Gelosia retroattiva

Gentili Dottori,
ho letto, parlato e cercato scritti, articoli, consulti e racconti personali sull’argomento e dall’idea che mi sono fatto emergono alcuni aspetti ricorrenti.

Primo: questo tipo di problematica sembra colpire maggiormente gli uomini rispetto alle donne (come mai?) ;
Secondo: la maggior parte, anzi direi la quasi totalità degli specialisti imputa la causa di questo disagio ad una insicurezza di fondo dell’interessato/a;
Terzo: anche qui, quasi la totalità afferma che il passato non riguarda il nuovo partner.
La mia situazione è la seguente: sono sposato da due anni con mia moglie e ci amiamo molto in maniera vera e onesta.
Per me questo è il secondo matrimonio ed è stato molto difficile, dopo un matrimonio fallito, rischiare nuovamente.
Sono sempre stato molto discreto e rispettoso del passato di mia moglie, tranne che per queste (direi 3 di 9 totali) relazioni che ha avuto.
Queste tre, ed una in particolare, invece si sono trasformate in una ossessione, in una cosa che ti logora dentro giorno dopo giorno.
Vorrei comprendere meglio alcuni affermazioni ricorrenti del tipo:
Il passato di una persona riguarda solo quella persona e non chi viene dopo.
In sostanza, se si conosce una persona, ci si innamora veramente e si decide di programmare un vita insieme che significa mettere la propria UNICA vita nelle mani di un altro, che fino a prova del contrario è uno o una sconosciuta, lo si deve fare a mo’ di salto nel vuoto?
Quindi una persona mette la vita nelle mani di un’altra senza sapere nulla di nulla e senza aver il diritto di sapere nulla della persona a cui affida la propria vita?
È giusto, corretto e accurato derubricare tutto all’insicurezza e alla gelosia retroattiva della persona o è forse opportuno (qui parlo solo dei maschi) riflettere maggiormente sul fatto che anche noi uomini abbiamo dei sogni, delle speranze, delle fragilità e che non tutti noi uomini siamo pronti a tradire, o ad andare a letto con chiunque basta che ci capiti la possibilità (dico questo perché noto nei vari pareri come una differenza di riconoscimento tra uomo e donna), oppure il fatto che una donna abbia scelto altri uomini (che poi per loro stessa ammissione sono state scelte sbagliate) possa essere indice di altro?
Non è possibile valutare anche la possibilità che una donna che si è concessa troppo facilmente, possa poi essere un problema per chi viene dopo?
In altri termini, non sarebbe opportuno ricordare che le azioni hanno delle conseguenze?
Ognuno è libero di fare ciò che meglio ritiene avendo però ben presenti le conseguenze.
Essa a mio avviso si chiama responsabilità.
Non sarebbe più corretto quando ci si conosce essere sinceri e spontanei (che non significa presentarsi con il proprio CV dei partner) cosi da mettere l’altro (uomo o donna che sia) nella condizione di fare una scelta quanto più consapevole possibile?
Scrivo questo perché oltre al disagio che si vive per i fatti, se ne vive uno ulteriore dato dall’incomprensione.
Grazie
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
cercherò di risponderle perché ritengo interessante anche per altri, uomini e donne, la tematica che pone. Tuttavia preciso, sempre a vantaggio dei molti che ci leggono, che i dubbi che lei sperimenta rischiano di essere esacerbati dalla lettura di "scritti, articoli, consulti e racconti personali sull’argomento", perché questi presentano opinioni generiche e non calate nella realtà di chi prova uno specifico disagio.
Per questo le raccomando caldamente una serie di colloqui con un* psicolog* con cui chiarire tutti gli aspetti della sua sofferenza e trovare le possibili soluzioni.
Vengo alle risposte, inevitabilmente in questa sede generiche.
Prima domanda: "questo tipo di problematica sembra colpire maggiormente gli uomini rispetto alle donne (come mai?)".
Risposta: Perché ancora fino a una sessantina d'anni fa, e per secoli, alle donne erano prescritte la castità fino al matrimonio, poi la monogamia, spesso una sessualità passiva, quasi una vera o simulata frigidità. Forse gli uomini si garantivano così una compagna fedele e la certezza della paternità.
Avrà sentito parlare anche lei della doppia immagine della donna: da un lato sposa, madre, angelo del focolare; dall'altro amante inaffidabile, mantenuta rovina-famiglie avida di denaro, o direttamente prostituta, esperte entrambe di tecniche erotiche "perverse" quanto irresistibili.
Dire che questo è scomparso dall'immaginario maschile è ignorare la realtà: le prostitute esistono ancora, le relazioni adulterine si svolgono ancora in un clima di inganno e di incontri prevalentemente erotici, senza impegno sentimentale (quello che lei chiama responsabilità).
Sempre da una sessantina d'anni le donne hanno a disposizione mezzi per non rimanere incinte, e spesso anche un lavoro che le libererebbe dall'esigenza di "catturare" un uomo (marito o amante) in vista della sopravvivenza. Questo però ha cambiato il costume solo apparentemente.
Una sociologa americana ha scritto negli anni Settanta che la rivoluzione sessuale non è mai avvenuta: il Sessantotto ha solo avverato i desideri maschili di avere tutte le donna anche senza sposarle, e anche gratis... con gli esiti che lamenta anche lei che ci scrive.
Questa rivoluzione, secondo la sociologa, avrebbe invece penalizzato le donne, perché la sessualità femminile è diversa da quella maschile, forse per ragioni biologiche: la gravidanza richiede un lungo periodo di cautela cui segue un lunghissimo periodo di allevamento del figlio; di qui forse la necessità della scelta oculata di un partner con caratteristiche di affidabilità, capacità di attaccamento, etc.
Questo forse si associa al fatto che la libido femminile richiede condizioni di fiducia e di abbandono per manifestarsi appieno. Le donne, che dopo il Sessantotto accettano rapporti sessuali anche ai primi incontri, anche con sconosciuti, sono poi alla ricerca continua di relazioni stabili molto più degli uomini, e più divengono fragili gli altri legami familiari, più desiderano disperatamente un partner fisso.
Questo comportamento, dettato più dal bisogno di vicinanza e stabilità che dal desiderio, è contraddittorio e controproducente: la seduzione, oggi come sempre, si esercita col negarsi, non col concedersi. Spesso la disponibilità sessuale femminile appare quindi non come una conquista di libertà, ma come un'ulteriore vessazione della società sulle donne: da prede fuggitive si trasformano in volontarie offerte sacrificali, per così dire, proponendo sesso che non desiderano davvero, in cambio di protezione e di amore, perché "così fan tutte", mentre la maggior parte degli uomini è ben lungi dall'accettare un lungo periodo di reciproca conoscenza, prima del rapporto sessuale.
Questo forse perché sia nel costume che in natura gli uomini sperimentano una sessualità che è un rapido appagamento senza implicazioni sentimentali; e questa è anche la ragione per cui da secoli le donne sono abituate a pensare che l'incontro sessuale di un uomo con un'altra donna, avvenuto prima del matrimonio, e talvolta anche durante il matrimonio, non rivesta una particolare importanza.
Diciamo che nell'immaginario collettivo, per secoli, si è considerata "normale" la frequentazione maschile di donne "leggere", e forse per questo la gelosia retroattiva non si desta con la stessa frequenza nelle donne che diventano mogli.
Seconda domanda: "la maggior parte, anzi direi la quasi totalità degli specialisti imputa la causa di questo disagio ad una insicurezza di fondo dell’interessato/a".
Premetto che qui e per la domanda seguente la risposta che lei attribuisce agli specialisti -spesso semplici opinionisti- è resa superficiale dal fatto che riguarda una moltitudine di casi.
La mia risposta è questa: se siamo innamorati, vorremmo che il partner ci ricambiasse con la stessa intensità. Noi non desideriamo altro che lui/lei, e vorremmo che lui/lei provasse altrettanto: un attaccamento indissolubile, un'esperienza sentimentale esclusiva, il meglio che può ricevere dalla vita; vogliamo sentirci unici, non intercambiabili.
Se viceversa i gesti e le parole dell'amore sono stati usati e riusati fino a diventare tecnica meccanica, questo piacere/desiderio di dare e ricevere qualcosa di unico, di essere riconosciuti come unica sorgente d'amore e di piacere, viene meno.
In certi casi l'indelicatezza di un partner particolarmente rozzo determina insicurezza. Sfogliando le risposte su questa pagina vedrà quanti uomini, soprattutto, lamentano di essere paragonati ad altri sul piano anatomico e delle prestazioni, in termini offensivi.
Terza domanda: "quasi la totalità afferma che il passato non riguarda il nuovo partner".
Qui in un certo senso risponde bene lei, a sé stesso: il nostro passato non è ininfluente in vista di una scelta duratura e non occasionale. E' noto (legga, di Francesco Alberoni "Innamoramento e amore") che quando ci innamoriamo di qualcuno gli consegniamo il nostro passato, non perché ci valuti, ma perché ci ami tutti interi; perché, ovviamente, il nostro passato siamo noi.
In certi casi non si tratta solo del desiderio di aprirci del tutto per amore, ma per onestà: se così non fosse potremmo nascondere al partner gravi fatti giudiziari o malattie, per ingannarlo; in ogni caso ponendo una pesante remora su quella confidenza che è preludio indispensabile all'Intimità.
Questo però non vuol dire che si entri ossessivamente con domande nei comportamenti sessuali del partner con i suoi ex; altrimenti immagini ingigantite dalla gelosia, in ultima analisi false, verrebbero ad inquinare il presente.
Spesso per un uomo è doloroso anche sapere che la propria partner si è trovata in relazioni sbagliate. Scatta allora il paladino che vorrebbe difenderla, ma anche il censore che accusa: "come hai potuto metterti in questa situazione? Come posso tollerare, io che ti amo e ti rispetto, che altri ti abbiano trattato diversamente?"
Mi sono dilungata fin troppo. Concludo col dire che quando amiamo una persona accogliamo il suo passato, non lo ignoriamo né ce ne facciamo un motivo di cruccio. Ma tutto questo fa parte di ciò che lei dovrà discutere, se ci tiene al suo benessere e al suo matrimonio, con un* psicolog*.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la pazienza nel rispondere.
Ad ogni modo desidero precisare che gli specialisti a cui mi riferisci sono o psicologi o psichiatri e con alcuni dei quali ho avuto conversazioni in merito.
Ma questo è un tema minore.
Mi scuso per non aver seguito l’ordine ma la precisazione è necessaria.
Io non intendo le relazioni senza impegno sentimentale come mancanza di responsabilità. Io intendo la responsabilità come consapevolezza che ogni scelta ha delle conseguenze ( per le quale e sulle quali non do alcun giudizio morale e se lo do sono libero di farlo come tutti ) e quindi di essere coerenti con le proprie scelte. In altri termini se uno vuole diventare cardiochirurgo e magari è anche ambizioso deve sapere che dovrà studiare medicina e non botanica e che dovrà studiare molto e non andare a giocare al bingo tutti i pomeriggi perché se cosi dovesse fare temo che l’aspettativa non si avveri.
E ancora, se uno nella vita desidera diventare ricco non credo possa pensare di fare l’impiegato, dovrebbe pensare a svolgere la professione ad alti livelli o a tentare la strada dell’imprenditoria con tutte le conseguenze del caso.
Questa è la responsabilità.
Per quanto riguarda la rivoluzione sessuale, essendo la questione estremamente complessa individualmente e socialmente occorrerebbe quantomeno circoscriverla ( e.g. Italia). Certamente si potranno trovare similitudini tra i cambiamenti avvenuti in paesi con culture vicine o simili.
Dove invece a mio avviso sarebbe possibile avere meno distinzioni dovute a differenze culturali è nella questione puramente sessuale nei suoi vari aspetti direi tutti estremamente complessi da analizzare. Pensiamo in maniera totalmente tecnica a che tipo di attività svogliamo durante il sesso oppure alle fanstasie, al corteggiamento e cosi via. Quello che secondo me è un tema centrale è la, purtroppo, molto diffusa e scellerata banalizzazione del sesso. Quando invece a mio avviso il sesso (e prodromi) non possa proprio per sua definizione essere banale. Ritengo invece che il sesso sia assolutamente normale e che i limiti nel sesso vengono posti esclusivamente dai due ( normalmente ) praticanti ed è una cosa meravigliosa, divertente, eccitante, coinvolgente e se poi c’e anche amore si può andare ancora oltre.
Per quanto riguarda la condizione femminile dicamo dai primi del 900 ad oggi credo sia giusto affermare due cose.
Primo: la donna ha patito dall’uomo direi ogni tipo di violenza.
Secondo: credo sia innegabile che la donna oggi in Italia versi in una condizione personale e relazionale imparagonabile rispetto a 60/100 anni fa.
Per quanto riguarda l’esistenza delle prostitute beh credo che la causa vada ricercata in una ottica di relazione e di posizione.
Una donna se desidera trovare un partner occasionale ( per scuola parliamo di soggetto medi ) ci mette qualche minuto smaltandosi le unghie a casa.
Se un uomo desidera lo stesso potrebbero passare anche mesi con un impegno discreto da parte sua.
Le prostitute, secondo me, in una certa misura assolvono anche questa difficolta strutturale.
Credo che sarebbe molto utile approfondire il tema della prostituzione e del rapporto con il maschio.
Dottoressa, mi permetta gentilmente una libertà.
Se desidera sono pronto a approfondire ogni singolo aspetto ( sono disponibile a rispondere a qualsiasi tipo di domanda e parlerò solo per esperienze dirette) mi creda potrebbe essere davvero utile, se non per la mia possibilità di poter vivere serenamente e non perdere molto di quello che ho e che avrebbe un prezzo altissimo forse potrebbe guarire qualcuno e far sentire meno solo qualcun’altro e, ma forse fantastico, rendere le relazioni migliori.
La ringrazio e La saluto cordialmente
Segnala un abuso allo Staff
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
lei ora propone una questione diversa.
Con la mia risposta intendevo far notare a lei e ad altri utenti che i cambiamenti troppo rapidi del costume (dovuti a plurimi fattori, il consumismo capitalistico in testa) hanno prodotto alcune pseudo-libertà non accompagnate dal corredo di norme che in genere, nel corso della storia, hanno codificato e reso comprensibili i comportamenti.
Di qui una serie di incongruenze, alcune direttamente sperimentate da lei: ha sposato una donna che ha già avuto nove relazioni. Alcune di queste risultano per lei che ci scrive un pungolo doloroso, altre invece le accetta, non saprei in quale ottica. La libertà? Quale libertà, quella esclusivamente sessuale? Ma allora perché non accettarle tutte?
D'altra parte questi nove incontri, dieci con lei, non possono essere altrettante storie d'amore. I sentimenti non si ricaricano a questa velocità; non funzionano a ripetizione come una mitragliatrice.
La verità è che ci muoviamo in una società liquida, con "l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile", come dice il dizionario Treccani riportando il pensiero di Bauman.
Lei sembra condividere la preoccupazione di alcuni uomini, fino all'estrema deriva degli Incel: scrive che un uomo pur impegnandosi potrebbe trascorrere mesi alla ricerca di una partner occasionale, mentre una donna "ci mette qualche minuto smaltandosi le unghie a casa".
Tanto l'una che l'altra affermazione sono false, anche in base all'osservatorio costituito da Medicitalia.
Gli uomini, a quanto dice qualche mio paziente, possono cambiare partner tutte le sere approfittando delle salette messe a disposizione nelle discoteche, oppure cercandola sui social dedicati agli incontri (e non parlo di prostitute).
Invece le donne spesso usano l'incontro occasionale come tentativo di agganciare stabilmente un partner; usano quindi il sesso come mezzo per altri scopi e sono più oculate.
Vediamo le cose da due diversi osservatori.
Lei, avendo alle spalle un primo matrimonio fallito, forse ha vissuto l'angoscia di chi si trova improvvisamente solo dopo aver sperimentato la certezza dell'affetto e la costanza di una sessualità che non richiede corteggiamenti e non prevede rifiuti.
Io nella pratica professionale e su queste pagine incontro donne giovani, spesso belle, che cercano disperatamente un legame d'amore e si scontrano con l'inconsistenza sentimentale, con la fuga da ogni progetto di famiglia dei "bamboccioni".
Lei si dichiara "disponibile a rispondere a qualsiasi tipo di domanda" e dice che questo "potrebbe essere davvero utile" a guarire qualcuno e a rendere le relazioni migliori.
Allo scopo di rendere migliori le relazioni stiamo lavorando da tempo, noi psicologi di orientamento bio-psico-sociale, e forse mi risolverò anche a scrivere un articolo su Medicitalia.
Per lei però non si tratta di favorire dibattiti su questa pagina, ma di non rischiare un secondo naufragio matrimoniale e di non restare con dubbi dolorosi, e la strada gliel'ho indicata fin dalla prima risposta.
A questo punto sarei curiosa di sapere se è stato disponibile, quando il suo primo matrimonio ha cominciato a vacillare, ad una consulenza di coppia e ad un percorso individuale, o se ha pensato che i problemi potessero risolversi in maniera autonoma con argomentazioni intellettuali ed esercizi di dialettica.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
inizierò dalla fine.
Mi perdoni ma qui non si tratta di esercizi dialettici o sofismi, ma di vita vera, fatta di giorni, di notti, di pensieri, di lacrime, di gioie e di prospettive concrete sul futuro.
Concordo però perfettamente sul fatto che da un punto di vista egoistico la mia priorità dovrebbe essere la mia serenità e lo scongiurare ulteriori perdite, cosa che sto facendo con grande sacrificio e solo nell’interesse di un bene superiore.
Io dico che potrebbe essere davvero utile per un semplice motivo ( potrei anche sbagliarmi) ed il motivo è il seguente e sintetizzabile in una parola: Verità.
Ho come il sospetto che le persone ( anzi qui è quasi una certezza ),in genere, abbiamo un serio problema di rapporto con la verità ed esso riguarda sia il rapporto con loro stessi che il rapporto con altri ( e non parlo solamente di relazioni affettive e sessuali ).
La cosa diventa ancora più perniciosa quando si tratta di intraprendere un percorso di analisi o di consulenze psicologiche e qui mi affido anche alla Sua esperienza.
Quante persone in sede di analisi dicono davvero la verità?
Perché veda Dottoressa, fatico a comprendere l’utilità e sopratutto la bontà del risultato nel rivolgersi ad un medico della mente e dell’anima intraprendendo un percorso che non risolve in tre sedute non essendo disposti( ma nemmeno disposti, oserei usare il termine avere la volontà ) a dire tutta la verità senza giocare con le parole e con i concetti.
Poi, che la verità possa non essere immediata e concisa e che sia necessario del tempo e dell’impegno è un altro discorso.
Perdoni la digressione sulla quale tornerò in seguito e ora risponderò alle sue domande.
In merito alla libertà non mi riferisco esclusivamente alla libertà sessuale ma alla libertà tout court e quindi certamente anche quella sessuale e relazionale, vale a dire la libertà di scegliere il se,
il come e quando agire dell’essere umano.
Ritengo che esista, o meglio dovrebbe esistere, una strettissima correlazione tra libertà e responsabilità perché a mio avviso la libertà senza responsabilità rischia di portare a un agito scellerato.
Con questo non voglio dire che così non si possa sbagliare, anzi siamo tutti e sottolineo tutti a rischio, sempre.
Concludo sul punti dicendo che se uno desidera essere scellerato con se stesso/a è liberissimo di farlo e poi semmai fara i conti con la propria coscienza e la cosa finisce li.
Esempio: se uno vuole darsi delle martellate in testa che faccia pure, che poi pero non si meravigli se si provoca un trauma cranico o una lesione celebrale permanente. La vita è la sua, verosimilmente anche il martello, e certamente la testa. Mi dispiace molto per lui.
Sostanzialmente diverso è, invece, se la libertà di agire di un individuo che agisce senza responsabilità va a toccare l’esistenza di un altro che magari ci rimette la vita nelle sue forme più varie ( che poi sono due ).
Ricordo che questi danni non sono riparabili, nè risarcibili, perché purtroppo non si torna mai indietro e le possibilità che si hanno non sono infinite.
Per essere più concreti possible ed esulando anche dalla sfera sessuale ecco alcuni esempi di libertà, responsabilità e irresponsabilità.
Certamente avrà notato come molte persone attraversano la strada e molte di queste persone non guardano prima di attraversare sia sulle strisce che al di fuori o che non guardano nemmeno mentre attraversano e attraversano sulle strisce come se le strisce pedonali fossero una sorta di armatura invisibile, uno scudo cosmico.
Io non credo sia cosi, se però ne son convinti loro.
Le sembra responsabile?
Preciso che sono assolutamente d’accordo sul fatto che ci si debba fermare quando un pedone attraversa sulle strisce e mi comporto di conseguenza quando guido.
Detto questo però visto che quando attraverso la pelle è la mia, sto bene attento a guardare ( anzi guardo e insegno ai miei figli, ripetendolo fino alla noia ) che devono guardare anche dal lato da cui non vengono macchine.
Mi domanda perché?
Beh, la risposta è semplice.
E se arriva uno contromano, macchina o motorino che sia?
Vogliamo rispondere che il pedone ha ragione.
Ma certo che ha ragione e le garantisco che presto grande attenzione ai pedoni e anche io quando non guido sono un pedone, però non mi lancio in mezzo alla strada perché sono sulle strisce.
Ora pero faccio io una domanda.
Una volta che sei stato investito e hai la vita rovinata o peggio finisci al camposanto, quanto è importante avere ragione? La ragione mica ti restituisce nulla.
Quanto è importante essere risarciti se resti zoppo o paralizzato a vita?
Io preferisco guardare e tornare a casa sulle mie gambe, che la ragione resti al suo posto.
In sostanza il concetto è questo: io devo stare attento anche agli altri.
Vogliamo discutere sul fatto che gli altri a stare attenti ci devono pensare da soli, ma certo.
Torniamo però sempre al fatto che se l’altro non sta attento sono io che finisco in ospedale o peggio.
Non tutti hanno qualcosa da perdere, io sicuramente si.
Eppure molte persone lo fanno e lo continuano a fare.
Vedo molti ragazzi giovani che lo fanno e mi domando ma i loro genitori cosa dicono e cosa gli hanno insegnato?
Cosa succede se si applica o meglio non si applica questo principio in altri campi della vita un po più complessi rispetto al banale esempio di attraversare la strada?
Come si cresce?
Vogliamo parlare dei tatuaggi.
Ragazzini ( e non parlo di ragazzi provenienti da situazioni di povertà, disagio o emarginazione, anzi ) che si tatuano ragnatele sul gomito, lacrime sul volto, toraci e/ schiene coperte con scritte o altre scemenze anche in base alla moda del periodo?
Per onesta anche io a 14 anni feci un tatuaggio, molto piccolo ( 2,5 cm in un luogo nascosto (sotto l’orologio) e certamente non evocante i gradi raggiunti nella supposta carriera criminale.
E se un domani dovessero fare un colloquio per un lavoro o per la carriera militare ? D’accordo che esiste i laser etc. ma questo è circostanziale.
Come lo vede quel ragazzino a 60 anni magari padre o nonno con un ragnatela sul gomito? Sono per caso esponenti di spicco della mafia russa?
Non credo.
Vogliamo parlare ( cosi per alzare un po’ il tiro ) di ragazzine ancora minorenni che girano la sera fino a notte fonda vestite con abiti a dir poco succinti?
Sono libere di farlo, ma certo.
Un attimo però.
Ora faccio io una domanda.
Dottoressa lei suggerirebbe o approverebbe che suo figlio o chiunque altro andasse in giro per i quartieri più malfamati di Roma o Milano ( tanto per citarne due) con un Rolex o un Patek Philippe al polso, magari anche in maniche corte?
Eppure per legge fondamentale noi cittadini siamo o dovremmo essere liberi di girare su tutto il territorio nazionale in sicurezza.
Io non lo farei mai e se lo facessi per casualità starei ben guardingo e mi sbrigherei a togliermi dalla situazione.
In concetto è che nella realtà purtroppo non ci sono solo persone per bene e le cose brutte succedono pertanto è bene stare attenti e sapere dove ci si trova, cosa si fa e in che tipo di situazioni ci si può trovare. Anche qui mi sorge spontanea una domanda.
Ma le madri e i padri di queste ragazze dove sono, cosa pensano, come vivono come educano i figli o le figlie? Non esiste a parte avere a cuore la sicurezza e la salute dei propri figli un limite al buongusto e alla decenza?
Attenzione che qui non si tratta di essere bigotti o moralisti, mica la figlia è mia.
Potrei andare avanti per ore ma spero di essere stato comprensibile.
Mi perdoni, ma continuo a sostenere che sia molto più facile per una donna e con probabilità esponenzialmente crescenti in base alle caratteristiche fisiche rispetto ad un uomo e pongo una domanda di scuola molto diretta.
Secondo lei un bel ragazzo che fa il muratore quante probabilità ha di finire in vacanza (anche gratis) sullo yacht di un miliardario?
Quante ne ha una bella ragazza di altrettanto umile estrazione ?
Vogliamo parlare di superare esami universitari e delle rispettive probabilità?
Anche qui potrei andare avanti per molto ancora.
Lei mi chiede perché non accettare tutte le relazioni passate di mia moglie.
Beh qui la risposta è molto complessa e non riuscirò ad essere breve pertanto la prego di portare pazienza e La ringrazio per questo.
Penso che alcune per le donne, come per tutti me compreso, l’avere avuto delle relazioni, l’aver avuto un passato sia assolutamente normale e anzi anche sano e che sia un bene averle avute prima di impegnarsi per la vita.
Il problema nasce dal tipo di relazione nel seguente senso: situazione, condizione personale, tipologia del partner e anche se da ultimo e non di certo per importanza ciò che si vuole dalla propria vita.
Cerco di spiegarmi.
Non ho nessun problema di giudizio ( preciso in seguito) se una donna desidera avere o ha avuto molti partner, quello che invece non mi sta bene è che un giorno si sveglia per un motivo o per un altro ( magari ha conosciuto un ragazzo ) e decide che lui è il suo principe azzurro.
Per onesta intellettuale devo dire che ci sono donne che hanno avuto molti partner e donne che ne hanno avuti meno assolutamente degne, però una donna che si concede molto facilmente a molti uomini quantmeno qualche domanda la fa sorgere.
Devo dirle che spesso ( ovviamente una certa generalizzazione è inevitabile) ho molta più affinità ( intellettiva ) con le donne rispetto agli uomini e forse la ragione sta nel fatto che le donne strutturalmente hanno una maggiore raffinatezza mentale e una maggiore sensibilità.
Devo dire che, a parte rarissime eccezioni, ma davvero rarissime, con gli uomini mi trovo abbastanza male.
Li trovo superficiali, noiosi e spesso anche sgradevoli.
Non amo gli uomini che parlano di donne e delle loro avventure ( cosa estremamente comune) e quando capita provo un certo disagio e pertanto garbatamente mi taccio e non amo molte altre cose che ho visto negli anni ( la considerazione che hanno delle donne ) e anche qui l’elenco è lungo e diversificato.
Per quanto riguarda la parte delle salette delle discoteche ( immagino si riferisca alle dark room o simili) o i siti di incontri, beh mi scusi, ma la questione è sostanzialmente diversa.
Io mi riferisco a incontri spontanei non a un uomo che va su un sito dove ci sono donne che ci si son messe solo per quella precisa finalità o che sono andate in quel locale per accoppiarsi o fare giochi erotici.
Mi pare abbastanza ovvio che non sia difficile concludere.
Io parlo di uscire e per dirla con un termine che mi è poco gradito rimorchiare con tutto quanto fa parte di ciò, cosa che credo sia evidente non avvenga su un sito di incontri o in una dark room.
Per quanto riguarda la domanda sul mio primo matrimonio le risponderò compiutamente a stretto giro e concluderò anche su punto sulle relazioni passate di mia moglie. Mi perdoni ma l’impegno nello scrivere ruba qualche energia.
Molto cordialmente









I
Segnala un abuso allo Staff
Utente
Utente
Buonasera Dottoressa,
tanti auguri di buona Pasqua.
Tornando alle questione ripartirei in questo modo.
Un altro fattore per cui probabilmente non accetto alcune relazioni passate di mia moglie potrebbe risiedere nel fatto che non trovo valorizzante per la donna in quanto tale concedersi frettolosamente ad un uomo.
Lei crede che una donna cosi facendo sia attribuisca un grande valore si consideri preziosa e valida ?
Che idea si fa il partner occasionale di una persona che si concede dopo 3 minuti, 3 ore o tre giorni.
Attenzione però che non tutto deve essere cosi cronometrico e definito.
L’analisi situazionale a mio parere deve essere completa e quindi tenere conto di molteplici fattori ( vedi mia risposta precedente).
Se vorrà potremmo anche parlare del maschio che è disposto ad un rapporto intimo , senza porsi alcuno scrupolo o questione, così tanto per e mi si passi il termine per aggiungere (una tacca alla propria cintura) con grande e sciocca autocelebrazione maschile.
Perché veda Dottoressa, tutti gli uomini sono maschi, ma non tutti i maschi sono Uomini.
Qualcuno potrà obiettare nel seguente senso: ma se sono tutti e due grandi e vaccinati sono liberi di fare ciò che vogliono.
Anche qui, ma certo basta solo poi essere coerenti e ricordo sempre la questione della testa e del martello.
Con riguardo agli uomini bamboccioni non potrebbe trovarmi più d’accordo, ma allora direi alla donna di stare più attenta prima di accompagnarsi con un bamboccione, visto che non credo si parli di e con lattanti o bambini di 6 anni.
Riguardo alle sue pazienti o alle scriventi che pur essendo belle ragazze alla disperata ricerca di un legame d’amore.
Qui non posso essere preciso per ovvi motivi ma sarebbe opportuni scavare molto in profondità e poi magari qualcosa si trova.
E qui torniamo anche al punto riguardante la verità, in questo caso durante l’analisi o la consulenza che sia.
Giungiamo finalmente alla questione del mio primo matrimonio. Lei dice che forse ero abituato alla certezza dell’affetto e della sessualità.
Guardi Dottoressa ( mi corre l’obbligo sempre per onestà intellettuale di rappresentare il fatto che la mia è una campana e si dovrebbe per disciplina sentire anche l’altra, cosa chiaramente non possibile). Ad ogni modo si parla di una storia iniziata quando avevo 24 anni, stiamo stati insieme per quasi due anni e poi ci siamo lasciati, lei ha insistito per tornare insieme per altri due anni e alla fine (mea culpa, mea maxima culpa) ovviamente ma e pleonastico mio figlio non rientra nella culpa , siamo tornati insieme e ci siamo sposati avendo poi un figlio insieme. Ci siamo separati dopo circa 5 anni.
La separazione ( peraltro molto civile e di questo devo dare merito alla mia ex moglie e anche a me stesso) è stata una salvezza, ma ciò non significa che ci si separa e va tutto bene. Io ero un uomo devastato fisicamente e mentalmente con segni che ancora oggi sono presenti e lo rimarranno per tutta la vita.
Si chiama memoria del dolore, poi il tempo cicatrizza e diluisce ma la cicatrice resterà per sempre.
Facendo un paragone che sia, mi auguro chiarificatore, descriverei la cosa come un detenuto che esce dopo dieci anni di carcere.
Certo ora è libero ma non è tutto apposto, anzi, probabilmente avrà grandissime difficoltà a reinserirsi in società sempre ammettendo che questo sia possibile.
Paradossalmente si potrebbe quasi sostenere che stava meglio in carcere ( li magari avevo un ruolo, una posizione, una rispettabilità etc.
Ora in società che cosa è, chi è?
Tornado poi alla sua questione/domanda inziale sarò breve.
Guardi Dottoressa, di affetto durante il primo matrimonio ne ho visto ben poco e di sessualità posso dirle che credo, e qui sono chiamato a rinverdire la mia memoria, di non aver avuto alcun tipo di rapporto per più di due anni forse anche tre.
Dopodiché sono tornato a casa dai miei genitori ( cosa per me quasi inaccettabile), in un stato psicofisico preoccupante, ho perso il lavoro e dopo poco e arrivato il famigerato Sars-Cov-2.
Ho passato almeno due anni di quasi totale solitudine, e se dico quasi totale il senso è letterale, ma non credo sia il caso di descrivere oltre onde evitare che qualche lettore, Lei compresa, caschi dalla sedia per la noia.
Poi, se desidera e come ho gia detto son disposto a rispondere a qualsiasi domanda.
La sua ultima domanda riguarda l’aver valutato durante il primo matrimonio di intraprendere un percorso terapeutico.
Qui la risposta invece è elveticamente paramtetrata.
Si lo ho proposta e lei era contraria, devo anche dire che non credo che vi fossero le condizioni di base per avere una relazione chiamiamola vita natural durante.
Sempre per essere descrittivo è come se stessimo parlando di una nave che non rispetta il principio di Archimede, c’e poco da fare, inutile portarla in un bacino di carenaggio.
La ringrazio e La saluto con la conseuta cordialità
Segnala un abuso allo Staff
Utente
Utente
P-s.: Mi scusi ma mi era sfuggita parte della Sua ultima domanda.
Durante il matrimonio non ho pensato alla terapia individuale, cosa che poi ho fatto subito dopo la separazione, prima con una psicologa per circa un anno e mezzo, poi con uno psichiatra per altri 6/7 mesi e poi con un’altra psichiatra per quasi un anno.
Segnala un abuso allo Staff

Consulti su problemi relazionali

Altri consulti in psicologia