Problema relazionale di coppia

Salve, sono un ragazzo di circa 26 anni e da quasi 3 anni ho una relazione di coppia con una splendida ragazza di 24 anni. Vado subito al dunque. Sono un soggetto ansioso/depresso e attualmente sono seguito da una equipe di specialisti: in particolare psicoterapeuta, psichiatra e gastroenterologo poiché soffro di problemi fisici dell'apparato digerente molto probabilmente di origine psicologica e somatica. Ultimamente i problemi fisici (e di conseguenza quelli psicologici) si sono, ahimè, accentuati e questo ha inficiato pesantemente il nostro rapporto di coppia. La mia ragazza lamenta perdita di attrazione poiché vede in me una persona fragile e che non crede abbastanza in se stessa. Tutto ciò porta ad una sua visione di un futuro nero, pieno di problemi e sofferenze continue. Si chiede: come potremo avere una famiglia e crescere dei figli se tu sei in questa situazione?? Ogni volta che tu "cadi", crollo anche io! (Testuali parole). Dopo di ciò abbiamo deciso di prendere un piccolo periodo di riflessione ma siamo arrivati ad una conclusione che risulta tutt'altro che un compromesso. Io non voglio perderla perché, sebbene per extrema ratio la potrei allontanare per proteggerla da tutto questo e farle vivere una vita felice, non riesco a fare questo passo e credo neanche lei abbia il coraggio! Tornando al compromesso abbiamo deciso di vivere questo periodo in una via di mezzo tra un rapporto di fidanzamento e un rapporto di amicizia. Questa sarebbe la decisione che ci avrebbe recato maggiore serenità anche se come dicevo prima è tutt'altro che un compromesso perchè in realtà ci comportiamo effettivamente come una coppia: usciamo quando è possibile e ci scriviamo sempre. L'unica differenza è che io non la tengo più informata e al corrente della terapia farmacologia e psicologica che sto sostenendo.
Forse semplicemente ci dirigiamo dietro questo compromesso perchè non abbiamo il coraggio lasciarci e perderci completamente?? Ecco, scrivo qui per avere dei pareri. Io di certo non mi sento amato a 360 gradi, e questo diminuisce in me l'attrazione e l'amore verso questa ragazza che sento molto distante proprio perché nel momento in cui ho maggiore bisogno percepisco un atteggiamento di scostamento e di fuga dal problema. Come potremo avere una famiglia in tal modo? Faccio un piccolo esempio: settimana prossima andrò a fare una gastroscopia come esame di controllo e io senso l'estremo bisogno della sua presenza e vicinanza per la paura dell'esame. E invece? Non se la sente di venire ad assistermi semplicemente e preferisce non esserci proprio perché questa è una cosa.che riguarda me. La mia situazione è complessa purtroppo perché dovrò fare un percorso molto lungo dal punto di vista psicoterapeutico e questo comporta alti e bassi. Tutto ciò che chiedo è starmi vicino incondizionatamente...
Vi ringrazio per dei pareri illuminanti.
Grazie ancora.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

il malessere del partner è spesso fonte di sofferenza per chi sta con lui o lei perciò le difficoltà della sua ragazza non sono nulla di strano, ma in questo momento ciò che conta è che lei si stia curando e che non ci sia quindi la prospettiva di un protrarsi infinito della situazione attuale.

Vorrei chiederle qualche dettaglio in più sulla sua terapia.
Da quanto è in cura?
Che diagnosi ha ricevuto?
Quali farmaci assume?

Che tipo di psicoterapia sta effettuando e con quale frequenza?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottoressa. Sono in cura da circa un anno con una psicoterapeuta e la sua diagnosi è stata quella di affermare che la mia è una situazione da esito a causa del vissuto travagliante. Ho avuto una causa scatenante a questo stato ed è stata una donazione del sangue effettuata 8 anni fa. Ma dietro comunque c'è una storia particolare(fatto sta che la dottoressa sostiene che il disagio si sarebbe verificato comunque indipendentemente dall'effetto scatenante): sono stato affidato ad un centro minorile fin dall'età di tre anni a causa di problemi gravi in famiglia. Per cui il risultato è quello di avere uno stato costante ansioso/depressivo con una forte somatizzazione all'apparato digerente motivo per il quale faccio sempre dei controlli. La psicoterapeuta mi fa parlare molto e come semplice sostegno prendo il levopraid ed il magnesio supremo, ma ultimamente visto che questo non mi è più sufficiente mi sono rivolto in aggiunta ad uno psichiatra per una terapia farmacologia più mirata. In effetti da una settimana prendo lo xanax 0,5 mg (in totale 2 compresse spalmate durante tutto il giorno). Dalla psicoterapeuta vado una volta a settimana, mentre dallo psichiatra mi terrò in contatto man mano per essere seguito farmacologicamente.
Tutto qui.
Ci tengo a precisare che il problema che ha la mia ragazza è proprio questo: la mancanza di prospettiva che questa situazione non sia infinita... lei pensa effettivamente che si protrarrà in futuro e che in futuro (con famiglia e figli) i problemi saranno insostenibili poiché gia adesso è questa la situazione...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"sono stato affidato ad un centro minorile fin dall'età di tre anni a causa di problemi gravi in famiglia. Per cui il risultato è quello di avere uno stato costante ansioso/depressivo"

Mi spiace moto per quello che ha vissuto e che ha rappresentato un distacco sicuramente doloroso dalla sua famiglia d'origine, dove immagino abbia vissuto seri disagi (che probabilmente non ricorda) nei primi anni di vita.

Questo non può che turbare l'equilibrio di una persona ed è comprensibile che lei ora stia male.

La sua psicologa ha espresso un parere sulla prognosi?
Lei non è in terapia da molto, ma è ancora giovane e può quindi contare su energie e risorse che le serviranno a modificare quello che dev'essere cambiato per consentirle di stare bene.
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dopo
Utente
Utente
Si dottoressa, purtroppo oltre al carico emotivo devo combattere con i problemi fisici che ne derivano. Ieri ho eseguito una nuova gastroscopia con esito di gastrite antrale, ernia iatale e conseguente esofagite con reflusso gastroesofageo. Non so se mi spiego ma le mie energie e risorse non so riesco a trovarle, non so dove trovarle. Consumo i miei pensieri a pensare al problema fisico e conseguentemente ne deriva agitazione. E' un circolo vizioso, lo so benissimo. Ma non RIESCO ad interromperlo! Soprattutto in questo momento. Mi sento letteralmente travolto sia dallo stato ansioso che dai disturbi fisici che sono opprimenti. La psicoterapeuta mi tranquillizza dicendomi che tutto questo cesserà fino a quando non raggiungo da solo una situazione stabile ove poter riuscire a contare su me stesso (famiglia, stipendio personale, cerchia di persone strette..). Io purtroppo, sono sincero: vedo tutto nero, senza sbocco. Non vedo futuro oltre i trent'anni, anzi penso che domani possa sempre essere il giorno dove io possa avere qualcosa di più serio e degenerare (parlo proprio a livello vitale). Sono davvero molto spaventato.
La ringrazio.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Le suggerisco di chiedere un secondo parere psichiatrico, perché in questo momento lei sta assumendo solo un farmaco che agisce sulle somatizzazioni viscerali ed un ansiolitico, mentre potrebbe essere più utile un antidepressivo (ovviamente spetta a un medico e non a me dirglielo, per questo le consiglio di sentire anche un altro psichiatra).

Per quanto riguarda la psicoterapia, ogni quanto tempo vi vedete? Non ha modo di intensificare le sedute?
Forse in questo momento sarebbe la cosa più sensata, visto come si sente.