Non riesco ad accettare la nuova vita da mamma

Buongiorno,
ho 35 anni, sposata da 9, disoccupata e mamma di una bimba di 11 mesi arrivata improvvisamente e senza averla desiderata.

Lo so, non abbiamo usato precauzioni, ma sono quelle situazioni in cui uno spera sempre che vada bene. Almeno questo è ciò che speravo io, e per più di un anno di sporadici rapporti non protetti l'avevo sempre scampata. Mio marito invece pensava che, semmai fossi rimasta incinta, sarebbe stato felice, così come se non lo fossi rimasta mai. Aveva dunque un atteggiamento molto rilassato sull'argomento figli: andava bene provarci ogni tanto ma senza calcoli e stress lasciando fare al destino.

Io invece ero felice così come era la situazione; pensavo talvolta all'idea di un figlio ma la mia conclusione era che in fondo non ne sentivo il bisogno tant'è che ero completamente indifferente a tutte le mie conoscenti che diventavano mamme, pur provando stima nei loro confronti. Ritenevo coraggiose le persone che facevano figli e mi dicevo che probabilmente avevano "ragione" loro nel farli, ma che la cosa proprio non faceva per me.

Al test positivo piango disperata per due giorni: vedo la mia vita finita mentre mio marito è felice della notizia.

Non valuto minimamente l'aborto perché penso che, in fondo, c'è spazio per questo bimbo: avrà un tetto sulla testa, cibo nel piatto e la possibilità di crescere come tutti i bimbi. Valuto però solo aspetti materiali e non il fatto che, prima di tutto, un bimbo ha bisogno di amore, che io ancora non sento, ma arriverà sicuramente con la sua nascita, mi ripeto. Questo però purtroppo non accade; la bimba nasce ed io non provo nulla se non sollievo per il termine della gravidanza.
Sono indifferente a lei e non mi interessa tenerla vicino a me in ospedale o allattarla; mi interessa solo dormire e riprendermi però fingo gioia con tutti, infermiere, parenti, amici...
Tornate a casa tutto il mio mondo non esiste più e piango per settimane sentendo in me una sensazione di lutto terribile: una parte di me è morta e mi manca da impazzire.

Nonostante ciò mi occupo della bimba ma odio la mia condizione di mamma. Della vita di prima mi manca tutto e soffro molto ripetendomi di essere stata un'incosciente, perché io non la volevo.

I mesi passano e pian piano mi sforzo di accettare la nuova condizione; ci riesco in parte, ma in certe giornate il dolore ritorna, poi passa. Però mi sento condannata dalla maternità e le giornate scorrono tutte uguali, tutto gira solo intorno alla bimba.
Probabilmente se avessi almeno avuto un lavoro sarebbe stato diverso, avrei ancora avuto una parte di vita mia. Ma per ora non posso nemmeno cercarlo: la bimba occupa ogni spazio. Non sono felice e la mia vita precedente, fatta di cose semplici ma libera da vincoli mi manca tanto ed oggi so con certezza che proprio non era nelle mie corde essere una mamma.

Grazie per eventuali consigli.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

Lei solleva un tema molto ingombrante e al tempo stesso molto delicato che riguarda tantissime donne, delle quali pochissime hanno il coraggio di ammettere di provare ciò che prova Lei. E non mi riferisco all'ammetterlo con partner o altri, ma addirittura con se stesse.

L'idea che la maternità debba sempre, in tutte le donne e necessariamente regalare una sensazione di felicità assoluta e cambiare in meglio la vita di una donna è ancora oggi molto diffusa, tant'è che molte donne che non desiderano figli o non provano tale sentimenti dopo il parto se ne vergognano ancora molto e lo nascondono. Addirittura, persino le donne che soffrono di baby blues o depressione post partum tendono a tenere nascosta la situazione perchè la società la considera ancora oggi inaccettabile.
C'è anche l'idea che la donna debba assimilare con facilità e gioia estrema il grande stress che affronta e vive con la maternità, ma non siamo macchine!

Fatta questa premessa, direi che Lei ha già fatto un passo avanti ed è stata molto onesta con se stessa. E' comprensibile che la vita di prima Le stia mancando; la gravidanza, il parto e il puerperio sono momenti molto stressanti, nel senso che implicano un cambiamento notevole che la donna deve fronteggiare.

A questo proposito, è vero che la mancanza di un lavoro La penalizza, ma non ha altri interessi Suoi (ciò che faceva anche prima della gravidanza) che vorrebbe portare avanti? Ha qualcuno di fiducia (nonni ad esempio) che possono darLe una mano con la piccola, mentre Lei ad esempio pratica uno sport o coltiva un hobby? Ha delle amiche da frequentare anche senza la Sua bambina? Infine, per quanto riguarda la vita di coppia, ci sono dei momenti in cui Lei e Suo marito riuscite ad occuparvi di voi due soltanto?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

rifletta anche al fatto che se VERAMENTE non avesse voluto figli
avrebbe messo in atto un sistema contraccettivo stra-sicuro.
E non lo ha fatto.
Sfidare la sorte può essere segno di "ambvalenza": volere e non volere allo stesso tempo ed essere incapaci di scegliere.

Il fatto è che diventare madre non è unicamente una cosa semplice e bellissima come mostrano le pubblicità,
o anche una esperienza "naturale".

E' un'esperienza complessa, oggi:
il mondo personale si restringe,
il mondo della coppia è soggetto a forti vincoli,
la stanchezza la fa da sovrana,
ed altro.

E' difficile riuscire ad essere contemporaneamente
"Mamma e amante", https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html .
Ma anche semplicemente MAMMA e DONNA.

Considerato però che la Sua bambina ha il diritto di "avere una madre affettiva" per crescere bene,
diritto acquisito per il fatto di essere stata chiamata al mondo sia pure involontariamente,
se Lei non ce la fa da sola ad essere una madre completa,
chieda aiuto ad una Psy di persona.
Molte giovani mamme ne hanno bisogno per i motivi sopra detti, riassumibili nella consapevolezza che è terminata "l'età delle ragazze". E ciò è di per sè un dolore.

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dr.sse,
Vi ringrazio molto per le vs. risposte.

Per la Dr.ssa Pileci: sapere da una professionista che la questione da me sollevata è più frequente di quanto si pensi mi rincuora molto. Non credo al detto "mal comune mezzo gaudio", perché ognuno sente il proprio dolore, ma conforta il non sentirsi troppo diversa e sola nel provare una simile esperienza.
Rispondo subito alle sue domande: la mia grande passione era viaggiare, organizzavo tutto io su internet. Passavo molte ore su siti di compagnie aeree ed alberghi per trovare le combinazioni migliori e ci riuscivo sempre. Tutto era ben organizzato nei dettagli e questo mi dava molta soddisfazione. Ora capisce che non è più possibile farlo, con una bimba di 11 mesi è impossibile stare ore al pc e la notte quando dorme preferisco riposare.
Questa privazione mi fa soffrire un po', ma d'altra parte essere una mamma significa anche rinunciare a qualcosa.
Inoltre come sport amavo fare lunghe passeggiate nella natura nel silenzio, quel silenzio che non esiste più.
Ho poche ma buone amiche che vedo però raramente perché prese dai loro impegni. Inoltre per vederle da sola devo sempre contare su mia mamma, che è il mio unico aiuto. Lei è molto disponibile ma anche un po' insicura ed inoltre è convinta che un bimbo piccolo debba sempre stare con la mamma perché cresca bene. Consideri che io sono figlia unica e lei era una mamma casalinga che non ha mai permesso a nessuno nemmeno di cambiarmi un pannolino.
Lei considera un vantaggio che io sia disoccupata perché dice che in questo modo mi posso dedicare completamente a mia figlia e dice che questa è una fortuna! Le ho spiegato che io non la vedo così e che vorrei trovare un lavoro ma lei non è d'accordo e penso non vedrebbe di buon grado la cosa se mai ne trovassi uno. Eppure io sono costretta, per qualsiasi necessità, a fare affidamento su di lei. Come potrei stare fuori delle ore per lavoro sapendo che lei non è d'accordo? Avrei un senso di colpa. Le ho spiegato che sono l'unica mamma disoccupata che conosco (nemmeno lei ne conosce altre!) ma la sua mentalità su questo è molto limitata.
Infine, l'ultima sua domanda: mio marito lavora moltissimo ed è spesso fuori in trasferta. Il tempo da dedicare alla coppia è limitato e sempre soggetto alla disponibilità di mia mamma per tenere la bimba.
Ciò che spero è che tra qualche anno quando la bimba andrà alla scuola materna avrò nuovamente un po' di tempo per me, per cercare un lavoro, pulire casa, fare una silenziosa passeggiata ecc....
Confido dunque nel tempo che passa....ma nel frattempo è dura.
Grazie.

Per dr.ssa Brunialti: ha colpito nel segno quando dice che "sfidare la sorte è segno di ambivalenza", infatti era esattamente la mia situazione: volere e non volere allo stesso tempo ed essere incapace di decidere. Poi "è capitato" ed ho finalmente avuto le idee chiare: non lo volevo. Perché questa mia nuova vita non mi piace ma non si può tornare indietro e mi impegnerò affinché mia figlia abbia una madre affettiva come Lei mi dice. Spero che con gli anni le cose miglioreranno e potrò trovare un po' di serenità.

Grazie.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentili medici,
scusate se disturbo nuovamente ma vorrei chiedervi secondo la vs esperienza, quanto una madre con pochissima autostima può influire negativamente sulla crescita psicologica della propria figlia.

Qualcuno diceva che " una madre più che amare il proprio figlio ama se stessa nel figlio".

Io purtroppo ho pochissima autostima e mi reputo spesso un po' sfigata nonostante molti dicano che sono di bell'aspetto ed intelligente.
Il mio giudice interiore è severissimo fin da quando ero bambina; questo non mi piace ma non posso farci nulla.

Grazie per eventuali consigli.
[#5]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

L'essere dei genitori certamente influenza l'essere dei figli. Spiace che Lei ritenga che "..questo non mi piace ma non posso farci nulla.": ognuno può modificare l'impostazione di base se si impegna.

Le ri-consiglio di leggere l'articolo linkato
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html
che dà risposta a molte Sue domande.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua risposta dr.ssa.
Ho.letto il suo articolo e l'ho trovato molto interessante. Nel mio caso io sono riuscita fin da subito a fare convivere la donna amante con la donna madre; la sessualità nella coppia non ha subito grosse modifiche fortunatamente. La gravidanza non è arrivata per cercare di "sanare" qualche problema di coppia o perché ci mancasse qualcosa, semplicemente mio marito aveva da sempre chiara l'idea di avere un figlio un giorno, probabilmente per sentirsi completo come uomo ( buon lavoro, la casa, la macchina, una moglie e......un figlio per completare il quadro ed essere realizzato).

Io invece ho scoperto che davvero non ero pronta, per questo non riesco ad accettare questo enorme cambiamento di vita. Ma ancor di più non riesco ad accettare i limiti che un figlio piccolo impone; vorrei cercarmi un lavoro ma ho poco tempo da dedicare alla ricerca, non ho più la flessibilità di prima e temo che non riuscirò più a rientrare nel mondo del lavoro! Questo mi crea un'ansia tremenda per il futuro e non mi permette di vivere serenamente.
[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
...vivere giorno per giorno...

La vita è ancora lunga.
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