Debolezza al piacere immediato e conseguente incapacità di perseverare

Gentili dottori. Sospetto di essere affetto da un disturbo mentale, per cui tenterò di descrivermi in maniera più oggettiva possibile per favorire la vostra analisi. Io sono estremamente bravo a praticare una personalità camaleontica: A trovare velocemente la cosa più proficua da dire per “accontentare” il prossimo a mio vantaggio. Tuttavia se ciò riconduce ad un discorso di empatia, sono pienamente conscio di farlo razionalmente. Un’empatia razionale, fatta di calcoli logici: Una scommessa basata su ciò che presumo d’intuire delle relazioni umane. Non è un atteggiamento che pratico perennemente per sottomissione, ma solo se dovesse essermi utile. A livello emotivo sento di essere invece dominante e rigido, come il mio linguaggio del corpo comunica di solito agli altri. Trasmetto una sensazione di fierezza, ma anche se molte persone mi percepiscono sicuro, io ho sempre vissuto nel dubbio di esserlo veramente. Ho avuto dei crolli emotivi in famiglia, dove vige un clima di distacco, e sicuramente i miei mi hanno impartito un’educazione poco sana. Il passaggio all’età adulta è stato arduo, perché mi è sempre stato dato tutto senza dover faticare più di tanto, non mi è stato insegnato il sacrificio a beneficio di me stesso. Infatti ad oggi non ho un lavoro stabile, ne ho ambizioni concrete a cui poter aspirare: So per certo che voglio che il mio lavoro sia prima di tutto soddisfacente, e solo in secondo piano redditizio. Ma in ogni caso devo ripartire da zero, non avendo neanche conseguito il diploma. Questa situazione d’incertezza assoluta mi fa paura, ma non mi blocca. Il punto è che io non ho imparato a costruire un gradino per volta nei miei obiettivi, e questo inevitabilmente si riversa in ogni ambito. Tendo a cedere al piacere immediato, e pur promettendo a me stesso d’impegnarmi a costruire per una soddisfazione a lungo termine, non riesco ad andare oltre il primo passo. Che sia smettere di fumare, ricominciare ad allenarmi o impegnarmi a conseguire semplicemente uno stile di vita più sano. Forse sono intollerante alla noia. Mi perdo, come se non riuscissi ad auto disciplinarmi. Sono sicuro che agendo su questo mio debole tratto riuscirei a migliorare in diverse aree della mia vita. In più mi sento pressato da mio padre perchè "devo sbrigarmi" a decidere qual'è la mia strada, ma io ho un'indole diversa dalla sua. Lui ha tanta fretta, io no, perchè confido. Forse per questo mio problema è particolarmente indicata psicoterapia, e infatti sto prendendo in considerazione. Ma in base a queste poche righe, che sensazione avete di me? Che nome dareste al mio problema?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
gentile ragazzao, una dinamica comportamentale disfunzionale non ha necessariamente un nome. Né, a tutti i costi, la conseguenza di una malattia mentale. Rigidità cognitiva, credenze radicate, tentate soluzioni che peggiorano il problema possono essere alla base di un disagio che, sicuramente, può essere "corretto" con un intervento psicoterapico. Quindi saggia la sua decisione in tal senso. NON si affanni a dare un nome al problema, cerchi solo di capire come funziona (non perché e come si chiama) e modificarlo.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta tempestiva. L'idea di andare a psico terapia non mi causa nessun tipo di disagio, sono pronto ad affrontare me stesso. Mi permetto un'ultima domanda: E' funzionale essere severi con se stessi per il raggiungimento di un obiettivo? Io sono troppo permissivo con me stesso. Se voglio smettere di fumare.. è funzionale rimproverarmi ogni volta di troppo che la mano si avvicina al pacchetto? E' così che ci si auto disciplina?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
è funzionale solo se si hanno risultati desiderati,