Perdita del proprio psicologo

Mi trovo ad affrontare una difficoltà assurda e dolorosa per me che non riesco a prendere molto bene. L'anno scorso mi sono rivolta ad un centro di igiene mentale vicino casa dove sono stata affidata ad un giovane psicologo non ancora specializzato per psicoterapia. Con lui a differenza di esperienze passate è stato molto coinvolgente, devastante, illuminante. Insieme abbiamo smontato molti miei meccanismi mentali che mi preservavano da certi dolori, meccanismi sostituiti nella loro funzione dalla possibilità di contare sul suo sostegno nell'affrontare ciò che temevo. Sono andata da lui per un totale di 12 sedute e poi la doccia fredda: il suo contratto semestrale col centro scade e non gli viene rinnovato, non può più seguirmi. Inutile dire quanto mi sono sentita persa, tuttora mi trovo nella fase di apatia che segue la tempesta ma sento ancora il dolore latente sotto questo tentativo di rimanere in piedi. Effettuiamo un ultima seduta in cui mi dà il suo numero di telefono e vengo affidata ad una nuova psicologa da cui mi reco cercando di dirmi che l'esperienza col primo psicologo sarà facilmente riproducibile anche con lei. E invece è un disastro, enormi difficoltà ad aprirmi emotivamente con lei che al mio presentargliele sa solo rispondere "lei mi esclude cosa pretende", chiamo saltuariamente (5-6 volte da gennaio) il mio psicologo che mi invita a esprimere il mio disagio alla nuova psicologa e costurire un nuovo rapporto terapeutico ma le sedute con lei sono frustranti e deprimenti, reagisce quasi offesa al mio annunciarle che non tornerò a maggio.
Ora: perchè scrivo qui. In questi giorni chiamerò l'ultima volta il mio psicologo, mi dirà se in questo nuovo anno lavorativo ci siano possibilità di essere seguita ancora da lui. Non è della mia città (1-2 ore di treno) o lo richiamano al centro o l'ho pregato di ricevermi privatamente, cosa che rifiuta di fare in maniera ufficiosa e ha difficoltà a fare ufficialmente in uno studio. Ho voluto/dovuto abituare il mio cuore all'idea di ricevere l'ultima risposta negativa, le possibilità che venga richiamato o apra uno studio sono miserissime, inutile contarci. Dopo averlo sentito sarò troppo devastata per cercare rimedi per cui chiedo qui adesso: cosa faccio dopo aver avuto la certezza che posso scordarmi di lui? le mie difficoltà nella vita continuano e dopo lui non ho più nessuna protezione dal dolore e in quanto a mezzi per affrontarle mi ha solo resa più consapevole di quanto io ne abbia usati finora solo di fallaci. Dovrei rivolgermi a qualcun altro ma mi ha lasciata in uno stato così informe che non so come potrei fare a spiegarmi nuovamente a qualcuno. Mi sembra quasi di aver letteralmente dimenticato un sacco di cose di me dopo che se ne è andato. E a chi rivolgermi poi? il pubblico mi è precluso dopo aver lasciato l'ultima, dovrei rivolgermi ad un privato. Consigliatemi, convincetemi. Sono disperata, nel senso vero e prorio di senza speranze, senza alcuna speranza o aspettativa verso altri.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

perdere le speranze per curare il suo disagio mi pare azzardato!

Comprendo perfettamente che con il professionista, soprattutto con lo psicologo, si possa spesso creare un clima di fiducia particolare, e per quanto la relazione terapeutica (cioè con quello specifico terapeuta) sia fondamentale, la cosa più importante per Lei è curare la sua patologia.

Per quali ragioni si era rivolta allo psicologo?

E' chiaro che ci sia dopo un po' di sedute un po' di attaccamento sano al terapeuta, ma faccia attenzione a non creare un altro problema. D'altra parte anche noi terapeuti cambiamo città, sede professionale, abbiamo la nostra vita, alcuni possono morire e il pz. può sentirsi abbandonato.

Si focalizzi però su se stessa. In che cosa trova difficoltà con questa nuova psicologa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

purtroppo succede che il terapeuta che non ha una situazione stabile agli inizi dell'attività possa migrare e causare dei lutti nei pazienti, dato che Lei in questo momento sta soffrendo una perdita resa ancor più difficile dal fatto che il terapeuta non è morto, ma semplicemente non può seguirla.

> Consigliatemi, convincetemi.

Sulla prima parte qualcosa si può fare, anche se è ovvio che l'ultima scelta resta la Sua, ma sulla seconda parte avrei dei dubbi, anche perchè, se non è riuscito il suo ex-psicologo a convincerla ad avere un ottimo rapporto con il nuovo psicologo, s'immagini quale risultato possano ottenere gli psicologi virtuali di questo sito che non hanno stabilito un profondo legame emotivo con Lei.

O ha pazienza che il giovane collega si stabilizzi, o riesce a creare una relazione il più soddisfacente possibile con la nuova psicologa (ma mi raccomando eviti i commenti del tipo *l'altro era meglio di te* se non sono costruttivi alla relazione attuale), oppure si cerca un nuovo psicologO [maschio] con cui lavorare.
Oppure trovi la quarta alternativa che più si adatta a Lei!

Ma non si faccia convincere...

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, ringrazio entrambi per aver letto. Mi rendo conto che ho cercato di formulare una domanda decisamente ingenua solo per dare un senso a quello che poteva essere solo uno sfogo. Non posso parlare di questo problema con le persone reali che ho accanto ma la tensione di questi giorni si sta facendo insostenibile e avevo bisogno di aprire bocca con qualcuno. Per cui ringrazio per i vostri buoni consigli, non potevo sperare di più, ha ragione Dr. Bellizzi. Se posso proseguire la discussione rispondo alle domande della Dr. Pileci e in parte anche alle sue. Ci deve essere tra l’altro un mio precedente consulto sui motivi che mi hanno portato ad uno psicologo ma sembra sparito. Il problema tecnico o quantomeno quello che più mi preme è la mia incapacità di studiare da quando sono all’università, studio medicina e sto dando ancora alla mia età gli esami del terzo anno. Mi è impossibile sia lasciarla (è una passione molto forte non saprei cosa fare della mia vita dopo) sia studiarla dato che ogni giorno per quanto viva sui libri non ho concluso mai più che poche pagine. Per il resto ho problemi relazionali con amici, ragazzo e famiglia che evidenziano un problema di fondo. Con lo psicologo eravamo giunti alla conclusione che essendo vissuta in un clima molto giudicante non abbia sviluppato liberamente una mia coscienza emotiva per cui contrasto continuamente tra quello che provo e quello che dovrei provare esasperando alla fine entrambe le cose: provo sia dolori e rabbie verso me e altri incontrollabili sia enormi sensi di colpa e scarsa autostima subito dopo. La conclusione era insomma che non avevo la minima idea di chi fossi e cosa volessi, dovevamo scavare a poco a poco e mi è stato evidente come questa opera di scavo mi è impossibile se non supportata da qualcuno di fiducia che mi eviti il ritorno costante a ciò che “dovrei” pensare. Perché in effetti io sono con tutti decisamente paranoica, mi sento subito giudicata, le vostre stesse risposte ho dovuto rileggerle con calma dopo qualche ora per non percepirle come critiche. Faccio un’ENORME fatica a sentirmi capita e ascoltata sinceramente. Nella mia vita mi sono rivolta ad un centro d’ascolto per adolescenti, al tutor dell’università e infine a questo centro pubblico, ho cercato con tutte le persone con cui mi sono relazionata di essere capita e ascoltata ma in tutta la mia vita solo lui è riuscito a scansare ogni mio istinto a chiudermi per ricominciare a parlare razionalmente delle questioni. Il problema con la nuova psicologa fu che io arrivai da lei coscientemente aperta (inconsciamente non potrei dire) ma in pochi minuti lei impose la relazione terapeutica sulla provocazione, la terapia d’urto come si suol dire, cosa che per me è stata deleteria. Capisco che cercava di smontare il mio pensiero razionale sperando che questo tirasse fuori quello emotivo ma ha ottenuto solo che io lo indurissi ancora di più ad ogni suo attacco. Ho cercato di spiegarglielo più volte e non voglio elencare i molti modi in cui mi ha ferito ogni volta che ho cercato di aprirmi anche solo per spiegarle questa difficoltà. Fornirò qualche esempio solo se me lo chiederete. Posso solo assicurare che non ho mai voluto perdere tempo dicendo che lui era meglio, ho sempre solo spiegato l’effetto che le parole di lei provocavano in me e solo raramente dopo cosa invece mi provocava lui per spiegarle cosa era efficace con me. Ho comunque interrotto le sedute a maggio come dicevo e non ho intenzione di tornare da lei, tornavo debilitata e sentendo ancora più dolorosamente la sua mancanza. Alla mia richiesta se fosse possibile rivolgermi ad un altro psicologo del centro (espressa molto timidamente direi) mi rispose “no, cambiare psicologo non è mica uno sport..” senza alcun rispetto per il mio dolore dato che non avevo di certo deciso io di interrompere col primo. Per cui non posso più rivolgermi al centro e devo cercare un privato, questo è sicuro. Probabilmente qui cercavo quello che per me è un miracolo, sentirmi capita e ascoltata, in modo da smentire questa mia sensazione che non ne troverò un altro a breve dato che finora solo lui mi ha trasmesso questo e avere più speranze nel rivolgermi a qualcun altro. Ma è decisamente molto difficile per me. Apprezzo l’allusione del Dr. Bellizzi sul cercare un altro maschio, la comprendo in effetti, ma mi preme solo chiarire che per quanto il transfert provato per lui sia stato molto potente e spesso invadesse altri campi lo distinguo molto bene da una passione amorosa, giusto per escluderne la problematica.
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Non mi è del tutto chiaro come mai il collega specializzando (o non specializzando?) abbia deciso di non vederla privatamente dopo essersene andato dal centro. Lei ha l'impressione che le ragioni che lui le ha dato le abbiano chiarito del tutto questi motivi, oppure non è chiaro nemmeno a lei?

A parte questo è probabile che la situazione di "lutto" che si è venuta a creare sia dipesa in parte dal terapeuta, ma dall'altra sicuramente dalle sue difficoltà relazionali che l'hanno portata ad attaccarsi emotivamente al professionista che non solo ha il dovere istituzionale di "capire" gli altri, ma dal quale si è sentita *davvero* capita. Forse persino troppo.

Ciò dice qualcosa su di lei, anche se in questo momento tutto ciò che sente è di essere stata abbandonata.

Perciò mi sento di darle lo stesso suggerimento che diamo alle persone disperate per essere state lasciate: si trovi un nuovo terapeuta anche a costo di dover sottostare a un periodo di prove ed errori. Altrimenti farà come quegli amanti che vedono solo colui o colei che li ha lasciati, e si dimenticano che una sofferenza così grande dipende più facilmente dalle proprie questioni irrisolte che dall'altro. Cercano con tutte le loro forze di recuperare quell'unica persona che sembrava così unica, ma non si rendono conto che con un altro - con caratteristiche simili - sarebbe stata la stessa cosa: l'altro è lo specchio in cui riflettiamo qualcosa di noi.

Perciò, piuttosto che guardare all'indietro vada avanti e non demorda.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie anche a lei Dottore, dal suo messaggio sono riuscita a capire quanto possa darmi sollievo "celebrare" in qualche modo questo passato per andare verso il futuro, come la necessità di una cerimonia funebre in cui salutare degnamente e non da sola una cosa così importante della mia vita. Mi sono bastate le poche parole che ha speso per il mio passato a darmi un po' d'aria. So quanto ho riversato di me nella sua figura, lo so intanto perché è come se tutte queste cose fossero svanite con lui e fatico tantissimo a riportarle in superficie ma soprattutto perché in terapia ne parlavamo. Tendo a costruire un mondo irreale parallelo dove riporre tutta la mia emotività e lui che ci si era avvicinato ne aveva cominciato a far parte e lavoravamo sul riavvicinare i due mondi e portare emozioni nella realtà e realtà nella fantasia. In ogni caso mi sento un pelino meno bloccata a pensare al futuro. Le rispondo solo alla sua prima domanda che è in effetti una problematica. Non conosco il suo nome proprio ma anche solo cercando il cognome ho qualche dubbio sul suo trovarsi sull'albo degli psicologi, alla mia domanda mi disse solo che non aveva "ancora" la specializzazione a psicoterapeuta e non so dirle altro, so che ha atteso e sperato che lo richiamassero qui e che nel frattempo ha collaborato con altre strutture per cui credo sia in cerca nel pubblico e che il privato lo avesse molto cautamente suggerito solo come possibilità per venirmi incontro di cui non era certo.