Lasciarsi andare

Buonasera dottori, sono un ragazzo di 34 anni, sono gay, e da circa 7 mesi è finita una lunga relazione durata 11 anni. di carattere non sono molto espansivo, mi definisco più intimo, e a causa di questa separazione, tra l'altro subìta e non desiderata, ho sofferto parecchio, come mai mi era successo. ho scoperto però di aver resistito, pur senza alcun aiuto, e mi sono accorto di essere diventato una persona diversa da prima, anche più aperto e disponibile verso gli altri. ho notato di aver iniziato a prendermi cura di me in maniera molto attenta e precisa: non era un obiettivo, è nata spontaneamente questa attenzione. tuttavia mi sono sentito molto solo in questi mesi, non sono abituato a vivere da single, ad avere un telefono che non dà più il buongiorno, a non avere più impegni fissi col il partner. è stata ed è dunque una solitudine più sofferta che accettata, ancora. per questo motivo ho curiosato fra le chat, e ho notato molto interesse da parte degli altri nei miei confronti. non nascondo di essere un bel ragazzo, pur avendo un carattere riservato, e questo ovviamente è la prima cosa che si nota in un profilo virtuale. nel giro di poco mi sono ritrovato ad avere molti contatti che mi hanno anche confuso un po' la testa, ma alla fine ho scelto di uscire con un ragazzo con il quale avevo iniziato a sentirmi tutti i giorni. non mi decidevo a uscirci insieme, quasi desideravo che rimanesse una foto confinata nel web, una voce che potessi interrompere quando volevo io. ha dunque preso in mano lui la situazione ed è venuto a conoscermi sotto casa, attraversando mezza roma di notte. nel suo complesso, mi ha colpito come un fulmine, positivamente. la notte dopo ha voluto replicare. lunghe passeggiate, caffè, dolci, chiacchierate. mi sono sentito rinato. tornando a casa però ho sentito invadermi quasi da un senso di colpa verso me stesso, ho avuto una crisi di pianto, ho sentito la necessità di lavarmi i denti per lavarmi via il suo sapore. non siamo entrambi persone che cercano il soddisfacimento di una notte, e questo se all'inizio mi ha attratto ora mi spaventa da morire. mi cerca in continuazione nonostante io abbia di botto mollato la presa, e non so che passo fare. immagino cosa possiate dirmi a riguardo: "sei spaventato perchè hai paura di soffrire di nuovo". e in effetti può essere vero, ma vorrei capire come posso fare a conciliare questa mia paura con il mio innato e mai sopito desiderio di avere un compagno. si dice in questi casi che il tempo sfumi il dolore di un lutto, e che piano piano si supera, e quindi nella mia testa rimbomba da giorni la stessa domanda: devo continuare a star solo aspettando che passi altro tempo? vi descrivo un' immagine: la cipolla, è fatta di molti strati. ebbene mi sento come lei: negli ultimi mesi è come se per colpa della separazione fossi stato sbucciato e privato di tutti gli strati,fino ad arrivare a esporre il nucleo, per il quale ora sento la necessità di proteggerlo persino dalle emozioni positive.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Bravo, la sua autoanalisi mi sembra piuttosto corretta, parli con lui con franchezza e cerchi di dare a questa storia nascente il ritmo e le modalità che tengono conto della sensibilità , dei bisogni e dei tempi di ciascuno.. La sensibilità deve essere reciproca e non solo guidata dal desiderio e dalla pulsione.. Parlare con calma e fiducia è indispensabile nelle relazioni, non è indispensabile buttarsi nell'agire ansiosamente i rapporti .. Soprattutto quando uno esce da un dolore così vivo, come è capitato a Lei .. Intanto auguri per tutta la sua vita ..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it