Fame nervosa e famiglia

Buongiorno, gentili dottoresse e dottori.
Vi inoltro questo secondo consulto perché spero di ricevere un grosso aiuto grazie a voi, come è stato per il primo! Dunque, il mio problema riguarda un disordine alimentare. Da una vita intera soffro infatti di fame nervosa. Ricordo addirittura come è iniziata: mia mamma comprava miliardi di merendine a me e mio fratello da piccolini, pensando di dimostrarci così il suo affetto (mai pervenuto in modo sano, ovvero tramite un dialogo comprensivo o una qualche forma di educazione). Soffro da molti anni per questo rapporto malsano col cibo, fra alti e bassi. Ultimamente, però, avevo trovato una sorta di equilibrio. Questo è successo perché i miei genitori sono partiti per una vacanza: avendo il controllo totale sul cibo, dalla spesa alla sua preparazione, non ho quasi mai sgarrato!! Tornati i miei, ecco che riprendo a mangiare come un porco (mia mamma mi ha portato dalla vacanza scatole di biscotti e stecche di cioccolato, come non fossi mai cresciuta). Il mio corpo non ne può già più e io non ne posso più, di insultarlo così!!!!! Mi sento in tensione costante, quando ci sono i miei: sento giudicato ogni mio respiro e mi sento bloccata. Poi, in questi anni, sono fioccati molti "complimenti" sulla mia fisicità, soprattutto da parte di mia mamma. Cosa mi suggerite di fare? Considerate che dovrò abitare con loro ancora per qualche tempo.
Può essere che divorando il frigo voglia dimostrare a mia mamma che accetto il suo affetto? Peggio: che lo voglio e ne ho un disperato bisogno??? Oppure è puramente uno sfogo per l'ansia del giudizio dei miei? Che legame esiste, fra la mia fame nervosa e la mia famiglia? Ultimamente mi sento triste, sola, senza senso, non amata, stanca, in difficoltà... e non posso nemmeno dirglielo, perché non vogliono problemi. Mi fanno sentire una scema.
Scusate la pesantezza.
Vi ringrazio per ogni vostra parola.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazza, alle spalle di questa fame nervosa c'è il bisogno di placare le sue ansie, la rabbia che le suscita sentirsi non compresa , non vista nella sua complessità e sensibilità.. Ma le consiglio di andare avanti e farsi aiutare per sentirsi compresa e valorizzata.. Cerchi uno psicoterapeuta presso le strutture pubbliche, la mamma non può cambiarla lei ,dato che non vuol sentirsi in discussione, può invece, per salvarsi la vita, cambiare lei il modo con cui soffre e percepisce tutto questo.. A Treviso ci sono validi Colleghi nelle strutture pubbliche, si faccia orientare dal suo medico di base..
Intanto cerchi di avere dei progetti di vita e cerchi di raggiungerli.. non ci dice niente di lei, della sua situazione attuale, lavora, studia..? L'importante è avere una luce in fondo alla strada e pensare che passo passo , cambiare si può..
Cosa ne pensa.. ? restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Utente
Utente
Grazie della sua risposta, dottoressa.
Attualmente sono sulla tesi della triennale; è molto molto dura, perché non sono motivata. Non ho mai rinunciato a lottare per trovare la mia "strada" però, e da ottobre frequenterò un nuovo corso di studi, questa volta meglio ponderato!! Sono orgogliosa e felice, però tutto questo viene sommerso dai dubbi e dalla stanchezza e tristezza, che mi sommergono come un'acqua scura fino alla punta del naso. I miei ancora non sanno che ho passato i test di ammissione. Mi sveglio stanca, crollo prestissimo la sera, e la giornata è costellata da pensieri deprimenti. Per questo, sono preoccupata di non farcela all'università, visto che è distante da casa mia. Mio fratello riesce ad aprirsi con i miei, io no. Sento che non vogliono sapere, di me, mi sento a disagio e forzata, ad aprirmi. Sento che quello che provo non vale granché, qui a casa, e mi sento scema. Sono bloccata anche a livello affettivo, cioè: ho molte amiche, ma da anni non mi innamoro di nessun ragazzo. Sento che prima devo lavorare su me stessa ma ho l'impressione che questo lavoro durerà una vita!! Faccio sport quando non sono troppo stanca, e vorrei riprendere a suonare, anche se è da mesi che ho accantonato questa grande passione, non avendo le energie mentali. Non riesco neanche più a leggere!!!!! Questa cosa mi fa sentire un essere umano a metà. (il corso di studi è molto pratico, fortunatamente, ma ci vorrà comunque una buona dose di concentrazione...)
Da 2 anni e mezzo sono in terapia, però la terapista non ha mai insistito sul discorso cibo, nonostante glielo abbia introdotto un paio di volte! Ci siamo concentrate sempre su altro. Nonostante ciò, sono ancora qui. La psicologa mi sembra brava in realtà, però non capisco se sto sbagliando io qualcosa! Mi fa sentire molto male, anche con gli altri, avere questo problema alimentare... mi sento un elefante in una piccola stanza. Sento che il mio disagio diventa visibile.
Dopo 2 anni e mezzo di psicoterapia, non so ancora gestire la rabbia e l'ansia: è normale??
La ringrazio ancora dell'aiuto!!!
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Provi a parlare con suo fratello, intanto ..e del suo problema alimentare penso sia bene parlare con la sua psicoterapeuta, bisogna imparare a chiedere, anche a chiedere aiuto.. perchè no, intanto complimenti per la sua tesi.. niente incoraggia più del successo, condivida con i suoi questa notizia, saranno contenti.. a volte i genitori non hanno gli strumenti, anche culturali per essere vicini alla complessità e sensibilità dei figli.. fanno quel che possono, insomma..
Cerchi di guardarsi intorno con più serenità, tanti ragazzi hanno problemi insicurezze, periodi difficili, creda , quindi non tema i giudizi degli altri, non c'è un mondo minacciante là fuori.. cerchiamo tutti di.. cavarcela..
Cari auguri..
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Utente
Utente
Va bene, la ringrazio.
Capisco che mi rimette alle cure della psicoterapista che già frequento.
Il mio dubbio era se per caso non fossero sufficienti o efficaci, tali cure, perché continuo a mettere su kili e non è una situazione sostenibile.
Non riesco a leggere "cerchi di guardarsi attorno con più serenità" e farlo, non è così semplice come quando lo si dice. Come dire ad un fumatore "cerca di non fumare!". Ti risponde: sì grazie, ma... vabbè.
Grazie comunque per avermi letta, arrivederci e buona sopravvivenza anche a lei!
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazza,non mi sono spiegata, per " serenità" non intendo fare come una sciocca che tutto va bene , ma vedere che tanti ragazzi e ragazze non sono contenti di sè , del proprio aspetto, della propria vita, è uno sguardo oggettivo, razionale che le propongo..
E' bello che lei desideri riprendere a suonare, ho letto il suo primo post che ci dice quanto suonare sia splendido e importante per lei e probabimente suonare la musica che ama la farà sentire meno sola e meno triste..
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Questi ragazzi scontenti di sè probabilmente hanno dei genitori che sono delle care persone, ma dei pessimi educatori. Questi ragazzi non si amano, sono stati abituati a considerarsi meno degli altri, a sentirsi giudicati molto più di quanto in realtà non siano. Si buttano via perché si sono sentiti buttati via. E' difficile elaborare tutto questo. Cambiare percezione. Anche sapendo che sono numerosi.
Io ne vedo invece molti altri di soddisfatti ed equilibrati, fortunatamente. Sono un bell'esempio.
Comunque non mi interessa tanto del mio aspetto, quanto della mia salute (fisica perché già ho il colesterolo molto alto per la mia età, e mentale), perché questa dipendenza dal cibo mi fà capire che qualcosa non va.
La cosa che non va è soprattutto il rapporto con mia mamma. Non riesco ancora ad accettare che una mamma non possa essere quella persona morbida, INCORAGGIANTE e protettiva come invece immagino. Lei invece non perde occasione per svilirci e avvilirci, perché così si è sentita in vita sua. Devo trovare un modo per accettare la realtà.
Come giustamente mi reindirizza lei su cose costruttive come gli hobbies, anche io infatti sto facendo. E ci sono gli amici :)
Dico solo che un rapporto guasto con un genitore con cui si vive ancora è pesante, molto pesante. E non si sa mai come fare.