Comportamenti inconsulti

Gent.mi dottori,
mi rivolgo a Voi per avere un'idea di massima circa la necessità di prendere provvedimenti terapeutici rispetto ad alcuni comportamenti che mi è capitato di assumere.
Premetto che sono una persona di carattere mite e remissivo, e la mia "cifra stilistica" nei rapporti interpersonali è l'affabilità, la mansuetudine. Opero nell'ambito educativo e nell'associazionismo, ragion per cui sento di dover essere un exemplum di educazione, garbo e rispetto per il prossimo. Una delle esperienze che più mi ha segnato nella vita è stata quella di avere un familiare soggetto a crisi di aggressività verbale, di collera. Si tratta di una persona generosa, non capace di nuocere realmente ad alcuno, In passato, però, quando io ero adolescente, aveva spesso dei comportamenti imprevedibili e decisamente riprovevoli; ad esempio aggrediva verbalmente i passanti se gli sembrava che questi lo guardassero in cagnesco. Talvolta, dopo essersi comportato male, non ricordava nemmeno più l'accaduto .Io, essendo conosciuta come sua parente, venivo evitata e additata come una persona maleducata e cattiva, o, comunque, provavo grande vergogna quando cose del genere avvenivano in mia presenza. Desideravo molto essere una persona per bene ed essere riconosciuta come tale, ma questo sembrava impossibile a causa dello stigma sociale che mi derivava da questo parente.
Ora, mi è recentemente accaduto di urtare per strada una persona, alla quale ho prontamente chiesto scusa. Questa, però, ha mostrato di biasimarmi scrollando le spalle e borbottando che per strada si incontra brutta gente. Si è inoltre allontanata senza darmi la possibilità di ribadirle le mie scuse. Allora ho avuto un momento di black-out mentale e ho detto al suo indirizzo una parola offensiva, provando subito dopo un senso di stupore e una vergogna immensa per poter avuto tenere un comportamento così inaccettabile. Ho altresì provato timore all'idea che qualcuno potesse avermi visto o udito (la donna che ho urtato si era allontanata e non credo abbia sentito).
Circa un mese fa, durante una riunione, mi è sfuggito un gesto di insofferenza verso una persona che in realtà apprezzo e verso la quale non ho motivo di livore alcuno.
Sono proccupata per questi comportamenti inconsulti, non ponderati; non vale a nulla il proposito non tenerli in futuro perché sfuggono al controllo della mia volontà. Ora la mia domanda è: si è trattato di due episodi isolati o devo cominciare a preoccuparmi? Il mio timore naturalmente è di diventare come quel mio parente (che peraltro ora ha superato il proprio problema). Se devo intervenire, come devo fare? Vi ringrazio in anticipo per la lettura e Vi saluto cordialmente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> devo cominciare a preoccuparmi?
>>>

Domanda tipica da ansioso/ossessivo.

Il suo problema non è probabilmente relativo ai gesti inconsulti, ma alla sua PREOCCUPAZIONE di aver fatto o poter fare gesti inconsulti.

Se la mia ipotesi è corretta si tratta di ansia. Se il livello di disagio è eccessivo è appropriato il ricorso a un aiuto esterno.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
La ringrazio molto, dottore. Effettivamente in seguito a questi miei gesti rimango a lungo agitata e temo molto che possano ripetersi. Generalmente sono un tipo ansioso che tende a rimuginare troppo. Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Prego,
Saluti