Bambino di 11 anni crisi di rabbia

Salve sono la mamma di un bambino di 11 anni che ha appena iniziato la prima media con grande difficoltà e con momenti di crisi di pianto e rabbia quasi giornaliere.
Premetto che il bambino è in cura con depamag per piccolo male da quando aveva 8 anni (ora crisi controllate) ed è seguito da una logopedista per disturbi di apprendimento. Ma il suo problema principale è relazionale con i coetanei, Fin dalle elementari le cose non andavano bene, non si sentiva accettato. E aveva adottato la strategia di fare un po il gradasso, dire frasi inappropriate o ridicole per attirare l'attenzione (mai però violento). Ma con l'inizio delle scuole medie è iniziato un periodo disastroso, nuovi compagni, molti compiti da fare a casa ecc. lo portano ad avere crisi di rabbia (pianto, urla, spezza le matite i fogli ecc). Questo capita soprattutto se a scuola ha avuto una delusione da parte dei compagni o di risultati scolastici. Ieri poi è successo il peggio è tornato a casa arrabbiato per una nota e perchè una ragazzina lo aveva rifiutato dopo che lo ha visto arrabbiato, lui ha urlato dicendo che la sua vita non ha senso e che preferiva uccidersi che vivere così.
Potete immaginare la disperazione che mi ha accolta, ma io a questa frase non ho saputo fare di peggio che dargli uno schiaffo.
Sono veramente molto preoccupata perchè lo vedo molto turbato, vorrebbe entrare in un gruppo che non lo considera, e nello stesso tempo però non apre gli occhi verso altre amicizie e quindi rimane sempre solo.
Tra l'altro rispetto ai suoi coetanei è anche molto più immaturo e anche ingenuo. Tanto che a detta degli insegnanti viene indirizzato a fare cose sbagliate (es. canticchiare in classe, stare a petto nudo a ginnastica, o entrare nello spoglaitoio delle ragazze) che lui esegue per sentirsi importante e non capisce di essere invece deriso.
Grazie per l'eventuale consulto.
[#1]
Psicologo attivo dal 2014 al 2018
Psicologo
Gentile Signora
Posso immaginare la sua angoscia e quanto sia difficile per suo figlio sopportare questa situazione.
Essere accettato nel gruppo dei pari, sentirsi omologato ai compagni, essere come loro è fondamentale per un bambino di 11 anni.
Purtroppo l'integrazione non è sempre facile.
Le consiglio di far intraprendere a suo figlio una psicoterapia che lo aiuti a gestire in modo sano e non distruttivo la rabbia, di fargli scegliere uno sport in modo che possa scaricare la frustrazione, aumentare l'autostima e la capacità di affrontare le sfide. In modo da imparare e fare esperienza della vita di gruppo con altri ragazzini. Anche un gruppo di volontariato religioso o Scout sarebbero delle soluzioni per socializzare e distrarsi.
Mi scusi ma non ho capito la sua ultima frase "Tanto che a detta degli insegnanti viene indirizzato a fare cose sbagliate (es. canticchiare in classe, stare a petto nudo a ginnastica, o entrare nello spoglaitoio delle ragazze) che lui esegue per sentirsi importante e non capisce di essere invece deriso" .
Gli insegnati gli fanno fare cose per umiliarlo? Se cosi fosse sarebbe molto grave e da segnalare a chi di competenza!

I rapporti in famiglia come sono? Al ritorno da scuola trova in famiglia calore e affetto? Un bambino che vorrebbe morire soffre in un modo che non riesce a verbalizzare ed esprimere a parole per questo utilizza il corpo come mezzo per esprimersi ( lacrime, matite spezzate...). Questa continua tensione influisce negativamente anche sull'apprendimento e rendimento. Un bambino non sereno non ha abbastanza energia da sfruttare per lo studio.
Restiamo in contatto.
Cordialità
[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

io porterei il focus su di Lei e su ciò che potete fare voi genitori, partendo da qui:

"Sono veramente molto preoccupata perchè lo vedo molto turbato": è assolutamente comprensibile, ma eviterei di mostrare al ragazzo questa Sua forte preoccupazione, eventualmente mi farei aiutare a capire in che modo essere una chiave di cambiamento nella vita del ragazzo.

Ad esempio, Suo figlio torna a casa triste, deluso, arrabbiato ,ecc... per una delusione e per l'esclusione da parte di una ragazzina o di un gruppo.
Capisco la Sua paura quando Suo figlio ha parlato di morte, ecc... ma anzichè lasciarsi condizionare da questo momento di frustrazione del ragazzo, perchè non lo aiuta a modulare queste emozioni, condividendo il sentimento generato dall'esclusione? Suo figlio non è l'unico ragazzo sulla faccia della terra che ha provato l'esclusione ma si tratta di uno stato che gli esseri umani possono comprendere, perchè può capitare. Non Le pare che quella frase, buttata lì da Suo figlio, fosse solo l'espressione di un momento frustrante e difficile per lui?
Allora lo aiuti a capire che queste cose possono accadere e Lei può capire come si sente, ma che soprattutto è meglio se prova a comportarsi diversamente, senza fare il gradasso, senza fare sciocchezze a scuola, ecc...
Condivida una linea anche con Suo marito, eventualmente con gli insegnanti, se disposti a collaborare, in modo che possiate aiutarlo.
E se, da soli non riusciste, potreste, Lei e suo marito, valutare di rivolgervi voi ad uno psicologo psicoterapeuta sistemico-relazionale, per capire come aiutare il ragazzo.
Il medico che lo segue per l'epilessia è al corrente? Che ne pensa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Attivo dal 2008 al 2017
Ex utente
Grazie molte per le tempestive risposte. Preciso che non sono ovviamente gli insegnanti a indirizzare a mio figlio a fare cose sbagliate bensì i compagni, e lui esegue per far ridere e per farsi notare.
Avevamo già pensato ad un percorso psicologico in vista del cambiamento scuola su suggerimento della logopedista che lo segue per i disturbi scolastici, ma a fatica sto convincendo mio marito, ora però mi sembra necessario.
Sicuramente la maggior colpa l'abbiamo noi genitori, io stessa da quando gli è stata diagnostica l'epilessia vivo in uno stato di scoraggiamento aspettandomi sempre il peggio e questo non lo aiuta.
Grazie
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

non parlerei di colpa, perchè non è facile convivere con tale diagnosi ed è comprensibile che un genitore sia preoccupato, turbato, spaventato e possa sperimentare un senso di impotenza. Ma è per questa ragione che a mio avviso è con voi genitori che occorre lavorare a livello psicologico, cioè per capire come fare, come relazionarvi con il ragazzo e come aiutarlo.
Se Suo marito adesso non è propenso a partecipare, inizi Lei; c'è sempre tempo per coinvolgerlo.

Cordiali saluti,
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile signora,

comprendo il suo sconforto, ma e' importante attivarsi per questo disagio... anche perche' di bambini e ragazzi con diagnosi di epilessia ce ne sono parecchi e tali si sono ben integrati nel contesto scolastico... questo grazie ad un lavoro di estrema fiducia e consapevolezza tra genitori ed insegnanti, che non possono essere esclusi dal progetto di supporto e tanto vale per i compagni di classe.

Oltre ad un percorso familiare, rifletterei anche su un aiuto di sostegno alla classe (insegnanti e compagni), dove bisogna chiarificare che questi è un bimbo come tanti altri e che possiede tutte le qualità e le competenze per poter far fronte ai compiti istituzionali.

Suo marito deve accettare un confronto ed una condivisione, per il bene del bambino.

Provate a confrontarvi anche con il vostro Pediatra, così da consigliarvi un percorso strutturato e di équipe.

Per qualsiasi confronto e condivisione, siamo qui ad accoglierla.


Un caro saluto
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