Bambini

Chiedo consiglio a voi, come ho fatto altre volte. Sono la mamma di una bambina di tre anni appena compiuti e chiedevo un consiglio so come comportarmi durante le sue crisi isteriche. Spesso avvengono dopo i miei no, a volte avvengono quando è stanco e annoiata. Urla e piange, butta tutto per terra. Io la lascio piangere e gli chiedo quale è il motivo, ma non lo dice. Infine arriva una sculacciata visto che quando lancia le cose può fare male a qualcuno. Dopo 10/15 minuti tutto passa. Ha iniziato ad andare all’asilo, piange ogni mattina ancora ma dopo 10 minuti le maestre dicono che smette e inizia a giocare. Non è aperta alle novità, quando la porto al corso in piscina solo la prima volta è andata volentieri, le altre ci va perché insisto ma ogni volta è una guerra.
Secondo voi, sbaglio qualcosa? Chiedo questo perché mi sento sempre più spesso un genitore “impreparato” e mi do le colpe per come si comporta mia figlia. I “no” a mia figlia devo dirglieli, tipo mangia una caramella e non due, questo è l’ultimo cartone ecc, ma lei non li accetta mai. E’ normale? Scusate lo sfogo, ma ho bisogno di un consiglio di come muovermi. grazie
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile signora,
cominciamo con l'inserimento alla scuola materna.
E' consueto che i bimbi possano avere reazioni di pianto nella fase di inserimento alla scuola materna. Dopo un breve periodo di adattamento- in genere una quindicina di giorni - i pianti e i comportamenti volti a trattenere la madre cessano. Nel suo caso la bimba continua a piangere ma per breve tempo. Attenda quindi ancora un po' e veda come vanno le cose.

Per quanto riguarda gli altri comportamenti bisognerebbe inquadrarli un po' meglio in ambito famigliare e nelle loro modalità al fine di evitare risposte avventate.

In genere, comunuqe, intorno ai 2-3 anni i bimbi mostrano oppositività, hanno crisi di ira e comportamenti di aggressività.

Quanto ai no vanno detti e le regole date anche se i bimbi ne capiscono le ragioni in fasi successive dello sviluppo.

Se è interessata a letture in merito, le suggerisco di Erickson Editore: "Cosa sapere su tuo figlio di tre anni",
"Genitori positivi, figli forti".

Ci faccia sapere altro se crede.

Cordialmente


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile signora, i 2-3 anni sono chiamati appunto "l'eta dei no", perché in quel periodo i bambini imparano l'uso della negazione, ed essendo per loro una novità, tendono a usarla spesso.

Quindi certamente ci vuole pazienza, par almeno un altro anno o due. Per il resto concordo con la collega.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Sarah Cervi Psicologo, Psicoterapeuta 74 1 1
Gentile Mamma,
intorno ai 2 anni il bambino inizia a svincolarsi dallo stato simbiotico (in sostanza di dipendenza)fino a quel momento avuto con la mamma, di conseguenza inizia ad "titar fuori" la sua personalità e ha bisogno di affermare i suoi pensieri e bisogni in modo a volte anche molto acceso e di separarsi dicendo NO. E' un periodo davvero stressante per i genitori e in special modo per la mamma, su cui il bambino in particolare riversa le sue reazioni a volte anche aggressive.
Mi sembra di capire che ciò che lei vorrebbe ottenere in quei momenti di crisi è che sua figlia non abbia manifestazioni aggressive, è corretto? Rispondere alla rabbia con la rabbia (sculacciate) non fa che trasmettere al bambino l'idea che con l'uso del potere si può ottenere ciò che si vuole, o che sfogare le proprie tensioni aggredendo l'altro è ok... i genitori possono dare verbalmente al bambino tutti i divieti e le spiegazioni possibili e immaginabili, ma se il loro comportamento trasmette altro loro seguiranno di certo questo "altro".
Dare le regole, e quindi anche i NO, in questa fase evolutiva è molto importante, ma è altrettanto importante dire dei SI e dare anche la possibilità al bambino di scegliere, tra opzioni che il genitore dovrà stabilire...anzichè dire "devi fare la doccia" che può stimolare il NO del bambino, può risultare più positivo un atteggiamento tipo "vuoi fare il bagnetto o la doccia?"- "preferisci il latte o il thè?" e inoltre, anzichè minacciare o dare punizioni sarà più produttivo affermare "se metti a posto i tuoi giocattoli poi andiamo al parco giochi" anzichè "se non metti a posto non usciamo".
Tutte le manifestazioni emotive dei nostri figli ci vogliono comunicare qualcosa ed è nostro dovere di genitori ascoltare e decifrare il messaggio.
Il mestiere di genitore è uno dei complessi in assoluto, ma si può imparare.

Le invio un caro saluto
[#4]
dopo
Utente
Utente
Per la d.ressa Rinella
Leggerò sicuramente i libri che mi ha consigliato, mi piace tanto leggere.
“Per quanto riguarda gli altri comportamenti bisognerebbe inquadrarli un po' meglio in ambito famigliare e nelle loro modalità al fine di evitare risposte avventate.”
Tra me e mio marito non ci sono problemi, anche se personalmente mi rendo conto che non c’è mai tempo per parlare di noi e della famiglia visto i tempi stretti per il lavoro, alla sera si è di fretta e si è stanchi. Mi ritaglio lo stesso momenti per me e per mia figlia, ma forse non sono abbastanza. Lei è sempre stata portata dai nonni in mia assenza e comunque anche la per un bel po’ ha pianto. Ho paura di sbagliare nel crescerla, renderla insicura. Comunque le sue crisi iniziano quando dico no a qualcosa, sarò stata troppo permissiva prima e ora si chiederà come mai gli dico no.
Per il dott. Santonocino
Ha ragione ci vuole pazienza, a volte me lo dimentico. Mia figlia di carattere è cocciuta, quando dice una cosa è quella, probabilmente noi l’abbiamo abituata così. Ma ora è tardi per rimediare?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
No, non è tardi, la cosa è rimediabilissima. Ma se non riuscite a trovare da soli il modo, un consulto con un professionista potrebbe esservi molto d'aiuto, pur tenendo conto del temperamento della bambina.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile signora,
se il tempo che dedica a sua figlia è di qualità come sembra e il clima famigliare buono, direi che non c'è motivo di preoccuparsi. La stanchezza e la fretta dopo una giornata di lavoro, fanno parte del vivere. Ci saranno comunque altri momenti nei quali condividere con suo marito tempo e argomenti personali e comuni.

In ogni caso, la cocciutaggine e l'oppositività per una bimba della sua età concordano con la fase di sviluppo (se non sono particolarmente eclatanti).

Se si sente incerta può informarsi se nella sua città si svolgono incontri di sostegno alla genitorialità oppure rivolgersi in presenza ad un collega che se ne occupa.

Ma provi prima a fare le letture che le ho suggerito.

Cordialmente
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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile Signora
io credo che sia necessario tenere conto di un elemento fondamentale:
è vero che questa è l'età del no
è vero che possiamo dare delle regole in modo propositivo
ma è vero anche che è fondamentale il MODO in cui le si danno, ovvero la credibilità che un comando suscita nel piccolo. Infatti si osserva molto spesso che un no o una regola venga detto in un modo che lascia pensare al bambino che effettivamente non sia proprio una prescizione alla quale DEVE aderire senza discutere oppure puo capitare che quella regola si inscriva in un contesto TROPPO carico di regole e che la loro difficoltà a rispettarle o la regolare tendenza ad infrangerle abbia il significato di una protesta e di un messaggio di insofferenza.
Detto ciò per noi è difficile sapere con esatezza a quale di queste aree appartenga il suo caso dunque, d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto, credo che se sente la necessità di risolvere quest'empasse sia necessaria la consulenza di un collega.

Cordialmente

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti i medici che mi hanno dato una risposta. Terrò senz’altro in considerazione l’eventualità di andare da un professionista, non prima di aver trovato risposte da soli. Comunque, mia figlia piange ancora quando la porto alla scuola materna e da un paio di giorni non ha piu’ crisi di pianto (tranne martedì dall’ortopedico che non è riuscito a visitarla). Parlo tanto con lei delle sue paure e delle sue ansie, ho scoperto che non c’è un vero motivo per non andare a scuola, non ci sono bambini che la infastidiscono e a dopo pranzo quando torna è tutto felice nel raccontarmi ciò che ha fatto. La preparo sempre alle cose nuove e non ( visite, andare a scuola, piscina) cercando di non lasciare nulla al caso e sperando così che possa affrontare le cose in modo piu’ positivo. Grazie ancora a tutti. Vi terrò informati.