Crisi d'identità e insicurezza?!

Gentili dottori
Sono un ragazzo di 20 anni e la situazione che mi trovo a vivere ora, da un punto di vista mentale e psicologico, è parecchio confusa.
Chiedo scusa in anticipo per il testo lungo e vi ringrazio se avrete piacere di ascoltarmi.
Premetto anche che cercherò di fare il prima possibile una visita da uno psicologo (sebbene questo implichi esprimere questi disagi ai miei, cosa di cui al momento ho davvero poca voglia). Nel frattempo, volevo chiedervi un consulto.
Quella che sto vivendo ora è una vera e propria crisi d'identità: non so più chi sono.
Fin dalla tenera età ho sempre avuto l'abitudine (non so se malsana o meno) di crearmi un "io immaginario". Quest'ultimo corrispondeva a tutto quello che volevo essere e che sarei voluto diventare. In questo "io" creato dalla mia mente, avevo una vita pressochè perfetta, ma soprattutto avevo il carattere a cui aspiravo.
Sono sempre stato una persona tendenzialmente timida e insicura, soprattutto durante l'infanzia e la pre-adolescenza, per cui quest' "io immaginario" ovviamente corrispondeva a una persona particolarmente estroversa o, per lo meno, sicura di sè.
Crescendo e con il passare degli anni l' insucurezza si è affievolita e la mia autostima è decisamente aumentata, tuttavia non posso di certo considerarmi, a 20 anni, estroverso o molto sicuro di me.
Nel corso degli ultimi anni ho provato a "immaginarmi dall'esterno". Non è semplice da spiegare, ma ho provato a immaginare come gli altri possano vedermi, a come possano percepirmi. Mi sono reso conto che il modo in cui secondo me gli altri mi percepiscono, non è per niente corrispondente a quello che vorrei essere. Questa mia idea è aggravata da altri fattori:
mi capita ad esempio di ascoltare audio in cui parlo. La voce che sento non corrisponde per niente alla voce che vorrei avere, e soprattutto, a parer mio, trasmette estrema insicurezza e poca autostima. Mi è anche capitato di vedermi in video e ho notato che i miei atteggiamenti non sono per nulla quelli che vorrei che gli altri vedessero, sono quelli di una persona insicura.
E molto difficile da spiegare quello che vorrei esprimervi. Per fare un paragone, mi sento esattamente come il protagonista di "uno nessuno e centomila" di Pirandello.
Mi sento letteralmente intrappolato, sembra quasi come se io sia destinato a rimanere insicuro a vita.
Alla luce di ciò le mie domande sono sostanzialmente 2:
- ha davvero senso costruirsi questi "castelli mentali" e provare a immaginare come gli altri possano vedermi? l'immagine che credo gli altri abbiano di me, è attendibile o dovrebbero essere gli altri a dirmi come appaio?
- ha più senso ambire a essere chi si vorrebbe essere o accettarsi per quello che si è?
Chiedo scusa per la confusione, ma mi sento come se se stessi vivendo un' "adolescenza tardiva", come se a 20 anni, ancora dovessi definirmi caratterialmente.
Grazie in anticipo e buona giornata.
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Dr.ssa Elisabetta Molteni Psicologo, Psicoterapeuta 112 3 4
Gentile ragazzo, è passato qualche tempo dalla sua richiesta: l'idea è che si sia effettivamente rivolto ad uno Psicologo Psicoterapeuta per una consulenza "de visu" circa i suoi dubbi e per aiutarsi a dipanare la confusione.

Il tema centrale è quello dell'insicurezza; componenti ansiose emergono anche negli altri suoi consulti precedenti.
Per rispondere alle sue domande:
- molto spesso immaginiamo come gli altri possano vederci, cosa possono pensare di noi, quale giudizio possono darci: in realtà questo non corrisponde quasi mai all'effettiva visione degli altri, perchè è pur sempre una nostra visione, dettata dal nostro giudizio su noi stessi, dalla nostra insicurezza, dal nostro "sentire intrappolato".
- ha senso ambire ad essere se stessi, ciò che si è: si parte sempre prima da se stessi, chiarendosi le idee, i programmi concreti di vita (di cui non ci ha parlato), anche facendosi aiutare da un professionista. Il terapeuta può analizzare e mettere in discussione le credenze disfunzionali che un individuo ha su di Sè e sugli altri. Può aiutarla a riflettere sulle sue esperienze. Non è certo un disonore ma il segnale che si vuole fare qualcosa per aiutarsi.

Cordialmente

Dr.ssa Elisabetta Molteni
Psicologa Psicoterapeuta - In studio e Online
www.elisabettamolteni.it