Lasciare il lavoro

Buongiorno vorrei chiedere una cosa molto importante. Io lavoro ormai da quasi due anni in un'azienda in cui però non mi trovo assolutamente bene primo perché non so svolgere bene il mestiere assegnatomi e secondo perché tale lavoro mi provoca sempre malessere sia fisico che mentale. Difatti fino a che ero in vacanza stavo bene, nessun problema fisico o altro, sono anche ingrassato. Da quando ho ricominciato invece ecco comparire di nuovo i soliti sintomi: mal di pancia, scariche, mal di testa, malumore, nervosismo. So che è brutto da dire ma odio il mio lavoro e lo lascerei anche oggi stesso. L'unico motivo per cui ancora non ho mollato è perché in famiglia non siamo ricchi e dunque senza lavoro non potrei permettermi l'automobile che ora possiedo, non potrei mettere da parte i soldi per il futuro con la mia ragazza e perché purtroppo il mercato del lavoro in Italia è diventato orribile dato che trovare lavoro è diventato esso stesso un lavoro. Sono diviso da una parte da queste necessità di condurre una vita dignitosa e dall'altra parte dal mantenere la mia salute entro limiti accettabili cose che con questo lavoro non potranno mai conciliare. In poche parole ho bisogno di lavorare ma se continuo a svolgere il mio attuale mestiere penso che raggiungerò col tempo uno stato fisico/mentale talmente rovinoso da cui non avrò più punto di ritorno. Ho pensato anche di rivolgermi ad uno psicologo ma per le spese che ho in questo periodo i consulti di un professionista non me li posso permettere. Cosa posso fare? Vi ringrazio
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Dr.ssa Daniela Pellitteri Psicoterapeuta, Psicologo 49 8
Gent. mo Utente,
mi sembra che lei abbia già trovato la sua soluzione pur rifiutandola ostinatamente.
Continua ad affermare che ha bisogno di lavorare ma che 'penso che raggiungerò col tempo uno stato fisico/mentale talmente rovinoso da cui non avrò più punto di ritorno'.
Le chiedo io allora come pensa di poter utilizzare ciò che sta mettendo da parte per il futuro con la sua ragazza quando avrà raggiunto quello stato fisico/mentale a cui si sente pre-destinato?
Forse sarebbe opportuno soffermarsi maggiormente ad accettare quello che il suo corpo sta cercando di dirle, provare ad analizzare con attenzione e rispetto il suo disagio.
Permettersi di accedere a quelli che sono i suoi più profondi desideri per definire degli obiettivi che tengano conto delle sue potenzialità , delle sue aspirazioni.
Conoscere e comprendere, insieme ad uno specialista, quali valori la guidano nella sua vita, a quali modelli culturali e familiari lei si ispira.
Quale conflitto interiore sottende al suo 'obbligo' lavorativo?
Come fare per darsi un'opportunità di scelta vista la sua giovane età?
Magari sospendere per qualche tempo macchina/risparmi pro convivenza per affrontare un eventuale percorso formativo che la renda più contento?
Valutare la possibilità di studiare e lavorare?
Pensare che comunque un lavoro come questo lo potrà trovare anche in futuro pur considerando la contrazione occupazionale?
Non voglio assolutamente sottovalutare le sue esigenze economiche e i suoi vincoli familiari, la sto invitando a recuperare
una piccola speranza nelle sue possibilità di scelta.
Se è stato così in gamba fino adesso nel sopportare tutte le criticità di un lavoro che non sente suo e si è piegato ad una fatica
emotiva non indifferente forse potrebbe farcela a rischiare un cambiamento.
Le auguro di potersi permettere altri punti di vista oltre a quelli che la vedono costretto a soffrire da qui a ...
Cordialmente
Daniela Pellitteri

Dr.ssa Daniela Pellitteri

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottoressa per la sua gentile risposta. Ha colto nel segno e quello che voglio fare è avere un cambiamento sotto il punto di vista professionale. Purtroppo per me non sarà semplice non tanto perché non mi sento sicuro quanto perché ho tutti contro, da un "padre" scappato di casa che chiede sempre soldi ai figli, ad una "madre" che quando provo a parlare dei miei problemi e dei miei desideri futuri mi comincia a parlare di lei senza nemmeno ascoltarmi. Ad esempio io dico: "non mi piace questo lavoro". La risposta " nemmeno a me piace il mio". Oppure: "sto poco bene" e la risposta di mia "madre" è: "anche io sto male". Non trovo nessuna comprensione ma solo un muro di ferro ed un disinteresse totale della mia condizione psico-fisica. Addirittura se dovessi dimettermi mi butterebbe fuori di casa. Il brutto è quando hai questo malessere e devi anche subire le follie di "genitori" se così si possono chiamare, menefreghisti. Comunque proverò a cambiare e a dare una svolta alla mia vita in positivo sopratutto per la mia salute. Grazie ancora
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Dr.ssa Daniela Pellitteri Psicoterapeuta, Psicologo 49 8
Gent. mo,
la sua 'dolorosa' consapevolezza di dovercela fare da solo può essere utilizzata, come mi sembra stia facendo lei, come spinta propulsiva nella ricerca di tutto il buono che c'è per lei, e solo per lei.
Non mi permetto di entrare in alcun modo sulle motivazioni che spingono i suoi genitori a comportarsi come lei descrive e credo di
immaginare come lei possa sentirsi.
Avere degli alleati per qualsiasi impresa può essere una grandissima risorsa e sicuramente se questi sono i nostri genitori
ancora meglio.
Nel suo caso sembra che lei debba sia far affidamento sulle sue di risorse e che , se non cambieranno le cose, debba organizzarsi 'in solitaria' come un velista che va alla scoperta dell'oceano.
Faccia in modo di 'attrezzarsi' il più possibile per fare questo viaggio e si faccia supportare da chi è abituato ad accompagnare diversi tipi di esploratori.
Cerchi un suo spazio da un/una collega e vedrà che riuscirà a trovare tutte quelle mappe e/o cartine geografiche affettive ed emotive che le permetteranno di raggiungere il suo benessere.
Le faccio , con tutto il cuore, i miei migliori auguri.
Daniela Pellitteri
[#4]
dopo
Utente
Utente
Dottoressa il suo intervento mi dà speranza. "Un velista che va alla scoperta dell'oceano". Bellissimo paragone, davvero azzeccato. Riesce a far sognare una persona sensibile come me, sognare di raggiungere prima o poi l'approdo lavorativo più adatto alla mia persona. La ringrazio ancora di cuore per il suo intervento.