Paure che tornano, filofobia

Gentili dottori,
torno da voi per raccontarvi ciò che è accaduto dalla mia richiesta di consulto di 4 anni fa, in cui vi parlai del 'perdere i sentimenti'.La relazione di cui vi parlai all'epoca, che era appena agli inizi, decisi di affrontarla combattendo le mie paure. Non è stato sempre facile. Sono sicuro di aver avuto varie fasi di blocco emotivo, allora come nel periodo successivo. Con la ragazza di cui mi innamorai allora, l'innamoramento - che per anni era stata una cosa naturale, purtroppo sempre seguita da delusioni - si accese e si 'spense'. Fui sopraffatto dall'ansia e dalla paura. Sapevo di essermi innamorato, riconoscevo i miei sentimenti ma, paradossalmente, li rifuggii. Ero innamorato eccome ma, rispetto alle altre volte, tra le prime cose che mi venne da pensare ci fu quasi 'oh, no, un'altra volta!'. Guardavo le sue foto e mi 'scioglievo'. Non era solo l'aspetto fisico o il carattere, ma tutto. Ero innamorato. Se avessi avuto la maturità che ho ora, avrei tirato un bel sospiro e, visto che mi capitava finalmente, un'altra volta, questo grande piacere, l'avrei vissuta con serenità, con contentezza per aver trovato una persona che, per altro, mi ricambiava. Proprio per questo arretramento, assurdo, che mi stava facendo perdere qualcosa di importante decisi di combattere. Con la mia ragazza, dopo i mesi estivi in cui fu assente per lavoro, ricominciamo al rientro. Non è stato facile. La paura, l'ansia, il tentativo di placarle e di razionalizzare mi hanno spesso impedito di vivere pienamente il rapporto, pur sentendo crescere, nei mesi, l'affetto che però avevo paura di far evolvere. Paura che non fosse la persona giusta, che non mi piacesse abbastanza, che caratterialmente non fosse quella giusta per me. A volte questi pensieri sono diventati, per brevi periodi, ossessionanti, privandomi in parte di spontaneità. Nel tempo, è capitato che scoprissi di avere gran paura di perderla, che morisse, che le accadesse qualcosa e quando mi saliva la paura, la reprimevo perché mi spaventava di l'idea di voler così bene, di amare, e di perderla. A me piace stare con lei. Sto bene con lei, per l'umanità e l'affetto che ha il nostro rapporto. Nell'intimità, i primi tempi non sono stati facilissimi, complice la mia insicurezza e mancanza di esperienza. La paura mi bloccava. Temevo che il problema fosse una questione di attrazione fisica, ma quando siamo soli mi eccita, non mi sento forzato (come dicono altri) a lasciarmi andare. Abbiamo, sebbene non frequentissima per la distanza, una buona vita sessuale. Mi piace. E' stato soprattutto mentalmente che, nel tempo, ho fatto (e a volte faccio) fatica a lasciarmi andare, da momenti in cui temevo di non provare nulla ad altri in cui provavo gelosia, calore, trasporto - ma che automaticamente reprimevo. Perché attaccamento significa(va) amore quindi paura di perdere qualcuno di importante. A volte ritornano le paura. A volte temo sia filofobia, a volte un disturbo ossessivo compulsivo da relazione.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

vedo che a 4 anni di distanza la situazione non è cambiata ed è probabilmente peggiorata.

Immagino che non si sia rivolto ad uno psicologo, cosa che le è stata suggerita da diversi miei colleghi in precedenza, perchè in caso contrario non sarebbe a questo punto.
E' così?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno e grazie della risposta.
Le dirò in tutta sincerità che in questi anni la situazione è anche migliorata, con momenti di dubbio (normali, in qualsiasi coppia) e momenti di più profonda preoccupazione, quali ho accennato. Non sono stati anni di continua paura, ma sicuramente alcuni momenti particolarmente pesanti li ho vissuti.
Per la verità, inizialmente seguii il vostro consiglio. Mi rivolsi a degli specialisti, tuttavia l'esperienza è stata 'infelice'. Da un lato, il costo economico a lungo termine diventava insostenibile. Dall'altro, però, le 'indicazioni' datemi da vostri colleghi mi lasciarono spiazzato. Uno di loro mi suggerì addirittura, dopo appena poche sedute, di lasciare la mia ragazza, dopo appena poche sedute. Trovai questo molto destabilizzante, magari anche poco professionale e questo mi buttò nella confusione più totale dato che se semplicemente la persona con cui stavo e sto non mi fosse piaciuta, se non fossi stato bene, io per primo sarei arrivato a quella conclusione.
Non voglio generalizzare sugli psicologi, non lo faccio mai, ma in quel momento in cui volevo solo comprendere perché i miei sentimenti erano 'andati in corto', in una fase di dubbio su me stesso, questo tipo di risposta mi allontanò completamente. D'altro canto, mi sono reso conto che ansia, preoccupazione, un modo di pormi nei confronti della vita, del futuro e del passato, sicuramente in me tende ad eccessi di preoccupazione fino, forse, a momenti di abbattimento profondo e di depressione. Questo influisce su ogni aspetto della vita, progetti per il futuro, le mie relazioni. Anche per questo motivo vorrei parlare con qualcuno, in quanto passo da momenti di apprensione a momenti di apparente vuoto o distacco. A volte ho creduto di essere semplicemente 'maturato', altre volte mi sono reso conto che forse mi nascondevo solamente delle preoccupazioni generali sulla vita, generali della mia persona, che poi ricadono su vari aspetti. Avrei svariati esempi da fare. Uno su tutti, e concludo: a giugno scorso ho vissuto momenti di particolare tristezza e angoscia nel ricordo di mia madre, scomparsa nel 2008. Ho passato giorni tristi, uno in particolare di angoscia profonda in cui mi chiedevo, disteso sul letto, che senso avesse avuto tutto quello che avevo vissuto da quel giorno, tutto ciò che avevo fatto. Niente aveva più senso. Questo ha inevitabilmente toccato anche la mia relazione che, ormai tutto sommato stabilizzatasi, con me che so che voglio stare con questa persona. Ritengo, quindi, che alcuni problemi, dall'ansia di vivere certe cose, dalla mia relazione ad altri aspetti della vita (tranne quelli che, ovviamente, posso controllare io più direttamente) siano questioni molto più generali e articolate e per questo penso sia utile parlare con qualcuno.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Mi spiace che abbia avuto esperienze negative, ma questo potrebbe dipendere dall'orientamento seguito da chi lei ha consultato.

Visto che la situazione attuale è questa:

"passo da momenti di apprensione a momenti di apparente vuoto o distacco"

è importante capire se soffre ad es. di un un disturbo depressivo e se/quanto è influenzato da ciò che le è accaduto in passato, con particolare riferimento alla sua storia familiare.

Proprio perchè è importante che parli di quello che prova, come lei stesso sente e comprende, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico, che di sicuro non le darà mai "consigli" su come comportarsi, soprattutto dopo qualche seduta e del tipo che ha ricevuto in passato.
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