Cambiamenti con malattia familiare?


Gent.mi,
mi sembra di essere cambiatada quando un mio familiare si è gravemente ammalato, in particolare mi è difficile avere a che fare con i sentimenti in genere, i rapporti con le persone, anche con le persone che mi conoscono bene. Da allora mi sento molto controllata quando parlo, mi sento fredda,
ho sperimentato una sofferenza che non avevo mai provato, poi sono riuscita a trovare un equilibrio, ma mi sembra di essere cambiata. Di essere timida, forse. Non ho voglia in fondo di vedere le persone, di parlare con gli altri;
se lo faccio, con chiunque parlo parlo come stessi recitando, senza spontaneità, mi sembra che devo parlare e basta, come fosse un lavoro.
Può essere che questo cambiamento sia legato a quanto vi ho detto?
In particolare, c'è un altro fatto.
In passato, se mi è interessato un ragazzo e anche lui era interessato a me,
la mia timidezza se ne andava. Non sono proprio molto estroversa, ma insomma, sono sempre riuscita a manifestare i miei sentimenti; e anche quando erano solo di amicizia lo facevo capire senza problemi. Mi capita ora di aver conosciuto una persona, in sintesi: pare importante.
Ma la timidezza non se ne va. Anche di fronte ad un interesse dall'altra parte, sorrisi e cose molto semplici, cerco di evitarlo come fosse la peste, credo di avergli fatto capire che è meglio se gira al largo...
Eppure sta lì nella mia testa, manifesto l'opposto di quello che vorrei, ho paura di essere tristissima e brutta (in effetti la mia espressione in alcune occasioni è tristissima se non incavolata nera per vari motivi legati alla malattia). Ho provato e provo sentimenti fortissimi e contrastanti, da una parte la gioia più incredibile per questo interesse, dall'altra la tristezza più profonda.
Ho conosciuto tante persone malate o familiari di malati in questi mesi, e mi sembra che riescano a mantenere una tranquillità (non so
se apparentemente e basta) nonostante tutto, mentre a me a volte pare di esplodere dalla sofferenza, due volte sono scoppiata a piangere in luoghi pubblici senza riuscire a fermarmi; ora che ci penso, in questo senso manifesto benissimo i miei sentimenti!
Un carattere può cambiare velocemente e per sempre? il cambiamento può essere un fatto momentaneo? Dovrei fare qualcosa? Forse sto esagerando?
Grazie per l'attenzione
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 338 11 2
Gentile utente,
probabilmente la malattia del suo familiare la sta sottoponendo a uno stress emotivo molto forte, che le permette di investire meno risorse nelle relazioni con le altre persone.

Questo non significa che il suo carattere sia cambiato, ma in questo momento la sua mente è come se avesse costruito una sorta di "protezione" verso l'esterno, così da rendere lei un po' meno vulnerabile.

Affrontare la grave malattia di una persona cara significa dover elaborare tante questioni collegate alla paura della morte, al significato delle relazioni, alla messa in gioco personale.

I momenti in cui scoppia a piangere sono il segnale della necessità di spazi di sfogo, per una sensibilità che evidentemente è intensa, e necessita di esprimersi.

Probabilmente è per questo che sta faticando a mettersi in gioco in un'eventuale nuova relazione di coppia: se da un lato questa potrebbe farla sentire molto vitale (la "gioia incredibile" di cui scrive), dall'altro il metterla di fronte a emozioni intense attiva la parte di lei più sofferente, mettendola in guardia.

Cordialità,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
come sono i rapporti tra lei e il suo familiare?

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Cara Ragazza,
le malattie delle persone care, peggiorano l'umore, rendono tristi e sconfortati, ma non modificano il carattere o la personalità.
Credo invece, che a seguito del dolore che lei sta sperimentando, stiano venendo fuori lati del suo carattere che non pensava di avere.
Cari saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per le risposte. In particolare, vorrei rispondere alla domanda che mi ha posto la Dott.ssa Camplone. Il rapporto col mio familiare è stato sempre un po' strano: diciamo un rapporto conquistato, perché per carattere e educazione lui è sempre vissuto emotivamente piuttosto distaccato da me, o sono io che l'ho percepito così (lui non so se sarebbe daccordo). Diciamo che abbiamo visioni della vita molto diverse.
Quello che forse qui può interessare, è che attualmente ho un po' di risentimento in relazione al tema malattia. Il mio familiare è caduto nella malattia per delle abitudini di vita, di consumi dal quale era stato messo in guardia da me, dai parenti, dai medici ecc. ecc. per anni. Avrebbe potuto salvarsi con una probabilità piuttosto alta, anche solo se avesse fatto dei controlli. Ha avuto sentore di qualcosa tempo fa, eppure è stato zitto. Incomprensibile per me, per tutti. Questo non era l'oggetto del mio consulto, ma visto che è un ulteriore motivo di sofferenza per me, glielo dico. E' come se lui si fosse precipitato in un abisso, portandoci dietro tutti. Eppure io lo accudisco con un attaccamento che non avevo forse mai provato così forte.
Grazie ancora tanto per le vostre risposte.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Grazie a lei di averci scritto, speriamo di esserle stati utili.
Cari saluti
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dopo
Utente
Utente
Devo aggiungere questo per chiarezza: il mio familiare ha il terrore dei medici e di tutto ciò che tocca il suo corpo per analisi ed esami, intendo persino il dentista, ed è una paura che non ha voluto mai superare. Dal dentista andava quando scoppiava di dolore, per dire. Neanche noi siamo riusciti mai a fargliela superare.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
come vede ci sono tanti aspetti che potrebbero essere approfonditi perchè hanno una ricaduta sul suo vissuto, è possibile che ci sia anche rabbia e frustrazione per le conseguenze di una situazione gravosa per tutto il nucleo familiare, che lei ritiene poteva essere evitata.
Probabilmente un colloquio con uno psicologo-psicoterapeuta potrebbe offrirle la possibilità di esplorare meglio la sua situazione attuale, aiutandola ad individuare strategie efficaci per affrontarla senza trascurare il suo disagio.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

in un momento così delicato della Sua vita (accudimento parente), se Lei si concedesse il lusso di vivere una storia d'amore si sentirebbe in colpa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Questa domanda me l'ero fatta in altri termini... Non proprio in termini di 'lusso' o colpa, però penso a come sia possibile coinvolgere un familiare in una felicità quando sta così male, se sia giusto o meno, se possa fargli bene o male, nel senso che è un momento delicato per lui prima di tutto: anche lui si è creato un suo equilibrio che andrei a toccare; è anche vero che io non sono una facile alle storie e quindi credo che sarebbe contento in fondo. Però di fronte alla Sua domanda... forse sì, mi sentirei in colpa. O forse no, ma non mi ci vedo ora a vivere qualcosa di bello. Posso rigirarlLe la domanda? Forse è un senso di colpa che mi frena? Cmq grazie per avermi dato questo spunto.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
E' una delle possibilità, ma non posso certo dirLe io se si tratta di senso di colpa. In genere questi aspetti si trattano di persona con uno psicologo.
Ma se adesso Lei non si sente di poter vivere una storia d'amore a causa di questa malattia, quando potrà farlo?
E se fosse senso di colpa, mi permetta di domandarLe una cosa: che colpa ha Lei di tutto quello che sta accadendo?
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dopo
Utente
Utente
In effetti non ho colpa... grazie per tutti questi spunti, mi sono utili
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

considerato che accudire un ammalato è sempre un'attività che ci mette in difficoltà, Le suggerirei di chiedere una consulenza psicologica presso l'ASL della Sua città.

E' importante infatti non solo avere spunti di riflessione, ma anche prendere le giuste distanze da questa sofferenza, che non significa certo smettere di accudire e di amare il Suo parente.

Inoltre è importante circondarsi di persone che Le voglione bene, avere il sostegno sociale che Le serve.

Ci tenga aggiornati, se lo desidera.

Cordiali saluti,
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
lei condivide con gli altri familiari la responsabilità dell'assistenza al suo parente malato?
[#14]
dopo
Utente
Utente
Sì, condivido l'assistenza.
Comunque chiederò un consulto alla ASL, grazie dott.ssa.
Una cosa vorrei precisarla: ripensando alla situazione che ho descritto di sembrarmi diversa, per essere precisa questo mi capita con persone non familiari , con le persone care o amiche non succede. In casa sono tranquilla, anzi dò proprio serenità... Quando poi devo parlare della situazione che vivo, anche solo per informazione, a persone estranee, è terribile: parlando con un Prof. dell'università sul perché non potevo fare una certa cosa un certo giorno e dovendogli dire che il mio familiare sta male, ho cominciato a respirare affannosamente, quelli che erano nella stanza si sono girati a guardare , poi ho dovuto smettere di parlare -di tentare di parlare- perché mi veniva da piangere e il mio interlocutore si è spaventato.
In pratica, ho avuto l'impressione che mi stessi come sdoppiando o che mi stesse venendo una specie di paura di stare con gli altri, ma non sono sicura. Peraltro so che ho tutte le ragioni di stare male e che quando uno sta male sta male e la sofferenza non si può cancellare, certo capisco cosa intende la Dott.ssa Pileci sulla necessità di prendere le giuste distanze dalla sofferenza e credo che questo sia il punto.
Mi rivolgerò a qualcuno, grazie mille a tutti per l'attenzione!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
come ci descrive la sua sofferenza sta condizionando notevolmente le relazioni interpersonali, non sembrerebbe il caso di rinviare un colloquio con uno psicologo e il modo migliore per iniziare a prendersi cura di sé.
Qui trova i riferimenti per prendere contatti con il Consultorio familiare della sua città:


http://www.ausl2.umbria.it/MEDIACENTER/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=246&explicit=SI