Disturbo borderline

Buonasera,
ho cominciato a star male a 14 anni: anoressia, bulimia, autolesionismo, comportamenti suicidari, rapporti sregolati, fino a quando i sintomi si sono moltiplicati e cronicizzati tanto da far emergere una diagnosi di disturbo borderline.
Ho incontrato decine di specialisti, sono anche stata ricoverata in reparto psichiatrico, ma nessuno è stato in grado di aiutarmi: ogni volta con il terapeuta si riproponevano gli stessi meccanismi relazionali (ho paura che mi abbandoni --> produco i sintomi per ricevere attenzioni ed evitare l'abbandono)ed ogni tentativo per arginare i sintomi sembrava inutile. Attualmente sto seguendo una terapia farmacologica (antidepressivo e stabilizzanti) e una psicanalitica con scarsi risultati: una volta sapute e ricercate le cause del problema, la situazione non è migliorata per il momento ed io non so cosa fare. La mia famiglia è distrutta dopo anni di sofferenza e di spese per le cure, ed io penso seriamente che sia meglio farla finita. Non vedo un futuro davanti a me, non vedo un motivo per lottare.
Scrivo per chiedere se esista una terapia giusta per il disturbo borderline, e se sia consigliabile un trattamento residenziale piuttosto che ambulatoriale.
Grazie.
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Dr.ssa Valentina Bovio Psicologo, Psicoterapeuta 71 1
Gentile ragazza,
mi sembra di capire che le cause del problema le siano chiare, forse adesso sarebbe più funzionale riflettere sul significato che assume ora il suo disagio nella sua vita e in quella della sua famiglia.
Da quanto tempo fa psicoanalisi? E' un percorso che ha i suoi tempi, ha provato a parlare col suo terapeuta del fatto che non sente miglioramenti?

Se comunque dovesse decidere di interrompere questo trattamento, potrebbe pensare ad un approccio più centrato sulle relazioni, dal momento che è il nucleo ricorrente. Potrebbe aiutare sia lei che la sua famiglia, eventualmente.

Saluti

Dr.ssa Valentina Bovio - Psicologa Psicoterapeuta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta. Non è una psicanalisi convenzionale, è una psicoterapia con approccio psicodinamico (niente lettino): sono in cura da qualche mese, è poco ma mi sembra di girare a vuoto. Fino a qualche tempo fa facevo in contemporanea una terapia familiare (sistemico relazionale) ma parlavamo solo del mio autolesionismo grave ed era frustrante e inutile. Forse la familiare, magari con un altro specialista, potrebbe servire? Il problema è che ho 22 anni: è ancora fondamentale la partecipazione dei genitori?
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Dr.ssa Valentina Bovio Psicologo, Psicoterapeuta 71 1
Gentile ragazza,
ho l'impressione che lei abbia messo in atto, per così dire, un comportamento bulimico anche nei confronti della terapia...due terapie in contemporanea sono troppe, forse una scelta dovuta anche alla scarsa convinzione del beneficio sia dell'una che dell'altra?

Una terapia relazionale non si pratica necessariamente con tutta la famiglia, ma in certi casi la presenza dei genitori, come di fratelli o altre persone significative, può essere preziosa. Non è una questione di età, i suoi genitori non starebbero lì per controllarla o perchè serve la loro autorizzazione, ma per contribuire all'efficacia della terapia, sia per lei che per loro stessi.
Questo in linea generale.
Nello specifico, comunque, ne parli con il suo terapeuta, gli manifesti tutti i suoi dubbi sul percorso che state facendo. Continuando a iniziare e lasciare terapie, cure e punti di riferimento vari rischierebbe di ripetere le dinamiche che descrive a proposito del suo disagio (rapporti sregolati, tira e molla sull'abbandono, autolesionismo).

Saluti
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