Panico da impegni

Buongiorno,

ho 30 anni. Ho lavorato in diversi settori (abbigliamento, legale, turismo ecc) sin dall'età di 18 anni, anche all'estero. Ho ripreso da poco gli studi universitari dopo un periodo di sospensione.

Il pensiero che mi assilla è che non sono ancora riuscita a crearmi una solida professione o qualifica in mano (ci sto tutt'ora lavorando), quindi rispetto ad altre persone dell'età mia sono in ritardo su tutto (forse ho sbagliato qualche mossa in passato, non lo so) ed ho notato, soprattutto negli ultimi 2 anni, che qualcosa in me è cambiato, soprattutto nel mondo del lavoro. Ho come un batticuore improvviso all'idea di dovermi prendere un impegno di lavoro, è come se ci fosse qualcosa che mi blocca. Siccome mi autoanalizzo fino a consumarmi, mi sono detta "mi è passata la voglia di lavorare?", "non credo in me stessa?" "è destino di qualcosa?" non lo so, ma mi sento smarrita e non riesco ad avere un'idea chiara di me. Ho paura a prendermi un impegno nonostante sia io a cercarmelo. per esempio, nonostante i buoni voti nello studio, se penso al giorno della laurea, mi blocco, come se la vedessi un titolo al pari di un premo Nobel, tra i più prestigiosi al mondo. Certo, ho sempre dato un certo valore all'istruzione (trasmesso da mio padre).
Fino a poco tempo fa non mi sembrava di aver mai avuto questo problema. L'unica cosa di cui sono consapevole è che l'ultimo lavoro che ho fatto ho dato io le dimissioni perché avevano iniziato con una specie di "mobbing" con lettere di richiamo accusatorie e pretestuose più altre strategie comunicative poco cordiali e ammetto di aver avuto, in quel periodo un crollo emotivo (mangiavo poco, tachicardia quando entravo a lavoro e demoralizzazione).

Però sono passati 2 anni da allora e anche se non credo di aver superato quella cosa, vorrei capire da cosa dipende questa "paura" dal prendermi un impegno quando sono io che me lo cerco. Che io sia diventata pigra all'improvviso? Oppure c'è qualcos'altro che non riesco a "vedere"?

Grazie per le risposte

Grazie
[#1]
Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 210 6 1
G.le utente, personalmente non credo si tratti di pigrizia. Probabilmente la questione da lei posta ha radici più profonde e ramificate per la conoscenza delle quali è necessario un approfondimento. Nella fattispecie, sarebbe interessante sapere quali aspettative hanno gli altri, in particolare suo padre, su di lei e che cosa a lei piace veramente, al di là delle svariate rotazioni nel mondo lavorativo.

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie.

Mio padre non ce l'ho più dall'età di 12 anni. Però era la figura predominante e saliente in casa, quindi tutto quello che mi trasmise a parole, mi è rimasto impresso nella mente come se me lo stesse dicendo tutt'ora.
Non so, sul discorso delle aspettative credo che mi ossessionino un po', cioè, penso troppo a quanto potrei essere apprezzata dagli altri per una cosa che faccio, prima ancora che da me stessa. Sono il classico tipo che pur riconoscendo certe mie inclinazioni/capacità, mi rimane più impressa un'offesa che un complimento...quest'ultimo rimane un po' lì, nell'aria (anzi, tendo a vederlo "falso" o di contesto) ma un'offesa rimane qualcosa di "indelebile o più credibile.
Tuttavia il panico da impegno che mi prendo non lo riesco proprio a capire...sembra un paradosso...
[#3]
Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 210 6 1
G.le utente, potrei ipotizzare una correlazione tra "impegni" e "giudizio dell'altro" che le rende problematico un accesso sereno ai primi. D'altronde il suo ultimo lavoro l'ha "psicologicamente rovinata", sentendosi alla mercé del capriccio e dell'arbitrio dell'altro, ricevendo un trattamento e delle critiche ingiuste. Personalmente credo che questo sia stato un episodio scatenante rispetto all'atteggiamento repulsivo ed ansioso nei confronti di ciò che attiene alla sfera dei "Doveri". Venendo meno il sostegno dell'altro in ciò che fa, in un certo senso è come se non potesse più fidarsi di datori, professori e delle varie figure che incarnano il giudizio a monte di un impegno. Se prima ad impegno espletato corrispondeva "giusta" critica o "giusto" complimento, ora credo che, per lei, non sia più così, ingenerandole altresì dei sintomi ansiosi non sapendo cosa aspettarsi dall'altro.
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie dottore, riflettendo su quello che ha scritto, le sue parole corrispondono ai miei pensieri (quelli più profondi, perché in superficie governano altri sentimenti e pensieri più impulsivi)...
Purtroppo quando si incontrano certe persone tendenzialmente sadiche non ci si può far molto se non andar via (a meno che non sia troppo importante combattere), però non vedo perché ora a 30 anni devo ossessionarmi con quelle voci battenti "non ci credi manco tu" "non va bene così". Se manca l'atteggiamento positivo credo manchi tutto. Secondo lei, i pensieri ossessivi che di solito sono negativi, si possono superare o mandar via definitivamente? Paradossalmente, i pensieri più positivi sono più difficili da mantenere, nonostante facciano sta r bene.

Grazie
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