Problemi relazionali e difficoltà lavorative
Buongiorno, scrivo per una situazione che ormai di affligge da diverso tempo.
Sono una ragazza di 30 anni, non ho mai avuto difficoltà a relazionarmi, ho tantissimi amici d'infanzia e dell'adolescenza, ero una ragazza molto estroversa e veramente di compagnia.
Da quando circa 10 anni fa mi sono trasferita altrove per poter stare con il mio compagno faccio veramente difficoltà ad approcciarmi con le altre persone, peso ogni parola da dire, ho paura di esprimere la mia opinione se in contrasto con gli altri, spesso non contraddico gli altri per paura di passare da saccente.
Le conversazioni diventano così attività psicologicamente estenuanti il cui unico obbiettivo è che terminino il prima possibile.
Questa mia attenzione nell'approccio verso gli altri porta ad aspettare lo stesso comportamento nei miei confronti, e quando ciò non accade mi crea un dolore assolutamente non giustificato.
Da ciò scritto potrebbe sicuramente trasparire l'immagine di una persona insicura ma in realtà sono molto consapevole della mia intelligenza e capacità.
Ho cominciato da circa due anni un percorso professionale nuovo, tendo a mantenere un profilo molto basso nonostante abbia buonissime competenze tant'è vero che accetto che i colleghi mi vedano come una "sprovveduta" e non mi considerino, cosa molto frustrante.
La nuova scelta professionale comporta gerarchie che in realtà faccio solo finta di accettare ma sono consapevole che non mi piace "essere comandata".
Chi mi è vicino attribuisce tutto ciò alla mia troppa sensibilità, in effetti sono una persona molto empatica, riesco a percepire gli umori delle persone ma estremizzo sempre facendoli miei.
Dicono che l'empatia sia un pregio, ed è vero, è il mio più grande pregio ma, la maggior parte delle volte, anche una grande condanna.
Grazie pe l'attenzione
Sono una ragazza di 30 anni, non ho mai avuto difficoltà a relazionarmi, ho tantissimi amici d'infanzia e dell'adolescenza, ero una ragazza molto estroversa e veramente di compagnia.
Da quando circa 10 anni fa mi sono trasferita altrove per poter stare con il mio compagno faccio veramente difficoltà ad approcciarmi con le altre persone, peso ogni parola da dire, ho paura di esprimere la mia opinione se in contrasto con gli altri, spesso non contraddico gli altri per paura di passare da saccente.
Le conversazioni diventano così attività psicologicamente estenuanti il cui unico obbiettivo è che terminino il prima possibile.
Questa mia attenzione nell'approccio verso gli altri porta ad aspettare lo stesso comportamento nei miei confronti, e quando ciò non accade mi crea un dolore assolutamente non giustificato.
Da ciò scritto potrebbe sicuramente trasparire l'immagine di una persona insicura ma in realtà sono molto consapevole della mia intelligenza e capacità.
Ho cominciato da circa due anni un percorso professionale nuovo, tendo a mantenere un profilo molto basso nonostante abbia buonissime competenze tant'è vero che accetto che i colleghi mi vedano come una "sprovveduta" e non mi considerino, cosa molto frustrante.
La nuova scelta professionale comporta gerarchie che in realtà faccio solo finta di accettare ma sono consapevole che non mi piace "essere comandata".
Chi mi è vicino attribuisce tutto ciò alla mia troppa sensibilità, in effetti sono una persona molto empatica, riesco a percepire gli umori delle persone ma estremizzo sempre facendoli miei.
Dicono che l'empatia sia un pregio, ed è vero, è il mio più grande pregio ma, la maggior parte delle volte, anche una grande condanna.
Grazie pe l'attenzione
Gentile utente,
Più che empatia, sembrerebbe timore.
Timore di non trovare il suo spazio nel nuovo ambiente,
timore di pestare i piedi ai colleghi,
timore di passare da saccente,
timore di innescare invidie mostrando le sue competenze,
timori ...
Vivere nella paura porta anche gli altri a trattarci con timore, a specchio.
Lavorare "passando da sprovveduta" quando non lo si è, è certamente molto frustrante.
Ed avendo Lei trascorso già 10 anni in questa situazione, non sembrerebbe probabile che la situazione stessa si risolva da sola oppure che lei riesca a trovare un nuovo switch.
Dunque occorre chiedere aiuto psicologico.
Ci ha già pensato?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Più che empatia, sembrerebbe timore.
Timore di non trovare il suo spazio nel nuovo ambiente,
timore di pestare i piedi ai colleghi,
timore di passare da saccente,
timore di innescare invidie mostrando le sue competenze,
timori ...
Vivere nella paura porta anche gli altri a trattarci con timore, a specchio.
Lavorare "passando da sprovveduta" quando non lo si è, è certamente molto frustrante.
Ed avendo Lei trascorso già 10 anni in questa situazione, non sembrerebbe probabile che la situazione stessa si risolva da sola oppure che lei riesca a trovare un nuovo switch.
Dunque occorre chiedere aiuto psicologico.
Ci ha già pensato?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 442 visite dal 26/03/2025.
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