Fallimento università

Gentili dottori,
Vorrei raccontarvi la mia storia degli ultimi anni, fatta di fallimenti e angosce. Fino alla scuola tutto andava benissimo. Poi la pressione, la necessità di dover studiare in università prestigiosi (abito in una città del Sud) mi portano a fare la scelta sbagliata, dal momento che non mi sentivo pronto ad allontanarmi da casa a quell'età. Ho rimediato parzialmente all'errore iscrivendomi all'università di economia della mia città, e per i primi tempi va tutto benissimo. Poi, per qualche problema fisico e soprattutto mentale, dovuto soprattutto alla mia scarsa autostima, entro in un vortice da cui ho avuto difficoltà ad uscire, incartocciandomi nei pensieri. Perciò, perdo altri tre anni (!) ma alla fine riesco a conseguire, con grande fatica, questa agognata laurea triennale. L'estate scorsa ero a un bivio: continuare a studiare nella mia città o misurarmi con una nuova realtà. Ho optato per la seconda scelta, perché avevo capito che se non fossi uscito di casa ora, difficilmente ci sarei riuscito più in là. Mi sono fatto coraggio e sono andato a studiare a 1000 km di distanza da casa. Non vi nego che, sia per i metodi di studio diversi, sia per l'adattamento alla nuova realtà e anche perché ancora devo smaltire reminiscenze del mio passato (lo faccio tuttora con uno psicoterapeuta) oserei dire che questi ultimi 4 mesi sono stati un inferno, in perenne angoscia, 24 ore su 24, con la perenne idea di fare il conto alla rovescia per quando rientrare a casa. I miei, preoccupati, mi hanno proposto la soluzione di rientrare nella mia città a studiare: sicuramente sarebbe la soluzione più semplice, ma purtroppo per la mia laurea il nome conta molto e l'università da cui provengo è meno rinomata. Però il problema è anche legato alla durata: è evidente che attualmente ci metterei più tempo per laurearmi rispetto al "ritorno" nella mia vecchia università, ambiente confortevole che non richiederebbe adattamento e io non vorrei perdere altro tempo, essendo già particolarmente in là con l'età. Sono tentatissimo da questa soluzione ma dall'altro lato per me sarebbe l'ennesimo fallimento degli ultimi anni, sancendo definitivamente la mia incapacità di adattarmi a una nuova realtà e uscire dalla comfort zone a cui sono legatissimo. Però l'idea di passare altri mesi in un ambiente che mi fa vivere male mi fa venire un'angoscia molto elevata. Qualsiasi scelta facessi, cadrei male. Vivo perennemente in angoscia e non so davvero che fare, non riesco più a vivere i momenti della vita oltre all'università, che oserei dire ha catalizzato completamente i miei pensieri negli ultimi 6 anni. Mi sento un fallito e non so davvero che decisione prendere, vorrei solo stare sereno anche solo per un minuto. La soluzione migliore visto questo stress continuo sarebbe fermarmi qualche tempo per riprendere il controllo della mia vita, ma sono già abbastanza vecchio per poter perdere altro tempo. La mia vita va a rotoli e io non so più che fare per cambiare rotta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Qualsiasi scelta facessi, cadrei male
>>>

A mio avviso sarebbe possibile riformulare in questo modo: qualunque scelta lei faccia, cadrebbe male.

Perché se il suo problema fosse l'ansia, un sentimento di inadeguatezza, una paura di fallire o qualcosa vicino a questi luoghi, il problema non starebbe in ciò che fa: il problema sarebbe che è LEI a farla. E quindi qualunque cosa faccia, specie se per lei importante, sarebbe contaminato da tali sentimenti negativi.

>>> perché ancora devo smaltire reminiscenze del mio passato (lo faccio tuttora con uno psicoterapeuta)
>>>

Da quanto tempo e con che risultati?

E soprattutto, è stato realmente appurato che per risolvere i suoi problemi sia necessario smaltire tali reminiscenze?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Caro dottore, grazie per l'interessamento. Riguardo alla sua prima risposta, sicuramente è stato sempre difficile per me prendere una decisione, pentendomi subito dopo. Ma la mia incapacità decisionale ora è fortissima, perché sono di fronte al più grande bivio della mia vita: da un lato, dato che sono già "vecchietto" per il mondo del lavoro, restare al Nord rappresenterebbe un'unica occasione ghiotta, dall'altro lato, il solo pensiero di restare in questo inferno per altri 18 mesi mi distrugge totalmente, perché dopo tanta sofferenza meriterei finalmente un po' di pace, e non ulteriore sofferenza. Ora, io non so se sono io eccessivamente "drammatico", ma non esser riuscito a intessere grosse amicizie o essere poco interessato agli argomenti di questo corso, peraltro lontano 1000 km da tutti i tuoi affetti, mi sembra un problema particolarmente grave. Però, tornare indietro rappresenterebbe l'ennesima sconfitta, visto che l'ho già fatto una volta. Non so come reagirei all'ennesimo atto di codardia della mia vita. Perciò sembra non esserci una via d'uscita che non mi porti alla rovina in qualche modo: ci saranno in ogni caso ferite profondissime nella mia mente.
Per quanto riguarda la sua domanda, in passato ho avuto dei pensieri intrusivi/ossessivi, basati su fatti accaduti, che fortunatamente con l'aiuto dello psicoterapeuta sono riuscito a rimuovere. Permane però questa mia natura rivolta alla continua preoccupazione per il futuro e alle conseguenze delle mie azioni. Rimuginare è diventato un mestiere per me. Ora, oggettivamente, non vedo via d'uscita "serena" a questa situazione. Entrambi le opzioni sul tavolo porteranno strascichi pesantissimi, e in questo caso non ci sono compromessi: o è cosi o non è così.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> in passato ho avuto dei pensieri intrusivi/ossessivi, basati su fatti accaduti, che fortunatamente con l'aiuto dello psicoterapeuta sono riuscito a rimuovere
>>>

Non direi proprio.

L'ossessività e il rimuginare sono la stessa cosa, per cui se lei si definiesce un "rimuginatore di professione" significa che la sua ossessività ha solo cambiato forma.

Per cui il suggerimento non può essere, in questa sede, quello di suggerirle cosa fare in merito alla sua professione, perché andremmo a colludere con il suo problema.

Per come è posta, la sua domanda è espressione di ossessività e non di un "genuino" dubbio riguardante la vita professionale/percorso di studi.

Quello di cui lei ha bisogno, a mio avviso, è una cura adeguata che possa metterla in grado DA SOLO di prendere tale tipo di decisioni.
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dopo
Utente
Utente
Caro dottore,
Grazie ancora per il suo interessamento. Quando parlo di "questioni risolte" parlo di eventi che mi causavano ossessioni che sono stati superati perché ora ripensandoci mi portano addirittura a sorridere. Però ha ragione sul fatto che alla base c'è un meccanismo di ossessivizzare ogni cosa, in poche parole rendo drammatica ogni scelta. Soprattutto poi quando si tratta di una scelta così importante, emerge la mia incapacità di scegliere per paura di sbagliare. Probabilmente, perché avendo già fatto scelte sbagliate, la paura di sbagliare l'ennesima volta mi porta a riflettere su per troppo tempo. Purtroppo, per molti problemi della vita, il fattore età conta molto nei miei pensieri ossessivi, dal momento che mi trovo a vivere situazioni che alla mia età avrei già dovuto sperimentare, e invece vivo questo senso di colpa perché non voglio più buttare altro tempo. Questa scelta, soprattutto, la sto vivendo come un aut aut, "o la va o la spacca", per il resto della vita, lavorativa e non.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
E quindi, quello di cui lei avrebbe bisogno è un percorso sistematizzato di intervento terapeutico che la porti a superare, sperabilmente, la sua ossessività.

Le suggerisco di rivolgersi a un terapeuta che usi un approccio diretto e focalizzato, di derivazione comportamentale o strategica.