I miei genitori non accettano l'omosessualità

Buonasera.
Sono una ragazza di 25 anni proveniente da un piccolo paesino arretrato del sud Italia.
Ho scoperto la mia omosessualità a 17 anni, età della mia prima storia durata 5 anni. Ho avuto parecchie difficoltà ad accettarmi e a proseguire la mia vita in maniera normale senza far sapere mai nulla a nessuno. Andata all'università fuori regione, un bel giorno ho deciso di aprirmi a due miei amici (oggi diventati come miei fratelli) che mi hanno aiutato nel cammino dell'accettazione. Ho iniziato a frequentare forum su internet, iscrivermi all'arcigay e ad aprirmi un pò al mondo lesbo e ho conosciuto una ragazza di Roma con la quale ci sono stata tre anni. In questi tre anni ho frequentato locali gay e ho vissuto la mia vita di coppia nel modo più normale possibile proprio come piaceva a me (anche con i genitori di lei). La tristezza della storia sta nel fatto che nel frattempo mi sono laureata e la crisi lavorativa mi ha vista cotretta a ritornare nella mia arretrata regione Calabria e alla convivenza con i miei. E' un anno che vivo con loro. E in questo anno ho lasciato la mia ragazza romana che non amavo più per una ragazza che penso sia la donna della mia vita.
Talmente sicura dell'amore che provo per la mia attuale ragazza, Ho deciso di parlarne con la mia famiglia pensando mi avrebbero accettata e pensando che avrei potuto vivere come avevo vissuto liberamente la storia precedente. Così non è stato. Prima di Natale ho detto tutto ai miei, ho aperto loro il mio cuore ma non mi hanno accettata. Mi vedono come una malata guaribile, mi parlano tutti i giorni del vangelo, della chiesa, del ritrovamento dei noi stessi, ecc.Vogliono curarmi.Volevano portarmi da un psicoterapeuta ma io li ho minacciati perchè le terapie curiative sono illegali ormai. Tengono molto all'apparenza e alla reputazione. E per di più con la mia ragazza non posso uscirci perchè, secondo loro, culturalmente non ho nulla da scambiare. Sono molto classisti.
So che alla mia età non dovrei farmi condizionare dalle loro frasi ma, credetemi, la dipendenza economica influisce parecchio. Io al momento non lavoro. Ho deciso di parlarne con loro per essere più libera nel vedermi con lei e invece ho creato solo un gran casino.
Non riesco più a parlarci e guardarli in faccia. Non riesco a rispondere nemmeno alle loro provocazini ignoranti e ho paura a dire quando esco con lei perchè alla prima offesa che le pongono sono in grado di alzare anche mani (è già successo).
Ora non si parla più.Io non parlo con loro e loro non con me.I miei fratelli non mi chiamano per uscire perchè si vergognano (prima eravamo sempre insieme). Mi stanno facendo deprim.
Cosa potrei fare?Io non desideravo tutto ciò. Volevo solo una vita di coppia normalissima. MA nel paesino in cui mi trovo costretta a vivere sembra un mondo a parte rispetto al resto d'Italia. Noi gay non esistiamo sul serio. La donna è nata per procreare e servire l'uomo. vorrei andare via ma non ho la forza nè psichica nè economica.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
comprendo la sensazione di difficoltà e di isolamento che prova.
Non deve essere facile.
Tuttavia i suoi genitori non cambieranno solo perché lei lo vuole.
L'unica cosa che può fare è concentrarsi sui suoi obiettivi, su quello che lei vuole dalla vita, ripartendo proprio da quel coraggio che ha dimostrato nel parlarne con i suoi.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

deve prendere coscienza che idee così radicate difficilmente possono cambiare, senza pensare al contesto culturale. Comprendo le sue difficoltà, ma la scelta migliore è proprio quella di una separazione e della ricerca di un'indipendenza affettiva e possibilmente economica.

Le terapie "riparative" sono una contraddizione in termini, proprio perché non c'è nulla da "riparare". Il problema di base è sempre lo stesso, ossia comprendere che il disagio non è l'omosessualità in se (qualcosa da curare), ma la percezione soggettiva della stessa, soprattutto in certi contesti. L'omosessualità come "patologia da curare" è un retaggio del secolo scorso.







Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

qual è la richiesta per la quale ha deciso di scrivere questo consulto?
Se Lei desidera andare avanti ("vorrei andare via ma non ho la forza nè psichica nè economica") da un punto di vista economico dovrebbe faticare un po' e costruire giorno dopo giorno la Sua autonomia e indipendenza dai Suoi.

Questo potrebbe significare cominciare da lavori che magari non coincidono proprio con ciò per il quale ha studiato e ha conseguito la laurea, ad esempio.

Ma che significa che non ha la forza psichica?
Aveva altre aspettative sulla Sua famiglia?

Probabilmente i Suoi genitori non stanno rifiutando Lei come persona e neppure come figlia, ma fanno fatica e il loro atteggiamento di chiusura può certamente ferirLa.

Provi a contattare questa associazione: www.agedo.it
Spero possa trovare aiuto per capire come gestire al meglio la situazione e come relazionarsi con i Suoi nella maniera migliore, evitando scontri che non sono affatto costruttivi e peggiorano la situazione.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per la risposta e per i consigli.
io capisco che da parte dei miei genitori è difficile accettare una situazione simile sopratutto per l'ambiente in cui viviamo. Però non capisco perchè mi devono trattare da malata psicopatica. Quando ho rivelato tutto a mia madre mi disse che è sin da piccola che in me nota atteggiamenti un pò diversi e mi disse che quando ero più ingenua e spontanea mi manifestavo senza problemi, quando sono cresciuta ho iniziato a nascondermi e chiudermi. E ora non mi accetti?? boh.....
Per mancanza di forza psichica intendo che, per il mio carattere, non riesco a lasciare tutto così... io pensavo di poter essere accettata come coppia, proprio come ho vissuto a Roma (esempio banale: la domenica era il giorno del pranzo con i genitori,.. ).. ma forse il tempo aggiusterà un pò tutto...devono forse solo prendere coscienza e capire che anche se mi allontanano dalla mia ragazza attuale ce ne sarà un'altra accanto a me... boh! non so quale sia l'iter da affrontare... fatto sta che sono stanca di nascondermi... e desideravo una vita di coppia normalissima.. se era possibile con la mia famiglia accanto ma al momento è meglio che m faccia da parte.
A febbraio partirò alla ricerca di un lavoro sperando lo possa trovare per rendermi almeno indipendente da tutto...perchè è quello che mi abbatte! chiedere i soldi anche x una pizza cn gli amici o la semplice benzina nella macchina....e quindi rendere conto di dove si fa, con chi, quando si rientra...
Grazie ancora per le risposte
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Purtroppo ancora oggi i pregiudizi a riguardo sono duri a morire.
E Lei sta assolutamente rispettando un mandato biologico molte forte: ovvero essere accolta e amata così com'è dai Suoi genitori, non per meriti o altro, come invece la società ci insegna...

Tuttavia i genitori in casi del genere hanno proprio bisogno di essere aiutati e devono piano piano abituarsi all'idea. Devono avvicinarsi ad un mondo che è per loro estraneo, a volte lontano, a volte ostile.

Ci vuole davvero una grande pazienza.
Però, se con la mamma ha un rapporto più aperto, perchè non prova a suggerire un incontro in associazione Agedo?

Cordiali saluti,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Buonasera!
Volevo solo comunicare che i miei genitori hanno letto la (magnifica) guida per genitori di omosessuali scaricata dal sito agedo.it che mi è stato consigliato. Ho scritto loro anche il numero di telefono da poter contattare. Il risultato? ci parliamo si, ma nell'indifferenza più totale. La mia ragazza per loro non esiste più. L'argomento non si apre ed è come se io non avessi mai detto nulla. Nemmeno il nome della mia ragazza riescono a pronunciare. Sembra un animale. Quando dico che esco con lei sono solo smorfie e silenzi. Sono proprio schifata da qst atteggiamento razzista e classista. Sono schifata da qst modo di vivere e di pensare. Sono molto nervosa perchè non riesco a reagire con i miei e mi comporto anche io da indifferente..con la piccola differenza che scatto subito appena mi chiedono qualcosa e quindi al momento sono la figlia ingrata che non aiuta la famiglia. Mai un "come stai, come stai vivendo..niente".La mia famiglia è come il 75% della popolazione: indifferente. E i miei fratelli pure.
Scusate lo sfogo
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dopo
Utente
Utente
In ogni caso, a parte la situazione, io con la mia ragazza sto veramente veramente bene. E ciò che mi interessa è poter vivere e stare con lei. Ne sono innamorata e per lei sono disposta a tutto. Non mi interessa perdere la mia famiglia. Se un giorno dovessero accettarmi saranno loro a dover accettare le conseguenze del loro atteggiamento odierno. E' normale che poi subentra la rabbia e l'odio. Non so cosa pensare. BOh. Grazie dell'ascolto virtuale
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
" E' normale che poi subentra la rabbia e l'odio."

Così però non si vive bene e sono certa che i Suoi genitori stiano soltanto facendo fatica.
Inoltre la mancanza che Lei nota a casa Sua ("Mai un "come stai, come stai vivendo..niente".") non dipende dal fatto che Lei sia o meno omosessuale. Se le relazioni in famiglia sono malate, questa modalità, che a Lei ricorda l'indifferenza, ci sono comunque.

Quindi mi pare che il problema non sia strettamente legato all'omosessualità: è probabile che questa sia solo il catalizzatore per fare emergere altre dinamiche.

Cordiali saluti,