Attrazione verso la morte. Perché?

Chiedo un consulto perché mi interessa conoscere il parere di persone esperte.
Sono attratta dalla morte, la MIA morte. Mentre la maggior parte delle persone sane sogna un futuro soddisfacente, io fantastico sul modo in cui morirò. Ci penso sia quando sono triste sia quando sono allegra. Non è un mero istinto suicida indotto dalla depressione. Ho tentato il suicidio due volte: una volta ero depressa, l'altra ero felicissima. Mi piace ciò che si prova quando capisci che stai per morire e lo hai deciso tu stesso. Adoro quella sensazione. Quella che nei libri descrivono come "il momento in cui ti passa tutta la vita davanti".
Ho provato gli sport estremi, ma non mi danno la stessa soddisfazione. È un rischio troppo calcolato, sai che c'è una probabilità che qualcosa vada storto, ma hai preso tutte le misure affinché non accada. Non c'è quel... pathos... la consapevolezza che stai facendo qualcosa che forse sarà l'ultima della tua vita.
Da bambina volevo buttarmi dal balcone. Mi piaceva l'idea di schiantarmi. Ho tentato il suicidio in altri modi, ma sono contenta di essere viva perché non ho ancora provato quello. Voglio che sia l'ultimo.
So che sembra (o è) il discorso di un pazzo, ma vi assicuro che - a parte questo - sono una persona normale, quasi tranquilla, ben inserita, socievole, ho tanti amici e sono brava nelle cose che faccio. Ho attraversato periodi di depressione maggiore, ma adesso mi sono ripresa... eppure quel pensiero è sempre lì. Il coronamento della mia vita.
Andrebbe tutto bene se non fosse che MI DISPIACE per i miei cari. C'è gente che mi vuole bene e non merita di soffrire. Questo è il motivo per cui lo ritengo un "problema". Ho già visto le loro facce quando hanno temuto di perdermi e non voglio che si ripeta ancora, ma al contempo... non riesco a smettere di pensare che i miei ultimi istanti di vita debbano essere in volo. Non voglio morire nel mio letto, magari nel sonno, ormai sfiorita, con l'inevitabile bagaglio di rimpianti delle persone anziane. Voglio morire prima che tutte le possibilità siano impossibili da realizzare, voglio rinunciarci perché l'ho deciso io, non perché la natura me l'ha imposto. Voglio morire provando una GRANDE emozione, non nell'anonima incoscienza del sonno, o per un incidente o, peggio, per una malattia.

Questo mi rende pazza? A volte penso che i pazzi siano gli altri, che aspettano che sia il destino a decidere per loro.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

se non vado errato c'è una meditazione (non ricordo afferente a quale corrente di pensiero) che suggerisce immaginare la propria morte come forma di elaborazione della paura della morte stessa.

Mi pare ci sia anche un'ordine religioso che come dote impone ai propri adepti o di dormire con la bara sotto il letto o di dormire dentro la bara.

Indubbiamente ha fatto Suo il motto "ricordati che devi morire".

Certo, se le piace
"Quella che nei libri descrivono come "il momento in cui ti passa tutta la vita davanti"
allora più vive, più quel momento dura (dato che il tutta la vita dura di più), e di conseguenza, più piacere trae da quel momento.

Ma la grande emozione che dovrebbe provare nel momento della morte, poi a chi la racconta?
Sicuramente così facendo come ha fatto finora, riesce ad ottenere maggiore audience.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Utente
Utente
Io non voglio raccontarla. Non ho mai affrontato l'argomento con qualcuno, non cerco di "farmi vanto". È un'emozione tutta mia, intensa proprio perché breve e (in ipotesi) irripetibile.
Da quando ho tentato il suicidio la prima volta è diventata un'ossessione. Non mi aspettavo che mi piacesse. Prima era solo un pensiero, un'idea, un progetto lontano, da allora invece ricerco costantemente quella sensazione perché niente mi emoziona quanto essere sull'orlo della fine e lasciarmi cadere. Sono gli attimi prima, quelli in cui devi vincere l'istinto di autoconservazione che ti spinge a provare paura, e l'esatto istante in cui pensi "lo faccio!". Continuo a ripercorrere nella mia mente le volte in cui ci sono riuscita e più ci penso, più mi viene voglia di una sfida maggiore, come un trentesimo piano. Essere lì, a quasi cento metri d'altezza, salire sul cornicione, sporgere un piede e poi... saltare. Quell'unico atto definitivo e irrevocabile. Il sollievo quando non sei più ancorato a niente e capisci che ogni possibilità di cambiare le cose è rimasta sul cornicione, quando potevi ancora tornare indietro, mentre il tuo corpo adesso sta precipitando.

So che non è normale avere questo come massima ambizione nella vita. Io non capisco come si fa a non esserne affascinati. Non so come si fa a guarirne. Ad apprezzare la vita dopo aver sperimentato ciò che si prova quando si muore. Non sono la prima a essere sopravvissuta a un tentato suicidio, pur essendoci quasi riuscita, ma molti riprendono le loro vite e imparano a vivere con entusiasmo, perché io no?
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

scusi il ritardo nella risposta.
Mi scusi, ma sul piano logico trovo una questione dubbia.

> ciò che si prova quando si muore.

Lei non sa cosa si prova quando si muore.
Al massimo sa cosa si prova quando si rischia la vita.
Dal punto di vista scientifico, materialista, Lei non può sperimentare la morte: per essere morti è necessaria la morte cerebrale, e senza cervello non c'è esperienza di morte.
L'anima non è dimostrata scientificamente, per cui, al momento è fatto di religione, non di medicina o psicologia.
La morte del proprio corpo non sembra essere un'esperienza verificabile, al momento.
Quindi corregga la frase per descrivere la propria esperienza e probabilmente avrà un ridimensionamento dell'esperienza stessa.

Credere di morire e morire non sono sinonimi.

> Io non voglio raccontarla.

Ma perchè qui cosa sta facendo?

> Non ho mai affrontato l'argomento con qualcuno,

Purtroppo per Lei sono una persona e non un programma informatico o il MCP di Tron (un film, che fa parte della mia infanzia), e non sono neanche AL9000 di Odissea nello Spazio.
Sono qualcuno.