a diventare meno tranchant, a coltivare nuove amicizie rispettando i limiti e i difetti dell'altro. In una relazione amorosa no. Io devo essere un centro assoluto, da adorare.
Sono stanca di questa schiavitù, ma provo un forte senso di colpa. Non ho scelto la persona ottimale per mettere al mondo mia figlia, ora lui è presente e hanno un bel rapporto affettuoso. Lui non riesce a fare il papà nel verso senso della parola: gli piace giocare, trascorrere del tempo leggero, ma le incombenze sono tutte mie. Ma va bene, promuovo il rapporto e anche una certa serenità tra di noi. Poi c'è il mio compagno, che è paterno per natura. Da cura e affetto a mia figlia e lei lo adora. Cosa posso fare per prendere una direzione sensata e iniziare a lavorare per dare serenità a mia figlia? Dovrei diradare i rapporti? Rimanere amici? Quando mia figlia non vede il mio compagno spesso piange, come piange per la nonna che per lei è una figura di riferimento. L'altra volta parlavamo di traumi e dell'uso improprio che noi non addetti ai lavori ne facciamo.
Mi chiedevo, mia mamma non sta bene ed è una figura di riferimento importante per la mia bambina. Se dovesse assentarsi a lungo o non poter più stare con lei, mia figlia ne rimarrebbe traumatizzata? Stessa cosa per il mio compagno, se dovessimo separarci, mia figlia subirebbe uno strappo importante? Come gestire il modo da non farla soffrire? Ci sarebbero conseguenze? Io non so come funziona.
So che, in caso di fallimento, rimarrò sola finché non avrò imparato ad avere rapporti veri e non di bisogno, fosse anche per sempre. Ma voglio farlo al meglio per mia figlia.
Grazie.
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