Trauma post nascita

Salve, avrei bisogno di capire come può influire la vita adulta, un trauma vissuto nei primi giorni dopo il parto.
Sono nata con parto spontaneo e per i primi sette giorni sono rimasta accanto a mia madre, che mi ha allattato regolarmente.
Al settimo giorno, per la comparsa di ittero, sono stata trasferita nel reparto di pediatria. Da quel momento, per circa un mese, non ho più avuto contatti con i miei genitori, che potevano venire in ospedale solo negli orari di visita ma non avevano il permesso né di entrare nel reparto, né di prendermi in braccio, solo di guardarmi attraverso un vetro. La responsabile del reparto pediatria non era molto attenta ai bisogni dei neonati, per cui non so se in quel periodo io fossi stata coccolata o seguita dalle infermiere, ma è probabile di no.
Dopo circa 15 giorni, a detta del personale medico, avevo smesso di alimentarmi, per cui mi hanno alimentato attraverso una flebo sulla fronte per farmi raggiungere i 3 kg necessari alla dimissione (l'ittero era scomparso dopo circa 10 giorni).
Raggiunti i 3 kg, dopo circa trenta giorni dal ricovero in pediatria, sono tornata a casa e da lì ho ripreso ad alimentarmi normalmente, ma non con allattamento al seno, perché nel frattempo mia madre aveva perso il latte.
Ho vissuto da sempre con momenti di angoscia inspiegabile, di paura di essere sempre sostituibile, sensazioni che attribuivo, in età adolescenziale, ad una mia insicurezza personale.
Sono venuta a conoscenza del mio primo mese di vita, con i dettagli sopra riportati, solo da poco tempo e per questo mi sto domandando che effetto può aver avuto sullo sviluppo della mia personalità quel trauma, perché credo che averne consapevolezza possa aiutarmi a gestire al meglio certe emozioni e stati d'animo, ora che ho raggiunto anche un'età matura per farlo (ho 44 anni).
La ringrazio molto per le risposte che potrete darmi.
Saluti,
Michela
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Michela,

è vero che oggi quando nasce un bimbo si preferisce fare in modo che mamma e bambino siano immediatamente insieme: il bimbo viene lasciato nelle braccia della mamma per qualche ora, anche alla presenza del papà, pelle a pelle, e successivamente resta per tutto il tempo del ricovero in ospedale nella stessa stanza della mamma. Alcune strutture possono ospitare anche il papà ed eventuali altri figli più grandi, se la mamma lo desidera.

Ovviamente si è visto che questa condizione è ottimale.

Tuttavia, non risulta che un bambino normale che è stato distaccato dalla mamma e poi ricongiunto a lei (NON parlo di bambini che sono cresciuti in istituti, ma di bimbi cresciuti nella propria famiglia) possa avere "traumi".

Se così fosse tutti noi saremmo perduti: negli anni in cui sono nata io il neonato veniva immediatamente separato dalla mamma appena nasceva, veniva accudito dalle infermiere e "riconsegnato" alla mamma solo per essere allattato e poi alle dimissioni.

Non solo. Se nell'arco temporale di un mese (per quanto i Suoi genitori avranno patito quel distacco da Lei) un essere umano fosse "segnato" per il resto della vita, allora potremmo concludere che l'essere umano non ha nessuna possibilità di far fronte alle crisi che nell'arco della vita si presentano. Non è affatto così, nè possiamo essere segnati per un distacco del genere, tra l'altro necessario alla Sua cura.

Oggi Lei ha dei sintomi o disagi?
SE sì, perchè li attribuisce ai Suoi primi trenta giorni di vita?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, la ringrazio per la risposta.
Non ho sintomi particolari, ma fin da adolescente ho provato, in alcune circostanze, un senso di angoscia "irrazionale", che associavo a quell'evento, essendo situazioni che, emozionalmente, richiamavano perdita e impotenza.
Credo molto nella resilienza, ma credevo anche che certe emozioni forti, vissute da neonati e quindi non razionalizzate, restassero come traccia.
Grazie mille.
Michela
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Michela,

bisogna distinguere...

Se Lei ora sta bene, non mi porrei nessun problema.
Se La Sua era una curiosità per rispondere al Suo dubbio, spero di essere stata esaustiva.
Per quanto riguarda invece ciò che scrive dopo, cioè: "....fin da adolescente ho provato, in alcune circostanze, un senso di angoscia "irrazionale", che associavo a quell'evento, essendo situazioni che, emozionalmente, richiamavano perdita e impotenza..."

in quali circostanze?
In particolari circostanze può capitare di provare angoscia per situazioni di perdita o di impotenza, quindi la cosa più importante è contestualizzare ciò che Le accade. Capita anche oggi? In quali circostanze?
[#4]
dopo
Utente
Utente
Salve, avevo associato quei sentimenti di angoscia al momento di distacco alla nascita perché sono sproporzionati rispetto all'evento.
Ora capita molto più raramente, ma a volte li avvertivo anche solo per risposte di "rifiuto" di persone amiche, magari per pareri contrari, che mi facevano sentire non valorizzata e questo portava al sentire questo senso di angoscia, razionalmente sproporzionato all'evento.
Grazie
Michela
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Penso proprio che non abbia nulla a che fare con quanto accaduto alla nascita.
Però, se da persone amiche, quindi care, sente di essere rifiutata e non valorizzata, allora è ovvio non stare proprio benissimo. Rispetto alla reazione che Lei reputa "sproporzionata", questo dipende da molti aspetti, non dal dato oggettivo, ma da come ciascuno soggettivamente legge quell'evento e da quali significati attribuisce.
Dall'esterno magari quelle reazioni possono sembrare eccessive, ma se si guarda attentamente ai significati attribuiti dalla persona, allora sarà più chiaro e leggibile.

Si può fare qualcosa per cambiare? Di solito guardare queste dinamiche con uno psicologo psicoterapeuta e diventarne consapevoli, permette di cambiare e di star bene, che si traduce anche in una reazione diversa davanti agli stessi fatti, che vengono letti in modo diverso.

Cordiali saluti,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie per le precisazioni e i consigli.
Saluti
Michela
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