Rapporto genitori

Gentili dottori, vorrei descrivervi il rapporto che vivo coi miei. Io provo rancore nei loro confronti. Un sentimento che si è alimentato gradualmente nel corso degli anni, sin dalla prima adolescenza. Senza dubbio l'educazione che mi è stata impartita è malata. Sebbene con gli anni abbia potuto appurare che non sia stata dettata da cattiveria, ma da debolezza.. sento di poterli perdonare con la testa, ma non con il cuore. Dopo essermi avvicinato con diletto a psicologia, trovando affascinante la mente umana, ho potuto comprendere e dare un nome a diverse dinamiche malate che hanno caratterizzato la mia crescita, al che ho cominciato ad aprirmi a loro e a manifestare il disagio, ma senza risultato. A farmi rabbia non è "ciò che è stato". Non ce l'ho con loro per essere stati genitori incapaci. Ce l'ho con loro per non aver reagito minimamente una volta compreso il problema. FORSE loro avrebbero voluto, ma non possono. Loro non sono mai stati "superiori".. da fare da genitori a un figlio. Mio padre è uno che quando avevo i miei quindici anni e gli ormoni a palla rispondeva con rabbia alla mia rabbia con la stessa intensità, quasi come a doversi difendere da un marmocchio confuso. E così è rimasto. Mai trovato la minima sicurezza in lui. Mia madre invece annega nei sensi di colpa, è frustrata. Vive un matrimonio infelice con un uomo che non ama ( Infatti si trattano male ), ed ormai è soltanto una spettatrice; il bello della vita se l'è perso quando non ha avuto il coraggio di prendere la propria decisione. La mia nascita è stata la ciliegina sulla torta che li ha costretti a restare insieme "per non abbandonarmi". Io non scrivo questo sotto forma di sfogo. Ma per dare un'idea della MIA condizione. Per tutte le incoerenze passate non riesco a vederli come genitori nel presente, MA vivo con loro. Quindi se mio padre prova a fare il padre e dispensa "consigli gratuiti" seguiti da dissenso se non rispettati, io provo rabbia e la manifesto. Se mia madre si preoccupa per la mia salute mi irrita. Quando mio padre fa la madre e dice "Hai mangiato?", gli rispondo seccato. Questi non sono pensieri che occupano la mia testa ogni giorno. Se mi trovassi improvvisamente sull'altra faccia della terra probabilmente non ci penserei nemmeno a queste cose. Ma è la mia quotidianità e a tempo indeterminato vivrò ancora qui. Inoltre anche il lavoro è macchiato da questa negatività perché lo pratico insieme a mio padre, che non è capace di darmi fiducia e trattarmi come un adulto. Vivo poche emozioni positive e sono insoddisfatto e frustrato. E' possibile che l'ambiente di casa.. i miei genitori, il loro e il nostro rapporto.. abbiano un influenza tale da impedirmi di essere sereno? Per un essere umano è fondamentale avere buoni rapporti coi propri genitori per essere sano e sereno? Perché io ho capito che le persone, a meno che non abbiano un fuoco ardente e motivante dentro.. non cambiano. E io non voglio cambiarle. Voglio solo stare egoisticamente bene.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile ragazzo,
lavorare con un genitore non è facile se non si viene trattati da persona responsabile. Come lei ha sperimentato è molto difficile cambiare i rapporti familiari, ma ciò può avvenire invece abbastanza facilmente con una terapia familiare perchè in tal caso subentra un elemento esterno (lo psicologo) che fa da catalizzatore di nuovi modi di interagire.
In genere sono sufficienti pochi colloqui (a volte ne può bastare uno solo) che richiedono la collaborazione di uno o entrambi i genitori.

Se ciò non fosse possibile c' è comunque almeno un'altra modalità di risolvere il problema, mi risulta altrettanto efficace, attraverso dei colloqui individuali, per la quale la rimando a questo articolo https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/psicoterapia-della-gestalt/articoli/MigliorarelerelazioniinterpersonaliconlaTerapiadellaGestalt.html
Anche la terapia breve ha spesso strategie molto efficaci per migliorare comunicazione e rapporti. Le consiglio perciò di consultare uno psicologo psicoterapeuta per la serenità sua e dei suoi familiari.
cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

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dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Grazie per la risposta. Mio padre non accetterebbe mai di sottoporsi ad una terapia, è convinto di essere nel giusto; osservandolo credo che sia narcisista. Il motivo per cui il mio tentativo di avvicinamento è stato vano, è proprio la sua cecità assoluta, impossibilità di auto critica. Se due persone non si amano, non si amano. In terapia consiglierebbero di certo a mia madre di fare "la scelta"
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Prego, ma come le dicevo, può provare a fare una terapia individuale. Nella mia esperienza ha dato buoni/ottimi risultati, anche se il suo potrebbe essere un caso non facilissimo
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