Crisi dopo primo anno matrimonio, marito in psicoterapia

Buongiorno,
descrivo brevemente la situazione.
Dopo un felice fidanzamento di 13 anni (ci siamo innamorati da piccoli, all'età di diciottann, ora ne abbiamo 34), tanti viaggi assieme, ognuno si è realizzato negli studi e professionalmente, due anni fa mio marito prende casa, io seguo la direzione lavori, la arrediamo con cura, arriva il matrimonio e ci trasferiamo.
Con il distacco dalle reciproche famiglie di origine io nessun trauma particolare, un pò di nostalgia, la madre di lui va in depressione, assume atteggiamenti da tipica suocera, si lamenta di non essere cercata, da opinioni non richieste su soldi e acquisti, si informa sul mio reddito (che da libera professionista è calato nel periodo di crisi). I primi mesi sono difficili per me per il poco lavoro, ma sono gioiosa della vita a due. Durante i lavori in casa avverto le prime anomalie dei suoi genitori, molto invadenti e lui prende poco posizione, ma lascio correre. Quest'estate ad un anno esattto dopo un paio di mesi in cui vedo lui sempre più chiuso e apatico chiedo cos'ha. In sintesi da molti discorsi: non ha energie, si sente apatico anche verso il rapporto, dice di sentire le "farfalle" sempre più di rado. Partiamo e il viaggio è ok, molto entusiasmo. Torniamo alla routine e siamo punto e a capo. Decide di andare in psicoterapia a settembre. La terapia ha cadenza bisettimanale. Ora spuntano fuori nuovi suoi malesseri: non sa se la terapia basterà, non sa se è nato per stare in famiglia, vuole andare solo in India, dice che concepisco la vita a due in modo troppo tradizionale...insomma pare un pò confuso...io dico che forse semplicemente dovremmo ridefinire i nostri spazi visto che siamo cresciuti, ora autonomi, il rapporto è di lunga data e forse abbiamo fatto poche esperienze da soli. Ma lui non sta bene...la strada mi pare lunga, irta di ostacoli e incerta, ho il terrore di una separazione. Dice non sa se si risolverà: la sua frase è può essere che tra un anno te ne vai oppure siamo felicei e facciamo dieci figli... Ho chiesto se vuol fare terapia di coppia..lui dice no il problema lo ho io, però io ora sto male e mi sento impotente. Cerco di essere forte. positiva allegra e stargli vicino ma a volte crollo. I rapporti ci sono ma sono più rari (una volta alla settimana) e più distaccati. Quest'estate salta fuori che ha un ricordo di una molestia paterma sotto la doccia, ma non sa se è reale o l'ha sognata. Della terapia siamo d'accordo su sua richiesta che non ne parliamo. Non so come si svolga e voglio rispettare questa sua richiesta. Ma io cosa devo pensare? E' una depressione? Vi ringrazio anticipatamente per qualsiasi risposta vogliate darmi.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Credo che Suo marito stia rimettendo in discussione il rapporto, forse perchè -dopo tantissimi anni insieme- è vero che siete cresciuti e cambiati e forse tutto ciò sta un po' stretto per ora a Suo marito.

Da una parte è anche giusto lasciare il tempo e lo spazio per elaborare questo cambiamento.

Dall'altro non ho capito se Lei crede che tale cambiamento sia stato dovuto all'atteggiamento dei Suoi suoceri.
Prima dei preparativi per il matrimonio non aveva mai avuto qualche sospetto del loro essere un po' intrrusivi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
concordo con voi circa la decisione di non parlare "troppo" circa la terapia di suo marito, momento estremamente intimo e difficilmente spiegabile all'esterno. Allo stesso tempo, però, forse non dovrebbe diventare un tabù.
Fidanzamento e convivenza sono due "mondi" estremamente diversi ed è probabile che alcuni nodi tra di voi, condividendo la quotidianità, siano venuti al pettine. In particolare sembra che la famiglia del suo compagno gli impedisca di vivere una vita "adulta", di costruirsi lui da solo una propria famiglia. Attenzione però spesso in questi casi il "gioco" è a due. Anche suo marito glielo lascia fare.
Non credo le serva a molto conoscere la diagnosi fatta dal terapeuta.
Le invio un paio di link sui rapporti di coppia:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3818-come-litigano-marito-e-moglie-il-senso-del-conflitto-nella-coppia.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3813-che-cosa-rende-le-relazioni-stabili-caratteristiche-di-un-rapporto-duraturo.html
Spero possano esserle utili.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
ringrazio per le risposte.
Dott.ssa Pileci, la rivelazione sui suoceri c'è stata l'anno prima delle nozze, durante i lavori in casa: il padre ha imposto l'impresa, la madre voleva interferire sulla scelta delle mattonelle. La mia percezione sino ad allora era di una grande autonomia, solo con il momento di abbandono del nido, ho iniziato a scoprire cosa si celasse dietro questa apparenza. Mio marito è figlio unico...ho dimemticato questo dato importante. La terapia non è un tabù, ne parla anche con ironia, ma è accordo comune non parlare dei contenuti. Il cambiamento da quel che ho potuto capire sinora è dipeso da un suo sentirsi inadeguato nel nuovo contesto....
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Ci sono diversi meccanismi psicologi alla base di tali "imposizioni"...
Talvolta è l'aiuto economico che i genitori possono offrire, altre volte semplicemente il fatto che il figlio sia l'unico e che non voglia dare un dispiacere ai genitori, lasciandoli, se il legame è invischiato.
In altri termini i genitori temono di perdere il controllo sui figli e impongono la loro presenza, ad esempio attraverso la scelta della mattonella...
Ma è il figlio che non deve permettere tutto ciò.
E se il figlio non lo fa, ci sono molti modi garbati per risolvere il problema con i suoceri.

A Lei che cosa servirebbe per stare bene? Avere un'etichetta diagnostica sullo stato di Suo marito? Sapere quanto tempo aspettare perchè lui stia meglio? Altro...?
Qual è la Sua richiesta?
[#5]
dopo
Utente
Utente
Per stare non dico bene, ma almeno avere una maggiore consapevolezza dell'entità della situazione, sapere almeno di che si tratta, se questa è l'etichetta diagnostica...i tempi immagino siano incerti e dipendano dalle modalità della psicoterapia. Forse mi farebbe star bene anche vedere una sua maggiore capacità di imporre alla famiglia di origine, senza rinnnegare l'affetto e la gratitudine, il fatto che ora ha un suo nucleo indipendente sui cui non si dovrebbe interferire con parole e frasi inadeguate, a prescindere dall'aiuto economico che possono avergli dato. Per stare bene forse vorrei che la persona che amo riuscisse a star bene nella famiglia che stiamo costruendo. E capire anche quanto ci può essere di reale nel racconto scabroso della sua infanzia che non sa se reale o immaginario...
[#6]
dopo
Utente
Utente
Un altro dato importante che ho razionalizzato da poco è la sua scarsa capacità di relazione in contesti familiari (cene pranzi con parenti), che spesso sono una noia per tutti però sta proprio zitto tutto il tempo, questo sia con i suoi che con i miei....invece sul lavoro o nei contesti amicali è molto brillante, certo riservato, ma si mostra per quello che è. Noto un suo senso di inadeguatezza. ricordo che quando ancora fidanzati veniva a cena a casa dei miei e diceva: qui c'è calore...Io non so forse ho celato a me stessa alcuni segnali, una sua sofferenza, quello che chiedo è: come posso aiutare? è giusta la psicoterapia individuale che ha scelto o dovrei fare qualche seduta pure io? il fatto che lui per primo si stia mettendo in discussione perchè dice di voler star bene è positivo, ma a volte ho paura che vada tutto a rotoli. Probabilmente lui ha sempre corso per dare risultati ai genitori: laurea con massimo dei voti e in regola, subitto lavoro, posto fisso, casa, matrimonio...non vorrei essere vista come un tassello obbligato della sua esistenza, io voglio che si senta libero anche in coppia, non voglio essere una gabbia.
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Magari Suo marito funziona proprio così, cioè è un po' rigido e un obiettivo del lavoro che sta facendo potrebbe essere quello di diventare più flessibile anche con Lei.
Chiaramente questo non significa che Suo marito non voglia più un legame con Lei, semplicemente è verosimile pensare -dopo un trattamento psicoterapico- ad una modificazione delle dinamiche relazionali. Tutto ciò a dire il vero è auspicabile.

Comprendo la Sua preoccupazione, ma credo dovrebbe avere maggior fiducia nella relazione che ha impostato con Suo marito: state insieme da parecchio tempo e probabilmente state attraversando una crisi che potrebbe portare anche ad un miglioramento tra voi.

Lei invece vede tutto ciò solo come qualcosa di negativo, forse perchè ha paura, forse perchè è impaziente di vedere i risultati, ecc...

Di questo però può parlarne serenamente con Suo marito, non crede?
[#8]
dopo
Utente
Utente
Si lo credo...con lui ne ho parlato e ne parlo...se però si toccano alcuni tasti lui dice "non ne ho voglia, devo già andare in terapia voglio star tranquillo" e io rimango con mille dubbi e paure perchè spesso alcune sue frasi mi spaventano. Non vedo tanto la crisi come totalmente negativa...anzi ho pensato che con la nuova situazione fosse necessaria una ridefinizione di spazi e ruoli e forse parlare chiaro è stata l'unica via. Mi spaventano i silenzi, l'apatia e il fatto che non vengo coinvolta se non nella richiesta di avere pazienza. Probabilmente non avendo mai avuto grandi conflitti e molte esperienze di relazioni di coppia mi sento inadeguata e impaurita davanti ad una situazione per me ignota. Credo che la sensazione predominante sia la paura di perdere tutto quello che abbiamo costruito, che alla fine del suo percorso mi venga detto non voglio stare con te...so che dovrei avere maggior fiducia ma ora vedo davanti a me una persona diversa e faccio fatica a capire, a relazionarmi.....
[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Questa fatica è comprensibilissima.
Voi due, come coppia, avevate trovato nel tempo un equilibrio, che però pare non abbia più resistito.
Ma è fisiologico che Lei adesso stia così.
Le spiego perchè con un esempio.
Capita molto frequentemente che il parente di un pz. che soffriva di attacchi di panico, una volta che il pz. guarisce, perda il proprio ruolo che era quello di "infermiere", cioè della persona che accompagnava, che incoraggiava, che rassicurava, ecc...
E quindi la guarigione dell'uno coincide paradossalmente con il lutto dell'altro.
Anche a Lei e a Suo marito sta accadendo una cosa simile: Lui diventa più autonomo (tiene per sè alcune cose, come è anche giusto che sia) e Lei, che non è abituata a tutto ciò, se ne preoccupa...
[#10]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio innanzitutto per la disponibilità e la gentilezza nel rispondermi.
La sua lettura rispecchia la realtà. Il punto è che non ho nulla in contrario alla ricerca di maggiore autonomia che trovo positiva anche per me. Mi chiedo solo perchè questo disagio, queste critiche al rapporto solo ora, ora che viviamo assieme, ora che dovremmo essere un punto di riferimento reciproco, cosa che non prescinde per quanto mi riguarda dall'avere ognuno propri spazi personali, di relazione e di svago, anche nuovi e ridefiniti a seguito di creazione di nuove dinamiche, ma perchè questa sofferenza sua? quuesto stato di infelicità?. Vedo proprio un'assenza. Mi chiedo perchè in questi anni in cui poteva rendere meno ufficiale il rapporto ha spinto lui per accellerare acquisto casa e convivenza per poi spaventarsi del cambiamento, perchè dopo anni in cui lui ha limitato i miei spazi per immaturità con la mia più colpevole accondiscendenza, ora che dovremmo costituire un nucleo sembra non averne voglia. Insomma mi chiedo ma se aveva tutta questa voglia di esser libero perchè la casa, il matrimonio, ecc se dopo un anno devi mettere tutto in discussione? Lui li vede come vincoli, io come un arricchimento della persona che di suo ha già altro. E' qui che non capisco più nulla e che inizio a provare pure un pò di rabbia. Nessuno l'ha costretto, nessuno ha spinto, forse l'unica cosa su cui non era d'accordissimo era il matrimonio in chiesa, ma comunque parlava di matrimonio, il giorno delle nozze ho visto un uomo innamorato, felice, sorridente, tutti dicevano guarda che bello come sorride e dopo 12 mesi psicoterapia e crisi? Avranno pesato i dieci mesi di mia inoccupazione lavorativa? Può essere, ma che altro c'è? Io pure ho sofferto dell'inoccupazione forzata, ho cercato nuove idee e stimoli per il lavoro e ora va bene e va lui in crisi? Dice che non può farci nulla. Allora dico tra me e me, sarà depresso, però vedo che poi lavora, fa sport e penso che allora il problema sono io.
[#11]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

non cada nell'errore di credere che le aspettative dopo poco tempo dal matrimonio debbano sempre essere di un certo tipo, come ad esempio " ora che dovremmo essere un punto di riferimento reciproco".

Probabilmente lo siete, ma è come se Lei dicesse che all'inizio della vita a due tutto debba essere fantastico e filare liscio.
Non è sempre così, anzi è molto più raro di quanto Lei possa immaginare.

Sposarsi è uno stress, è un grande cambiamento.
Ma l'errore che Lei sta facendo ora è quello di non fidarsi abbastanza di quello che sente e che sta accadendo: una (piccola) crisi. Certamente non è divertente, ma adesso possiamo solo prendere atto che è così.

Lo sa che tantissime persone hanno le Sue stesse aspettative (di estrema gioia) quando diventano genitori e poi invece si ritrovano stanche e si sentono in colpa per non essere felici come pensano di dover essere? E' questo che crea il problema.

Invece prenda atto che per Suo marito adesso c'è un po' di fatica.
E il matrimonio, almeno all'inizio, non è così come lo pensavate o lo desideravate. Questo non significa che non ci siano le soluzioni. E questo non dovrebbe creare un ulteriore problema, soprattutto se vi focalizzate sulle soluzioni.

Inoltre perchè pensa di essere a tutti i costi Lei il problema?
[#12]
dopo
Utente
Utente
Non ha idea di quanto mi è servito parlare con lei, vedere le cose da un'altra prospettiva, nonostante mi sia confidata con un paio di amiche, solo le sue parole sinora mi hanno realmente dato una visione d'insieme più lucida...anche se ora un pò piango perchè era da tanti mesi che tenevo queste cose dentro e solo scrivendole e leggendo le sue risposte sono finalmente riuscita un pò a razionalizzare. E di questo la ringrazio infinitamente.
Non so perchè penso di essere io il problema...probabilmente perchè vorrei che tutto partisse da qualcosa che posso cambiare io, forse perchè alcune frasi di mio marito me lo fanno credere...dice che concepisco la famiglia e i rapporti in modo troppo tradizionale, che lui ora vuole stare tranquillo, che non riesce a dare quanto do io...allora penso di averlo fatto disamorare, di aver contribuito a dare l'idea che la casa avesse le sbarre...ma se ci rifletto è tutto così distante da me...io penso che siamo una coppia giovane, ognuna con il suo lavoro, che collaboriamo in casa, che avbbiamo interessi comuni ma anche personali, non vedo tutta questa simbiosi, lui ha il tennis, io le amiche, la passione per il design, la fotografia....vorrei solo che non ci incontrassimo per caso nella stessa abitazione, ma ci fosse la voglia di tornarci per raccontarsi la giornata...e un pò mi chiedo ma se dopo un solo anno già è così come andrà dopo? Ma forse andrà meglio se capiamo come stare bene in questa nuova dimensione. Forse ho caricato di troppe aspettative questo primo anno di convivenza. E ora mi sento un pò fallita perchè non riesco a renderlo felice. Forse ho paura che lui andrà in terapia per anni e la sua conclusione sarà che vuole stare solo che non è fatto per il matrimonio. Esistono persone che vogliono stare sole, senza rapporti sociali? Io penso che siano la più grande fonte di accrescimento e di confronto, ma se lui non la pensasse così?
[#13]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

se prova a rileggere anche solo questo Suo ultimo post, si renderà conto del fatto che pare abbia la tendenza ad attribuire a se stessa la responsabilità di tutto ciò che accade e che voglia in qualche maniera controllare la situazione. Tutto questo potremmo anche chiamarlo "ansia".

Che c'entra se Lei ha una visione della famiglia di un certo tipo?
Forse Suo marito Le sta solo dicendo che per il momento ha voglia e bisogno di altro, come capire alcuni aspetti della propria vita. Che male c'è in questo? E perchè sarebbe colpa Sua?

Provi poi ad immaginare se Suo marito, come Lei, partisse con le proprie aspettative, idee, sogni, desideri, ecc... sul matrimonio.
Spesso le coppie su tali aspetti si fraintendono a nascono grandi problemi.

Per questo Le ho detto che il matrimonio, soprattutto all'inizio, è un momento stressante e difficile. Vivere insieme è bello ma non è sempre FACILE.

Forse Lei e Suo marito state solo incontrando queste difficoltà, ma le codificate in altro modo, più negativo: "è colpa mia/sua..."

Cordiali saluti,
[#14]
dopo
Utente
Utente
Che dire....le ultime sue parole mi hanno dato la percezione della poca lucidità con cui ho affrontato il problema, probabilmente per uno stato d'ansia...Io ho fatto solo un'equazione crisi=lui non mi ama più=colpe=finiremo per separarci.....nonostante tutti i tentativi di razionalizzare e il fatto che mi ripeta che si tratta di un momento che porterà anche cambiamenti positivi la mia testa ha in mente per il 90% del tempo solo questo: ho paura di perderlo. La ringrazio, mi ha davvero aiutato leggere le sue parole, spero di riuscire a fare miei alcuni input importanti che mi ha dato.
[#15]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Le paure ci stanno, ma bisogna affrontarle, non lasciarsi trasportare :-)
Se fa fatica in questo periodo, potrebbe comunque valutare l'idea di chiedere una consulenza per Lei, presso il Consultorio della Sua zona ad esempio.
Ci si può rivolgere allo psicologo NON solo per la psicoterapia, ma anche per farsi aiutare in un momento di difficoltà per avere uno sguardo più lucido, per imparare a gestire le proprie emozioni, per comprendere meglio se stessi e superare i momenti di difficoltà.

Cordiali saluti,
[#16]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, seguirò il suo consiglio...a volte gli amici anche in buona fede tendono a trasporre al loro vissuto ciò che viene raccontato e spesso non aiuta.
Cerco di non farmi travolgere ma ogtni tanto vado in fase down...sopratutto quando lui mi dice che si sente anaffettivo verso tutto e tutti....ma penson faccia parte del momento particolare che sta vivendo.
I miei più cordiali saluti e grazie ancora
[#17]
dopo
Utente
Utente
Buonasera, riscrivo a seguito di una conversazione molto sofferta con mio marito appena avvenuta. Una sua frase che mi ha molto spaventato è stata: ora non sento nulla, non so se la teraoia servirà, oppure potrebbe rivelarmi che mi sono ficcato in una vita che non va bene per me, oppure sono cambiato io, non posso dare ora nessuna certezza. Ovviamente sono destabilizzata anche oerchè questa conversazione è nata solo perchè gli ho fatto notare il suo completo distacco nel mio recente acquisto dell'auto (la mia prima auto)e nel momento ij cui ho fatto presente che dal mio punto di vista una scelta del genere convolge l'intero nucleo (anche se è una spesa mia) approfondendo e deviando il discorso siamo tornati a bomba e queste sono state le sue frasi....dice che ora non capisce nulla e che quindi non ha idea del problema da dove parta ma sicuramente investe matrimonio e me di conseguenza per quanto io a suo dire sia "perfetta"...aiutatemi a capire questo momento, a capire se un esito della psicoterapia può essere abbandonare e distruggere tutto quanto ha costruito sinora dopo appena un anno di matrimonio...dice che torna a casa e non è felice come in tutti gli altri ambiti...vi chiedo aiuto, grazie
[#18]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

da qui non è possibile fornirLe l'aiuto che Lei vorrebbe, perchè il mezzo telematico ha molti limiti.
Non ha provato a chiedere aiuto ad uno psicologo del Consultorio nella Sua città?