Richiesta consulto "esterno".

Buongiorno,

Sono una ragazza di 24 anni e da tre anni seguo una terapia cognitivo comportamentale per risolvere o quantomeno gestire alcuni lati del mio carattere e alcuni miei coomportamenti di cui non vado fiera.
Dopo tre anni, nonostante evidenti cambiamenti nella gestione delle emozioni e nel rapporto con gli altri, mi capita ancora di "esplodere" urlando e riversando tutto il mio malessere sulle persone che secondo me mi hanno portato ad essere così.
Sono ansiosa, sopratutto con tutto ciò che riguarda la salute enfatizzando i miei sintomi fisici sino ad arrivare a non essere più credibile ai miei occhi e agli occhi degli altri quando sto veramente poco bene.
Sono nata in una famiglia che mi ha sempre trattato bene, ma troppo oppressiva e morbosa. Mia madre ha una malattia rara degenerativa che compromette l'uso degli arti inferiori e una protesi ad entrambe le anche. Tra la malattia e i farmaci che prende per contrastare il dolore è diventata nel corso del tempo sempre più morbosa, controlla i miei movimenti, devo mangiare solo quello che vuole lei e all'ora che vuole lei, se faccio qualosa da lei non "approvato", mi aggredisce, arrivando a dirmi di non considerarmi più sua figlia. Negli ultimi dieci anni ho cercato di andarle incontro, plasmarmi anche secondo la sua visione di vita, per piacerle, perchè lei fosse fiera di me. Mi sono accorta nel tempo che questa tipo di comportamento non faceva per me, non rispettava le miei idee e il mio reale modo di essere, principalmente perchè mi ritrovavo a comportarmi male anche con gli amici e con i miei familiari, creando imcompresioni e allontanando le persone da me, a volte volontariamente, Credo che in tutte le famiglie, più o meno, ci siano problemi e/o incomprensioni ma ad oggi, nonostante la terapia, non riesco più a gestirli bene per me. Mi sento perennemente in difetto, non mi fido di me stessa e degli altri. Ad oggi, non riesco a trovare giovamento neanche dalla psicoterapia, probabilmente per la situazione di stallo che sto vivendo.
Sono consapevole dei passi avanti che ho fatto e di come sono ora ma vivo delle situazioni, specialmente in casa, che mi riportanto a farne tanti indietro, è un loop continuo e vorrei tagliarlo. Vorrei provare a comportarmi da adulta e non tornare sempre al bambino e sentirmi in dovere di giustificarmi,
Chiedo a Voi un consulto, un parere sulla mia situazione, Credo che un consulto "esterno" mi possa essere utile in questo momento.
Ringrazio anticipatamente per la disponibilità.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Ad oggi, non riesco a trovare giovamento neanche dalla psicoterapia, probabilmente per la situazione di stallo che sto vivendo.>

Gentile Ragazza,
ne ha parlato con la sua curante?
Quali risposte ha ottenuto?

Comprendiamo il suo bisogno di sentire un parere esterno, ma quando una terapia è in corso sovrapporsi da qui rischia di diventare fuorviante.

Se lei ha tratto benefici come ci riporta dal percorso in atto, continui ad affidarsi con fiducia alla sua terapeuta esprimendole chiaramente i suoi bisogni e i punti per lei importanti.
<Vorrei provare a comportarmi da adulta e non tornare sempre al bambino e sentirmi in dovere di giustificarmi> Certamente essere immersi in famiglia in rapporti disfunzionali non la aiuta a camminare più spedita, lo faccia presente alla sua curante che certamente conosce bene le sue problematiche e sa come muoversi all'interno del percorso.

Probabilmente ci sono ancora passi da compiere rispetto alla distanza emotiva da conquistare nel rapporto con la mamma e sui conseguenti comportamenti che lei mette in atto che non aiutano a uscire dal loop che descrive.

E' davvero opportuno che riferisca alla sua curante bisogni e perplessità, me gioverà la terapia.

Cari auguri

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente

Accolgo quanto sollecitato e credo, anch'io, nella necessità e nel diritto di un confronto con la sua psicoterapeuta, per poter verificare il "punto" del percorso ed, eventualmente, focalizzarsi sui bisogni a lei più immediati.

Nel momento in cui avrà chiarificato ed individuato le sue difficoltà, assieme al professionista, si cercherà di comprendere se esiste ancora un setting ed una alleanza terapeutica tale da permettere di continuare il percorso o di rivolgersi ad altri.

Tenga presente che, nel momento in cui ha iniziato il suo percorso, aveva dei bisogni.... ad oggi, come ben sottolinea, ne ha degli altri...

Rifletta e si affidi...

Un caro saluto
[#3]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Rinella,

Mi sono confrontata con la mia psicoterapeuta e abbiamo ricominiciato a valutare il rapporto difficoltoso con mia madre e la gestione della rabbia che provo sia nei suoi confronti, sia nella situazione generale creatasi.
Mi sento ferma sullo stesso punto, senza cambiamenti, probabilmente per un mio stato emotivo instabile al momento. Sono arrivata anche a pensare di sospendere la psicoterapia.
Capisco che un vostro parere potrebbe essere fuorviante rispetto alla psicoterapia che sto eseguendo, la ringrazio comunque per l'attenzione concessami.

Le auguro buona giornata.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Albano,

Avevo dei bisogni quando ho iniziato la terapia, e ne ho tuttora, cambiati rispetto anche alle situazioni che mi si sono presentate e a un cambiamento di comportamento e carattere voluto.
Posso riuscire ad affidarmi nuovamente alla mia psicoterapeuta, quantomeno parlare con lei e fare un punto della situazione.

La ringrazio per la Sua disponibilità.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

sulla rabbia forse potrà esserLe utile questo post:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html

Per quanto riguarda il Suo desiderio di essere adulta e di venire trattata da adulta dagli altri, mi pare che Lei sia molto consapevole di tutto, delle dinamiche famigliari e del contesto, ma potrebbe provare a capire con la terapeuta che cosa fare. Una ipotesi potrebbe essere quella di capire se sia giunto il momento per lasciare casa e costruire la Sua vita, autonomamente, abitando altrove.
Che cosa La frena in un progetto del genere?
E che cosa La frena ad attuare comportamenti diversi, più funzionali (es non fare ciò che la mamma chiede) per se stessa?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Pileci,

Mi ritrovo molto nell'articolo da Lei consigliatomi. Non mi rendo conto di "esplodere" o meno, non li sul momento. Riesco a rendermene conto solo dopo iniziando a darmi la colpa di tutto quello che è successo.
Mi è capitato più volte di sentirmi dire che "senza volontà non si va da nessuna parte"; io ho volontà di migliorarmi ma ogni qual volta mi viene fatto presente che non metto abbastanza impegno, faccio passi indietro e metto il lavoro fatto sino a quel momento in discussione.
In realtà, sto iniziando a cercare casa col mio ragazzo, quantomeno a guardarmi in giro ma non me la sento di andarmene perchè non mi sento di lasciare i miei genitori da soli. Mia mamma a breve si dovrà operare all'anca e dovrà fare della riabilitazione, mio padre soffre di Parkinsonismi, ha spesso mal di schiena e anche a lui questa tensione in casa crea dei problemi. Voglio esserci per loro, è anche una mia responsabilità.

La ringrazio per l'articolo e per l'attenzione.
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

capisco perfettamente il Suo desiderio di esserci per i Suoi genitori, perchè vuole loro molto bene. Ed è giusto che sia così.
Però potrebbe esplorare meglio in una psicoterapia che cosa La sta trattenendo davvero così vicino ai Suoi: senso di colpa? Paura? Ricatto emotivo? Altro?

Se i Suoi genitori sono purtroppo affetti da patologie croniche e Lei aspetta per poter andare via da casa e fare la Sua vita, sa bene di dover aspettare a lungo.

Invece, si faccia aiutare su questi aspetti, perchè è probabile che la rabbia che sembra esplodere all'improvviso e senza una ragione sia connessa con tutto ciò, cioè con ciò che sta sotto le Sue decisioni e le Sue credenze.

Posso chiederLe chi Le dice che non s'impegna abbastanza?
Come basta un'osservazione dall'esterno per farLa dubitare di se stessa?
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Pileci,

Mia madre, più di altri, mi dice spesso che arrivata a questo punto, dopo tre anni di terapia, dovrei essere radilcamente cambiata rispetto a come ero prima.
Mi metto in dubbio spesso, direi più un rimuginio su quello che faccio e se anche gli altri mi fanno un'obiezione e anche solo un'osservazione dell'esterno, la prendo come una conferma che oggettivamente sto sbagliando qualcosa, che sia di comportamento o di carattere.

Grazie mille per l'attenzione.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"...dopo tre anni di terapia, dovrei essere radilcamente cambiata rispetto a come ero prima..."

Magari radicalmente cambiata no perchè la psicoterapia serve per modificare gli aspetti problematici, ma aver risolto i problemi per i quali era andata in terapia sì...Faccia il punto della situazione con la terapeuta, magari partendo dagli obiettivi terapeutici che vi eravate poste e lavorando su quelli non ancora raggiunti.

Posso chiederLe quali sono gli obiettivi terapeutici che vi eravate poste?
[#10]
dopo
Utente
Utente
L'obiettivo iniziale del contratto è "dire, fare e comportarmi seguendo me stessa e le mie idee, sentendomi bene con me stessa". Il problema principale è che all'inizio della terapia mi trovavo in una situazione in cui ero facilmente influenzabile, mettevo costantemente in discussione le mie scelte e i miei comportamenti, fino a rimuginarci per settimane e tornare sui miei passi. A questo si aggiungevano i sintomi fisici, quali nausee, giramenti di testa, mal di pancia, che mi hanno portato pià di una volta a fare accertamenti medici di diverso tipo. Qualsiasi risposta mi venisse data non era credibile per me, più ricevevo risposte, più non ci credevo e volevo fare ulteriori accertamenti. In quel frangente anche la mia mente era offuscata da pensieri prevalentemente negativi. Arrivata a questo punto, ho deciso di entrare in terapia con l'obiettivo di ridurre o quantomeno gestire la mia ansia. Mi sono sempre posta dei limiti, degli schemi da seguire, che per me erano giusti fino a che non ho iniziato a maturare e crescere.
Gli schemi però li rivivo in casa, perchè li ho assimilati per molto tempo dal comportamento di mia madre, che nel tempo non è cambiata, semmai è peggiorata.