E' depressione? dovrei farmi vedere?

Buonasera,
inanzitutto mi scuso per l'uso del termine generico "depressione", so quanto la differenziazione delle patologie sta a cuore agli addetti ai lavoro. Inoltre, conscio della difficoltà di una diagnosi di questo tipo online (ancora di più che per altre patologie) la domanda non è tanto su una diagnosi, ma se voi mi consigliate di rivolgermi a uno specialista oppure i sintomi che sto per elencarvi non sono cosi gravi da dover passare ad un indagine più approfondita.
Ho 24 anni,e' almeno 3-4 anni che soffro di uno stato di malinconio, tristezza generalizzata, che alle volte si acutizza o si arrichisce con dei pensieri particolari, come negli ultimi mesi. Infatti in questi ultimi mesi mi capita spessissimo, anche giornate intere a volte, di pensare alla morte, sia mia che delle persone a cui voglio più bene. Mentre pensando alla morte dei cari, il primo pensiero è quello di non farcela ad affrontare il dolore, o il voler controllare a tutti i costi che ciò non avvenga (esibendo a volta comportamenti apprensivi eccessivi), nel caso del pensiero della mia morte lo guardo con un duplice significato: il primo con vero e proprio terrore della perdita della coscienza, della fine di ogni concezione del se, ma dall'altro la guardo come una liberazione dalla vita che non è altro che sofferenza. Penso sempre che, indipendentemente dalla situazione, l'uomo è destinato a soffrire, e io in particolare. Molte volte questi pensieri si protraggono per giorni, perdo la voglia di fare qualunque attività, anche quelle che una volta mi davano piacere e adesso non me lo danno più. Sebbene stia per concludere una brillante carriera universitaria, ho perso totalmente interesse nell'obbiettivo, che sto conseguendo per inerzia. Se inizialmente una cosa mi appassiona, dopo poco perdo ogni interesse e la motivazione iniziale. Anche il cibo che una volta mi piaceva adesso lo gusto di meno. Ho difficoltà ad intrattenere da sempre rapporti sociali con le persone a causa di una mia introversione, sebbene quando sia costretto a farlo mi accorgo razionalmente di non essere male nel farlo. Anche un semplice rifiuto da parte di una ragazza, che razionalmente è una cosa di poco conto a cui nei momenti lucidi do poca importanza, mi fanno a volte scaturire nei pensieri di morte e nullità di cui sopra. Penso sempre alla mancanza di uno scopo della vita, che essa può finire da un momento all'altro, senza che io abbia mai realmente fatto le cose che avrei voluto. Ma, al contempo, non faccio nulla per cambiare questa situazione e poter dire di aver vissuto in parte una vita piena. Sono terribilmente stanco di soffrire cosi, tutti i ragazzi della mia età si divertono e sono spensierati io invece ho sempre questi pensieri che, anche se fossero legati alla mia particolare sensibilità e non a una patologia, mi fanno stare malissimo.
Secondo voi dovrei andare da uno psicologo o da uno psichiatra?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,
Già da 3/4 anni soffre dei disturbi dell'umore che ci ha descritto e - ci dice - soffre terribilmente.
Perchè non chiedere aiuto subito di persona ad uno Psicologo della sua città? Il tempo è passato, ed avere almeno una diagnosi per poi decidere il da farsi è importante.

In precedenza ha parlato con il suo medico di famiglia?

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, grazie per la risposta.
La sofferenza è acuta solo in particolari momenti della giornata, o periodi brevi che possono durare ore o giorni. Quello che mi affligge da 3/4 anni è invece uno stato di malinconia e tristezza continua, una consapevolezza dell'assenza di uno scopo della vita (non della mia, in generale), i cui picchi si manifestano in queste esternazioni di pensieri di morte e in passatto in attacchi psicosomatici quali la nausea.
Il fatto che mi ha sempre frenato dal consultare uno psicologo, oltre il tenermi occupato con un obbiettivo quale l'università che mi impegnava tempo ed energie, percorso che adesso sto finendo, è stata la mia paura di non trovare uno specialista all'altezza che potesse aiutarmi nel risolvere i miei problemi, sprecando tempo e denaro. Vivendo io in una città dell'estremo sud e avendo a che fare in egual numero con medici bravi e medici che hanno sbagliato semplici diagnosi a me e a miei parenti/conoscenti, non vorrei affidare la mia salute psichica ad un "coin flip", soprattutto recandomi in una struttura pubblica. Non ne ho parlato con il medico di famiglia in sostanza per una forma di vergogna (immotivata, lo so) soprattutto per il fatto che non ho un rapporto diretto con il medico di famiglia, non avendo avuto particolari problemi fin'ora, nei circa dieci anni con questo medico di famiglia l'avrò visto, per problemi personale, un paio di volte.
Se lei però mi esorta comunque a consultare uno psicologo in una struttura pubblica, dicendo che le mie paure sono infondate, magari mi convinco.
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Dr. Andrea Epifani Psicoterapeuta 123 2
Gentile Utente,
la paura di non trovare uno psicologo che sia all'altezza dei nostri vissuti interiori è comune a molti. Tuttavia andrebbe superata. Qualora non si trovasse bene potrà sempre decidere di interrompere il percorso, è una cosa che può succedere. Non si neghi però la possibilità di lavorare in maniera proficua su se stesso. È giovane, e dai pensieri che scrive mi sembra anche una persona molto profonda e intelligente: tutte qualità che non potranno che favorirla in un eventuale lavoro su se stesso. La probabilità di trovare un collega poco esperto è la stessa sia nel pubblico che nel privato. E purtroppo questa cosa riguarda non solo la psicologia, ma tutti gli ambiti della medicina. Non per questo però dovremmo arrenderci, non crede?

Con i migliori auguri,

Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Epifani,
la ringrazio per la sua risposta e per le sue parole incoraggianti.
Lei ha sicuramente ragione, infatti nel mio caso la paura di trovare un medico poco competente è superata nel caso di malesseri fisici dalla necessità impellente di una cura, necessità che viene a decadere se considero i mie problemi di umore che ho esposto, che sicuramente non è impellente ma è altrettanto grave in quanto logorante nel tempo. Seguirò il suo suggerimento, come anche quello della Dr.ssa Brunialti, di provare un percorso con uno psicologo.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
#2 - Quello che mi affligge da 3/4 anni è invece uno stato di malinconia e tristezza continua, una consapevolezza dell'assenza di uno scopo della vita

Gentile utente,
quanto scrive in #2 non necessariamente indirizza verso una depressione intesa in senso clinico; talvolta la sofferenza provocata dalle domande esistenziali è tale che porta a confonderle con la malattia.
In ogni caso, quello che Lei ci racconta parla di una sofferenza accentuata. E' questa che abbisogna di un confronto, di un aiuto nel "leggerla" e interpretarla. Altrimenti il gusto del vivere - cibo, rapporti sociali, ragazze, laurea - si incrina.
La mente, che fatica a chiedere e ad accettare l'aiuto esterno, inventa varie scappatoie per evitare di farlo; questo mi sembra il significato della "paura di non trovare uno specialista all'altezza": un alibi. Ci pensi.