Bambino che non vuole andare ascuola

Buongiorno e grazie dell'attenzione.Ho una bimbo di sei anni che va in prima elementare e ultimamente ha poca voglia di andare a scuola.Spesso mi fa chiamare dalle maestre dicendo che ha mal di pancia ma quando arriva a casa capisco che era solo una scusa.
Lui è andato al nido e alla materna sempre molto volentieri,ma da quando va in prima lamenta continui problemi....i compagni che gli rubano le cose,gli strappano i quaderni,lo prendono in giro.
So che è un bambino bravo,va bene a scula ma è insicuro e non so come aiutarlo.
Spesso io e il padre lo sgridiamo perchè si fa rubare le cose dai compagni e gli diciamo che deve farsi rispettare ma comincio a pensare che forse è sbagliato.
Poi mio marito gli dice che se prende un bel voto a scuola gli compra un giocattolo,ma se prende un voto basso in qualche modo lo rimprovera.
Anche per lo sport è lo stesso,non vuole piu' andare a pallone anche se quando gioca lo vedo emozionato....anche li il padre gli dice"se segni un gol ti compro le figurine",io sono contraria a questo ma lui dice che sono esagerata.
Vorrei qualche consiglio per aiutare mio figlio a superare i suoi problemi.Un altra cosa,tutte le sere prima di andare a dormire vuole sapere come si è comportato....grazie
Grazie
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le sig.ra,
forse suo figlio percepisce un atteggiamento troppo controllante e giudicante da parte vostra, che sta creando in lui una sorta di "pressione psicologica".
La scuola e lo sport non dovrebbero diventare mezzi per condizionare i suoi comportamenti, le ricompense sono legittime ma il bambino in questo modo impara che studiare e fare sport è importante non per imparare cose nuove e avere una vita più stimolante, ma solo per compiacere le aspettative dei genitori che poi lo ricompenseranno.
Le suggerisco la lettura di questo libro
"Genitori efficaci" di Thomas Gordon.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<ha poca voglia di andare a scuola.Spesso mi fa chiamare dalle maestre dicendo che ha mal di pancia ma quando arriva a casa capisco che era solo una scusa...lamenta continui problemi....i compagni che gli rubano le cose,gli strappano i quaderni,lo prendono in giro>

Gentile signora,
le problematiche da lei riferite andrebbero decodificate in relazione ai contesti nei quali il bimbo è calato, come la scuola e la famiglia.

A tal fine sarebbe utile, a mio parere, rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta (indicato l'orientamento sistemico relazionale)per una valutazione attenta della situazione.

Se crede legga questo articolo in merito
http://www.psicologia-benessere.it/Infanziaeadolescenza/Ilrifiutodellascuola/tabid/79/Default.aspx

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signora,

forse il mal di pancia del bambino nasce da una situazione in cui da una parte i compagni lo prendono di mira, dall'altra voi lo sgridate perchè si fa prendere di mira.
In questo modo è mortificato due volte: a scuola, dove se fosse in grado di farsi rispettare non avrebbe bisogno di sentirselo raccomandare, e a casa, dove viene sgridato perchè non fa qualcosa che evidentemente non è in grado di fare.
Se continuerete così la sua autostima potrebbe risentirne, perchè non gli resta nessun interlocutore che non lo "aggredisca", direttamente o con i rimproveri.
Cerchi di farsi dire dalla maestra se è successo qualcosa in particolare, qualche fatto specifico di una certa importanza, e le chieda anche quali provvedimenti prende quando succedono queste cose o se non se ne accorge nemmeno.
Come insegnante è tenuta ad intervenire quando dei bambini prepotenti si divertono a vittimizzare un compagno, e se non si è accorta di nulla non è un buon segno.

Una soluzione può quindi essere non sgridare il bambino, ma parlare con lui di quello che gli succede e ipotizzare assieme cosa può fare in quei momenti, e chiamare in causa direttamente la maestra anche perchè il bambino sappia che può rivolgersi a lei in caso di bisogno.
Considerate eventualmente anche la possibilità di iscrivere vostro figlio ad un corso di arti marziali a sua scelta, si tratta di attività che insegnano la disciplina, premiano l'impegno e aiutano la costruzione dell'autostima.

Per quanto riguarda l'abitudine di premiare il bambino le posso dire che se viene fatto abitualmente perde la connotazione di eccezionalità che dovrebbe avere un riconoscimento dei risultati, e crea nella mente di vostro figlio l'idea che deve studiare solo per avere un premio e non perchè è suo dovere e può piacergli, e che deve giocare per fare goal per avere un premio e non perchè il calcio è un divertimento e segnando contribuirà a far vincere la sua squadra.
Così facendo rischiate di farlo diventare demotivato nello svolgimento di attività che non prevedono un premio e di farlo focalizzare solo sul risultato e non sul percorso precedente.

Cordiali saluti,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#4]
Dr. Marco Stefanelli Psicologo, Psicoterapeuta 29
Per una comprensione maggiore e un'eventuale proposta di trattamento, la situazione andrebbe valutata in maniera più precisa ed approfondita attraverso una consulenza psicologica.
Intanto, potrebbe essere interessante per lei, leggere il mio articolo sul rifiuto scolare.

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/209227-bambino-che-non-vuole-andare-ascuola.html

Saluti,

Dr. Marco Stefanelli
Psicologo - Psicoterapeuta a Roma
Socio Ordinario della SITCC (Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva)

[#5]
Dr. Luigi Gileno Psicologo, Psicoterapeuta 211 2
Gentile Signora, quello che a me sembra di vedere è un bambino che vede nelle "prestazioni" una fonte di ansia continua...sia nel difendersi dai propri compagni, che nel riuscire nella scuola (così come nello sport, dove presumo ci sia un obiettivo singolo o di squadra da raggiungere) viene considerato "bravo o meno bravo"...quindi i rifiuti mi sembrano una vera e propria "difesa" messa in atto...
credo che eventualmente un consulto con un collega possa essere il miglior modo per poter inquadrare la situazione e per decidere eventualmente quali sono i modi e i mezzi più adeguati per far sì che questi "blocchi" possano essere superati, evitando rischi maggiori...
per intanto vi invito a cambiare il modo di approcciarvi a lui, e di mostrare maggiore propensione al dialogo e all'ascolto dei suoi timori e delle sue paure (d'altronde chi non ne ha), piuttosto che rafforzare quel sentimento di inadeguatezza che può portare pian piano ad un ritiro dalle attività che potrebbero essere svolte nella quotidianità.

Dr. Luigi Gileno

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Dr. Luigi Gileno Psicologo, Psicoterapeuta 211 2
Gentile Signora, quello che a me sembra di vedere è un bambino che vede nelle "prestazioni" una fonte di ansia continua...sia nel difendersi dai propri compagni, che nel riuscire nella scuola (così come nello sport, dove presumo ci sia un obiettivo singolo o di squadra da raggiungere) viene considerato "bravo o meno bravo"...quindi i rifiuti mi sembrano una vera e propria "difesa" messa in atto...
credo che eventualmente un consulto con un collega possa essere il miglior modo per poter inquadrare la situazione e per decidere eventualmente quali sono i modi e i mezzi più adeguati per far sì che questi "blocchi" possano essere superati, evitando rischi maggiori...
per intanto vi invito a cambiare il modo di approcciarvi a lui, e di mostrare maggiore propensione al dialogo e all'ascolto dei suoi timori e delle sue paure (d'altronde chi non ne ha), piuttosto che rafforzare quel sentimento di inadeguatezza che può portare pian piano ad un ritiro dalle attività che potrebbero essere svolte nella quotidianità.
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Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13

Gentile mamma in apprensione. Giustamente.
Vediamo di fare il punto della situazione, magari riassumendo.

1. Dal momento che tutto andava bene al nido e alla materna e che così non é da quando ha iniziato le elementari, mi sembra possibile che qualche cosa deve essere successo in questo ultimo posto.

2. A questo punto, anche se tutto lascia pensare che "il luogo del delitto" sia la scuola che sta frequentando, non dobbiamo però concludere che le cose stiano assolutamente così.

3. Infatti non é escluso che le cause di tutto ciò siano da ricercarsi in un ambiente diverso dalla scuola e che quest'ultima, non scartando nemmeno una pura coincidenza,
abbia rappresentato il fattore scatenante, magari per l'impegno più pesante rispetto al nido e alla materna, o meglio, l'ultimo dei tre anelli di una catena che potremmo individuare in predisponenti, favorenti e scatenanti.

4. Da questo punto di vista segnalerei come i fattori predisponenti si riferiscono all'asse genetico ereditario, mentre quelli favorenti all'ambiente ed infine quelli scatenanti. In pratica un episodio di particolare rilevanza che fa la differenza nella genesi del disturbo mostrato da suo figlio.

5. Naturalmente anche la prima formulazione che riteneva di addossare all'ambiente scolastico la responsabilità di questi accadimenti non va scartata.

6. Anche quì bisogna procedere con molta cautela perchè non infrequentemente si commettono dei madornali errori nell'asse causa-effetto. Sopra ogni cosa sarà bene rendersi conto che nessun ambiente, persone comprese, può essere considerato esente dai rischi delle conseguenze allorchè ci troviamo in presenza delle variegate manifestazioni di ciò che comunemente viene etichettato come il "male".

7. Senza voler criminalizzare nessuno, bisognerebbe indagare e sorvegliare tutto ciò che potrebbe essere considerato a rischio. Sappiamop, ad esempio, come ci siano in circolazione un numero imprecisato di personaggi a tutti i livelli, ma particolarmente nei ruoli di Insegnanti, religiosi, medici e psicologi ecc. ecc. che non si troverebbero in uno stato di salute mentale, diciamo, ottimale, con le conseguenze immaginabili. Proprio oggi gli organi di informazione hanno riferito di un ennesimo episodio di soprusi e botte che insospettabili maestre dedicavano ai bambini di un asilo.

8. Infine, ma c'é dell'altro, non dimentichiamo che i bambini non sono quegli angioletti buoni ed altruisti che alcuni ritengono.
Essi sono, anche a 5 anni di età spesso portatori di comportamenti di cui gli adulti spesso mostrano di non conoscere. Innamoramenti e comportamenti aggressivi verso gli animali e coetanei sono all'ordine del giorno anche a questa età.

9. Quanto sopra va inteso come spunto di riflessione su una materia complessa dove spesso andrebbe evitato il fai da te, rivolgendosi senza indugi a comprovati esperti del settore e senza perdere tempo, perchè il vero male che può ricevere un bambino risiede soprattutto nella durata dell'esposizione all'elemento disturbante.


A lei e suo marito cordiali saluti con l'augurio che tutto si risolva nel miglior modo possibile.



Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia