Mio padre tra qualche giorno compirà 50 anni...è normale che io sia triste e cominci a pensare alla

E' normale che io sia triste e cominci a pensare alla sua morte?

Sono in uno stato di caos interiore, psicologico.
Tra qualche giorno mio padre compirà 50 anni, di certo non si può definire ancora anziano, ma comunque si addentrerà in quella fase che, nel giro di pochi anni ancora, lo porterà nell'età avanzata.
Stessa cosa dicasi di mia madre, che tra pochi mesi compirà anche lei 50 anni.

Su di me è piovuto improvvisamente una pioggia nera e negativa di pensieri !
Ho cominciato a ripensare alla nostra vita, a tutti gli sforzi che i miei genitori hanno fatto per crescermi, al fatto che sono due persone fantastiche.

Ma c'è un piccolo rimorso che ho... forse non ho dedicato loro abbastanza del mio tempo, forse non ho saputo ripagare bene il loro affetto. Ma io sono molto legato a loro, sono un punto di riferimento per me, e il solo pensiero di poterli perdere mi fa un male atroce.

Ora che stanno per compire 50 anni, ho cominciato a fare certi pensieri angoscianti. Leggo spesso dei manifesti funebri di persone morte a 60, 63 e passa anni ... se fosse così anche nel loro caso, potrei restare con loro solo per poco più di una decina di anni, e questo pensiero mi tormenta...

Certo, non è una cosa che riguarda solo me. Non sono il primo che vede invecchiare i suoi genitori, e non sarò nemmeno l'ultimo. Inoltre anche loro stessi hanno perso i loro genitori.

Eppure mi sento in una sorta di stato di depressione ... probabilmente ho buttato una decina di anni via nel cestino, dove potevo godermi di più i miei genitori, anche se ero giovane e a 15 anni a certe cose non pensi molto.

Io non voglio avere rimpianti ... ma soprattutto voglio liberarmi di questo dolore "anticipato" che sto provando adesso ... riconosco che è da stupidi vedere "morti" i propri genitori a 49 - 50 anni, e probabilmente c'è chi è stato meno fortunato di me.

Ma io sono io, e devo pensare al mio caso ... non posso permettermi di vivere i prossimi anni con l'angoscia quotidiana che il giorno dopo uno di loro potrebbe non svegliarsi. E' da sciocchi, e rovinerei gli anni a venire invece di godermeli con loro, anche quando avrò una famiglia mia.

Sto scrivendo queste cose per sfogarmi, e per chiedere anche il vostro aiuto ... perchè so che potete comprendermi.

Vi chiedo qualche consiglio, un pò di conforto e magari chi lo sa... una vostra frase potrebbe colpirmi e imprimersi nella mia mente dandomi la forza di vedere le cose sotto un aspetto positivo. E magari i miei genitori vivranno fino a 90 anni e io mi sto solo preoccupando del nulla ...

Vi chiedo di confortarmi un pochino, se potete ... vi ringrazio. :'(
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Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, credo che sia abbastanza normale farsi delle idee sulla trasformazione dei propri genitori e dei propri cari in genere al passaggio da un decennio all'altro, o più semplicemente con il passare degli anni.
Da bambini si crede che siano onnipotenti e spciali, poi tali fantasie vengono superate appannaggio di un esame di relaltà più obiettivo.
Ora, credo che la sua questione sia il distacco tra le reali condizioni oggettive dei suoi genitori e il pensiero di vederli invecchiare o ammalarsi, appellandosi a degli spunti esterni (manifesti funerari) non collegati da un rapporto causale con loro.
Tali idee, qualora divengano pervasive e coercitive, potrebbero rappresentare una manifestazione dell'ansia nel pensiero, andando a strutturare delle idee ossessive
focalizzate sulla salute dei suoi genitori, portandola anche ad esperire dei sensi di colpa rispetto al modo in cui è stato o non è stato con loro in passato.
Dai precedenti consulti da lei richiesti sembrerebbe che per lei la salute sia un aspetto nodale capace di metterla in uno stato d'ansia.
Ha notato il permeare di tali idee di malattia e di morte in altri contesti, oltre a quello che ci descrive qui?

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio per la risposta dottore.

Al momento non saprei dirle se queste idee permeano anche altri contesti... però le posso dire che il mio animo si commuove sempre nel vedere ad esempio dei film dove il messaggio è il non sprecare tempo, oppure dove il messaggio è perdere qualcuno e soffrire, pensando di non aver fatto abbastanza.

Inoltre poco fa mio padre stava provando a fare delle ricerche su internet su un particolare sito, mi ha chiesto come fare, e io per spiegargli il funzionamento gli ho detto "ad esempio prova a fare una ricerca con la parola 'morte'" .

Subito mi sono bloccato, pensando che questo fosse un sintomo di quello che mi frulla per la testa adesso.

Secondo lei cosa potrei fare per superare questo stato emotivo, e vedere le cose sotto un punto di vista più equilibrato? So che non sarà facile ...
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Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, sembra quindi che sia l'idea della morte ad angosciarla. Idea che ineluttabilmente viene alimentata dal trascorrere del tempo.
Sembra, inoltre, che tale significante si associ, in lei, al concetto di produttività o improduttività temporale, ovvero, si pone questo imperativo: "non sprecare tempo".
Obiettivamente tali aspettative sono normali e fanno parte del nostro modo di concepire il tempo vissuto, una sorta di resoconto retrospettivo della propria esistenza.
Tuttavia, le ripeto, quando tali pensieri diventano pervasivi e coercetivi, ovvero, invadono il pensiero e si presentano in modo involontario, da semplici preoccupazioni possono costituire dei sintomi ossessivo-compulsivi.
In tal caso sarebbe importante approfondirne le cause ed i motivi soggiacenti, che possono essere molteplici e vanno al di là della mera enunciazione del sintomo, ovvero, di ciò per cui ci si lamenta o ci si angoscia.
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Utente
Utente
E quali cause potrebbero esserci dietro questi sentimenti?
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Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, le cause a monte dei pensieri ossessivi possono essere molteplici e vanno individuate caso per caso, a seconda del proprio modo di essere, alle proprie esperienze familiari e personali, per cui solo attraverso un percorso di conoscenza personale con un terpaeuta è possibile poterle reperire e discernere.
Ciò che vediamo nel sintomo è solo il prodotto di un macinare del significante a noi sconosciuto e in ombra rispetto al nostro sapere. E' quindi necessario superare la mera apparenza di ciò che ci fa star male o che ci preoccupa, alla ricerca di cause che spesso non sapevamo esistessero o che non avevamo associato al fenomeno denunciato.
Quello che posso dirle è che queste cause, sono alla base di una conflittualità e di nucleo ansiogeno che può affiorare nella mente sotto forma di idee ricorrenti e incontrollabili.
Ovviamente le parlo solo in termini teorici e spersonalizzati rispetto al suo caso, perchè da quanto mi dice la sua sembra rimanere un'idea ricorrente e circoscritta che non sembra avere le caratteristiche di invasività e destabilizzazione tipiche di un sintomo ossessivo ben strutturato e generalizzato.
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dopo
Utente
Utente
A dire il vero dottore, che io sia un tipo ansioso è risaputo da chi mi conosce.
Purtroppo mi preoccupo molto per diverse cose, ad esempio per la salute.

Poi ho sviluppato nel tempo diverse paure (o fobie), come ad esempio la paura di annegare o che un membro della mia famiglia possa annegare al mare (anche se questa paura credo nasca dal fatto che ci fu un episodio di tragedia 'sfiorata' in piscina).

Effettivamente parlando ho ansia un pò per diverse cose. Ora non so perchè questi pensieri sui miei genitori siano venuti a "trovarmi", però le assicuro che mi provocano una profonda tristezza... non le nascondo che in questi giorni, e anche ora mentre sto scrivendo questa frase, ho dovuto trattenere le lacrime per colpa di questo pensiero.

Mi sono sentito anche uno stupido ... stamattina mia madre mi parlava, e mentre parlava dovevo trattenere le lacrime per non dover dare spiegazioni imbarazzanti.

Per dirgliene un'altra, tre anni fa subii un trauma per una storia di tradimento sentimentale, che secondo me è stato lo spartiacque tra il mio modo di essere attuale e quello precedente (dove non avevo grosse fobie).

Da lì mi vennero strani tormenti pensando all'angoscia che i miei genitori o mio fratello avrebbero provato nel caso in cui sarei morto io stesso ... forse dev'essere stato il trauma del fidanzamento spezzato così d'improvviso, che per me ha comunque rappresentato una perdita, come un lutto. In una circostanza ero accanto a mio padre che parlava con me, per molto tempo mi sono stati vicini per quella faccenda... e in quella circostanza ricordo che scoppiai a piangere come uno stupido sulla spalla di mio padre, dicendo che non avrei voluto soffrissero per la mia perdita o per altri motivi.

C'è da dire che di solito non piango, non mi sfogo quasi mai come non lo feci per quella faccenda sentimentale. Ma ultimamente sembra che il mio corpo voglia sfogarsi per qualcosa, e lo ha già fatto fisicamente negli anni recenti dopo quell'evento (lo può leggere dai miei consulti).

Secondo lei c'è soluzione a questi pensieri negativi ?
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Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, con le associazioni che riporta già si può intravedere il filo che lega le sue vicende personali all'ansia.
Da quanto dice, sembra che il tema portante del suo stato sia la paura della perdita e il dubbio sull'essere amati o abbandonati, in considerazione della delusione sentimentale.
Certo che tali esperienze possono condizionare il modo in cui viviamo ed apprendiamo noi stessi, gli altri e il mondo.

Probabilmente, il lutto sentimentale di cui parla ha lasciato degli strascichi inducendola ad annullarsi (idee di morte). Sentimento e pensiero che, col tempo, potrebbe essersi spostato sui suoi familiari.

Credo che possa, altresì, esserci in lei una "carica aggressiva", per la delusione subita, che prima si è espressa contro di lei e poi verso gli altri, portando con se ansia e senso di colpa.

E' solo una congettura teorica, che non necessariamente potrebbe rispondere al suo caso, ma a volte i pensieri ossessivi traggono la loro origine da sentimenti di ambivalenza pulsionale e da cariche aggressive represse che riaffiorano alla mente, sotto forma di pensieri compulsivi, ai quali ci opponiamo, sentendoci in colpa e in uno stato di tristezza.

Personalmente mi sento di consigliarle di approfondire le questioni da lei sollevate con uno psicoterapeuta.

Non è semplice ne sarebbe possibile affrontare e risolvere un sintomo online.

Quello che posso indicarle, qualora si trattasse di un disturbo ossessivo, è di cercare di lasciar trascorrere l’idea astenendosi dai suoi effetti collaterali, ovvero, tristezza e senso di colpa per aver pensato qualcosa che lei ritiene moralmente o affettivamente riprovevole, non “alimentandolo”.
Mi rendo conto che è molto difficile ed è per questo che dovrebbe affidarsi a qualcuno. Da soli è veramente arduo, se non impossibile, risolvere certe problematiche.
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dopo
Utente
Utente
Non le nascondo che ci ho pensato alcune volte a rivolgermi ad uno psicoterapeuta o psicanalista.

Perchè ho sempre avuto anche io il sospetto che gli eventi spiacevoli che le ho descritto abbiano lasciato strascichi in me sia fisici che psicologici (tra l'altro ho messo su 50 chili da allora, in soli 4 anni).

La ringrazio per le sue risposte davvero molto eloquenti e complete, e per il tempo che mi ha dedicato. Le confesso che già parlando con lei "telematicamente" ho provato un certo senso di sollievo, come se mi sentissi meno "solo" nel sostenere i miei fardelli interiori.