Dolore post convivenza

Buongiorno, ho 32 anni e a fine giugno sono stata lasciata dal mio compagno dopo 4 anni di convivenza, con le più classiche motivazioni “non ti vedo più come compagna di vita ma come un’amica, non so cosa voglio, sono indeciso, ma nel frattempo c’è una collega più interessante, ecc”. Non essendo disposta a continuare a vivere in quella casa, sono tornata da mia mamma (i miei sono divorziati) e mia sorella, più piccola.
Preciso che, sebbene sembri fuorviante detto dal “lasciato”, non ci sono stati segnali di alcun tipo, anzi: negli ultimi mesi, durante i quali ha maturato da solo questa decisione, era diventato anche più affettuoso; questo è stato notato anche dagli amici in comune, che sono rimasti tutti sconvolti, anche se mai quanto me.
Due giorni fa ho dovuto rivederlo per la prima volta da giugno, davanti al notaio, per vendergli al mia quota di casa. È stata una violenza. Non ho palesato nulla, ma dentro mi sentivo morire. Così, anche sulla carta, è finita (nel caso ci fossero ancora stati dubbi).
Dopo un primo momento in cui uscivo più o meno normalmente, da una settimana tendo a rifugiarmi in casa: luoghi e persone estranee (anche se ci sono persone amiche vicino a me) mi mettono a disagio e mi fanno paura, le stesse conversazioni sulla vita quotidiana mi fanno venire voglia di rintanarmi in un cantuccio. E per il momento mi va bene così, perché mi sento protetta nel mio isolamento. Come se l’appuntamento dal notaio avesse esaurito tutto quel poco di forza e di coraggio che avevo guadagnato in questi mesi (che comunque non sono stati una passeggiata, tra momenti di ansia, "lucidità" e magone).
Sono seguita da un terapeuta, che mi sta aiutando a elaborare correttamente le varie fasi, ma il problema è che, tra alti e bassi, non riesco ancora a lasciarlo andare, e ci sono ancora giorni di profonda tristezza, in cui i ricordi mi saltano alla mente e mi fanno male (anche se lui non si è comportato correttamente).
Cosa mi sta succedendo? Grazie mille.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile ragazza,
credo che la vostra fosse una coppia di fatto e come tale forse lei aveva dei diritti Si è informata al riguardo?

Perchè dice che è stata un "violenza" l'aver venduto la sua quota di casa?

Al di là comunque di norme del diritto civile, lei è stata coinvolta in scelte di vita e patrimoniali che credo necessitavano di una più attenta valutazione da parte dell'ex partner, in caso di avvenuto recesso da una sorta di contratto di convivenza, anche qualora quest'ultimo non abbia avuto forma scritta.

cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
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Disturbi psicologici e mente-corpo

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dopo
Utente
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Gent.ma dott.ssa,
I termini patrimoniali non mi hanno visto in una posizione di svantaggio. Ho recuperato in toto la somma che avevo versato (avevamo fatto inserire le percenutali di proprietà di ciascuno al momento del rogito) ed è stata una mia scelta quella di non vivere in quella che è stata la nostra casa. È stato molto doloroso lasciarla, ma sarebbe stato peggio continuare a vivere da sola nei nostri ricordi.
La "violenza" al riguardo si riferisce al dolore intenso che ho provato nel vederlo, parlargli e salutarlo. Non sono stata scortese ma non potevo neanche parlargli come se niente fosse.
Grazie mille.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile Utente,

sono trascorsi pochi mesi ed è comprensibile la Sua reazione, sia quella legata al volersi rifugiare, sia quella del pensare ancora al Suo ex.

La prima è legata al fatto che ora Lei sta conservando energie ed è inutile disperarsi, quindi se ne sta tranquilla nel Suo rifugio.

La seconda, tuttavia, serve per poter mettere in ordine e ad avere l'illusione di controllare quanto è accaduto. Talvolta potrebbe anche tradire una certa ansia.

Si dia tempo.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gent.le Dott.ssa,

Relativamente al secondo punto.
È da luglio che razionalmente vorrei lasciarlo andare, farmene una ragione, perché solo così so di poter andare avanti con serenità. Non riuscendoci, non ancora, effettivamente arriva un po' d'ansia, soprattutto la mattina appena alzata.

Devo, non so come, liberarmi dall'immagine di lui che mi aspetta fuori dal cancello e che mi dice "scusa, scherzavo". Ancora ogni tanto quest'immagne si ripresenta in diverse varianti, e anche questo mi impedisce di andare "oltre".

Vorrei essere più immune al suo pensiero, ma non so come fare.
Grazie mille.