Mamma in difficoltà dopo perdita marito: posto di sollievo?

ho già parlato della situazione di mia madre, depressa (segutita da psichiatra e sotto cura farmacologica - domani andiamo alla visita) e attaccata morbosamente a me (che abito a 40 km) dopo la perdita di mio padre.

ora la situazione è la seguente: è seguita dalle 8 alle 13.30 da una signora, la accetta di buon grado ma inizialmente si va a nascondere negli angoli della casa, rannicchiata come una bambina. poi in qualche modo diventa collaborativa

il pomeriggio si blocca (blocco tot psicologico perchè in casa sa fare tutto e anche molto velocemente) perchè ora, dopo le prime settimane post lutto, non abito più con lei. le sue amiche ieri sera le hanno dovuto portare la cena, perchè lei si rifiutava di farla (l'appetito è buono invece).

non so che dirle, spronarla, incoraggiarla, sgridarla, chiamarla spesso o ignorarla...? sembra che faccia di tutto per attirare l'attenzione, certo è anche che è molto molto provata.

a volte è assente, scorda le cose (di prendere la pastiglie, di portare il cibo al cane), però ciò accade proprio nei momenti in cui è "giù" e si blocca, ma per il resto non sembra dare segni di demenza (è sempre stata in gambissima).

lo psichiatra, alla luce della sua continua necessità di assistenza, più psicologica che realmente organizzativa, (ma pur sempre necessità di assistenza) ha suggerito un mese in un posto di sollievo in residenza socio assistenziale, lei sembra convinta di non averne bisogno quando è più lucida, in altri momenti è un po' della serie:perchè no..
ci sono i pro e i contro di questa prospettiva: farla riposare e seguire bene da una parte, ma (e qui ho paura) farla "regredire" dall'altra???? se una persona è "solamente" molto depressa e non demente, essere seguita per un periodo 24h/giorno le può servire come da "vacanza" per il corpo e per la mente o andrà a minare la sua ancora potenzialmente buona autonomia?
ci sono i pro e i contro
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Non credo che sua mamma abbia bisogno di una "vacanza", intesa come una totale delega della cura di sè, ma degli aspetti terapeutici che una struttura di cura può offrire.

Valuterei quindi l'inserimento in una sturttura che offra una buona assistenza psicologica (attività terapeutiche) e l'opportunità di riattivare le proprie autonomie.
L'aspetto assistenziale può essere molto utile per esempio per l'assunzione regolare della terapia farmacologica.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
ha ragione, ma lei finirà in una graduatoria RSA.... possono potenzialmente queste strutture fornire adeguata assistenza psicologica?

nel frattempo come devo comportarmi con la mamma? a volte le dico che sono sfinita, non ce la faccio più a starle dietro e allora lei si mostra più forte, poi però si dice preoccupata per me in maniera ossessiva (che faccia un incidente ecc)... non so quanto starle vicina e quanto mantenere la distanza
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Non ho esperienza di RSA, ma credo si rivolgano a persone non autosufficienti, cosa che sua madre non è.
A mio parere avrebbe bisogno di una casa di cura che offra psicoterapia e attività psicoeducazionali.

Capisco i suoi dubbi su come relazionarsi con sua mamma, ma è veramente difficile darle indicazioni generali, perchè ogni storia ha le sue caratteristiche, le sue trame, i suoi equilibri, che andrebbero approfonditi, per poter essere d'aiuto.

Lo psichiatra che segue sua mamma non prevede consulenze ai familiari? Oppure la può indirizzare ad uno psicologo che lavori in rete con lui, per consulenza e sostegno.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
comprendo le sue preoccupazioni per una situazione così delicata e nella quale il suo coinvolgimento è molto forte. In questi casi in cui la sofferenza di un familiare è complessa e difficile da gestire, un supporto psicologico alla famiglia sarebbe indicato.

Le modalità che riguardano la gestione della relazione con sua madre dunque meriterebbero un'attenzione diversa.
Per questo le suggerirei di chiedere un consulto psicologico diretto, proprio per trovare quella "giusta distanza" che le riesce difficile stabilire e che l'aiuterebbe a trovare una maggiore serenità nel rapporto con sua madre e di conseguenza maggior benessere nella sua vita personale e di coppia.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
(cercherò consulto psicologico per entrambe, non è facile perchè abitiamo lontane e in posti logisticamente svantaggiati nelle montagne trentine)
attualmente mia mamma non riesce nemmeno ad uscire di casa, ciò le provoca ansia. penso che se uscisse non avrebbe bisogno di tante case di riposo .....


segnalo altre cose: le altre sue paure (oltre a stare senza me) sono di negatività per quanto riguarda ogni ambito della casa: non ho più vestiti a sufficienza, non c'è niente da mangiare in casa, non esce più l'acqua calda, il forno non funziona ecc (tutte bugie: quando gliele smaschero appare stupita)




ci tengo a dirvi che a volte mia madre mi chiede "SCUSA"..sottinteso per quello che mi sta facendo passare. mi impressiona che SAPPIA cosa comporta ciò che sta vivendo...
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

è molto difficile superare un lutto a 74 anni, con la prospettiva di restare soli per il resto dei propri giorni, ma soprattutto di aver perso il compagno di una vita che magari la aiutava in quelle situazioni che lamenta e che Lei smentisce.

Non di rado persone in lutto attuano dei comportamenti *strani* che dietro hanno quella specie di grido di dolore che è *torna ad aiutarmi, e non lasciarmi sola, dato che ho bisogno di te*, cioè di quel compagno che Le era accanto.

Consideri che prima di parlare di un lutto complicato, al di là dell'intensità delle manifestazioni emotive, bisogna attendere il ciclo di un anno, dato che è nel corso dell'anno che si sperimentano per la prima volta tutte le cose che fino a ieri si erano fatte con la persona deceduta.

Sulla RSA, se Sua madre dice "perchè no" allora è comprensibile che abbia un pò di timore per il cambiamento, ma è anche possibile provare: mica è una pena detentiva che una volta che viene condannata ad un mese di RSA non può più uscire! Se proprio sta male, una settimana dopo può pure uscire e si può interrompere il soggiorno.

Se non altro potrebbe anche scoprire di poter essere d'aiuto per quelli che stanno peggio, e riscoprire così una certa funzionalità che è persa al momento. Se fino alla presenza del marito lei cucinava per il marito, oggi non è più stimolata in tal senso.

Delle volte capita che alcune persone in RSA scoprono quanto stanno bene e quanto stare insieme ad altri le stimola e le fa distrarre.
COnsideri che adesso la casa *parla* della persona che non c'è più (questa frase senza pretese medianiche o spiritistiche, ma in termini metaforici e simbolici).

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Vi ringrazio.

intanto siamo in lista per una RSA e stiamo valutando anche una clinica più specifica,

intanto mamma sta meglio, ma mi chiama al lavoro angosciata per chiedermi dove sono...di stare attenta che piove... ora se la rassicuro va meglio, ma temo che al mio ritorno a casa (sua, non mia purtroppo per me e mio marito) sarà impanicata...
è proprio il segnale che ha descritto il dott. Bellizzi... non posso fare altro che rassicurarla...?!
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

rassicurarLa, starLe vicino e condividere insieme la perdita.

Accompagnarla nel processo di rielaborazione delle abitudini e di riorganizzazione del proprio tempo!

Purtroppo le distanze della società moderna che hanno il modello disperso nel territorio della famiglia (nonchè la riduzione degli spazi abitativi nelle unità) genera questi fenomeni di postamenti.