Bambino, ex moglie e nuovo convivente: impatto sul rapporto padre-figlio?
Bongiorno
Io e la mia ex moglie abbiamo un bambino di 9 anni, siamo divorziati da due anni.
Io non per colpa mia ho lasciato la casa coniugale 5 anni fa' e ho comprato una casa per me'.
Mantengo mio figlio con assegno di mantenimento, e partecipo'al 50%a tutte le spese inerenti a mio figlio.
Io e la mia ex andiamo d'accordo.
Lei già da 6 anni frequenta un uomo, adesso andrà a convivere con lui anche perché aspettano un figlio, andranno a vivere a casa di lui.
Ho paura che mio figlio in futuro non venga più volentieri a casa mia?
E ho paura per l'impatto psicologico che avrà questo cambiamento.
Grazie a chi mi risponderà
Io e la mia ex moglie abbiamo un bambino di 9 anni, siamo divorziati da due anni.
Io non per colpa mia ho lasciato la casa coniugale 5 anni fa' e ho comprato una casa per me'.
Mantengo mio figlio con assegno di mantenimento, e partecipo'al 50%a tutte le spese inerenti a mio figlio.
Io e la mia ex andiamo d'accordo.
Lei già da 6 anni frequenta un uomo, adesso andrà a convivere con lui anche perché aspettano un figlio, andranno a vivere a casa di lui.
Ho paura che mio figlio in futuro non venga più volentieri a casa mia?
E ho paura per l'impatto psicologico che avrà questo cambiamento.
Grazie a chi mi risponderà
Gentile utente,
vorrei innanzitutto rassicurarla. Lei ripete due volte "ho paura", ma in quanto padre non deve coltivare le sue paure, bensì attuare la giusta cautela verso fatti nuovi nella vostra vita per tutelare il benessere di tutti, specialmente dei più deboli: suo figlio e in questo momento anche la sua ex moglie, in quanto incinta.
Spesso di fronte ad eventi che comportano un'assunzione di coraggio e responsabilità oggi si invocano paure, fobie, depressioni e altri disagi identificati coi termini della psicopatologia, ma in realtà il più delle volte alla base c'è un'inidonea formazione personale ad affrontare la realtà.
Venendo a suo figlio, lei teme un fosco futuro che può essere evitato agendo correttamente sul presente.
Più volte abbiamo scritto che il disaccordo tra i genitori produce sofferenza nei figli, specie se piccoli; si spera quindi che prima di mettere al mondo un figlio si valuti la stabilità della coppia, e prima di rovinare la propria relazione e separarsi si rifletta a lungo. Ciò purtroppo non avviene sempre. Un tempo erano considerazioni utilitarie a cementare la solidarietà di coppia, oggi una visione della vita di grande serietà e spessore può avere l'effetto di coltivare e non distruggere il proprio legame.
Una volta che questo legame si è spezzato, sembra un paradosso proporre a persone che non sono state abbastanza mature da tutelare i propri sentimenti e la propria vita, oltre a quelli del/la partner, di farsi carico dei sentimenti e della vita dei loro figli. Eppure è necessario che sia così: i figli sono del tutto in balia dei genitori, non hanno scelto di nascere e nemmeno di trovarsi in una famiglia spezzata, ma soprattutto non hanno risorse né materiali né psicologiche per tutelare il proprio benessere.
Di fronte a questo, anche chi non è stato un buon marito o una buona moglie deve trovare la forza di essere un buon genitore, per il bene dei figli ma anche per un fine utilitaristico: il figlio ignorato nei suoi bisogni di protezione, tutela, affetto sarà per il genitore trascurante una spina dolorosa per sempre, e a volte lo sarà per la società.
Suo figlio va correttamente guidato a conoscere la realtà in cui si trova.
La cosa più dolorosa per un figlio non è essere privato di una presenza essenziale (il padre o la madre) e nemmeno i disagi materiali che spesso seguono un divorzio, o al contrario il moltiplicare le spese per lui come se i beni materiali potessero compensare le perdite affettive o peggio potessero "comprare" il suo favore per l'uno o l'altro genitore. La cosa peggiore per un figlio è muoversi all'interno di una realtà infida perché incomprensibile.
Per questo noi raccomandiamo la terapia di coppia, specialmente quando ci sono figli: non per incollare i cocci di una relazione distrutta né per scoprire chi ha torto e chi ha ragione, ma per ricostruire la storia e quindi il senso di questa relazione, assieme ai due protagonisti.
Solo questo può restituire agli ex partners, e soprattutto ai loro figli, la serenità di chi si muove all'interno di un mondo comprensibile.
Non so se voi abbiate avuto questo percorso, ma leggendo i suoi consulti precedenti mi auguro che lei abbia affrontato almeno i suoi problemi personali con l'aiuto di un* psicolog*. Avrà quindi stabilito col curante cosa dire al bambino, tenendo conto dell'esigenza di non spaventarlo e non ferirlo, ma anche di fargli comprendere perché non ha il suo papà e la sua mamma accanto.
Assieme all'assicurazione, se sincera, che i due ci saranno sempre nelle loro vesti genitoriali, occorre offrire adesso un supplemento di rassicurazione perché sta per arrivare un fratellino che per un po' di tempo monopolizzerà l'attenzione generale. Suo figlio potrebbe reagire rifugiandosi da lei, o al contrario accentuando l'attaccamento alla madre.
L'importante è che lei, padre e adulto, accolga sempre con affetto anche i turbamenti che il bambino non sa esprimere; che non lo rimproveri, che non biasimi la madre o il nuovo partner parlando con suo figlio.
Sia la roccia a cui aggrapparsi, il nocchiero che conduce in porto la barca agitata dai marosi. Soprattutto non tema i momenti di smarrimento e sofferenza di suo figlio, ma li accolga per quello che sono: lacrime da consolare ma non debolezze da coltivare, perché quello che suo figlio affronta è la vita, non altro, e il coraggio con cui sarà in grado di gestire questa e altre tempeste dipenderà dalla sicurezza che gli daranno una solida formazione morale e le certezza del suo affetto genitoriale.
Per ogni ulteriore dubbio, noi siamo qui.
vorrei innanzitutto rassicurarla. Lei ripete due volte "ho paura", ma in quanto padre non deve coltivare le sue paure, bensì attuare la giusta cautela verso fatti nuovi nella vostra vita per tutelare il benessere di tutti, specialmente dei più deboli: suo figlio e in questo momento anche la sua ex moglie, in quanto incinta.
Spesso di fronte ad eventi che comportano un'assunzione di coraggio e responsabilità oggi si invocano paure, fobie, depressioni e altri disagi identificati coi termini della psicopatologia, ma in realtà il più delle volte alla base c'è un'inidonea formazione personale ad affrontare la realtà.
Venendo a suo figlio, lei teme un fosco futuro che può essere evitato agendo correttamente sul presente.
Più volte abbiamo scritto che il disaccordo tra i genitori produce sofferenza nei figli, specie se piccoli; si spera quindi che prima di mettere al mondo un figlio si valuti la stabilità della coppia, e prima di rovinare la propria relazione e separarsi si rifletta a lungo. Ciò purtroppo non avviene sempre. Un tempo erano considerazioni utilitarie a cementare la solidarietà di coppia, oggi una visione della vita di grande serietà e spessore può avere l'effetto di coltivare e non distruggere il proprio legame.
Una volta che questo legame si è spezzato, sembra un paradosso proporre a persone che non sono state abbastanza mature da tutelare i propri sentimenti e la propria vita, oltre a quelli del/la partner, di farsi carico dei sentimenti e della vita dei loro figli. Eppure è necessario che sia così: i figli sono del tutto in balia dei genitori, non hanno scelto di nascere e nemmeno di trovarsi in una famiglia spezzata, ma soprattutto non hanno risorse né materiali né psicologiche per tutelare il proprio benessere.
Di fronte a questo, anche chi non è stato un buon marito o una buona moglie deve trovare la forza di essere un buon genitore, per il bene dei figli ma anche per un fine utilitaristico: il figlio ignorato nei suoi bisogni di protezione, tutela, affetto sarà per il genitore trascurante una spina dolorosa per sempre, e a volte lo sarà per la società.
Suo figlio va correttamente guidato a conoscere la realtà in cui si trova.
La cosa più dolorosa per un figlio non è essere privato di una presenza essenziale (il padre o la madre) e nemmeno i disagi materiali che spesso seguono un divorzio, o al contrario il moltiplicare le spese per lui come se i beni materiali potessero compensare le perdite affettive o peggio potessero "comprare" il suo favore per l'uno o l'altro genitore. La cosa peggiore per un figlio è muoversi all'interno di una realtà infida perché incomprensibile.
Per questo noi raccomandiamo la terapia di coppia, specialmente quando ci sono figli: non per incollare i cocci di una relazione distrutta né per scoprire chi ha torto e chi ha ragione, ma per ricostruire la storia e quindi il senso di questa relazione, assieme ai due protagonisti.
Solo questo può restituire agli ex partners, e soprattutto ai loro figli, la serenità di chi si muove all'interno di un mondo comprensibile.
Non so se voi abbiate avuto questo percorso, ma leggendo i suoi consulti precedenti mi auguro che lei abbia affrontato almeno i suoi problemi personali con l'aiuto di un* psicolog*. Avrà quindi stabilito col curante cosa dire al bambino, tenendo conto dell'esigenza di non spaventarlo e non ferirlo, ma anche di fargli comprendere perché non ha il suo papà e la sua mamma accanto.
Assieme all'assicurazione, se sincera, che i due ci saranno sempre nelle loro vesti genitoriali, occorre offrire adesso un supplemento di rassicurazione perché sta per arrivare un fratellino che per un po' di tempo monopolizzerà l'attenzione generale. Suo figlio potrebbe reagire rifugiandosi da lei, o al contrario accentuando l'attaccamento alla madre.
L'importante è che lei, padre e adulto, accolga sempre con affetto anche i turbamenti che il bambino non sa esprimere; che non lo rimproveri, che non biasimi la madre o il nuovo partner parlando con suo figlio.
Sia la roccia a cui aggrapparsi, il nocchiero che conduce in porto la barca agitata dai marosi. Soprattutto non tema i momenti di smarrimento e sofferenza di suo figlio, ma li accolga per quello che sono: lacrime da consolare ma non debolezze da coltivare, perché quello che suo figlio affronta è la vita, non altro, e il coraggio con cui sarà in grado di gestire questa e altre tempeste dipenderà dalla sicurezza che gli daranno una solida formazione morale e le certezza del suo affetto genitoriale.
Per ogni ulteriore dubbio, noi siamo qui.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 340 visite dal 26/10/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Altri consulti in psicologia
- Giovane donna sopraffatta: come affrontare stress, famiglia e dolore?
- Calo libido: farmaci (alprazolam, slinda) o psicologico?
- Doversi affrontare un lungo viaggio in aereo per stare con la partner: paura vs rimpianto?
- Autismo e interesse per la nudità minorile: ricerca confronto.
- Come riconquistare mia moglie e salvare il matrimonio?
- Fissazione malsana per un attore: come gestire?