Un fallimento totale

è così che mi considero.
Sono ansiosa, completamente chiusa in me stessa, la mia vita sociale è ad uno stop totale, frequento un uomo che amo che non fa che ripetermi che non mi ama, ho problemi con l'alimentazione da sempre, mi sto riprendendo da una crisi universitaria durata anni.
Mi giustifico. Mi dico che la gente è stupida, che se esco non mi diverto, che il mio ragazzo mi sta bene così, che ingegneria è una facoltà difficile, che sono grassa dopo essere stata sottopeso per molti anni, che è la mia vita e pazienza.
Poi guardo la realtà e dico che mi sto solo nascondendo.

Poi cerco di farmi coraggio e mi dico che sono stata brava ad uscire dalla crisi dello studio, penso agli esami che ho dato e mi dico che sono coraggiosa e non mollo e vado avanti.
Penso che sia meglio essere così enormemente grassa che magra come prima senza energie per alzare una penna.
Mi dico che lui non mi ama ed è normale, nemmeno io amo me stessa, quindi posso capirlo.

Insomma, penso e ripenso, ogni tanto mi viene l'ansia a pensar così tanto e con l'ansia arriva l'ipocondria e tutte le sue manifestazioni tremende.

Lo so cosa direte. Vai in terapia.
Ci sono stata. 3 anni. 3 anni che non mi hanno lasciato niente se non un giovamento temporaneo nella frequentazione del terapeuta, perché almeno facevo uscire questi pensieri dalla mia testa.
Ho mollato, questioni prevalentemente ecomiche. Devo studiare con più impegno e non posso lavorare, i miei nemmeno se lo immaginano che la loro figlia brillante e simpatica stia tanto male e non posso chiedere a loro di pagarmi la terapia.
Inutile dargli altri dolori e far scoprire anche a loro che sono un fallimento in tutto e per tutto.

So che non potrete dire nulla. So che forse volevo solo sfogarmi.
Ma d'altro canto vorrei urlare aiuto, perché non riesco a pensare di vivere la mia vita così, non riesco a pensare di vivere.
Vorrei scappare ed andare lontano da tutto, ma so che ritroverei sempre me stessa ed il mio problema sono io. Non si può scappare molto lontano.

Vorrei solo poter credere che tutto questo un giorno passerà.
Vorrei credere che la ragazza frizzante che sono lì fuori con la gente un giorno potesse corrispondesse alla ragazza che vive dentro di me.
Vorrei essere la ragazza che cammina a testa alta ed è fiera di se stessa.

[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

ha proprio ragione:

" lui non mi ama ed è normale, nemmeno io amo me stessa, quindi posso capirlo".

Se lei per prima non si ama sarà difficile che scelga persone che la amano al posto suo, anche per lei, per due.

Come mai ha continuato per anni quella psicoterapia se non sentiva particolari benefici?
A volte un particolare professionista o una particolare terapia non fanno per il particolare paziente, e in quei casi è meglio interrompere e ricominciare con qualcun'altro.

Quello che ci sta riferendo e tutta l'angoscia che prova passerà, ma probabilmente solo se lei riceverà un aiuto adeguato e comincerà a dire la verità ai suoi genitori, permettendo loro di vederla per quello che è.

Costruire un muro di finzione fra sè e i propri cari è pericoloso e porta solo ad un peggioramento del senso di solitudine che una persona come lei prova già abbondantemente senza che intervengano altri fattori a peggiorare la situazione.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile dottoressa Massaro,
la ringrazio per la risposta, purtroppo non posso parlare coi miei genitori.
Non accetterebbero mai una cosa del genere e probabilmente non mi aiuterebbero ne economicamente ne sostenendomi in altra maniera.
Sono persone buone ma piuttosto limitate.
[#3]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Ps. non sapevo che la terapia non andasse, l'ho saputo dopo, quando ho smesso.
Sono precipitata ancora di più nella mia introspezione e nella rassegnazione.

E si, anche frustrazione, perchè penso che diamine, tre anni non hanno sortito effetto alcuno? Devo stare in terapia a vita?
No, non voglio. Preferirei una lobotomia.
[#4]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
I suoi sono quindi limitati, ma buoni.

Non ha risposto alle mie domande sulla psicoterapia che ha effettuato: può chiarire questo punto?

Ha mai preso farmaci?

Che diagnosi ha ricevuto?
[#5]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
La terapia consisteva in un colloquio settimanale, con la mia terapeuta avevo un buon rapporto, normale, formale, classico.
Ero anche abbastanza "legata" a lei, avevamo sviluppato bene la questione del transfert e tutto quello che ne concerne. Mi è dispiaciuto lasciare la terapia, che consisteva banalmente in 50 minuti a settimana con un colloquio.
Ho compreso meglio me stessa, e pensavo sarebbe bastato, ma adesso mi ritrovo a conoscermi abbondantemente e a non risolverci un bel nulla.

Ho preso e prendo ansiolitici.
Tranquirit, ansiolin, En, delorazepam.
Al momento assumo EN al bisogno.

La diagnosi è stata disturbi dell'umore, una cosa simile, non si è mai sbilanciata troppo a riguardo, diceva che era controproducente parlarne con me.
[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Che età aveva?
Chi ha deciso che iniziasse una terapia?
[#7]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

è palpabile e comprensibile il suo disappunto nei confronti di una psicoterapia che nel giro di 3 anni non ha sortito alcun effetto; tuttavia, se lei è qui a postare un disagio nella sezione psicologia, sembra che, almeno in una certa misura, lei nutra qualche speranza nella possibilità di stare meglio, di poter essere aiutata a superare un momento di difficoltà grazie ad un supporto psicologico.

Forse la/lo psicoterapeuta che ha scelto non era la persona giusta; o magari lei non era ancora pronta a beneficiare del lavoro svolto insieme... di fatto questo non significa che non ci siano altre possibilità.

Credo che sarebbe utile provare a contattare un altro professionista e, se il problema è di natura economica, non escluda di potersi mettere in contatto con una struttura pubblica dove potrà trovare validi professionisti in grado di supportarla nel superamento di questo momento di difficoltà che, con il giusto aiuto, potrà superare brillantemente.

Che vantaggio avrebbe, del resto, nel praticare una lobotomia? :-) Pensa forse che sarebbe più felice?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#8]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile dott, Callina,
non sa quante volte mi dico che sarei felice se non pensassi così tanto, se solo potessi smettere di pensare e sentire tutto questo dolore...
Ma se vale il Cartesiano "Cogito ergo sum", sono costretta a pensare per non smettere di esistere.

Vorrei essere una ragazza normale, senza ossessioni sul cibo, senza ipocondrie, senza ansie, senza ansiolitici, senza il terrore di parlare e di sentirsi fuori posto nel mondo.
Una ragazza qualsiasi, non tanto bella, non tanto magra, non eccezionalmente intelligente, non fulgidamente simpatica, ma semplicemente e meravigliosamente NORMALE.
Non sa quanto mi sembrano straordinarie quelle normali ragazze lì.


E si, nutro la speranza di poter essere aiutata e credo nella terapia seppur frustrata al momento. Forse andrò in un consultorio, ma mi serve coraggio a ricominciare tutto d'accapo e mettere sul piatto tutti i miei problemi, uno in fila all'altro, così enormi e così pesanti da portarsi dietro.
[#9]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Dottoressa Massaro,
Avevo 19 anni, ero al primo anno di università ed avevo tutto quello che desideravo: una nuova città, un ragazzo adorante ed adorato, amici, una facoltà che amavo, una bella vita agiata e piacevole.
E l'ansia. Arrivata all'improvviso, senza motivi. Così credevo.

Attacchi di panico, paura di morire.
Io che a queste cose non credevo, anzi, non sapevo nemmeno esistessero. Ansia? Mai sentita nominare, fino al giorno in cui mi sono dovuta stendere per terra perché pensavo di stare morendo, con la gola stretta senza riuscire a respirare.

Dopo molte volte ed alla fine, parlandone con il mio fidanzato dell'epoca decisi di farmi aiutare e cominciai con la dottoressa, dalla quale arrivai completamente distrutta e molto rigida nei confronti della terapia stessa: so che avevo deciso di andarci io, ma non capivo come parlare con un'estranea potesse permettere alla mia gola di non chiudersi a suo piacimento.
Mi sono aperta dopo un annetto, e piano piano ho capito molte cose ma l'ansia non è andata via. Forse attacchi non ne ho più, ma lei è sempre attaccata alla mia schiena, mi dà sempre costante malessere.
Ormai la chiamo lei, come se fosse una coinquilina.
La mia coinquilina mi ha fatto perdere tante cose. Troppe.
Certe volte mi sento come se la parassita fossi io e non l'ansia stessa.
[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ai suoi non ha raccontato nulla nemmeno della terapia che ha fatto?
Non hanno assolutamente idea di come lei stia?

E' possibile che non siano loro a essere troppo chiusi, ma lei, che infatti dice:

"Io che a queste cose non credevo, anzi, non sapevo nemmeno esistessero. Ansia? Mai sentita nominare"

Se provasse a spiegare loro con parole sue come si sente non credo che non capirebbero.
Ci rifletta.
[#11]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
I miei non sanno nulla, ne dei miei disagi ne della terapia.

Io probabilmente avevo preso questo mio astio per la materia proprio da loro, ma mi creda, sono persone che non comprenderebbero il mio stato d'animo, e se proprio capissero quanto sto male mi scaricherebbero ulteriore ansia addosso.
Non è che non voglia affrontare la situazione, probabilmente poterne parlare con loro mi aiuterebbe a liberarmi di un segreto, ma si fidi quando le dico che coi miei non si può parlare.
Sono molto, molto limitati. Direi all'antica, ma non è il termine adatto.

Sono incredibilmente amata da loro, ma nello stesso tempo devo dire che loro amano una persona che esiste solamente nella loro testa.
Non pensi che non parli con loro per paura di non essere più amata in caso vedessero la vera me. Lo so che mi amerebbero comunque e sempre, ma non capirebbero.
Sono persone con cui non si può parlare.

Una volta provai a confidarmi, cercai di fare questo passo. Dissi loro che non dormivo da sette giorni ed ero quasi svenuta perchè ero stanca, risposta: DORMI.
Per loro queste situazioni sono semplicemente incomprensibili.
[#12]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Capisco.
Accantonando il discorso sui suoi genitori, al momento su chi altro sente di poter contare?
[#13]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
E se provassimo a guardare la situazione in una prospettiva differente e a sostituire il cartesiano "Cogito ergo sum" con un "Cogitor, ergo cogito” (“Sono pensato, quindi penso”).?

In questa prospettiva entra in gioco tutta la dinamica relazionale che, forse, è il fulcro del malessere che ci sta raccontando, a partire dalle relazioni primarie, dalla relazione con i suoi genitori che, a quanto dice, non l'appoggerebbero nella scelta di farsi aiutare nel superamento di questa temporanea difficoltà, nonostante siano persone buone, che l'amano.

Empaticamente riesco a comprendere il suo malessere ma credo che il suo "sentirsi fuori posto" sia frutto di una sua percezione che corrisponde al suo unico e irripetibile modo di porsi nei confronti del "mondo altro da sé".

Il coraggio è la parola chiave; certo che deve trovare il coraggio di mettersi in gioco, di riconoscere i suoi problemi, uno in fila all'altro, che sono certo sente come enormi e pesanti... ma cos'è il coraggio in fondo?

E' quella "normalità" che lei tanto anela, quella straordinarietà che vede nelle ragazze normali di cui parla; è la capacità di sentire "con l'altro", di non concentrarsi su se stessi e sulle proprie percezioni.

E allora, forse vale la pena di partire da questo coraggio e di provare, davvero, a mettersi in gioco.

Forse varrebbe davvero la pena di contattare un consultorio per provare a mettersi in gioco, davvero, per provare, davvero, a mettere sul piatto i suoi problemi.

Non voglio sottovalutare il suo disagio perché credo di riuscire a comprenderlo, anche se a distanza, ma vorrei cercare di trasmetterle quella briciola di coraggio che serve per ricominciare a prendersi cura di sé, del suo disagio, della sua vita.


Un caro saluto
[#14]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Ho degli amici fidati, pochi ma buoni, come si dice. Quelli in confidenza estrema che sanno queste cose sono due, una sa tutto.
Ho il sopra citato uomo che non mi ama, ma mi vuole un gran bene e mi è sempre accanto e mi ha ridato un sorriso. Una bella relazione.
[#15]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' importante che cerchi il sostegno e l'ascolto di altre persone a lei vicine, se in casa non può averlo, oltre a ricominciare a pensare alla terapia come soluzione del problema.
[#16]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Io lo cerco, e lo ricevo.
Ho la fortuna di avere delle persone che tengono a me e ci provano a tenermi su e a ridarmi coraggio.
E poverelli, quanto sopportano. E quanto mi stanno vicino.

Ma le loro osservazioni, per quanto rincuoranti, per quanto amicali, sono sempre banali e si fermano in superficie. Sono le stesse cose che direi io se dovessi stare vicino a qualcun'altro che avesse i miei problemi.
Ma non mi si prenda per un'ingrata, sono fortunata e felice di averli e so che posso sempre contare su di loro, questo devo ammetterlo.

La somma di tutte queste parole è: non so cosa farò, non so come ne uscirò e non so se ne uscirò.
Il mio desiderio è convivere bene con me stessa.
La mia somma aspirazione utopistica è la serenità. Come tutti credo.
[#17]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Dott. Callina,
il coraggio è la parola chiave.
Vorrei proprio non pensare sempre a me stessa!
Vorrei ascoltare sinceramente i miei amici, vorrei godermi la persona che ho accanto senza dirmi che non mi ama quindi mi lascerà quindi sarò infelice quindi se ne troverà un'altra meglio di me.
Vorrei godermi questa relazione bellissima, anche senza amore da parte sua. Stana discrepanza di sentimenti, ma tanta intesa mentale e tanti sorrisi sinceri come non me ne venivano da tanto.
Vorrei mangiare una pizza coi miei amici e godermi le loro chiacchiere senza pensare che ho preso una margherita con la mozzarella e sono un'idiota, che quella mozzarella mi farà diventare obesa e mamma mia come farò.
Quanti vorrei, eh?
Lo so. Dovrei fare di più.
Ma i dovrei vanno a braccetto coi vorrei,


Ho risposto alla dottoressa in merito all'età, glielo riporto:
"Avevo 19 anni, ero al primo anno di università ed avevo tutto quello che desideravo: una nuova città, un ragazzo adorante ed adorato, amici, una facoltà che amavo, una bella vita agiata e piacevole.
E l'ansia. Arrivata all'improvviso, senza motivi. Così credevo.

Attacchi di panico, paura di morire.
Io che a queste cose non credevo, anzi, non sapevo nemmeno esistessero. Ansia? Mai sentita nominare, fino al giorno in cui mi sono dovuta stendere per terra perché pensavo di stare morendo, con la gola stretta senza riuscire a respirare.

Dopo molte volte ed alla fine, parlandone con il mio fidanzato dell'epoca decisi di farmi aiutare e cominciai con la dottoressa, dalla quale arrivai completamente distrutta e molto rigida nei confronti della terapia stessa: so che avevo deciso di andarci io, ma non capivo come parlare con un'estranea potesse permettere alla mia gola di non chiudersi a suo piacimento.
Mi sono aperta dopo un annetto, e piano piano ho capito molte cose ma l'ansia non è andata via. Forse attacchi non ne ho più, ma lei è sempre attaccata alla mia schiena, mi dà sempre costante malessere.
Ormai la chiamo lei, come se fosse una coinquilina.
La mia coinquilina mi ha fatto perdere tante cose. Troppe.
Certe volte mi sento come se la parassita fossi io e non l'ansia stessa"



[#18]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
<<Vorrei godermi questa relazione bellissima, anche senza amore da parte sua. >>

Secondo lei, come mai decide di vivere una relazione con un uomo che non la ama e che continua a ribadirglielo?

Che cosa c'è di bellissimo in una relazione senza amore? I sorrisi sinceri? L'intesa mentale? Sono un po' confuso... crede che "non amore", sorrisi sinceri e intesa mentale abbiano un comun denominatore?

Crede che sia questo il *coraggio* di cui stiamo parlando? Mettere insieme i vorrei e i dovrei?

Ma lei che cosa vorrebbe, veramente? E a chi deve qualcosa se non a se stessa?

MI perdoni se sono un po' provocatorio ma credo che alla sua età non valga la pena di accontentarsi (a dire il vero credo che non ne valga la pena a nessuna età!).

Forse lei si sta lasciando troppo influenzare dalla sua coinquilina che le sta dicendo che più di questo non può meritare ma, mi perdoni di nuovo se sono scettico, non posso concordare con questa visione

Credo possa essere davvero utile rimettersi in gioco cercando un aiuto de visu con un collega della sua zona.

Un caro saluto
[#19]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Credo che alla fine il concetto di amore sia un po' sopravvalutato.
Per il tipo di rapporto che ho con questa persona, per la nostra intesa, non gli costerebbe nulla mentirmi e dirmi di essere innamorato a sua volta.
Lui sostiene di volermi bene, essere legato, ma per motivi suoi che non sto qui a spiegare, non è innamorato e non crede che gli succederà.

Preferisco avere accanto un uomo onesto, serio, che mi rispetta e mi sta accanto senza mentire sui propri sentimenti.
Per il tipo di rapporto che abbiamo non gli costerebbe niente dirmi quelle due paroline lì e farmi contenta, ma non lo fa e in questi utimi due anni mi ha ridato un pizzico di felicità.
Forse non una felicità completa, ammetto che desidererei sentirmi dire quelle due parole, ma a che pro? Non è meglio un intesa reale che un sentimento che prima o poi inesorabilmente si svuota?

Dottore, se le dovessi dire cosa vorrei per me le direi che voglio essere normale e non avere più tanta paura.
E appunto, tutti quei dovrei e vorrei potrei metterli in pratica in qualche modo, ma ho paura che se non funzionasse il mio brillante piano mi troverei faccia a faccia con la deiezione definitiva.
Insomma, non vado in guerra per non perderla e la sto perdendo comunque.
Un serpente che si morde la coda. Vorrei uscire da questo meccanismo.
[#20]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Carissima,

per uscire da questo meccanismo è probabilmente necessario che lei riprenda la psicoterapia, come sia io che il dr. Callina le abbiamo consigliato.

Mi auguro che consideri seriamente di farlo e che non pensi davvero che raggiungere un minimo di serenità rappresenti un'utopia.

Le faccio tanti auguri per il suo futuro,
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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