Non sono amabile

Gentilissimi,
La settimana scorsa è finita una "relazione" (anche se questo non è il termine più adatto) di solo sesso che durava da quasi 5 mesi.

Ci eravamo detti che, se uno di noi avesse cominciato a frequentare altre persone, ce lo saremmo detti per correttezza.

La settimana scorsa mi scrive che attualmente si sta vedendo con una ragazza e non vuole essere scorretto vedendosi anche con me.

Gli rispondo che la cosa non mi fa piacere, ma che lo ringrazio per la correttezza che avuto nel dirmelo.

Gli dico che dai suoi ultimi messaggi qualcosa avevo intuito, che è stato bello fino a che è durato, e gli auguro buona fortuna per la nuova relazione.

Lui mi risponde "Grazie.
Se non dovesse andare, poi ti farò sapere".

No.
Ma seriamente, la gente che problemi ha?

Va bene non volere una storia seria e sapevo che sarebbe finita prima o poi, quindi no problem.

Ma da qui a farsi trattare come la ruota di scorta, proprio no.

Ma io dico... come si può scrivere: "se non dovesse andare poi ti farò sapere"?

Va bene che non eravamo sentimentalmente coinvolti, ma se io avessi trovato un altro con cui uscire nel frattempo, glielo avrei detto ma mai mi sarei sognata di dirgli "però se poi non va con l'altro ti tengo in considerazione".

Non tratto la gente come ruota di scorta, nemmeno se sono "trombamici".

A nessuno piace essere "scartat*", quello è ovvio, ma quello che mi ha fatto veramente arrabbiare e stare male è stata la mancanza di rispetto, il pensare che sarei comunque stat* a disposizione per lui qualora le cose gli fossero andate male con l'altra.

Non sono una pizza a domicilio, che puoi ordinare quando non hai voglia di cucinare o non hai niente di meglio in casa.

Mi fa male pensare che lui mi abbia dato così per scontat*.
Ma so che è principalmente colpa mia.

Perché non mi sento amabile.

Non mi sento degn* di essere amat*, anzi... mi sembra sempre che gli altri mi facciano un favore a scopare con me.
E lo so fin dall'inizio che non mi amano veramente perché non sono una donna vera, e che quando troveranno una donna vera che ha tutti i cromosomi femminili completi al
contrario di me, e che al contrario di me ha il ciclo mestruale, gli organi genitali tutti funzionanti, e che può avere figli... beh è ovvio e naturale che sceglieranno lei e non me. Anche io farei lo stesso al posto loro. È come bere un caffè vero o un surrogato che fa schifo. Chiunque vorrebbe bere un caffè vero.

Perché le donne vere sono, appunto, donne vere.
Io, invece, sono solamente un errore genetico che non dovrebbe nemmeno esistere.
E sarò sempre "la soluzione di ripiego" che va bene al mssimo per scaldare il letto in mancanza di meglio.

Forse mi trovavo bene con quest'uomo perché, essendo medico, era stato di capire meglio di altri la mia situazione sia a livello genetico che anatomico.

E mi illudevo che, nonostante tutto, mi volesse bene lo stesso.

Invece evidentemente non era così.
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Dr.ssa Eleonora Riva Psicologo 30 2
Gentile utente,
non è semplice condividere le proprie emozioni così in profondità, e avrà tutte le sue ragioni che qui non ci esprime per additare quel dolore ad un sentirsi "diversa", che diviene un "non sono degna".
Ciò che, in questa sede, possiamo fare è comprendere le ragioni del suo dolore e cercare degli spunti di riflessione per aiutarla a capire le ragioni di ciò, ma per situazioni così complesse intraprendere un percorso di psicoterapia le sarebbe senz'altro d'aiuto.
Quella che ci descrive è solo una delle tante esperienze che si possono fare nel corso della vita, è assolutamente comprensibile che possa averla fatta sentire rifiutata e svalutata, ed è altrettanto comprensibile quanto possa essere doloroso sentirsi trattata come una soluzione di ripiego . Comportamenti come quello che ha descritto portano facilmente chi li subisce a sentirsi umiliata e ferita, soprattutto quando ci si sente di aver dato una parte di sè, senza illusioni ma con sincerità, in una dinamica che non sembrava avere pretese emotive troppo forti, ma che, invece, ha risvegliato queste sensazioni, del tutto umane.
Il senso di non essere abbastanza o di non essere degna di amore è un qualcosa che molte persone, a vari livelli, provano nelle proprie esperienze di vita. Ma è importante diventare consapevoli che il modo in cui lei si vede e il modo in cui pensa che gli altri la vedano non è una verità assoluta. Lei non è un errore genetico e non esistono donne vere come categoria migliore di altre. Ogni persona è unica, e ha un valore intrinseco per quello che è, indipendentemente da questioni anatomiche o dalle aspettative che gli altri possono avere.
Le relazioni, anche quelle più brevi o senza un coinvolgimento sentimentale profondo, ci fanno spesso riflettere su come ci vediamo e su come pensiamo di essere visti. E in questi momenti, è importante chiedersi se la nostra autostima è fondata su come gli altri ci trattano o se possiamo cominciare a vederci attraverso uno sguardo che ci riconosce per quello che siamo, al di là dei giudizi o dei comportamenti degli altri.
La invito a non identificarsi con il trattamento che ha ricevuto, ma piuttosto a considerare come può dare valore a se stessa in modo più profondo e indipendente da chi la circonda o con chi si relaziona. La nostra autostima non dovrebbe dipendere mai dal comportamento di altre persone, ma da una consapevolezza sana e realistica di chi si è e di quanto si vale.
E' comprensibile sentirsi come lei descrive, una "ruota di scorta", ma è fondamentale riconoscere che nessuno può ferirci o trattarci come non vogliamo senza il nostro permesso: non dobbiamo mai sentirci inadeguati per chi non sa riconoscere il nostro valore.
Per il futuro, sarebbe utile che lei lavorasse su come sentirsi più serena con se stessa e sul dare valore al suo corpo e alla sua identità indipendentemente dal giudizio che su di lei possono dare altre persone, aspetti sui quali non abbiamo il controllo, ma possiamo cercare delle soluzioni per avere migliore padronanza sul come reagiamo affinchè le esperienze della vita non ci feriscano in modo così pervasivo o confuso con l'autostima di sè.

Con i migliori auguri.

[#2]
Utente
Utente
Gentilissima,

Sono in terapia con un sessuologo specializzato in variazioni dello sviluppo sessuale da ormai quasi 3 anni.
Trattandosi di struttura pubblica, si parla di una seduta ogni 3 settimane/un mese circa, percorso che tra l'altro terminerà tra pochi mesi. Quindi non di 3 anni con sedute una volta a settimana, ma sono comunque 3 anni.
Ci ho provato in questo lasso di tempo ad accettare ed elaborare la mia Intersessualità, e pensavo anche di esserci in parte riuscit . Di fatto, questa relazione, pur se basata solo sul sesso, per me era già una piccola conquista. Proprio perché prima di entrare, io mi sentivo talmente inamabile da non provarci nemmeno ad avere rapporti sessuali, proprio perché mi sembrava impossibile che qualcuno avrebbe mai accettato di averne con uno schifo come me.
Ecco, pensavo di avere fatto progressi, ma evidentemente non era così.
Non sono una donna, sono un errore genetico. E questa cosa non la supererò mai. Mai, nemmeno con 30 anni di terapia.
[#3]
Dr.ssa Eleonora Riva Psicologo 30 2
Gentile utente,
provi a parlare a lei stessa in modo più gentile, lei, e nessuno, è nè uno "schifo" nè un "errore genetico". Lei è lei, unica, e con una sua individualità che deve passare per l'accettazione. E' normale nel corso di una terapia fare passi avanti e regressioni, soprattutto dopo un episodio che ha causato delusioni ma come le scrivevo non è una singola persona a determinare nè chi siamo nè il nostro valore. Non si dia per persa, anche se in questo momento può prevalere un sentimento di irreversibilità della sua condizione. L'esperienza con quest'uomo è solo una parentesi della sua vita che non ne determinerà il decorso futuro a meno che lei non glielo permetta autoconvincendosi di non essere meritevole.
Ciascuno può rispondere alle terapie in tempi e modi diversi, le consiglio di continuare e se non ha risultati apprezzabili trovi con fiducia un professionista specializzato nella sua problematica specifica.
Non arrendersi è il primo passo per vincere le battaglie interiori, anche quelle più difficili.

[#4]
Utente
Utente
"trovi con fiducia un professionista specializzato nella sua problematica specifica."
Ho avuto la grande fortuna di trovarlo tre anni fa presso una struttura pubblica, ed è quello che attualmente mi sta seguendo.
Purtroppo, però, tra qualche mese si trasferirà e non verrà sostituito.
È stato l'unico che sia riuscito ad aiutarmi, proprio perché specializzato e conosce condizioni come la mia anche da punto di vista "medico" (pur non essendolo). A differenza di altri psicologi in passato, che per loro stessa ammissione non avevano mai sentito parlare della mia patologia prima di conoscere me e hanno fatto solo danni, è stato l'unico a non vedermi come un essere schifoso e l'unico fino ad ora con cui io sia riuscit* ad instaurare una relazione di fiducia terapeutica.
Gli altri terapeuti mi dicevano che, per quanto io avessi potuto lavorare su di me in terapia e arrivare a stare bene con me stess*, comunque gli altri mi avrebbero rifiutato.
Un terapeuta che mi seguì negli anni passati mi diceva che il 95% delle persone mi avrebbe in ogni caso rifiutato a causa della mia patologia, per quanto io avessi potuto lavorare in terapia, perché "quando vengono a sapere della sua patologia subiscono un trauma. E le persone non vogliono traumi". E che dovevo solo lavorare sul non causare troppi traumi al prossimo ("Le consiglio di comunicare questa cosa il meno possibile, ma qualora fosse necessario dobbiamo trovare il modo di comunicarlo nel modo meno traumatico per gli altri") e sull'accettazione del rifiuto degli altri.
Ecco, io non ho più nessuna intenzione di cercare altri terapeuti. Mi spiace.