Mente da vecchio

salve, ho 19 anni, combatto da otto o nove anni contro l'acne oggettivamente grave che mi ha deturpato il viso e l'anima, l'unica cosa che non mi è mancata sono gli amici (e sto piangendo mentre glielo scrivo), ma confrontandomi con loro mi sono reso conto che non ho mai avuto non solo un'adolescenza, ma nemmeno un'infanzia.
Quando è nata mia sorella, avevo sei anni e mia madre ha avuto un grande crollo psicologico, non è stata aiutata da nessuno (ne dai nonni che se ne sono fregati, ne da mio padre che ingenuo non se n'è accorto), quindi io sono diventato il suo unico punto di appoggio, l'unica forza a cui affidarsi.
C'è stato come una spartizione di sofferenza in base alla quale io mi prendevo un pò del suo dolore e la aiutavo psicologicamente e materialmente nella vita di tutti i giorni, in pratica ero l'ancora di salvezza, questo me l'ha riconosciuto lei tante volte. Il problema è che essendo in questa situazione ho come abbandonato i "doveri" di un bambino comune in quanto la mia unica preoccupazione era non aggiungere altri pensieri alla mente già provata di mia madre: ad esempio cercavo di non farmi male, di non sporcarmi, non guardavo cartoni che non piacevano a lei, ma soprattutto la ascoltavo stando sempre zitto, senza mai annoiarmi e dire "vado a giocare fuori". La situazione è continuata fino a che ho iniziato le medie, poi dall'età di undici anni si è aggiunto il problema dell'acne che mi ha colto: non accettando nel modo più assoluto il mio aspetto (già mi consideravo brutto da bambino) non ho vissuto l'adolescenza, o meglio l'ho vissuta ma considerandomi sempre inferiore agli altri e incapace di fare qualsiasi cosa come la facevano gli altri. I miei genitori non mi hanno aiutato per niente, anzi negavano il problema e alla fine ho smesso di parlarne, solo l'anno scorso hanno consentito che mi sottoponessi a un ciclo d'isotretinoina che ha avuto buoni effetti, ma che a gennaio ho docuto ricominciare e sto per terminare. Siamo arrivati al punto in cui io sono felice ogni volta che assumo una pillola perchè so che è un passo verso la "salvezza".
Inutile dirle che tante volte mi sono innamorato di una ragazza ma non sono mai stato ricambiato, considerando il mio aspetto non mi aspetto nulla, ma rimango comunque deluso.
Le dicevo: una cosa di cui posso esser fiero è che ho parecchi amici che mi vogliono davvero molto bene, forse hanno capito la mia sofferenza e probabilmente qualche mio amico d'infanzia gliene ha parlato.
Io so che il problema dell'acne è quasi risolto e le cicatrici fisiche le eliminerò con il laser, ma quelle mentali come le elimino? come posso recuperare gli anni persi? come posso pensare alla mia infanzia spensierata quando non lo è stata? come recuperare le emozioni dell'adolescenza che la mia faccia mi ha negato?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro ragazzo,

i bambini precocemente adultizzati perchè iper-responsabilizzati vivono l'impossibilità di esprimere emozioni e richieste tipiche della propria età infantile e sono costretti dalle circostanze a sviluppare un comportamento inadatto all'età.

Questo è ciò che ti è successo all'età di 6 anni con tua madre:
"io sono diventato il suo unico punto di appoggio, l'unica forza a cui affidarsi"

e sicuramente la situazione è stata molto difficile e impegnativa da affrontare per una bambino così piccolo.

Da quello che ci scrivi penso che tua mamma non si sia approfittata della tua disponibilità a prenderti cura di lei, ma che effettivamente non abbia avuto la possibilità di ricevere un aiuto dagli altri adulti e che ti abbia solo inconsapevolmente danneggiato, privandoti della spensieratezza alla quael ogni bambino avrebbe diritto.

Non è ovviamente possibile r"ecuperare gli anni persi", perchè sarebbe inadeguato iniziare a comportarsi come un bambino a 19 anni, ma tutto sommato sei ancora un (tardo)adolescente e quindi non tutto
fa già parte del passato.
Il fatto che tu abbia parecchi amici che ti vogliono bene significa che sei capace di fartene volere, e di farti anche accettare e tenere in considerazione dagli altri (e in futuro questo avverrà anche con le ragazze).

Hai parlato a tua mamma di come ti senti?
Tua sorella è cresciuta come te?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazzo,

quando scrivi "...la mia unica preoccupazione era non aggiungere altri pensieri alla mente già provata di mia madre..." emerge già un pochino la tua tendenza a relazionarti con gli altri in questa maniera (ciascuno di noi ha il proprio), anche se eri un bambino. E, poichè si tratta una tendenza umana, quella di aiutare l'altro in difficoltà, è stata probabilmente facilitata dalla mamma bisognosa.

Ovvero parrebbe un comportamento più propenso a prendersi cura dell'altro, a non dare problemi, probabilmente tu già di tuo funzioni così... poi le circostanze potrebbero aver accentuato tale tendenza.

Adesso, secondo me, bisognerebbe capire quanto questo modo di fare faccia parte ancora di te. Ad esempio nelle relazioni con le ragazze e con i tuoi amici.

Mi pare di sentire molta sofferenza per occasioni mancate e perdute. Tuttavia, poichè sei giovanissimo, hai molti vantaggi: non solo grandi possibilità di cambiamento, ma anche il fatto di accostare alle responsabilità che fin qui ti sei preso la libertà, il poter diventare te stesso, ecc..

Perchè questo potrebbe essere un vantaggio? Perchè la strada è in discesa, in quanto il "dovere" e le responsabilità sai già che cosa sono e probabilmente sei anche molto bravo ad occupartene. Ora devi imparare a occuparti di te, dei tuoi bisogni, dei tuoi desideri, di quello che ti fa piacere.

"come posso recuperare gli anni persi? come posso pensare alla mia infanzia spensierata quando non lo è stata?"

Queste domande potrebbero essere malposte o crearti qualche problemino...
Magari non sono stati proprio anni persi. Sono stati per te anni indubbiamente difficili e infelici, ma forse quell'equilibrio ti ha protetto e tutelato da esperienze per le quali non eri pronto. Non possiamo saperlo.

Se la tua infanzia non è stata spensierata, non potrai pensarla come un momento felice. Tuttavia, prendendone le distanze, potrai sentire e "rileggere" quel periodo in maniera diversa.

In genere questo è possibile con una psicoterapia. Da qui non so se sia il tuo caso o no. Però una consulenza con uno psicologo potrebbe aiutarti a mettere un po' d'ordine.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Innanzitutto ringrazio entrambe le dottoresse per le celeri risposte.

Per la dr.ssa Massaro: pur non avendo mai espressamente detto ai miei come mi sento tuttavia mia madre ha capito che inconsciamente ha modificato il mio carattere, a volte dice frasi come "ho scaricato tutto il peso su di te", "mi hai aiutato solo tu", "ti ho fatto crescere troppo in fretta", io ovviamente le dico che non è vero perchè sennò peggiorerei il suo stato (non si è mai ripresa completamente).
Mia sorella sorella è il mio esatto contrario: non si rende conto di ciò che accade sia in casa che fuori, non capisce quando qualcuno sta giù, si preoccupa poco dei problemi altrui, pensa a uscire per divertirsi, è completamente spensierata, a scuola pur raggiungendo risultati alti ha sempre reso meno di me; credo sia dovuto al fatto che pur non avendo nemmeno 34 anni quando è nata non ha avuto più la forza e la voglia di seguirla come aveva seguito prima me (motivo per cui mio padre si è opposto tassativamente al terzo figlio). Mia sorella se vuole può essere intelligente e furba più di me, ma il fatto è che non ha quasi mai voglia. In pratica se c'è qualcuno che ha bisogno di aiuto (mamma principalmente) non si rivolge mai a lei ma sempre a me.

Per la dr.ssa Pileci: effettivamente provo molto piacere quando gli altri mi raccontano i loro problemi e io riesco ad aiutarli, prima che emergesse quest'accenno di invidia (che comunque non è mai verso amici) pensavo che se non potevo essere felice io almeno dovevo aiutare gli altri ad esserlo perchè potevo trarre dalle mie esperienze qualche consiglio da dare. In diverse occasioni mi sono reso conto di capire gli stati d'animo delle persone senza che li manifestassero apertamente, se ne sono resi conto anche gli altri, che per scherzo mi dicevano di interessarmi alla psicologia, io non li ho presi sul serio perchè so che soffrirei troppo a sentire continuamente situazioni di sofferenza (figuriamoci, faccio il primo di ing. edile!).
Proprio qualche mese fa sono riuscito a conquistare la fiducia di un mio amico che non parla della sua vita privata con nessuno, invece con me si è aperto lasciando anche me sbalordito.
Tuttavia pur sentendo il bene che i miei amici mi vogliono ho la costante paura di perderli e quando si intrufola qualcuno che cerca di strapparmeli via lo contrasto in ogni modo.

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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
"Io so che il problema dell'acne è quasi risolto e le cicatrici fisiche le eliminerò con il laser, ma quelle mentali come le elimino?"

Caro ragazzo, le "cicatrici mentali" le curerai con il tempo e con un lavoro su te stesso. Da ciò che scrivi sembra che tu abbia le risorse necessarie per riflettere su di te e su quello che ti è successo. Ora hai bisogno di qualcuno che ti guidi in queste riflessioni e ti aiuti a mettere ordine e a trovare modi nuovi e più funzionali per stare con gli altri e anche con te stesso.

In bocca al lupo

Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com

[#5]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Dalle sue frasi che ci riferisci direi che tua mamma si rende molto bene conto di quanto è accaduto e di come sei cresciuto, anche se tu di fronte a lei lo neghi per cercare di non farla sentire in colpa.
All'epoca e in seguito però tuo papà che ruolo ha avuto?

Da come parli di lei mi fai pensare che non sia mai stata curata in alcun modo per quella che potrebbe essere stata una brutta depressione post-partum, visto che ci parli di "un grande crollo psicologico" alla nascita di tua sorella.

Aiutarla era dovere prima di tutto di tuo padre, ma se questo non è avvenuto allora può sempre avvenire oggi, visto che stiamo parlando di una donna di neanche 50 anni (se ho capito bene).

Perchè non glielo proponi?
[#6]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Tutti mi dicono che sono forte come un muro, praticamente non ho paura di cose che agli altri fanno paura: guardo mentre il medico mi mette i punti, cammino da solo in campagna di notte, ho vestito mio nonno morto, quando stavo male da piccolo mi alzavo dal letto per farmi la camomilla da solo ... non sono le questioni comuni che mi fanno paura, io ho la costante paura di rimanere solo, di perdere i miei amici, di non avere più qualcuno con cui parlare, perchè io so che lo stato in cui è piombata mia madre è dovuto alla solitudine: non ricordo che lei abbia mai avuto relazioni con persone al di fuori della famiglia, siamo sempre stati noi quattro e in qualche occasioni la famiglia di mia nonna (ma per la maggior parte mancante), in casa nostra sono passati anni senza che entrasse un "estraneo".

Il ruolo di mio padre: mio padre è cresciuto da giovane in un mondo fatato in cui godeva di abbondanze economica, due genitori che pur lavorando molto nella sua attività si sono sempre amati tanto, lui fino all'età a cui si è sposato (31) non ha avuto nessuno responsabilità e ha pensato solo a divertirsi (il contrario di me in pratica).
Quando mia madre (ha nemmeno 48 anni) ha cominciato a soffrire di quei problemi lui lavorando tutto il giorno non si è mai reso conto completamente della situazione e nonostante mia madre gliel'ha spiegato lui ha sembrato che non capiva.
Non so che cosa abbia avuto di preciso: lei diceva di non avere la voglia di andare avanti, aveva soprattutto paura di poter far del male a noi figli (infatti ogni volta che parlano del delitto di Cogne gira canale e dice che bisogna capire quella povera donna), il medico le aveva prescritto degli ansiolitici che si è sempre rifituata di prendere. Poi a me sembra che una ricaduta l'abbia avuta quando ha dovuto sospendere la pillola nel 2004 per uno sballo ormonale, poi si è riassestata col tempo, poi un'anno fa quando è morto mio nonno ha toccato nuovamente il fondo e adesso ne sta venendo fuori ma molto molto lentamente.
Mio padre anche ora nega questa situazione e afferma che mia madre deve assimilare pian piano la situazione, ma quando gli dico che bisogna farla aiutare lui è tassativamente contrario perchè nega che sua moglie abbia bisogno di aiuto e invece io credo che un'aiuto sia necessario.
[#7]
Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile utente,
da quello che scrivi emerge chiaramente il ruolo che gli altri ti hanno assegnato di "persona forte, giudiziosa e su cui poter contare", ma emerge forte anche il bisogno che sta diventando sempre più potente dentro di te di prenderti i tuoi spazi.

Quello che è stato non si può cambiare, purtroppo, ma si può decidere di cambiare il proprio futuro, si può decidere di costruire un futuro diverso per sè.

Mi pare di capire che hai molte risorse e che già stai cercando di far cambiare rotta alla tua vita (vedi, ad esempio, il sottoporti ad una terapia forte per l'acne, nonostante la tendenza dei tuoi genitori a non vedere il problema).

Anche i tuoi amici sono una risorsa importante e da quello che scrivi emerge chiaro che ti stanno molto vicini e che, quindi, tu sei una persona cui è bello stare vicini.

Non pensi che sarebbe importante per te, per una volta, lasciarsi guidare nel cambiamento di rotta da qualcuno? Non penso ad una vera e propria psicoterapia! Penso a dei colloqui con uno psicologo che possa semplicemente sostenerti ed aiutarti a mantenere la rotta che hai già preso da te!

Dr.ssa Maria Luisa Abbinante
Psicologa Psicoterapeuta
www.psico-milano.org

[#8]
Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile utente,
da quello che scrivi emerge chiaramente il ruolo che gli altri ti hanno assegnato di "persona forte, giudiziosa e su cui poter contare", ma emerge forte anche il bisogno che sta diventando sempre più potente dentro di te di prenderti i tuoi spazi.

Quello che è stato non si può cambiare, purtroppo, ma si può decidere di cambiare il proprio futuro, si può decidere di costruire un futuro diverso per sè.

Mi pare di capire che hai molte risorse e che già stai cercando di far cambiare rotta alla tua vita (vedi, ad esempio, il sottoporti ad una terapia forte per l'acne, nonostante la tendenza dei tuoi genitori a non vedere il problema).

Anche i tuoi amici sono una risorsa importante e da quello che scrivi emerge chiaro che ti stanno molto vicini e che, quindi, tu sei una persona cui è bello stare vicini.

Non pensi che sarebbe importante per te, per una volta, lasciarsi guidare nel cambiamento di rotta da qualcuno? Non penso ad una vera e propria psicoterapia! Penso a dei colloqui con uno psicologo che possa semplicemente sostenerti ed aiutarti a mantenere la rotta che hai già preso da te!
[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Al di là di quello che dice tuo padre, che penso non abbia una visione obiettiva della situazione, hai parlato con lei della necessità che venga aiutata a stare meglio?
[#10]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Sì esatto, mi dicono proprio che sono "giudizioso" e "bravo", ma non capiscono che io sono un ragazzo come tutto gli altri che qualche volta si è ubriacato e ha fumato come fanno tutti i ragazzi (sbagliando ovviamente).
Mi hanno considerato autonomo in ogni cosa, inizialmente erano contrari al motorino, poi capendo che col motorino si liberavano dal dovermi portare (abito un pò scampagnato) me l'hanno fatto.
Pensi che quando ho fatto il compleanno di diciotto anni ho fatto la festa in discoteca, la sera stessa i miei sono andati a teatro, mi sono vestito da solo, senza nessuno che mi desse consigli, ho aspettato che tornassero e mi dicessero "ti porto io", invece mi hanno detto che non potevano tornarmi a prendere di notte e mi hanno fatto andare col motorino. Ho pianto per venti minuti di strada: tutti i miei compagni erano stati accompagnati al loro compleanno, io arrivavo da solo come se non avessi nessuno, gli altri non ci credevano. Per la rabbia ho bevuto tantissimo, ero fradicio (me ne vergogno ora), nessuno voleva che tornassi in motorino in quello stato dato che c'era anche pioggia, ma ho trovato un attimo di lucidità per impormi che nessuno mi accompagnasse: se mi fossi morto per strada (e ho rischiato veramente) i miei genitori avrebbero dovuto tenersi il rimorso a vita.
Poi ho capito che ho sbagliato perchè ho rischiato davvero troppo, ma per vendetta non ho più permesso che decidessero qualcosa per me: se ero maturo per i loro gusti lo ero anche per i miei; anche ora continuo così.

I miei non permetterebbero mai che io incontrassi uno psicologo, quindi se lo voglio fare lo farò da solo, senza che lo sappiano.
Quando cerco di convincere lei a farsi aiutare mi accusa di trattarla come una pazza e si rifiuta categoricamente, anche stasera ha avuto una delle sue "passate", ma io me ne sono fregato completamente, l'ho mandata a letto almeno dorme e non piange o brontola.
Sto iniziando a credere che devo sciogliere questo rapporto che mi lega a lei: sì e mia madre, ma non ha il diritto di influenzare ancora la mia vita, l'ha già fatto abbastanza, io le voglio bene e ho cercato di aiutarla, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. A volte desidero che venga ricoverata per un periodo in una struttura specializzata almeno so che lì sarebbe aiutata e non sentirei i suoi pianti per casa, mi dovrei occupare di tutta la casa, ma l'ho già fatto due anni fa quando lei curava mio nonno e me la sono cavata bene.
E' come se certi giorni avverto una sensazione di odio nei loro confronti: do loro la colpa di cose che in realtà sono colpa mia. E giusto?
[#11]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Sto iniziando a credere che devo sciogliere questo rapporto che mi lega a lei: sì e mia madre, ma non ha il diritto di influenzare ancora la mia vita"

Gent.le ragazzo,
credo sia proprio questo il punto: hai bisogno di svincolarti dal rapporto con tua madre al fine di orientare le tue energie verso una progettualità che ridefinisca le tue priorità e favorisca la rottura di una relazione madre-figlio invischiata, caratterizzata dall'inversione dei ruoli e dai sensi di colpa.
Tuttavia non è semplice avviare un processo di cambiamento di questa portata da soli, per questo sarebbe utile consultare uno psicologo-psicoterapeuta.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#12]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Da quanto dici sembra proprio che nella tua famiglia non ci sia una chiara divisione dei ruoli e che non siano rispettate le necessarie differenze fra i sessi e le età.
Di tua mamma ci hai detto:

"a me sembra che una ricaduta l'abbia avuta quando ha dovuto sospendere la pillola nel 2004 per uno sballo ormonale"

e anche:

"l'ho mandata a letto almeno dorme e non piange o brontola"

dimostrandoci che ti sei preso cura di lei al punto tale da trattarla come se fosse lei tua figlia (e non tu suo figlio) e da conoscere anche dettagli personali come il fatto che prendeva la pillola.

In questo panorama non c'è da stupirsi che in occasione del tuo 18° compleanno non si siano nemmeno preoccupati di accompagnarti alla tua festa come gli altri genitori.
Se in casa il genitore sei tu, ovvio che non abbiano visto il problema.
E sei talmente abituato ad essere trattato da adulto che è anche comprensibile che tu tenda a prenderti la colpa di conseguenze che derivano solo da come ti hanno cresciuto.

Visto che tua mamma non accetta consigli circa l'opportunità di farsi curare per il suo malessere non hai motivo di insistere oltre: quando lascerai che si prendano (lei e tuo padre) la responsabilità di sè stessi e del proprio coniuge forse cambierà qualcosa.
Non trascurerei poi il fatto che hai anche una sorella ormai abbastanza grande da condividere con te e con loro la cura della casa e della famiglia: non lo farà mai spontaneamente (pochi lo farebbero), ma è giusto che inizi ad esere sollecitata a fare la propria parte.

E' evidente che a forza di cavartela da solo e di occuparti da solo di tua madre non puoi non aver ottenuto il risultato di sentirti in fondo un ragazzo solo o che rischia di restare solo, anche se, a quanto ci dici, i tuoi amici ti apprezzano e ti vogliono bene e quindi non penso che ci sia il rischio che si allontanino senza un perchè.

Hai però anche ottenuto di diventare una persona forte e responsabile, sulla quale gli altri possono contare e che sa cavarsela, e questo nella vita ti sarà molto utile e ti darà delle soddisfazioni.
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Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile utente,
sento forte nelle tue parole scritte la tua rabbia e la tua, ormai, insofferenza per la situazione.

Sei davvero una persona con tante risorse (lo dico perchè altrimenti non potresti essere quella persona su cui tutti possono contare) ed è arrivato il momento di utilizzarle per prenderti i tuoi spazi e per occuparti di te stesso.

Per questo torno a consigliarti di ritagliarti uno spazio per te con uno psicologo che ti sostenga in questo cambiamento di rotta e nella conquista e difesa di tuoi spazi.

Mi rendo conto che alla tua età è difficile pagare uno psicologo privato, per questo ti consiglio di rivolgerti ad un consultorio familiare nella tua zona in cui incominciare un percorso personale.
[#14]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Si effettivamente mi hanno sempre reso partecipe di tutto, io a sei anni sapevo a cosa servivano le medicine che prendeva la sera, me lo diceva lei (anche se ovviamente mi dicevano che i bambini si facevano con dei bacetti più forti di quelli normali), dopo pochi anni ho saputo che l'aveva presa anche nonna, so che mia nonna ha avuto due aborti, so che sono nato d'urgenza perchè avevo il cuore fermo ... a casa mia non ci sono mai stati segreti per nessuna cosa.
Tipo sentivo i miei compagni che dicevano che i loro genitori non litigavano mai, a me avevano spiegato che in una coppia è normale litigare, quindi capivo che gli altri lo facevano di nascosto e credevo fosse sbagliato: io sono sempre stato presente al loro litigi (anche violenti), quando mamma fuggiva di casa (ma roba da venti minuti) io consolavo solo mia sorella perchè tanto sapevo che tornava; all'inzio piangevo un pò, ma poi ho capito come andavano le cose e che tanto si risolvevano sempre.
Mi son sempre sentito più grande dei miei compagni di scuola: loro mangiavano prima dei genitori e poi li mandavano a letto, io non lo concepivo proprio: mangiavo assieme ai miei (tardi) e andavo a letto quando ci andavano loro (tardissimo) ma non mi è mai mancato il sonno.

Ormai è acqua passata, devo riuscire a fare come mi avete consigliato: svincolarmi da questo rapporto in cui entrambi siamo genitori, e per responsabilizzare mia sorella adesso le ho insegnato ad accendere i fornelli, spero sia un passo per farla crescere e spartire con lei almeno le faccende domestiche che mi competono.

Grazie per le risposte!
[#15]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"le ho insegnato ad accendere i fornelli"

Vuoi dire che a 14 anni non sa ancora accendere i fornelli?

"spero sia un passo per farla crescere"

Ovviamente non spetterebbe a te "farla crescere", ma questo ti renderà la vita più semplice anche perchè vedo da un altro consulto che sei tu a lavare i suoi vestiti...
[#16]
dopo
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
si si, in casa so fare praticamente tutto, tranne stirare: come ho già detto quando due anni fa mia madre andava ad assistere mio nonno, ho imparato a fare tutto.
Quindi credo che a 14 anni sia ora che faccia ciò che in grado di fare anche lei.
[#17]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Fra "saper fare tutto" e "fare tutto" c'è una bella differenza.

Mi auguro che tua sorella dimostri sufficiente disponibilità a condividere l'impegno del lavoro domestico e che la tua quotidianità diventi un po' alla volta più serena a partire da questo fino agli aspetti più delicati dei quali abbiamo parlato in precedenza.