Il mio benessere psichico non è costante


Salve.

Una cosa che cerco di fare da tempo è di comprendere le dinamiche dei miei problemi di origine psicologica.
Non essendo qualificato per tale compito, ovviamente non ho raggiunto grandi risultati se non solo degli accorgimenti o delle opportunità di fare ipotesi (i primi mi sono comunque utili come strumento per evitare di cadere nelle trappole).

Adesso non è il caso di descrivere le variazioni del mio stato, anche perché paiono essere piuttosto irregolari. Diciamo che si alternano momenti di tranquillità, con momenti di ansia, o di irritabilità ai quali seguono magari episodi di moderata depressione (o raramente grave).

Quando la depressione inizia a peggiorare, i miei "problemi cronici" diventano dei "cavalieri dell'apocalisse" che con innegabile efficienza mi prosciugano di ogni tipo di energia: smetto di fare ciò che magari il giorno prima mi dava piacere (studiare principalmente, non c'è tanto altro), inizio a sentirmi inutile, vecchio, destinato al peggio, sventurato. Spero che la morte arrivi presto per portarmi via dal mio manicomio mentale.
La sensazione più grave e angosciosa che provo (che si alimenta a causa del circolo vizioso) è quella dell'estrema solitudine.

La cosa buffa è che in realtà quando "sto bene" sono tanto solo che quando "non sto bene", ma quando "non sto bene" la sensazione di solitudine diventa insopportabile, deprimente.


L'unica cosa che mi crea (una malsana e finta) "compagnia" è il brutto vizio di farmi delle "storie mentali" la sera, prima di andare a letto, praticando mentre un "massaggio sessuale".


Visto che il "massaggio sessuale", per come lo faccio io, ricorda vagamente l'atto del fare l'amore;
e viste le mie esperienze sessuali passate (e "precoci"), che qui non è il caso di approfondire;
considerando anche le mie esagerate tendenze infantili di imitare ogni cosa vedessi...
Ho raggiunto la convinzione che da bambino abbia assistito ad atti di natura sessuale (o che li abbia subìti) e che essi abbiano avuto un impatto estremamente negativo su tutta la mia vita da quel momento. Un trauma incancellabile (ma dimenticato!).


Non era la mia originale intenzione quella di esporvi la mia ipotesi (avrei voluto descrivervi la sensazione di solitudine e le speranze e le paure per il futuro), perciò visto che ho scritto già abbastanza (e non rientro nei caratteri), mi fermo qui. Tra una settimana partirò e nella città dove andrò ho intenzione di rivolgermi ad uno psicologo (il meno caro, visto che l'università è già abbastanza costosa).

Quindi quello che vi chiedo è di rispondere in qualunque modo preferiate (mi rendo conto che non c'è tanto che possiate fare) ma non, per favore, di dirmi di andare da uno psicologo visto che ne ho intenzione e che ci andrò non appena ne avrò la possibilità.

Quindi che vi ho scritto a fare? Non lo so, forse è una specie di bisogno di organizzarmi le idee e i pensieri, che si manifesta così...



Grazie.
[#1]
Dr. Nunzia Spiezio Psicologo 531 20 3
Caro ragazzo,
dallo storico dei suoi consulti sembra che lei ci abbia più volte posto lo stesso problema e le risposte , sia in psichiatria, sia in psicologia siano state reiterate.
le consiglio vivamente, insieme ai colleghi che mi hanno preceduta di rivolgersi ad uno specialista altrimenti continuerà a perdersi nei suoi meandri mentali senza giungere ad un capolinea da cui ripartire più forte e consapevole di ciò che è.
La saluto

Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino

[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Non so cosa sto cercando: se sia la felicità, la morte, la pace, l'amore, la conoscenza o altro.
Mi sento incompleto, a volte instabile.
Nella mia povertà interiore ho una gigantesca fame di un po' di tutto, che nei momenti di depressione mi fa sentire inutile, disperato.
Mi sento a volte quasi vuoto, o peggio, vuoto di "cose belle", ma colmo di "cose brutte".

Sento di essere un buco nero di eventi sfortunati e di sventure di tutti i tipi; di malanni fisici e mentali. Ma se ci rifletto, mi rendo conto che non sono messo poi così male, però tutti i problemi che invadono la mia vita ogni giorno, assumono in quei periodi un'importanza straordinaria e, nello stare male, non faccio altro che chiedermi il perché doveva andare tutto così.


E così, istante dopo istante, è un tiro alla fune tra lo stare bene e lo stare male.
Certe volte sto male solo per qualche minuto, a volte per qualche ora, altre volte per giorni o un paio di settimane.


Presto andrò a studiare, ma ho delle incertezze sul futuro. Su chi sono e su cosa devo essere. Non dico che vorrei avere tutto o che vorrei che tutti i miei desideri si avverassero.
Vorrei solo essere migliore, essere importante per me stesso, desiderare ed amare la vita. Essere importante per gli altri e magari per qualcuno in particolare.

Sì... è volere troppo, tutto questo.
Forse è vero che non mi accontenterei mai di nulla, il ché significherebbe che non sarei mai felice in nessun modo.



Ringrazio la dottoressa per la risposta (di più per il tempo perso a leggere).
Mi rendo conto che inizio a dare fastidio e che forse metto in difficoltà il personale di queste categorie con le mie richieste piuttosto vaghe.

Credo di fare tutto questo perché ho anche il desiderio di essere capito, visto che né io né nessun altro per ora ci sia mai riuscito; e, credetemi, non è una cosa piavecole da sopportare.
Tutto riesce a farmi sentire diverso. La maggior parte delle volte in senso negativo, raramente in quello positivo.


Grazie.
[#3]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Stavo pensando. Il desiderio di "scomparire" che può crearsi in alcune circostanze (chessò, brutte figure, o brutti momenti, ecc...) si sta pian piano cronicizzando ed è forse diventato un costante desiderio di morte. Un'aspettativa vicina anche.
Un po' come un vecchietto che sa che entro qualche anno è destinato ad andare.


Io credo di soffrire di una sorta di depressione ciclica, ma questo desiderio di morte esiste in continuazione, sia quando non sto male che quando sto male.

Ma, in ogni caso, agli apici del mio malessere vi possono essere episodi moderati di autolesionismo, non di più.

Una sorta di desiderio passivo di morte. Non credo di avere il coraggio né la disperazione sufficienti per togliermi la vita da solo.


Spero solo che presto mi venga qualche malattia grave e incurabile. Sembra ridicolo, ma il mio stato d'animo nel tempo si è tramutato così.
E, paradossalmente, in alcuni dei miei numerosi flash mentali, pare che la consapevolezza di questa ipototetica malattia sarebbe ciò che per la prima volta mi permetterebbe di godermi davvero la vita fino alla fine.


Altro aspetto paradossale della mia personalità: proprio come un vecchio che aspetta la sua fine continua ad uscire con gli altri vecchi, a mangiare, a curarsi la salute, a vivere insomma, diciamo che io faccio lo stesso.
Tra qualche giorno partirò per il mio primo anno universitario; un po' come se... "nel frattempo" io abbia bisogno di colmare con qualcosa i miei istanti di vita.


La domanda fondamentale è: io sento il bisogno di capirmi, ma nessuno sin ora ha dimostrato di essere in grado di aiutarmi a fare questo.

Come posso fare?


Voglio vivere e voglio morire.
[#4]
Dr. Massimiliano Iacucci Psicologo, Psicoterapeuta 146 4 20
Quando si hanno in testa idee suicidiarie o comunque si spera di "avere una malattia grave e incurabile" è meglio rivolgersi ad uno psicoterapeuta per una consulenza.
Io spero che lei lo faccia al più presto.
Cari saluti

Dr. Massimiliano Iacucci - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
https://www.ordinepsicologilazio.it/albo/massimilianoiacucci/

[#5]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Un'altra caratteristica della mia personalità è la rabbia. Anche questa varia di periodi in periodi e ultimamente sto facendo un eccellente lavoro di controllo (come pure della depressione del resto).
Anche se riesco a controllare un po' meglio la "rabbia esplosiva" rimane ancora la "rabbia interna" che reputo tanto pericolosa quanto l'altra.

Con la rabbia esplosiva si odia e si distrugge ciò che v'è intorno, mentre con quella interna si odia e si distrugge se stessi, proprio dall'interno, un po' come strapparsi le carni e le budella da dentro, distruggere il cuore o addirittura l'anima.


Io sono arrabbiato perché secondo il mio modesto parare sono LA VITTIMA. Non ho deciso io di nascere, non ho deciso io l'educazione che mi ha fatto crescere storto e non ho deciso io di andare dallo psichiatra che ha fatto più guai che altro.
Io non ho deciso niente e sono arrabbiato perché ora tocca a me riparare ai danni che sono stati fatti.


Quanta forza devo avere per fare questo?


Vorrei far sapere ai dottori che avranno voglia di leggere queste righe che io sono stato da uno psichiatra che mi ha imbottito di veleno e che ha rovinato la mia vita più di quanto non lo fosse prima.
Adesso non sapremo mai se senza quell'esperienza la depressione fosse arrivata lo stesso ed è inutile fare ipotesi su una realtà alternativa.
Sono anche stato da un paio di psicologi, ma nessuno è stato in grado.



Ho detto alla dottoressa, precedentemente, che avevo intenzione seria di rivolgermi a qualcuno quando sarei stato nell'altra città.
Innanzitutto il "cambiamento di vita" (molto radicale e improvviso) cambierà sicuramente il mio stato mentale (se in meglio o in peggio è da vedere).
Curiosamente non sono molto ansioso; so che sarà un disastro i primi giorni (non sono il massimo per ambientarmi in posti nuovi), ma preferisco prendermene la pena quando sarò lì [il ché va in contrasto con la mia personalità ansiosa].


Comunque, riguardo lo psicologo, sono costretto a rimangiarmi la parola data (a me stesso). I costi dell'università non mi permettono moralmente di buttare altro denaro per fare tentativi a vuoto.
Solo se, in teoria, avessi la sicurezza e garanzia di un sollievo della mia salute.


La garanzia non c'è. Quindi lo specialista non ci sarà neppure.



Basta risposte. Basta consulti.
Grazie.
[#6]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Salve Dottori.

Non nascondo l'imbarazzo nel ritornare a farvi un'ennesima richiesta dopo aver scritto "Basta risposte. Basta consulti.".
Non voglio parlarvi delle solite cose, della depressione, ecc... bensì di una sensazione che casualmente mi capita di avvertire che adesso cercherò di descrivere approfonditamente.
Vorrei un vostro parere, ci terrei sinceramente.


Le prime volte (se non sbaglio) è successo nei vari viaggi con l'autobus per andare a scuola, diversi anni fa.
Riuscivo a farla venire quasi sempre chiudendo gli occhi e appoggiandomi la testa nello schienale.
Lì, iniziavo a sentire qualcosa di strano: iniziavo a sentirmi come fluttuare nell'aria, era una cosa fastidiosa, ma bella, leggermente dolorosa, che a lungo andare diveniva insopportabile, ma ancora comunque bella.
Potevo porne fine semplicemente aprendo gli occhi e lo avrei sempre fatto a breve, perché la sensazione diventava sempre più difficile da gestire.
Era più che altro una sensazione fisica, non mentale, ed una volta aperti gli occhi tutto terminava.
Quando non è nelle sue fasi più "profonde" basta in realtà soltanto muoverli un po', gli occhi, anche senza aprirli, per porne fine.


Occasionalmente riuscivo a farla venire mentre ero sdraiato a letto, ma con grande fatica e senza comprendere come questa venisse.


Ieri, invece, l'ho provata nella sua forma più potente fino ad ora, ho iniziato addirittura ad avere un po' di paura tanto era forte: stavo ascoltando Liszt, Hungarian Rhapsody 2, credo, con le cuffie e a volume massimo.
Ero seduto nella scrivania col pc.
Non facevo eccessivamente caso alla musica, ma quando raggiunse una certa sinfonia, rimasi estasiato, chiusi gli occhi e immediatamente mi sentii volare, tremare, gemevo tanto era insopportabile, ma bella questa sensazione.
Soffrivo, ma ero felice.
Alla fine la terminai, come al solito; rimasi scioccato dalla potenza.

Dopo qualche ora, provai a riascoltare la composizione, sdraiato nel letto, ma la sensazione non è tornata...