Ansia, depressione, anoressia

Buonasera,
sono una ragazza di 27 anni, con un vita della quale, fino a qualche tempo fa, ero soddisfatta: un lavoro che non è ciò per cui ho studiato, ma che tutto sommato mi piace, porte aperte per cambiare professione in futuro, una relazione stabile da tanto tempo, una famiglia senza problemi, tanti interessi. Da qualche mese ho fatto l'errore madornale di accettare un incarico pubblico piuttosto impegnativo (sono assessore nel mio comune di residenza) e da allora è stato l'inizio della fine. Già da tempo sentivo di non volermi ricandidare, come ho fatto già cinque anni fa: molte cose nella mia vita sono cambiate da allora e, pur volendo continuare a fare qualcosa per il mio paese, volevo dedicarmi anche ad altre cose. Invece non ho saputo dire di no al momento giusto. Mi hanno pregata di restare, il gruppo era in crisi, tanti anni di lavoro che rischiavano di scemare...e poi, quando a sorpresa abbiamo stravinto le elezioni, mi hanno fatto capire che mi volevano assolutamente assessore. Ho accettato per senso di responsabilità, pur cercando di far capire che non desideravo affatto l'incarico. Maledetta quella volta.
Non ho più tempo per fare nulla. Lavoro full time, spesso fino a tardi, ho 2-3 riunioni a settimana, più lavoro a casa per un incarico che non riesco (per ovvi motivi di tempo) a svolgere come vorrei. Il mio temperamento perfezionista e bisognoso di controllo, in questo senso, non mi aiuta per niente.
I miei interessi sono ormai sepolti, il poco tempo che avevo per il mio ragazzo si è ulteriormente ridotto, sento che le mie giornate sono scandite da soli doveri. Non riesco più a fare sport, e da ex anoressica la cosa mi rende ancora più ansiosa e angosciata. Sono arrivata a provare un'invidia feroce per un'amica dimagrita dieci chili a forza di digiuni e ridotta ormai ad uno spettro.
Sento che la mia vita mi sta sfuggendo per un impegno preso solo per assecondare gli altri. Le riunioni, i consigli e gli appuntamenti sono diventati una fonte di angoscia insostenibile. Quando salgo in auto per andare in municipio, mi sento letteralmente come se stessi andando al patibolo. E nonostante cerchi di fare del mio meglio, nonostante ci sia tanta gente che mi dimostra affetto, mi sento terribilmente inadeguata. Sento che il gruppo per cui ho fatto questo sacrificio adesso non è più interessato a me, alle mie idee, ma solo ad avere un assessore donna di neanche 27 anni perché è un bel segnale da mandare. Una bella facciata.

In conclusione: da alcuni mesi a questa parte, soprattutto a causa di questo impegno non voluto che mi sta mangiando la vita, mi sento estremamente depressa, ansiosa e sento che si sta rifacendo viva la pulsione a non mangiare, per ripiegare al senso di aver perso il controllo su tutto. Dimettermi non posso, non dopo neanche sei mesi. Andare avanti cinque anni così nemmeno.
Forse è il caso che parli con uno specialista?

Vi ringrazio per l'attenzione
[#1]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
come potrebbe un impegno preso SOLO per assecondare gli altri regalarle benefici e non malessere?
Se poi consideriamo il suo "temperamento perfezionista" si comprende ancora di più come lei profonda notevoli sforzi per essere all'altezza delle aspettative , che forse non bastano mai e la lasciano con un senso di di frustrazione anche in relazione a quanto pensa sul ruolo che lei avrebbe nel gruppo a cui appartiene. Oltre naturalmente a procurarle un notevole dispendio di tempo ed energie e un certo carico di stress.

< mi sento estremamente depressa, ansiosa e sento che si sta rifacendo viva la pulsione a non mangiare>

Davanti a questo suo sentire e alla sintomatologia che esprime sarebbe davvero sensato rivolgersi a un nostro collega in presenza.

<sento che si sta rifacendo viva la pulsione a non mangiare>
Ci potrebbe dire di più in merito, ha forse sofferto di disturbi alimentari in precedenza? Altro?

Come va la sua vita in altri ambiti sociale, familiare, affettivo?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottoressa,

la ringrazio per aver risposto.

Sì, ho sofferto di disturbi alimentari per quasi tutta la mia adolescenza e per buona parte degli anni dell'università. All'ultimo anno di liceo, i miei genitori sono stati abbastanza intelligenti e determinati da impormi un anno di terapia, scelta che mi ha salvato.

Oggi, grazie soprattutto alla mia famiglia e al mio ragazzo, posso dire di stare bene. La mia vita affettiva è molto felice, amo e mi sento amata, ma ammetto che mi pesa molto il non sentirmi pienamente meritevole della fiducia che gli altri mi danno (come mi sta succedendo) o non sentirmi brava abbastanza sul lavoro, nei miei impegni, nelle relazioni sociali. Mi sembra di non meritarmi la stima e l'affetto altrui, di essere egoista e superficiale.

Così, quando sono in crisi, la valvola di sfogo è rimasta il mio corpo, che comincia a farmi ribrezzo, a sembrarmi troppo grosso, largo, grasso. Per quanto sia diventata consapevole che non sono affatto grassa e per quanto sappia che non devo ascoltare la "vocina" che cerca di convincermi che "meno pesi più sei brava", ci sono momenti in cui la convivenza è davvero dura.

Quanto a quel "solo" per assecondare gli altri...io ci ho provato. All'inizio ho cercato di guardare alle soddisfazioni che ne avrei tratto, a tutte le cose belle che avrei potuto fare, a quanto sarebbe stato importante fare questa esperienza così giovane...ma è crollato tutto molto presto. Mi sento inadeguata e poco considerata, ho paura di deludere tutti e di essere stata messa al mio posto non perché me lo merito, ma solo perché "va bene così". Quando do disposizioni nessuno mi ascolta, quando propongo qualcosa fanno spallucce, se organizzo qualcosa mi trovo le carte cambiate a mia insaputa...insomma, i motivi di frustrazione stanno superando quelli di gratificazione.



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