La grande differenza tra stampelle e carrozzina nella mia relazione gay

Ho 19 anni e da quando ne avevo sedici ho una relazione gay con un ragazzo con cui giocavo a calcio. Prima di lui ho avuto due rapporti con donne, ma niente di serio. Con lui è stato tutto bello fin da subito. Io non riuscivo ad accettare la mia omosessualità e lui mi ha aiutato molto. Siamo cresciuti sessualmente insieme, nel piacere e l'affiatamento. Siamo sempre stati molto legati. 2 anni fa un incidente in moto mi ha procurato una paraparesi degli arti inferiori. All'epoca facevo tantissimo sport e avevo un fisico atletico. Dopo una lunga riabilitazione sono riuscito a rialzarmi in piedi, utilizzando le stampelle.
Lui mi è stato molto vicino e ha cercato di condividere con me il peso di tutto quello che mi stava succedendo. La mia vita da sportivo era finita, ma le stampelle mi davano la sensazione di essere riuscito di strappare qualcosa alla tragedia.
Con il tempo, però, non potendo più praticare attività sportiva ho cominciato a perdere tonicitá e mettere su peso. In poco più di 2 anni ho preso quasi 25 kg. Il peso, oltre ad aver completamente modificato la mia struttura fisica, ha reso estremamente più difficile alzarmi in piedi con le stampelle. Non lo faccio quasi più, riesco a stare in piedi solo fermo sul posto e per pochissimo tempo e la carrozzina mi accompagna quasi sempre. Le stampelle erano un segno di forza di cui il mio compagno forse aveva più bisogno di me. Mi dice sempre che mi sono arreso, che ho mollato tutto, per lui è stata una botta quasi pari all'incidente. A me pesa soprattutto il fatto che con le stampelle ero infortunato, adesso sono il disabile in carrozzina.
Questo mio nuovo fisico ha fatto peggiorare la mia già scarsa capacità di accettarmi. Sono molto molto peloso, in tutte le parti del corpo e questo mi imbarazza, e poi sono sempre stato fissato con il pene, non tanto per la lunghezza, (13cm a riposo e 16,6 in erezione) ma soprattutto per la circonferenza di 6,5 cm e l'erezione che non supera i 6 minuti.
Adesso ho il grasso che soffoca i genitali e non riesco a tenere l'erezione se mi alzo in piedi. A lui piaceva molto avere rapporti con me in piedi.
Ho paura che stia perdendo interesse sessuale per me. Lo facciamo poco e tante volte lui non riesce ad avere l'erezione. Io sono più impacciato con i movimenti e quindi le alternative che posso offrire sono limitate.
Da quando sono in carrozzina abbiamo rinunciato ad alcune cose che facevamo con le stampelle, per esempio la discoteca.
Credo di aver trovato nel cibo una specie di consolazione per quello che mi era successo. Mi rendo conto di essermi arreso, ma ho anche aggiunto una situazione estremamente pesante a un momento di difficoltà che già stavo vivendo legato alla mia sessualità. Lui ha perso l'anno, io sono riuscito a diplomarmi regolarmente e a non cadere in depressione, vale qualcosa.
Lui dice che non è vero che si sta allontanando, ma io ho il timore che sia cosi.

Che cosa posso fare? Sono convinto che un futuro insieme sia ancora possibile.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Gentile utente,

capisco la Sua preoccupazione e il timore
verso il cambiamento che sta subendo una relazione così significativa nella Sua vita.

Per situazioni come la Sua,
complesse perchè riguardano contemporaneamente la psiche, il corpo, le relazioni, il cibo,
il Servizio Sanitario Nazionale ha creato una rete di Centri per i Disturbi alimentari (gratuiti o solo ticket)
nei quali tutti gli specialisti - nutrizionista, psicologo, psichiatra, endocrinologo, ecc. - sono a disposizione in forma "integrata",
cioè coordinati tra loro
come potrà leggere qui:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-sconfiggere-dca.html .

La terapia attuata presso i Centri prevede anche la struttura residenziale quando necessario, ma naturalmente con il pz. consenziente;
sempre a carico del Servizio Pubblico, in modo che non sia l'elemento economico a scoraggiare il curarsi.
La mappa nazionale dei Centri la troverà nel link sopra, divisi per regione.

Inizierei dal corpo
. per dare a se stesso un segnale concreto:
non unicamente riflettere, ma iniziare a modificare;
. perchè l'aumento di peso ha causato un serie di ricadute a cascata, che probabilmente Lei non immaginava.

Se ci sono altre domande, aggiunga pure.
Oppure, se ritiene, ci tenga al corrente.

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Intanto grazie per avermi risposto così in fretta.
Se ho capito bene lei mi suggerisce di lavorare sul mio corpo per dare un segnale forte di cambiamento.
Io credo che la riabilitazione abbia prosciugato tutte le mie energie fisiche e mentali e che quando sono riuscito a rialzarmi sia stato come quando nello sport vinci qualcosa di importante e poi hai un calo. Mi sono lasciato andare perché ero arrivato all'obiettivo, ma così ho sciupato tutto.
Questa mattina sono andato a un colloquio, la prima cosa che mi ha detto; "non ci aveva detto che era disabile". Avrei voluto dire che io non sono così, in verità se penso a me stesso non mi penso disabile e non mi penso neanche grasso, ma questo sono diventato. Mi sono limitato a ingoiare e a dire che se mi sceglieranno potranno risparmiare la sedia per la mia postazione.
Tanto dovrò stare 8 ore seduto davanti a un pc.
Quando abbiamo finito, appoggiandomi alla scrivania mi sono alzato per salutare. Non è stato per niente facile, ma ho voluto farlo. La signora mi ha detto che non immaginava che potessi farlo, è rimasta senza parole, a quel punto sembrava che cominciasse a vedere anche me oltre alla carrozzina.
Non so se mi chiameranno, ma io so di aver fatto tutto quello che potevo.

Volevo chiedere tre cose.
1. Secondo lei se riuscissi a perdere peso potrei tornare a essere attraente per il mio compagno?
2. Non le ho detto nulla di mio padre. Mia madre purtroppo è morta quando avevo 8 anni. Con mio padre il rapporto si è interrotto del tutto quando gli ho detto di essere gay. Anche prima di allora non era un gran che. Dopo l'incidente si è molto riavvicinato, ma adesso che sono in sovrappeso si è di nuovo molto allontanato. Siccome lui ha una estrema cura del corpo, vive in palestra, il mio lasciarmi andare può essere che sia anche un modo per distinguermi da lui? È un modello che non ho mai voluto, ma non per la palestra, per altre sue "qualità". Mi è capitato spesso di sentirlo parlare di me con disprezzo. A una sua amica ha detto: da mio figlio non posso aspettarmi niente, è gay, obeso e paralizzato.
3. Il trauma non ha avuto effetti negativi sulle mie erezioni, ma ha generato problemi di coppia., cambiandomi cosi tanto nel corpo. A volte mi sembra che gli dia fastidio che io riesco e lui a volte no. Mi sembra che mi tocchi non per stimolarmi, ma per ammosciarmi. Può esserci qualcosa di vero o è solo un mio film? Una volta mi spogliava con gli occhi, adesso qualche volta teniamo anche gli slip. Può dipendere anche dal fatto che a lui piaceva soprattutto essere penetrato e che adesso in tante posizioni non riesco più a farlo?


Se solo potessi tornare indietro, saprei apprezzare molto di più la mia vita di prima Già a scuola avevo capito che molte cose erano cambiate in peggio nel rapporto con gli altri, ma non immaginavo in cosi tanti campi. In fondo non sono sempre io?
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Innanzi tutto:
un forte "Bene" per l'esperienza coraggiosa di stamane!
In qualsiasi modo vada, Lei è riuscito a stare
- simbolicamente -
"con la schiena dritta" nonostante tutto.

Alle 1. 2. 3. rispondo:
in tutti i settori avrebbe dei vantaggi nel ristabilire il Suo peso corporeo
ma solo se in contemporanea al Suo equilibrio personale.

Perchè non provarci?

Dott. Brunialti
[#4]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Ci tengo moltissimo a dirle che mi hanno già chiamato per il lavoro e mi faranno un contratto di 6 mesi, poi si vedrà.
Sono felicissimo. Quando me lo hanno detto ero con il mio ragazzo e volevo alzarmi per festeggiare con lui e abbracciarlo.
Quando mi ha visto prendere le stampelle si è emozionato, perché non lo facevo da molto. Quando ha visto che non ce la facevo, provavo e non riuscivo ha cominciato a piangere. Ha provato ad aiutarmi, ma io non ho voluto, anche io avevo le lacrime, ma alla fine ci sono riuscito. Appena in piedi mi sono buttato al suo collo e l'ho abbracciato con tutta la forza che mi era rimasta, poi sono letteralmente crollato sulla carrozzina.
Mi rendo conto che mi è stato tolto moltissimo, ma posso ancora fare qualcosa.
Ho solo paura di non avere più quella forza che ho avuto nella riabilitazione. Non parlo solo del fattore psicologico, ma anche fisico. Il mio corpo si è lasciato andare e mi sono molto indebolito. Ho perso anche molta della forza muscolare che avevo nelle braccia e soprattutto nel tronco.
Quando riusciamo a scherzarci su diciamo che la tartaruga che avevo sulla pancia si deve essere capovolta nell'incidente.
Ho paura di arrendermi e mollare tutto, come in parte sto già facendo. Ho paura di perdermi e rimanere solo.
Ho parlato al mio ragazzo di quei centri di cui mi ha detto lei.
Lui pensa che sia una ottima idea, mi ha detto che non c'è nulla di male ad avere bisogno di aiuto e che sicuramente potranno aiutarmi.
Mi ha detto che lui è stato un codardo e non me ne ha parlato, stava male e ha fatto tutto da solo. Mi ha detto che da quasi un mese prende un antidepressivo, che ha qualche effetto collaterale sulle erezioni. Non era perdita di interesse per me, ma un farmaco.
Ha detto che aveva paura lo vedessi come un debole e che poi non voleva farmi preoccupare perché ero io quello che aveva il diritto di stare male.
Io ho provato grande dispiacere per i pensieri che ho fatto negli ultimi tempi. Ero così concentrato su di me che non mi ero accorto che anche lui stava male, che soffriva.
Gli ho chiesto mille volte scusa.
Gli ho detto che non sarà facile, che tante volte farò dei passi indietro e che vorrò mollare tutto, ma che se lui è dalla mia parte voglio provarci.

Ho una sola enorme paura. Mi sembra che la mia testa dica proviamoci, ma poi quando concretamente debba fare il sacrificio si tiri indietro. Non voglio privazioni, disagi, sofferenza, fatica, sforzo... Per esempio adesso è ora di pranzo e l'idea di seguire la dieta mi procura grande sconforto.
Non so se anche per me potrebbero aiutarmi i farmaci. Non ho mai preso in considerazione questa possibilità.

Lei che cosa pensa di tutto questo?
Tengono molto alle sue opinioni.
Grazie
[#5]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Gentile ragazzo,

grazie di questa restituzione/testimonianza in presa diretta
ricca di emozioni per chi scrive
ma anche per noi che La leggiamo.

Sono felicissima dell'assunzione lavorativa;

ma altrettanto del riattiavarsi di quel canale emozionale con il Suo compagno
che sembrava essersi bloccato.

Comprendo profondamente
l'ambivalenza nei confronti
. di "nuovi sacrifici" (Lei è ancora colmo di quelli precedenti),
. di una dieta;
ma - dal mio punto di vista professionale e personale -
non si può "buttare la spugna a 20 anni".
E i Suoi successi dall'alzarsi dalla "sedia" glielo confermano in termini di emozione che auto-motiva a proseguire.

Tutti abbiamo delle certe carte da gicare in questa partita che è la vita,
Lei può giocare al meglio le Sue.
Un supporto psicologico
- come con semplicità stiamo facendo qui ora, ma di persona -
Le può dare molta forza.
Anche i farmaci possono aiutare se prescritti opportunamente.

Non crede?

Dott. Brunialti
[#6]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Credo proprio di sì.
Mi ha già dato molta forza quello che abbiamo fatto qui.
Spero di riuscire a giocare bene le mie carte e a stare con la schiena dritta, come dice lei.
Non ha idea di quanto valore acquisisca la normalità quando la si perde, non voglio sentirmi disabile, non voglio essere obeso e non voglio perdere più di quello che ho già perso.

Se le fa piacere ogni tanto le scrivo.
[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Sì, mi farà proprio piacere!

Nel frattempo buoni giorni.

Dott. Brunialti
[#8]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Sono già di nuovo qui a scriverle perché ho bisogno di condividere la sofferenza del mio compagno. Io mi sono sfogato con il cibo, mi sono rovinato il fisico, ma almeno ho tirato fuori quello che stavo vivendo. Lui si è tenuto tutto dentro.
Lui sta soffrendo, se possibile, anche più di me. Mangia poco, non ha voglia di fare nulla, è apatico, aspetta il tempo che passa.
Non so se sia la depressione o il farmaco che prende che lo calma troppo.
Ieri lo abbiamo fatto e non è riuscito di nuovo ad avere l'erezione. Non sta prendendo bene questa cosa. È possibile che un farmaco sia così invasivo? Quando lo vedo così giù proprio non ce la faccio, perché penso che sta male per me, io sono responsabile. Ieri, per tirarlo un po' su mentre lo facevamo ho provato ad alzarmi. Lo eccitava molto farlo da in piedi. Ieri non sono proprio riuscito ad alzarmi. Non so se fosse perché avevo già lo sforzo dell'erezione o semplicemente perché non sono più in grado di farlo, ma non ce l'ho fatta. Se non ci provo lui si abbatte, ma se non ci riesco si abbatte di più. Avevo anche smesso di provarci per questo motivo, da quando gli insuccessi avevano superato i successi.
Vederlo piangere mi fa stare male, mi sembra che provi pietà per me.
Mi sembra che lui abbia gettato la spugna, che non riesca più a portare il peso di questa cosa che ci è successa.
Perché meritiamo tanta sofferenza?
L'altro giorno mi sentivo forte, adesso mi sento già perso e ho paura di naufragare. Avrei voglia di consolarmi con il cibo, ma devo resistere, devo farlo anche per lui, devo fargli vedere che mi sto dando da fare, che ci sto provando, ma lo sforzo mi costa una fatica incredibile. Ho bisogno ancora di un suo conforto. L'altro giorno aveva funzionato così bene.
[#9]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Gentile ragazzo,

mi dispiace moltissimo per la Sua situazione,
veramente molto.

Ma, come vede, la parte di conforto
- sicuramente importante -
che un consulto online può dare
è transitoria;
incoraggiante ma non risolutiva.

La parte durevole invece è l'orientamento a prendere in mano la Sua situazione "di persona"
e non solo online.

In precedenza Lei aveva parlato con il Suo compagno del suggerimento datoLe (v. link) di ricorrere ad un Centro per i disturbi alimentari.
Perchè non riprendere il discorso, per agire in merito?

Nessuno può agire al posto nostro, e
se non decidiamo
si rimane al palo.
Se però si sente di non averne la forza, si può chiedere un aiuto psicologico,
come sempre raccomando a chi soffre di disturbi fisici cronici.
Attendere in preda allo scoraggiamento
- peraltro comprensibile in certi momento -
non porta risultati apprezzabili.

Cosa ne pensa?

Dott. Brunialti
[#10]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Ha ragione, ho bisogno di aiuto, da solo non ce la faccio più.
Lunedì prossimo devo anche cominciare con il lavoro e così non sono in grado.
Quando parlo con lei le montagne da scalare mi sembrano più piccole.
Adesso sono a casa da solo e sto facendo alcuni degli esercizi che facevo per la riabilitazione. Avevo provato di nuovo ad alzarmi, mi sono sforzato, ma le gambe non mi reggono e non ci sono riuscito. Prima ho buttato via le stampelle, e mi sono buttato giù dalla carrozzina, poi ho capito che non devo distruggere, ma provare a ricostruire e mi sono messo a lavorare.
Prima riuscivo a camminare un po', poi sempre meno. Ho paura che avendo smesso gli esercizi e non alzandomi regolarmente i miei muscoli abbiano perso forza.
Da quando sono obeso è tutto tremendamente più difficile.

Crede che ce la farò?
Non mi dica di si se non lo pensa veramente
[#11]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Se non lo pensassi veramente
sicuramente non glielo direi per pietà o per consolarLa (per questo ci sono gli amici..).

Il fatto è che ci credo "veramente" che Lei ce la può fare,
come è accaduto nella fase della riabilitazione.
Lavoro frequentemente - come sessuologa clinica - con la disabilità fisica:
o con gli interessati o con gli operatori.
E vedo ogni giorno che per certi versi "volere è potere";
non in senso miracolistico (i miracoli non ci appartengono)
ma di ottenere da se stessi il massimo
realisticamente possibile
in termini di qualità di vita.

Però se Lei ha costantemente uno zaino di 25 kg sulle spalle,
alzarsi in piedi risulta un problema,
la Sua autostima va a picco,
la relazione di coppia ne risente,
Lei globalmente ne risente,
lo stato dell'umore va giù,
ecc..
circolo vizioso all'infinito.
Che va interrotto al più presto: psicoterapia, farmaci quando necessario.

Beh, proprio per questo non voglio rimandare ulteriormente la ripresa degli esercizi fisici che stava facendo.

Dott. Brunialti
[#12]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
La ringrazio per la fiducia.
Oggi ho provato a fare il massimo. Ho rifatto una delle sessioni di allenamento che facevo nella riabilitazione. È stato un
mezzo disastro, non mi ero accorto di avere perso così tanto. Mi chiedo come ho fatto a cadere così in basso e come mai non sono riuscito a svegliarmi prima.
So che cosa vuol dire ottenere da se stessi il massimo possibile, l'ho fatto tante volte. Credo anche, però, che una persona possa attingere a un proprio bagaglio di "forza" che deve essere continuamente alimentato e che deve avere il tempo per ricostruirsi. Io mi sento come se il bagaglio di forza fosse vuoto, ultimamente ho accumulato solo disgrazie che mi hanno prosciugato forza e poche occasioni per ricostituire. Mi sento una pila esaurita, come uno che stava facendo l'ultimo chilometro della maratona e si ritrova a doverne cominciare un'altra, senza aver ancora terminato la precedente e senza avere il tempo di riposarsi.
Ha ragione quando dice che non si può gettare la spugna a venti anni. A volte, però, ci sono persone che provano in 20 anni tante di quelle esperienze che altri non riescono a provare in tutta la loro vita.
Mi sento molto vicino al nuotatore che è a forte rischio paralisi. Mi sento molto vicino a lui e in qualche modo mi riconosco. Anche io dicevo sto bene, tornerò più forte di prima, e ce la stavo quasi facendo, ma non avevo capito di avere cominciato una gara che non finisce mai, perché è una gara con noi stessi. Gli vorrei dire di fare attenzione, di non fare come me, di non mollare... Lui è stato molto più sfortunato di me. Io in qualche modo me la sono cercata, ho voluto io la moto, lui no. Io poi ho una paraparesi, per lui parlano di paralisi totale. Lui poteva diventare campione olimpico, io giocavo solo a calcio con gli amici e poco più, lui ha perso tantissimo e allora il mio zaino di 25 kg sembra più leggero, la mia tragedia più piccola. Ho cominciato da qualche giorno il libro di Alex Zanardi, sto cercando disperatamente di attingere al bagaglio di forza di qualcuno che ce l'ha fatta. Mi ha molto colpito una sua intervista raccolta al traguardo in cui aveva vinto una medaglia paraolimpica. Ha detto "sono felice" ma questo è un capitolo che si chiude e dovrò inventarmene un'altra. Lui non ha mollato mai, nessuna battuta di arresto, nessuna flessione. Non sarà semplice, ma ce la sta facendo.
Sto leggendo tutto quello che trovo sulla resilienza.
Mi rendo conto che la psicoterapia mi servirebbe proprio. Ho bisogno di una spinta, mi sono arrampicato sul trampolino più alto, ma adesso che guardo giù non ho il coraggio di tuffarmi.
Quando non hai nulla da perdere o da dimostrare è meno difficile, vincere la prima volta è difficile, ma rivincere per la seconda volta è difficilissimo.
Oggi ho cercato un centro dei suoi. Non ho avuto il coraggio di chiamare per informarmi. Ho come un blocco nella testa. Se comincio non posso fallire e fin che non comincio non fallisco, anche se il tempo passa e recuperare il fisico sarà sempre più difficile.
Oggi il mio compagno non era in gran forma, ma quando è venuto a trovarmi e mi ha trovato fradicio di sudore a faticare, si è quasi commosso.
Gli ho chiesto se se la sente. Anche lui mi ha detto che è stanchissimo, ma che lo dobbiamo fare.
Mi ha fatto una proposta, prenderci qualche giorno per noi, prima che io cominci a lavorare. Non pensare a niente, liberare la testa, alleggerire il cuore e poi provare a tuffarsi dal trampolino più alto insieme.
Abbiamo fatto il patto. Spero che abbia ragione lei e che io riesca a farcela.
Adesso mi sento tutto rotto per la ginnastica di oggi, ma mi sento meglio, mi è piaciuto tornare a sudare, ma se non riesco a dare continuità agli sforzi non sarà servito a nulla.
Per adesso ho rimesso le stampelle nella carrozzina, da un po' non le portavo più. Come ho fatto ad abbandonare l'idea di camminare? Che cosa mi era successo? Perché mi sono perso? Perché nessuno è riuscito ad aiutarmi?
[#13]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Gentile ragazzo,

avventura emozionante
- interiore, relazionale e muscolare intendo -
quella di oggi.

Sono moltissimi i passaggi che Vorrei positivamente restituirLe.

Eccone qualcuno.

Capisco quando Lei dice di sentirsi "come uno che stava facendo l'ultimo chilometro della maratona e si ritrova a doverne cominciare un'altra, senza aver ancora terminato la precedente e senza avere il tempo di riposarsi."
Il fatto è che tra l'una e l'altra "maratona" Lei ha avuto un break di 25 kg
e mi dispiace immensamente la Sua realistica domanda
"Che cosa mi era successo? Perché mi sono perso? Perché nessuno è riuscito ad aiutarmi?"
perchè non ne possiedo la risposta.

Forse siamo principalmente nelle nostre stesse mani...
senza mollare mai.
E se ci si accorge che si sta mollando
ci si fa aiutare senza indugio.

Leggere le testimonianze di chi ce l'ha fatta aiuta:
aiuta a capire che è possibile,
che è umano,
non sovrumano.

Riguardo alla Sua frase:
* "Se comincio non posso fallire
e fin che non comincio non fallisco" *,
mi dichiaro proprio in disaccordo (perdoni la franchezza).

Gliela proporrei così:
"Se comincio SO di poter fallire,
MA senza peraltro "perdermi" (perdere una battaglia non è perdere la guerra);
fin che non comincio non posso sapere
nè se perderò,
ma neppure se vincerò."
Nessuno di noi all'inizio della partita sa con certezza
se vince o se perde;
eppure l'immobilismo è peggiore.
Perdere una battaglia non è la morte.

Ed infine:
"una proposta, prenderci qualche giorno per noi, prima che io cominci a lavorare."
Ottima idea, con l'obbligo di "mente a riposo".

Buoni giorni.
Dott. Brunialti
[#14]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Ha ragione, ho avuto un break di 25 kg, forse avrei potuto trovare anche il tempo per riposarmi.

"Forse siamo principalmente nelle nostre stesse mani...senza mollare mai.
E se ci si accorge che si sta mollando
ci si fa aiutare senza indugio."
Se mia mamma fosse ancora viva non sarei stato principalmente nelle mie stesse mani, ne sono sicuro. Lei ha sempre saputo leggere tra le righe, ascoltare quello che non dicevo, vedere ciò che gli altri non vedevano. Aveva una sensibilità, una delicatezza e una dolcezza che non ho mai trovato in nessun altro.
Non so se avesse già capito che ero gay, ero solo un bambino quando è morta. Sono contento che non mi abbia visto così, di non averle dato questo dolore. Anche lei ha vissuto la disabilitá e l'esperienza della sedia a rotelle. Aveva la SLA. È stato dolorosissimo vedere che ogni giorno era peggio del precedente, che la malattia le stava portando via tutto e nessuno potesse aiutarla. Non le è mai mancato un sorriso, per tutti, neanche la malattia era riuscita a toglierlo. Mi ricordo i suoi occhi blu, i denti bianchissimi, il profumo alla vaniglia e le sue mani, che mi hanno sempre accarezzato, fino a che ha potuto farlo.
Mi manca moltissimo e in questo momento ancora di più. Lei mi avrebbe impedito di sprofondare. Riusciva sempre a trovare il modo per farmi fare con gioia anche quello che non avrei voluto fare. Adesso saprebbe come farmi ripartire, come farmi lottare.

"perdere una battaglia non è perdere la guerra".
In questo caso, per come sono fatto io, perdere questa battaglia con me stesso potrebbe anche voler dire perdere la vita, perché non sarei in grado di accettare la sconfitta, mi lascerei andare e forse anche morire.

Mi sto appassionando tantissimo alla storia di Zanardi. La sua capacità di cambiare il punto di vista, di trasformare le avversità in sfide, di riuscire a non farlo mai da solo...c'è un video in cui dice una roba del tipo "ho realizzato che avevo perso solo le gambe, ma non la mia passione per le gare, la competizione, l'adrenalina, avrei solo dovuto imparare a farlo in un modo diverso"
Non sono solo parole, non è un film, è solo un uomo, ma straordinario. Se avessi una passione forte come la sua, forse...
Tornare a fare qualche passo mi sembra una ottima motivazione, ritrovare un po' di serenità e pace, mi sembra anche un obiettivo di valore.
Zanardi non avrebbe mai scritto quello che io ho scritto prima. Mi ha fatto effetto rileggerlo nero su bianco, ma in questo momento temo che sarà così.
Da un lato è meglio perché solo quando ho le spalle al muro do il massimo.

Con il mio compagno abbiamo trovato un pacchetto di quattro giorni alle terme. Ci è sembrata la scelta migliore e poi potrebbero averne giovamento anche i miei muscoli.
É una buona occasione di relax e poi in piscina la mia disabilitá diventa più leggera, e speriamo anche la testa.

Grazie per le sue indicazioni e il suo sostegno prezioso, mi sono sentito accolto.
[#15]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 576 66
Buoni giorni!

Dott. Brunialti
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