Una vita normalissima fatta

salve, sono un ragazzo di 24 anni. conduco una vita normalissima fatta di studio, uscite con gli amici e parecchio sport e ahimè soffro di una forma pesante di apatia che mi segue ormai da 3 o 4 anni, per pesante apatia non intendo una forma di apatia che sta "sconfinando" in depressione, non ho mai sofferto di depressione se non in isolate occasioni, chi non è mai stato depresso per mezza giornata in seguito ad avvenimenti più o meno spiacevoli?
ahimè attualmente vorrei definirmi ma non ne sono in grado, sono un ragazzo molto simpatico, ho sempre la battuta pronta, giochi di parole, esempi simpatici insomma potrei definirmi il "cazzaro", ad una primissima impressione potrei sembrare solare, spensierato infatti prendo le simpatie di quasi tutti, quasi... perchè ci sono anche quelli che odiano i cazzari, ahimè sono si spensierato, ma è l'apatia che mi rende tale.
quando ci sono delle feste prendo lo spunto da ogni minima situazione per creare delle battute anche molto simpatiche che alle volte ripeto per ogni gruppetto di partecipanti come se desiderassi l'attenzione dei presenti, quando invece il "cerchio si restringe" e ci troviamo a tavola con un ristretto gruppo di commensali (sempre nello stesso luogo/festa della stessa serata) ahimè faccio scena muta e mi limito ad ascoltare gli altri se non per partecipare attivamente a pochissime discussioni, anzi quando mi viene posta una domanda sulla sfera personale tendo facilmente a glissare.
non ero arido, anzi!
sono diventato arido in seguito alle classiche situazioni da scuola superiore che all'epoca mi sembravano.... mentre adesso ripensandoci capisco che sono le solite stupidaggini da liceali a cui si passa sopra facilmente.
ho iniziato non fidandomi più del prossimo e non ho mai riacquistato la fiducia persa in precedenza, ora che potrei... non sono io in grado di dare fiducia agli altri visto che si trovano davanti ad una mezza mutria.
ahimè l'apatia mi ha reso immune anche alla classica strizza pre-esame universitario.
veniamo alla nota dolente, il sesso femminile! ho un bel viso, mi darei un voto 8 su una scala fino a 10 un discreto fisico dovuto allo sport da sempre effettuato ma a causa della mia apatia, scarsa discorsività e sopratutto alla mia GRANDE AUTOSTIMA non ho mai "cavato" un "ragno" dal buco.
in 24 anni ho fatto capire il mio interesse in modo "diretto" a solo una ragazza, quelle che erano interessate a me, o non ero abbastanza sveglio da comprendere o non mi interessavano minimamente, o la ragazza mi causa farfalle formicolii e cose varie o non c'è niente da fare...
adesso CREDO di aver notato l'interesse da parte di una ragazza e questa mi causa farfalle nello stomaco, camminata zoppa, sproloqui notturni ecc.
la ragazza in questione ha apprezzato (credo abbia apprezzato) il mio lato cazzaro, vorrei non conoscesse il mio lato arido e privo di argomentazioni.
ps: non è un topic sull'amore, vorrei capire se questa ragazza potrebbe farmi uscire dall'apatia o l'apatiaMIcreiUNmuro
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amico,

non può essere lei ad autodiagnosticarsi una forma depressiva o un disturbo d'altro genere, deve essere uno specialista.
Non so se quello che la fa soffrire è più il senso d'apatia, o l'idea che gli altri conoscano solo il suo lato più giocoso e potrebbero rifiutarla se sapessero che lei, dietro le apparenze, è una persona diversa.
In fondo è questo ciò di cui ha paura se pensa alla ragazza che le piace.

Non conoscendola non posso dirle se la ragazza le permetterà di superare l'apatia, o se l'apatia sarà un ostacolo fra voi.
Francamente ho il sospetto che quello che lei chiama "apatia" sia altro: insoddisfazione, difficoltà nelle relazioni più intime, insicurezza che la blocca in quanto teme il fallimento.
Può essere così?

Ad ogni modo può aspettare di vedere come vanno le cose, o può rivolgersi ad uno psicologo per fare chiarezza e farsi aiutare con le difficoltà che sta vivendo.
Dipende tutto da lei!

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
grazie dottoressa per la celere risposta.
no, non ho mai sofferto di depressione tranne come scritto precedentemente in quelle mezze giornate veramente no che possono capitare un pò a chiunque. ma sono casi isolati e sporadici. due volte l'anno....
sono sicuro che sia apatia perchè (adesso cerco di spiegarmi meglio avendo prima finito lo spazio a disposizione)
non trovo soddisfazione nello studio, (studio perchè so di dover studiare) anche se la facoltà mi piace.
non sto nutrendo interesse verso gli amici e alle volte evito gli inviti, (prima ero io ad organizzare le uscite, le gite ecc.)
sono SEMPRE contento di uscire e ritrovarmi con degli amici o con conoscenti "di vecchia data" ho sempre 24 anni.
una volta che il mio spazio è terminato inizio a diventare insofferente e alle volte sopratutto nelle fasi diciamo avanzate di una serata preferirei essere a casa anzichè dover assistere in modo passivo a ragazzi che discutono delle cose più svariate.
devo dire che se i discorsi intrapresi sono di tipo leggero, mi inserisco attivamente e contribuisco diventando il cazzaro della situazione.
se invece i discorsi sono seri o semi seri... amore, prospettive per il futuro, studio, discorsi su determinati sport che non pratico, situazione politica attuale contribuisco attivamente con il mutismo assoluto.

lei mi ha scritto
"Non so se quello che la fa soffrire è più il senso d'apatia, o l'idea che gli altri conoscano solo il suo lato più giocoso e potrebbero rifiutarla se sapessero che lei, dietro le apparenze, è una persona diversa."

l'apatia non mi causa sofferenza, l'apatia mi causa apatia :D
mi causa sofferenza (specifico sofferenza temporanea nell'ambito della serata che sto trascorrendo) il senso di ineguadezza verso gli altri, magari tra un pò arriverò ai 30 anni, continuerò a fare il simpatico della situazione con i miei amici che ormai avranno prole al seguito senza saper intavolare un discorso serio.
non ho solo un lato giocoso, so anche essere serio, sono empatico e nello stesso istante strafottente. mi spiego se uno mi espone i propri problemi ascolto interessato ma spesso non riesco a consigliarlo come vorrei e quindi glisso e per questo potrei sembrare strafottente.
so essere serio, vorrei solo che questa parte del carattere ahimè sopratutto sopita venga a galla ma sostenuta da qualcosa, in questo caso da argomentazioni, scambi di opinioni personali.

per la ragazza che mi piace... diciamo che nutro sia timore sia curiosità, timore perchè ho paura di allontanarla se la mia parte di carattere cazzaro non dovesse essere sufficiente e la parte di carattere sopito non dovesse risvegliarsi al momento giusto. curiosità perchè come scritto alla fine del primo messaggio, vorrei capire se questa forte apatia potesse essere finalmente sconfitta da un'altrettanto forte emozione.

"Francamente ho il sospetto che quello che lei chiama "apatia" sia altro: insoddisfazione, difficoltà nelle relazioni più intime, insicurezza che la blocca in quanto teme il fallimento.
Può essere così?"

ESATTAMENTE! ma c'è anche l'apatia che funge da filtro e non mi fà provare niente di ciò che ha descritto,
magari fossi insicuro!!!! vorrebbe dire che sto provando in qualcosa, la vita è fatta sia di soddisfazioni sia di fallimenti.
io sto cercando di escludere a monte sia le soddisfazioni sia i fallimenti.
dottoressa la ringrazio cordialmente.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> chi non è mai stato depresso per mezza giornata in seguito ad avvenimenti più o meno spiacevoli?
>>>

Gentile ragazzo, quella è tristezza, non depressione. Non è una malattia ed è normale sentirla di tanto in quando.

La depressione è una condizione patologica completamente diversa, dove non necessariamente c'è tristezza. Di solito, anzi, l'emozione dominante del depresso non è la tristezza, ma più facilmente la rabbia.

Veniamo adesso al suo lato "cazzaro".

Forse la spiegazione è più semplice di quanto immagina: le piace fare il cazzaro, ma si rende conto che gli altri ogni tanto pensano e parlano di cose "serie", ma per lei questi sono argomenti poco interessanti. Forse vuol godersi ancora la sua parte rimanente di adolescenza e preferirebbe non occuparsi per ora di cose più impegnative. Però, vedendo che i suoi coetanei sono diversi, si chiede come mai. Insomma, vorrebbe godersi il suo lato cazzaro perché è l'unico suo punto forte, ma non sempre viene apprezzato da tutti.

Se la "diagnosi" fosse questa, probabilmente basterebbe aspettare qualche anno e sperare che finisca anche lei di crescere, e che l'identità di cazzaro possa diventare una scelta e non più quasi una compulsione.

Una delle realtà di molti giovani d'oggi è che anche quando studiano qualcosa che piace loro, non lo prendono troppo sul serio. Non vedono la scuola e lo studio come una priorità, una cosa importante. Perciò la fanno, magari anche prendendo buoni voti, però senza convinzione. Non riescono a vedere un collegamento fra ciò che fanno oggi e quello che faranno domani. Manca loro una visione progettuale del futuro e anche questo genera apatia. "Tanto, che mi sforzo a fare?"

Riguardo alle ragazze, è una questione di mettersi in gioco e imparare gradualmente a sopportare il rifiuto. È un apprendimento che a quasi tutti tocca fare, non ci sono scorciatoie. Cadere, rialzarsi, riprendere il cammino.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
quella è tristezza, non depressione. Non è una malattia ed è normale sentirla di tanto in quando.

mi sa che ha ragione, anche se in certi momenti sono stato veramente giù di morale, questi momenti sono durati pochissimo mentre la depressione è una malattia che si protrae e deve essere curata anche attraverso l'utilizzo di farmaci, io alle volte invece avrei bisogno di calmanti per manifestata iperattività. si alle volte sono anche iperattivo, che mal si sposa con l'apatia.

"Forse la spiegazione è più semplice di quanto immagina: le piace fare il cazzaro, ma si rende conto che gli altri ogni tanto pensano e parlano di cose "serie", ma per lei questi sono argomenti poco interessanti. Forse vuol godersi ancora la sua parte rimanente di adolescenza e preferirebbe non occuparsi per ora di cose più impegnative. Però, vedendo che i suoi coetanei sono diversi, si chiede come mai. Insomma, vorrebbe godersi il suo lato cazzaro perché è l'unico suo punto forte, ma non sempre viene apprezzato da tutti."

credo, almeno penso di essermi fermato all'ultimo anno delle superiori come mentalità.
mentre fino un certo punto noi compagni di scuola eravamo un pò tutti sullo stesso livello sia sulla parte "ludica" sia sulla parte seriosa della vita andando avanti con gli anni ho notato che gli altri hanno progredito o stanno progredendo caratterialmente mentre io credo di essermi "accasciato"
non posso fare un confronto diretto perchè avendo cambiato città a causa degli studi universitari ho un buco di qualche anno con i miei ex compagni di scuola, però non posso non notare dei cambiamenti in positivo.

non ci sono argomenti che ritengo non interessanti, anzi vorrei parlarne solo che attualmente non saprei come inserirmi in un discorso già avviato, conoscendo l'argomento non avrei alcun problema, ci sono stati solo questi 3 4 anni nei quali mi sono molto inaridito, (inaridito caratterialmente) un pò come quando studi il latino per 5 anni in maniera disinteressata sapendo che nella gran parte dei casi non ti servirà a nulla. poi però vedi un'iscrizione e tenti di decifrarla a quel punto rimpiangi quel tempo nel quale avresti potuto studiare il latino un pò più approfonditamente


"Forse vuol godersi ancora la sua parte rimanente di adolescenza e preferirebbe non occuparsi per ora di cose più impegnative"

esattamente solo che questo tempo è finito da un bel pezzo e io cerco in tutti i modi di riprendermelo.


"Se la "diagnosi" fosse questa, probabilmente basterebbe aspettare qualche anno e sperare che finisca anche lei di crescere, e che l'identità di cazzaro possa diventare una scelta e non più quasi una compulsione."

ahimè vedo molti "cazzari" sui 50 60 70 anni e ho visto che fine fanno. soli, senza una famiglia in cerca di gruppi di ragazzi sui 25 30 anni, diventano una sorta di guru-zimbello, raccontano le loro storie il più delle volte simpatiche, cercando di accattivarsi una giovinezza che non è più loro.


"Una delle realtà di molti giovani d'oggi è che anche quando studiano qualcosa che piace loro, non lo prendono troppo sul serio. Non vedono la scuola e lo studio come una priorità, una cosa importante. Perciò la fanno, magari anche prendendo buoni voti, però senza convinzione. Non riescono a vedere un collegamento fra ciò che fanno oggi e quello che faranno domani. Manca loro una visione progettuale del futuro e anche questo genera apatia. "Tanto, che mi sforzo a fare?"

concordo su tutto, e mi spiace che sia dannatamente vero, nutro un pò di sana invidia verso chi riesce a distaccarsi da questo "limbo" e crearsi un qualcosa di proprio.

non trovo giusta invece la mia strafottenza mista ad apatia "Tanto, che mi sforzo a fare?"
QUANTO VORREI COMBATTERE QUESTA FRASE ma appena la vedo scappo a gambe levate....

"Riguardo alle ragazze, è una questione di mettersi in gioco e imparare gradualmente a sopportare il rifiuto. È un apprendimento che a quasi tutti tocca fare, non ci sono scorciatoie. Cadere, rialzarsi, riprendere il cammino."

ah dottore! il dolore del rifiuto dura al massimo 30 minuti, poi tutto scorre!
ahimè anche in questo caso vorrei trovare la giusta scelta fra il disinteresse più freddo e una sorta di..... non riesco a trovare il termine più adeguato.

grazie anche a lei, cordiali saluti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> concordo su tutto, e mi spiace che sia dannatamente vero, nutro un pò di sana invidia verso chi riesce a distaccarsi da questo "limbo" e crearsi un qualcosa di proprio.

non trovo giusta invece la mia strafottenza mista ad apatia "Tanto, che mi sforzo a fare?"
QUANTO VORREI COMBATTERE QUESTA FRASE ma appena la vedo scappo a gambe levate....
>>>

E più continuera a sfuggirle, più paura le farà.

Le conquiste si ottengono perseguendole ed esercitandosi a perseguirle, non c'è un altro modo. Non è fuggendo alle responsabilità verso se stessi che si migliora. La felicità non cade dall'alto, deriva da cose che si fanno e che ci piacciono.

La parola "responsabilità" è la chiave di tutto perché finché continuerà a credere di non dover essere lei a occuparsi di creare il suo futuro, ma qualcun'altro, rimarrà fermo ai box.

Deve partire facendo l'inventario di ciò che vuole e desidera e poi trovare il modo di avvicinarcisi sempre di più facendo passi concreti, piccoli ma progressivi. Semplice, ma dannatamente difficile per tanti giovani d'oggi.

Se ha difficoltà può rivolgersi a uno psicologo.

Cordiali saluti