Marito irriconoscibile dopo 10 anni

Gentili Dottori,
Sono una neo mamma di 35 anni e sono sposata da 2 anni dopo una convivenza di 8.

Ho un passato difficile alle spalle, un rapporto difficile con una mamma con tratti narcisistici e una relazione con un uomo violento.

10 anni fa incontro questo uomo meraviglioso, reduce da un divorzio con una bimba piccola.
Ci innamoriamo, veniamo a vivere a casa sua, io inizio una terapia psicodinamica che durerà circa 6 anni e che mi ha davvero cambiato la vita.
Siamo felici, innamorati, sereni.
Due anni fa ci sposiamo e io inizio ad avere il sentore che quest'uomo a volte non sia del tutto sincero.
Rimango incinta e, verso il termine della gravidanza, mi viene la preeclampsia che mi crea molta ansia e che mi costringerà al parto 1 mese prima della scadenza.
Una sera lui torna tardi e io scopro che era andato in montagna con un suo amico (mentendomi) e io ero sola all'ottavo mese con questo problema di salute.

In quel momento, ho iniziato a temere che lui non fosse adatto per la vita famigliare.
Lui ha 43 anni ed è una sorta di Peter Pan.
Gli piace la vita leggera, i viaggi, i divertimenti (cose che piacciono anche a me, ma unite ad un progetto di famiglia).
Lui ha già una figlia di 12 anni del quale si è sempre occupato marginalmente e dicendomi che avrebbe voluto essere un padre presente e attento questa volta.
Nasce la nostra meravigliosa bambina.
Io sono molto apprensiva e accudente.
Lui è presente w cerchiamo di fare squadra.

Un mese fa, un fulmine a ciel sereno: dopo una discussione dove lui ormai ha preso l'abitudine ad umiliarmi (imitandomi e deridendomi mentre piangevo), gli dico delle cose brutte per rabbia (di cui mi pento) e lui lo usa come alibi per sparire completamente dalle nostre vite.
Con la scusa di trasferte di lavoro, passa fuori giorni e notti non cirandosi più di noi se non con qualche messaggio ogni tanto, dice di volere il divorzio alle sue condizioni, minaccia di distruggere l'auto che guida che è intestata a me se gliela riprendo, mi ruba il bancomat dei risparmi della bambina (io ricoprivo un ruolo lavorativo di responsabilità che ho dovuto lasciare per fare la mamma e trovare un impiego meno dimamico).

Gli ho chiesto di parlare centinaia di volte, gli ho proposto una terapia di coppia ma lui non ne vuole sapere, è impazziato.
Incolpa la bambina di avergli fatto perdere sua moglie.
Temo che si stia riproponendo lo stesso modus operandi del primo matrimonio.
Sono seguita da un avvocato ma lui non lo sa e presto dovrò lasciare la nostra casa.

È un trauma, è stato un grande amore, pieno di gioia, di interesse e accudimento.
L'uomo che ho davanti oggi chi è?
C'è sempre stato?
È rimasto ben celato?

So di dover pensare al bene di questa splendida bimba e al mio ma sono davvero traumatizzata dal cambiamento repentino di un uomo che sembra quasi "posseduto" e credo abbia anche un'altra relazione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
le dico subito che ritengo fondata la sua visione delle cose: "Temo che si stia riproponendo lo stesso modus operandi del primo matrimonio".
Riprendendo la parte finale della sua email direi che quest'uomo, che adesso lei definisce un Peter Pan, c'è sempre stato e non è rimasto "ben celato", ma semplicemente ha mostrato ora alcuni tratti comportamentali che erano presenti da subito e potevano elicitarsi solo nelle circostanze idonee, tratti che lei in parte non ha potuto, in parte non ha saputo o voluto vedere.
Premetto che io non conosco suo marito e nemmeno lei, perciò il mio parere va preso con cautela, considerando che mi avvalgo delle parole della sua email e dei casi analoghi visti professionalmente.
Se lei fosse stata una persona che non voleva figli, se non fosse ora "molto apprensiva e accudente", se avesse amato la carriera e/o i divertimenti più di quello che chiama "un progetto di famiglia", probabilmente voi sareste ancora insieme e in armonia, fatta salva l'incapacità dei Peter Pan di affrontare non solo i ruoli di padre e marito, ma quello di sostegno in caso di malattia del partner.
Diciamo che per un certo tipo di persona i legami di attaccamento funzionano al contrario: l'impegno, più è pressante, più determina la fuga.
Tra voi c'era una differenza d'età alquanto marcata quando vi siete conosciuti e le cose che lei ci scrive di sé e di lui fanno pensare che vi siate visti a vicenda, illusoriamente, come l'oasi dopo la traversata del deserto.
Lei veniva da una madre "narcisista" e da "una relazione con un uomo violento" (due elementi di rilievo per capire il presente); ha fatto una terapia lunghissima nella quale, ipotizzo, parlava della mamma e del primo partner, ma non dell'attuale, e non analizzava i parallelismi con le due figure disfunzionali del passato.
Lui le si presenta come una figura salvifica, forse anche paterna, e lei non vede le contraddizioni. Questo "uomo meraviglioso, reduce da un divorzio con una bimba piccola" lo potrei tradurre così: "un uomo che si è sottratto col divorzio al matrimonio e alla paternità senza fare alcuno sforzo per tenere in piedi la famiglia che aveva appena costruito ed è corso verso una partner più giovane per tornare ai ruoli infantili che predilige".
E difatti, lei conferma che si è curato ben poco della figlia e continua a non curarsene nell'età in cui un figlio e più ancora una figlia chiedono disperatamente la presenza del padre, ossia la preadolescenza.
Tutte le cose non viste, però, giacciono ai margini della coscienza, e così il "fulmine a ciel sereno" in realtà spezza l'illusione sempre più artificiosa di una vostra relazione senza nubi. Lei piange spesso (non proprio da madre e moglie felice, mi pare) e lui prende l'abitudine di deriderla, finché lei gli dice "delle cose brutte per rabbia".
Cose che aveva sempre pensato, immagino, ma che non erano mai diventate una sana discussione adulta per conoscervi davvero e per mediare tra i vostri reciproci bisogni e desideri.
Lui, già stressato da tanti impegni non cercati, forse a sua volta pronto ad illudersi su di sé, scopre che lei lo disprezza e che il suo unico pensiero è la bambina.
Si salva ancora una volta con la fuga, col furto del bancomat, il tenersi l'auto e la minaccia di un gesto violento: distruggerà l'auto, se lei la vuole indietro. Molto facilmente si butta in una nuova relazione che lo confermi ai propri occhi come irresistibilmente amabile e martire innocente di mogli anaffettive.
Ora, io non credo che quest'attitudine prepotente, infantile e tendenzialmente violenta sia nata negli ultimi mesi, signora. Già il suo primo partner era violento, e sua madre aveva tratti narcisistici. Il fatto che il suo avvocato non le dica che non deve lasciare la casa, anche se è di proprietà di suo marito, dal momento che c'è una figlia piccola, mi fa pensare che questa tendenziale violenza sia evidente e preoccupante.
In questa situazione, prenda atto che c'è stata una profonda, lunga incomprensione nella vostra coppia e che non è nell'immediato che si può cercare di capirsi, salvo che per l'interesse materiale della piccola.
Come spesso avviene in questi casi, voi due avete radicalizzato l'incomprensione buttandovi su polarità opposte: lei solo mamma (inizia la sua email con le parole "Sono una neo mamma di 35 anni"), lui solo Peter Pan.
Pensi intanto a farsi seguire da un terapeuta capace di risolvere i nodi ancora da sciogliere in lei stessa, per il bene della sua relazione con sua figlia, che altrimenti farà da parafulmine: già suo marito la incolpa di avergli fatto perdere sua moglie!
Auguri. Se crede, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

La ringrazio per l'analisi che mi ha fatto che mi fa molto riflettere. Preciso che lavvocato mi ha parlato della possibilità di non lasciare la casa coniugale ma, i motivi che mi spingerebbero a farlo sono diversi: vorrei riprendere a lavorare e provare ad acquistare una piccola casa per noi, che fosse mia e di mia figlia. Vorrei avvicinarmi a mia madre che, con tutte le sue criticità, è comunque una nonna che ama molto la bambina e, parlandone anche con la mia terapeuta, abbiamo sottolineato l'importanza del fatto che la bimba abbia delle persone che le vogliano bene intorno.
Per quanto riguarda mio marito, temo che lei abbia ragione: in questi anni lui si è preso cura di me in un modo commovente oserei dire, riservandomi premure, sorprese, piccoli gesti pieni d'amore.

Ora però vorrei che la mia consapevolezza potesse portare al benessere di mia figlia. Non posso fare a meno di sentirmi in colpa per averle dato un padre anafettivo (sebbene fino a poco fa fosse molto presente). Cosa posso fare per darle un futuro sereno?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile signora,
lei ha già una terapeuta che la supporta in questo momento difficile, quindi un aiuto anche per valutare i gesti da fare oggi con sua figlia in vista del futuro.
Per parte mia posso suggerirle solo di non fare gesti avventati: riprendere un lavoro impegnativo per comprare una casa non è quello che aiuterà sua figlia, che al momento ha bisogno di una sua presenza il più possibile serena. Ha bisogno anche della presenza del padre, il quale non può passare dal ruolo di uomo ideale a quello di "padre anaffettivo" in un lampo.
Cerchi piuttosto, sempre con l'aiuto della sua curante, di comprendere i meccanismi mentali di quest'uomo e la sua delusione quando si è visto spingere fuori dal ruolo di amante super-apprezzato per venir relegato in quello di marito e padre insufficiente ai suoi compiti.
La curante le avrà certo parlato dell'errore di molte donne che quando diventano madri non sono più delle partner. Su Medicitalia trova un ottimo articolo della dr,ssa Carla Maria Brunialti su "mamma e amante", che le può fornire degli spunti: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-diventare-mamma-e-rimanere-amante.html
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Avevo letto l'articolo della D.ssa Brunialti e, mesi fa, avevo proposto a mio marito un cambio di rotta per far sì che io avessi più tempo da dedicare a noi stessi. Così non è stato, esempii tipico: è rientrato stasera dopo una settimana che non ci vediamo, ha giocato 5 minuti con la bambina guardando il cellulare ed è andato a cena da sua madre. Io, ogni sera, mi ritrovo con la bimba che piange perché stanca e io che, regolarmente, lascio tutta la cucina e le altre incombenze da fare il giorno dopo.

Per il lavoro, avrei trovato un impiego dove poter lavorare spesso da casa e con un impegno di 6 ore. La bimba andrebbe al nido e io, invece di pagare un affitto, farei un piccolo mutuo.

Per quanto riguarda mia madre, a lungo ho cercato di tenerla lontana dalla bambina perché volevo peoteggerla dalla nonna narcisista ma poi ho capito che non è giusto nemmeno così: la nonna le vuole bene ed è l'unica persona, come sempre, che mi da una mano in questo tragico momento. Non credo quindi che la sua presenza sia nociva. Sto cercando di essere una presenza d'amore per la mia bimba senza avere la pretesa di proteggerla da tutto, è un buon ragionamento?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
si evinceva fin dalla prima email che ci sono in lei dei problemi non risolti. La prova più evidente è il fatto che cercava di tenere la bambina lontana da sua madre. Anche l'atteggiamento che ha attualmente con suo marito non sembra idoneo ad attenuare le tensioni, rimediabile o meno che sia il rapporto di coppia.
Ma soprattutto, dalle sue ripetute domande a questa sede sembrerebbe che sia cessata la sua fiducia nella curante o peggio che lei non si sia mai veramente affidata.
La situazione complessa in cui si trova richiede invece un'alleanza terapeutica valida.
Le faccio ancora tanti auguri e per non confondere il ruolo di questo blog con quello di una terapeuta in presenza chiudo il consulto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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