Efexor di nascosto

Sono un ragazzo di 26 anni e sono fidanzato da due anni e mezzo con una ragazza che mi piace molto e stiamo progettando seriamente una vita insieme.
Da alcuni mesi ho, però, un problema. Comincio dall’inizio.
Quando avevo 19 anni ho perso mio padre e ho avuto un periodo di attacchi di panico e problemi di ansia. Il mio medico mi ha prescritto Efexor 75, che continuo ad assumere anche ora. Con lei non ne avevo mai parlato. Ha scoperto la pastiglia per caso. Si è subito preoccupata perché faccio palestra e temeva potesse essere qualche porcheria per i muscoli. Ha fatto ricerche su internet e ha letto alcune parole che l’hanno spaventata ancora di più: disturbo bipolare, attacchi maniaco depressivi ecc.
Non so se fosse più turbata per il fatto che non glielo avessi detto o perché temesse che potessi essere una specie di pazzo depresso. Sta di fatto che, per convincerla che era solo una questione di ansia, ho cominciato a smettere di prendere la pastiglia. All’inizio avevo solo una sensazione di testa vuota - vertigini, non saprei come descriverla, più o meno all’ora in cui ero abituato a prenderla, poi passava. Sono arrivato a quasi un anno senza le pillole e erano passate anche le vertigini. Lei era contente perché aveva capito che, anche senza il farmaco, ero sempre io. Da alcuni mesi, ho invece cominciato ad avere strane sensazioni, soprattutto al mattino. Faccio una fatica tremenda ad alzarmi dal letto, in alcuni casi ho dovuto anche saltare il lavoro e ho spesso una sensazione incredibile di paura, che poi passa durante la giornata. Se fosse per me vorrei dormire sempre. Non avevo mai avuto sintomi di questo tipo, neanche quando ero stato male. Sta di fatto che ho ripreso ad assumere la pastiglia, di nascosto da lei. Dopo un paio di settimane le sensazioni sono diminuite, fino a scomparire, sono tornato normale, ma assumo farmaci di nascosto.
Questa situazione mi fa stare male e mi mette a disagio con lei. Sono pieno di dubbi su di me, su di lei e sulla nostra relazione.
E’ possibile che il mio malessere fosse dovuto all’astinenza? E’ possibile che ormai sia dipendente dai farmaci e non più in grado di vivere senza? E’ possibile che dopo tanti anni di trattamento il mio malessere sia peggiorato e che possa essere contenuto solo con i farmaci? Che razza di uomo sono se non ho il coraggio di dire alla mia ragazza che sto male e ho bisogno delle pillole? Lei mia ama o ama l’idea che ha di me? Perché è turbata da queste pillole? Ora che le prendo di nascosto mi sembra di essere un ladro…non sono più sereno…ho avuto anche ripercussioni sulla sfera sessuale, nelle ultime tre occasioni non sono più riuscito a fare la penetrazione perché ho sempre perso l’erezione.
Stava andando tutto bene, perché ci è successo questo? Perché queste pillole mi stanno rovinando la vita? Lei prima mi vedeva invincibile, ora mi vede un debole…non lo sopporto, in alcuni momenti mi sembra persino di farle pena…
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

Sono ormai 7 anni che assume il farmaco:
"... 19 anni ho perso mio padre e ho avuto un periodo di attacchi di panico e problemi di ansia. Il mio medico mi ha prescritto Efexor 75, che continuo ad assumere anche ora. .."
Senza controllo medico assume e smette,
prende di nascosto e scrive a noi.

L'avere un segreto nei confronti della Sua ragazza non Le giova:
"Ora che le prendo di nascosto mi sembra di essere un ladro…non sono più sereno…ho avuto anche ripercussioni sulla sfera sessuale, nelle ultime tre occasioni non sono più riuscito a fare la penetrazione perché ho sempre perso l’erezione. ..."
Se in tutti questi anni l'erezione ra OK anche con il farmaco, non è imputabile ad esso il problema erettile.

Non sarebbe più semplice fare una visita di controllo relativo al farmaco,
o presso il medico che glielo ha prescritto, oppure presso lo psichiatra?

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Non mi sono spiegato bene, il medico era al corrente della mia decisione di smettere e mi ha anche prescritto la pastiglia ridotta per fare un'interruzione graduale. Ed è sempre stato il medico che mi ha suggerito di riprendere.
L'unica da cui mi sono nascosto è la mia ragazza.
Anche io penso che non sia il farmaco ad avere impatti sulla sfera sessuale, non li aveva mai avuti...
Quello che mi turba è la reazione della mia ragazza alla presenza delle pillole, mi ha fatto sentire a disagio, malato, debole. Non mi ero mai sentito così con lei, avevo sempre sentito la sua stima e ammirazione e invece, per la prima volta, mi sentivo indifeso e debole, ho capito che non riusciva ad accettarmi così e mi sono sentito in dovere di dimostrare qualcosa. Per lei la malattia fisica è come una colpa, qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi...figuriamoci la sola idea di un disturbo psicologico!
Questa scoperta delle pillole ha rotto qualcosa fra di noi...spero che non sia irrimediabile.
Dallo psichiatra non sono mai andato, il mio medico non mi ha mai chiesto di farlo.
Ho scritto a voi perché mi sembrava interessante un parere dall'esterno. Le sue parole mi hanno fatto capire che sono stato uno sciocco.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Grazie delle precisazioni sulla presenza del medico in tutto ciò! Ero un po' preoccupata, come avrà potuto intuire.

La sua riflessione rispetto al solco che la vicenda ha evidenziato tra voi è molto realistica e acuta:
"...Per lei la malattia fisica è ..qualcosa .. di cui vergognarsi...figuriamoci la sola idea di un disturbo psicologico!
Questa scoperta delle pillole ha rotto qualcosa fra di noi...spero che non sia irrimediabile.."

E' proprio su questa convinzione che occorre lavorare.
Lei aveva dovuto già a suo tempo - alla morte di Suo padre - accettare di non essere invincibile, di aver bisogno di aiuto e di riuscire ad accettarlo. Forse la Sua ragazza non si è mai scontrata con tali evenienze.. O forse lo stereotipo di "malattia come colpa" proviene da una impostazione famigliare.

Averlo messo a fuoco vi pemette ora di confrontarvi e di lavorarci.

Saluti cari.
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