Un parere medico, mi rendo conto che il web non permette un panorama completo

Salve,ho 21 anni e scrivo per un parere medico, mi rendo conto che il web non permette un panorama completo.
Frequento l'università (materie che amo), nel periodo di lezione sono a contatto con molta gente,ma non ho veri amici lì, né a casa.Ho 2-3 amici con cui parlare in periodo di vacanze, ma li rivedo solo a lezione. Sono timido,sempre uscito poco, mai confidato con nessuno su questioni personali, nemmeno con la famiglia,poco aperta al dialogo,molto pragmatica. Non sono mai stato soddisfatto pienamente della mia vita, ma sono sempre andato molto bene nello studio, e mi è sempre bastato. Ultimamente però sento che l'insoddisfazione cresce, non ho nessuno con cui parlare veramente (avrei bisogno di sfogarmi), non ho più voglia di uscire (sono stato 8 giorni senza mettere piede fuori dalla porta di casa). Ho un esame pesantissimo, mi concentro poco, a volte non riesco nemmeno ad alzarmi dal divano e iniziare a studiare. Penso e rimugino, e in quei momenti non parlo con nessuno; o divento irascibile con chiunque (mi disturba ogni cosa)oppure rassegnato. Altre volte, repentinamente, mi sento euforico e faccio grandi piani: x studio, dieta, palestra (ho iniziato a fare flessioni sul pavimento di casa per qualche giorno!), ma tempo pochi minuti o 2-3 giorni e torna tutto come prima: tristezza, inconcludenza,niente concentrazione. A volte mi sveglio la notte,ho sempre fatto sonni continui. Certe volte voglio piangere per sfogarmi, ma non ci riesco, dovrei sforzarmi. Mi sento spettatore della vita che scorre nelle solite mura di casa. Ultimamente sento calare il desiderio sessuale, a volte per giorni, mai successo. Nascondo che mi piacciono i ragazzi, mai mi sognerei di dirlo (i miei genitori hanno sempre mostrato esplicito disgusto al riguardo!per mio padre è una "malattia"! come potrei?). In altri momenti penso che se trovassi la persona giusta (non ci credo veramente) potrei.
Mi piacerebbe andare a studiare fuori per la magistrale, ma è come se fossi intrappolato: nell'ateneo di ora c'è lo stesso corso, ma di bassa qualità, e vorrei spostarmi; in certi momenti sono deciso, in altri mi pare impossibile. Non ho mai vissuto fuori sede, sono pendolare. Penso che mi aiuterebbe, ma la vedo una svolta difficile, specie per la mia famiglia, anche economicamente (per loro non è solo questo il problema: lontano da casa?scherziamo?).
Tutto questo vivere frenato mi schiaccia a momenti (mai avuto pensieri suicidari).
Sotto può esserci qualcosa di patologico, uno stadio depressivo?Picchi verso il basso alternati a momenti di gioia e intraprendenza; non uscire; l'apatia e l'irritabiità, lo scarso desiderio. Quando la mia vita è piena sono più sereno, in quei momenti mi piace la compagnia. Dovrei aspettare le lezioni per sapere se è cambiato qualcosa; ma sono sicuro che, anche con la mente occupata,il senso di insoddisfazione rimarrebbe, perché ciò che non mi piace della mia vita sarebbe sempre lì, pronto a riemergere.

Ringrazio per la pazienza e per l'aiuto.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

lei è fondamentalmente stanco di una vita che per ora le ha dato soddisfazione solo per quanto riguarda gli studi, ma che è priva di rapporti intimi sia amicali che di coppia: questa insoddisfazione potrebbe forse esitare in un disturbo del'umore, ma a mio avviso rappresenta anche quella molla che può far scattare e sostenere la sua motivazione verso il cambiamento.

Senza stare male è infatti spesso difficile imporsi di cambiare, pur essendo infelici, e l'aumento del suo disagio può rappresentare quindi anche un'occasione di svolta.

Se ha individuato un corso di laurea specialistica che le interessa e che può frequentare trasferendosi, perchè non farlo?
Ha valutato la possibilità di trovare casa e lavoro per contribuire al suo mantenimento agli studi nella città nella quale si sposterebbe?
Non è necessario il permesso dei suoi per iscriversi altrove all'università, non trova?
Tanto più se sono persone "pragmatiche", come lei le definisce, che quindi danno poco peso alle emozioni e ai desideri.

Dimostri loro che tiene davvero a trasferirsi e che ha già preso informazioni e trovato soluzioni: se vuole che la prendano sul serio deve affrontare pragmaticamente l'argomento, parlando la loro lingua.

L'eventule trasferimento avverrebbe già quest'anno o più in là?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio per la risposta.
Il trasferimento dovrebbe avvenire, se tutto va come previsto, tra un anno e un mese; di tempo per parlare ce n'è. I miei genitori vedrebbero la cosa come assolutamente superflua: non ho mai parlato ancora con loro della mia volontà, in più occasioni hanno mostrato che secondo loro scegliere corsi lontano sarebbe più una moda che altro. Nessuno di loro ha frequentato l'università, mi preoccupa che non capirebbero le mie motivazioni: amo ciò che studio e vorrei farlo al meglio. So che non ho bisogno del loro "permesso", ma dovendo andare fuori per la prima volta, sentirei comunque il bisogno di un sostegno (non certo solo economico, ma anche nel piccolo assestamento per imparare ad affrontare autonomamente la vita quotidiana).
Per quanto riguarda lo stato generale, dunque non si può parlare, almeno presumibilmente, di depressione? La cosa mi dà sollievo: ma come potrei dunque iniziare a vivere? Superare questa apatia che ho, e anche la mia difficoltà a relazionarmi con le persone, a trovare qualcuno con cui aprirmi e anche una stabilità d'umore? Ormai basta una frase storta ad inizio giornata per rovinarmi un'intera mattinata, o addirittura tutto il giorno. Se a ciò aggiungo il fatto di vedere continuamente miei coetanei con molti amici divertirsi ogni giorno e il fatto di sentire i miei genitori mostrare il loro disgusto per le relazioni omosessuali ogni qualvolta se ne senta parlare in tv (TG, film) mentre io devo sempre fingere indifferenza, mi sento davvero impotente di fronte al mondo, e sento letteralmente lo stomaco logorarsi ogni singola volta.
Mi rendo condo che, in potenza, questi sarebbero stimoli importanti: ma come imparare a metterli anche in atto per apportare un vero cambiamento nella mia vita? Sento che il trasferimento potrebbe rappresentare una svolta radicale, ma se non dovesse avvenire? O peggio, se nemmeno questo dovesse farmi cambiare, e continuassi ad avere paura del mondo (intendo, cioè, sentirmi sempre inferiore e mai all'altezza di vivere come o meglio di altri, in ogni singolo aspetto), mantenendo il mio stesso umore e il mio stesso comportamento, solo in una diversa provincia?

Ringrazio ancora per l'aiuto.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il problema è duplice: lei pensa di essere rifiutato in quanto gay e non capito in quanto studente e persona che vuole prendere una strada che i suoi non conoscono e che forse non condividono (dico "forse" perchè in fondo non gliene ha ancora parlato).

La questione è complessa e ha diversi risvolti, perciò non mi è possibile rispondere alle sue domande piuttosto specifiche che richiedono una conoscenza molto approfondita della situazione.
Le suggerisco quindi di parlarne di persona con un mio collega, approfittando anche del fatto che ha ancora molto tempo per parlare del trasferimento e per organizzarlo.