Le superiori sono andate avanti cos, digiuni anche

Salve, sono una studentessa universitaria di 20 anni. É la prima volta che provo a spiegare la mia situazione perciò proverò a farla breve e chiara. Fino ai quasi 6 anni sono cresciuta con la nonna, poi sono venuta in Italia con i miei genitori. All'inizio è stato difficile stare con loro, piangevo perché volevo dormire nello stesso letto dei miei genitori, ma poi si è tutto sistemato. All'inizio della scuola media é iniziata quella solita fase ribelle, ho iniziato a fumare, andavo male a scuola e mio padre per anni mi ha ripetuto che non faccio niente, sono buona a nulla, ha iniziato a paragonarmi sempre alle mie cugine dicendo che loro sono più brave di me, studiano bene, aiutano a casa, mentre io no. Quando tornavamo a casa da loro (in Moldavia) lui le abbracciava, ci scherzava. Non ricordo di aver ricevuto un abbraccio o un complimento da parte sua. Con l'inizio delle superiori le cose sono cambiate, ho iniziato a studiare, a fare la brava figlia. A casa non c'era una bella situazione economica. Papà è rimasto senza lavoro per anni, vivevamo in 3 con uno stipendio, mamma lavorava dalle 5 del mattino alle 8 di sera. Sapevo che soffriva, stava male e spesso si sfoga a con me. Io mi sentivo in colpa, un peso e inutile. Durante quegli anni sono iniziati anche i brutti pensieri. Non ricordo esattamente quando. A volte facevo qualche dieta, sono arrivata a 47kg (sono altra 1.70m), a volte vomitavo, a volte ero giù di morale e passavo giorni a letto, ho avuto periodi in cui fumavo quotidianamente. Le superiori sono andate avanti così, digiuni anche di 4 giorni, vomito, tristezza senza motivo, svogliatezza, mal di testa da rendere impossibile di fare cose, tagli, fumo. Ai 19 anni ho iniziato a lavorare, ho fatto anche 2 lavori contemporaneamente così che da non chiedere più soldi ai miei genitori. Ora ci sono periodi alterni, a volte mi capita di sentire come qualcosa al petto, come se trattenersi il respiro e sento come se mi salisse una certa ansia. Più di qualche volta al mese mi capita di essere giù, così senza motivo, per 3 o 4 giorni. La tristezza spesso viene quando vedo situazioni ingiuste, quando vedo qualcuno stare male, quando penso che c'è chi non ha nulla, mentre io si è inizio a sentirmi in colpa e a pensare quanto questo sia ingiusto. È un senso di colpa così pgrande che mi sento come congelata e inutile di fronte a ciò che accade nel mondo. In quei giorni sto a letto tutto il giorno o dormo. A volte mi capita ancora di ricadere in vecchie abitudini. A volte spendo tanti soldi senza farci caso (sono comunque soldi miei, che ho guadagnato lavorando). Ultimamente cerco di deviare i brutti pensieri andando in giro. Sto facendo parecchi viaggetti, quando sento che sto per cadere giù, mi informo per fare un altro viaggio, per pensare ad altro. Lo so che è una cosa positiva, ma non so quanto il continuare a scappare possa funzionare.
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Dr.ssa Serena Sassi Psicologo 67 1
Carissima ragazza,

l'allontanamento dal proprio paese d'origine e dai propri affetti, la percezione di mancanza d'affetto all'interno della propria famiglia, le difficoltà economiche e le relative conseguenze sono tutti eventi dolorosi che richiedono di essere elaborati.

Da quello che racconta ha sofferto molto nella sua vita, esprimendo il suo disagio in varie forme (il pianto, il fumo, le difficoltà a scuola, l'autolesionismo, le problematiche nel comportamento alimentare) in momenti della sua vita in cui era ancora una bambina o un'adolescente e avrebbe avuto bisogno di adulti che ascoltassero il suo disagio e lo interpretassero come una richiesta d'aiuto, fatta con le modalità di cui disponeva. Certamente l'essere giudicata una buona a nulla e il confronto con le sue cugine non le sono stati d'aiuto.

La sua tristezza non è immotivata, trova probabilmente origine nel suo passato, in tutto ciò che ha dovuto affrontare. Il fatto che si manifesti quando vede qualcuno che sta male, che ha subito ingiustizie e che non ha nulla, può accadere perché tali eventi possono essere per lei (con i limiti del consulto online) un riattivatore traumatico. Eventi cioè che la riportano in contatto con tutte quelle emozioni e con le connesse rappresentazioni negative di sé, che lei ha sperimentato in passato, nei momenti più difficili che ha dovuto affrontare.

Può continuare a fare i viaggi che desidera ma si renderà conto lei stessa che il sollievo che gli stessi le danno è momentaneo perché consistono probabilmente in una fuga dalla realtà, dai pensieri negativi e dai sensi di colpa. Non è tramite i viaggi che riuscirà a trovare la via d'uscita dalla sua sofferenza. Ciò che farebbe bene a concedersi in questo momento è un percorso con un collega in carne ed ossa, che la aiuti ad attribuire nuovi significati a quanto accaduto e a quanto accade oggi. Ha tutto il diritto di poter stare bene.

Dr.ssa Serena Sassi

Psicologa