Non sono in grado di amare e farmi amare

Gentili medici,ho 33 anni e cerco di togliere dei meccanismi che ho ormai da 9 anni.Ho consapevolizzato da dove “derivano”,l’infanzia - adolescenza difficile, con mancanza della figura materna (lontana,con vita promiscua,dava amore a intermittenza, ora presente)e figura paterna con la quale ho vissuto dai 4 anni in poi borderline grave.Sto ora con un ragazzo, finalmente ho trovato un compagno dolce, fedele, che vuole progettare con me.Ho avuto una storia di 10 anni finita perché nel momento esatto in cui sono andata a convivere, è iniziato un inferno creato dai miei meccanismi.Poi dopo 6 anni, grazie a appoggio psicologico e percorso di kinesiologia che hanno migliorato il mio rapporto con i genitori e la mia stabilità emotiva, ho trovato un ragazzo buono.Sto convivendo con lui da poco e ora tutti i meccanismi stanno rovinando tutto, il mio attuale ragazzo davvero non ce la fa più, siamo snervati entrambi…senza forze quasi.Gli psicologi mi dicono che ho qualche tratto borderline, solo la rabbia che scatta senza motivo quando non ho attenzioni o anche in altri momenti e il vedere tutto bianco o tutto nero. Nessun comportamento lesionista.Dicono anche che quando la storia d’amore inizia ad andare bene, la rovino perché non sono abituata ad essere amata, ricevere amore mi mette in uno stato di ansia tale (per la paura di perderlo o perché non mi sento degna ne abituata a ciò) che il mio corpo fa di tutto per far finire la relazione.Dicono che ho programmi di autosabotaggio.Succede questo: rabbia senza motivo verso il compagno che va e viene, la ricerca continua di qualcosa da rinfacciargli, per farlo sentir in colpa o litigare, una gelosia e possessività estreme che fanno star male in primis me e poi anche lui.Poi sensi di colpa e angoscia perché non riesco ad esser migliore.Momenti in cui mi sento innamora e penso al matrimonio, gli dico ti amo, e altri in cui mi torturo pensando che non lo amo, che non è come vorrei.Questi momenti si alternano anche nello stesso giorno.Oppure sono depressa per qualche giorno, lottando per capire se sono io che sto sabotando,o se sono depressa perché non lo amo più.Prima di andare a vivere assieme,lottavo col terrore che(per motivi sconosciuti)potesse lasciarmi, lo volevo tanto con me.Iniziata la convivenza, è iniziato tutto ciò.Lo amo e lo tratto male nella stessa giornata,sento che è l’uomo della mia vita o vado in confusione totale a distanza di ore.In tutto ciò, non so più se continuare a lottare contro meccanismi di auto sabotaggio o convincermi che meglio lasciarlo perché non lo amo più.Tutto ciò annebbia la mia mente e mi sconforta.Sono da uno psicologo e da un kinesiologo.Il mio compagno conosce questi meccanismi, lotta ma non ce la fa,non sa che mi interrogo su ciò che provo per lui.Non voglio però nascondermi dietro alla “scusa” del meccanismo di sabotaggio per non ammettere che ho solo paura di ritrovarmi di nuovo sola perché non lo amo più.In queste condizioni, non riesco a capire.Grazie a tutti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentilissima,

visto il tipo di relazioni familiari che hanno connotato la sua infanzia e adolescenza e le specifiche caratteristiche dei suoi genitori è comprensibile che lei abbia qualche problema di rapporto con gli altri.

Le oscillazioni emotive che lei riferisce possono avere più di una causa ed è opportuno che lei si fidi della diagnosi ricevuta dallo psicologo che la segue e che la conosce di persona, anche se per la natura stessa del suo problema può essere portata a dubitarne.

Che tipo di lavoro state facendo?
Non ho capito se sta effettuando una psicoterapia: può essere più precisa su questo punto?
Con che cadenza hanno luogo le sedute?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2006 al 2012
Ex utente
Ho fatto psicoterapia dal 2005 al 2007 ma diciamo che era mirata solo al consapevolizzare. Dal 2007 al 2008 ho seguito una serie di seminari di approfondimento per comprendere meglio le dipendenze affettive.
Attualmente da circa due anni e mezzo faccio sedute di kinesiologia con cadenza quindicinale, applicando tecniche di riprogrammazione come One Brain, EFT e altre.
Contemporanemente ma solo da due mesi circa, vado da uno psicologo con frequenza quindicinale, con un programma cognitivo comportamentale. In effetti da non molto.
Le chiederei, visto che i tempi per poter cambiare questi meccanismi immagino siano lunghi, cosa posso dire al mio compagno ?
Cosa può fare lui in quei momenti in cui io non riesco a controllare le reazioni (razionalmente ci provo ma non ci riesco) ? O cosa posso fare io ?
la ringrazio ancora
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Al suo compagno lei ha già esposto la teoria causale che ha elaborato nel corso dei percorsi psicologici effettuati, ma se questo non è sufficiente potrebbe chiedergli di parlarne assieme allo psicologo che ha iniziato ad occuparsi ultimamente del suo caso.

Come mai la frequenza delle sedute è solo quindicinale?
Pur con tutti i limiti dati dal fatto che non la conosco di persona penso che per un problema come quello che ci ha esposto potrebbe essere preferibile un trattamento un po' più intenso, rispetto a due sole sedute al mese.
[#4]
dopo
Attivo dal 2006 al 2012
Ex utente
Ho iniziato col fissare solo due sedute mensili per questioni economiche, ma in effetti posso fare qualche sacrificio e aumentare, mi consiglierebbe una seduta a settimana ?
Fin'ora non ho chiesto al mio compagno di parlare con lo psicologo perchè mi sentirei ancora più in colpa...di appesantirlo con i "miei" problemi, e temo anche che, se lo implicassi così profondamente nel problema, capisca davvero la "portata" del problema stesso e se ne vada......che per lui sia tutto "troppo".
Sento che si sta facendo carico di un peso che non merita....che non è giusto...
Temo che si sentirebbe ancora più male, e io mi sentirei ancora più un peso per lui..
[#5]
dopo
Attivo dal 2006 al 2012
Ex utente
dottoressa, le vorrei chiedere una cosa..
faccio fatica a convivere con l'idea che "sto facendo del male" al mio compagno.
leggo poi su internet i commenti di fidanziati/e di pazienti borderline che scrivono di come i borderline rovinino la vita ai loro compagni, manipolando e portandoli alla disperazione. io l'ho vissuto su me stessa avendo un padre borderline...
riconosco in me certi comportamenti borderline e vedo quanto il mio ragazzo stia soffrendo e io gli stia "rovinando la vita".
come posso "egoisticamente" chiedergli di starmi al fianco ? una parte di me continua a dirmi che se lo amo lo devo lasciar andare...perchè merita la felicità, non di star così per colpa mia.
come posso aver stima di me stessa, vedendo ogni giorno quanto lo faccio soffrire ?
mi sento egoista e inumana...come si può voler l'amore di qualcuno e volerlo a tutti i costi con sè, se si risconose tutto il male che gli stiamo facendo ?
non sarebbe meglio stare soli finchè non si è risolto almeno qualcosa ? ce la si può fare a "guarire" o stare meglio, finchè si ha una relazione ?
grazie mille per l'attenzione
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
la frequenza delle sedute è importante per creare le condizioni favorevoli ad una psicoterapia efficace, ma è altrettanto importante concordare con il terapeuta degli obiettivi sui quali orientare il percorso e valutare l'opportunità del coinvolgimento del suo compagno.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Le consiglio di evitare accuratamente di cercare in Internet contenuti come quelli che ci ha riferito: leggere le storie raccontate da altri non la aiuterà a prendere alcuna decisione nè a chiarirsi le idee, ma probabilmente riuscirà solo a confonderla ulteriormente.
In ogni caso ogni storia è a sè, e quindi quello che dicono le persone sulla propria esperienza personale non è automaticamente applicabile anche alla sua storia. Questo vale anche per ciò che ha osservato in suo padre nel corso degli anni e che non si manifesterà automaticamente anche in lei, per quanto avendolo osservato per parecchio tempo ha avuto modo di imparare da lui delle cose e dovrà lavorare per smantellare questi apprendimenti disfunzionali.

Penso che lei consideri il suo fidanzato "grande abbastanza" per esprimere sinceramente quello che sente, e quindi la cosa migliore che può fare è prestare fede alle sue parole e consultarlo quando pensa a qualcosa che lo riguarda, invece che elaborare congetture senza interpellarlo.

Per quanto riguarda l'idea di chiedere un colloquio congiunto al suo psicologo prima di pensare che questo rappresenti un aggravio del problema che sente di aver già messo sulle spalle del suo compagno gli chieda cosa ne pensa: può darsi che le risponda che gli sarebbe d'aiuto poter parlare di persona con un professionista che possa rispondere ai suoi dubbi e aiutarlo a capire meglio la situazione.
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