Pessimo rapporto con mia madre

Buonasera, sono una ragazza di 22 anni, vivo attualmente con mio fratello (25 anni), mia madre e il suo compagno.

Parto col dire che il rapporto con mia madre è sempre stato molto travagliato, mio fratello sfortunatamente soffre di disturbo ossessivo compulsivo fin dalla tenera età e forse questa sua condizione può aver fatto vacillare i rapporti in famiglia poiché non sempre è facile gestirlo.

Mia madre è psicologa, e credo che il nostro legame sia più psicologo/paziente che madre e figlia, ma sono consapevole di non poter cambiare mia madre, ci ho già provato e non è stato piacevole.

Veniamo ora al dunque.

Mia madre è una persona abbastanza incoerente e Ho avuto molti problemi decisionali a causa di questo, mi continuavo a chiedere "se cerco lavoro andrà bene?
" "se lo trovo qui piuttosto che li andrà bene?
"
Appena uscita da scuola mi sono presa un anno sabbatico dove ho deciso di lavorare per sapere cosa si provasse ad essere autonomi, il problema è venuto quando il lavoro scarseggiava poiché ero totalmente senza esperienza e mia madre era convinta che non mi impegnassi abbastanza.

Mi tolse qualsiasi entrata (gesto lecito se non avessi fatto niente dalla mattina alla sera ma non era così, lei però è abituata a vedere solo ciò che vuole),
Smise di preparare da mangiare per me e non mi era permesso avvicinarmi al frigo a meno che non avessi fatto la spesa per me stessa (con che soldi?)
Tiravo avanti coi pochi soldi che mio padre poteva darmi e facendo da baby Sitter, il mio ragazzo si offriva di aiutarmi economicamente ma non volevo coinvolgerlo più del dovuto.

Appena ho trovato un lavoro stabile le cose si sono appianate per circa i primi tre mesi, dopo di che è tornata alla carica con "così non andrai da nessuna parte"
"Vuoi piegare magliette tutta la vita?
"
Ma sapeva benissimo che mi stavo impegnando per diventare tatuatrice.

Mi sono pagata tutto da sola finché non ho deciso di assecondarla iscrivendomi in Accademia, specificando però che non sarei riuscita a lavorare poiché avrei fatto la pendolare, lei era d'accordo.

Mi sono diplomata a pieni voti e ho iniziato a cercare lavoro come apprendista, ho trovato subito uno ma dopo un mese non andava bene perché"meritavo di meglio"
Ho cambiato studio nuovamente e si è ripetuta la stessa cosa.

Ho continuato poi con la ricerca per diversi mesi ma sfortunatamente è un ambiente molto competitivo e non ho trovato nulla al momento, quindi deciso di ri-cercare lavoro.

Dopo quasi sette anni di relazione col mio fidanzato ho deciso che avrei cercato nella sua provincia (il più lontano possibile dalle manie di controllo di mia madre)
Mi ospiterebbe da lui e sua madre finché non riusciamo a mettere da parte i soldi per un appartamento, non sarà come essere autonoma ma è qualcosa.

So di non aver descritto alla perfezione la situazione, ma descrivere anni di disagio in un solo testo è troppo da chiedere.

Io sono arrivata al punto che sentire la voce di mia madre mi innervosire, cosa posso fare?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
da quello che descrive, con sua madre state facendo da anni "muro contro muro", uno sport dei più pericolosi, perché alla fine perdono tutti e due i contendenti e in ogni caso, fuori di metafora, si disperdono energie e positività che sarebbero meglio impiegate a costruire la propria vita e le relazioni con gli altri, quella madre/figlia per prima.
Ci saranno sicuramente delle ragioni che hanno prodotto questa situazione. Delle tensioni possono aver accompagnato la vita di sua madre: il disaccordo con suo padre, la nuova convivenza assieme ai figli del primo marito, la malattia di suo fratello e forse le eccessive aspettative circa l'altra figlia: lei.
Dall'altra parte la sua resistenza ad essere diretta, se è corretta in linea di principio, produce gli errori e le false partenze che sono naturali nell'adolescenza, ma che una madre genitore unico, per di più psicologa, può vivere con particolare preoccupazione e allarme.
A questo punto le due parti in causa si irritano vicendevolmente, si offendono e cominciano a negarsi stima, affetto, perfino rispetto. I ruoli si alterano e i rapporti si corrompono.
Molti genitori psicologi, a questo punto, mandano i loro figli da un collega, e se la scelta è fortunata l'adolescente trova nel professionista la guida non giudicante di cui ha tanto bisogno; conduce meglio le sue scelte e comincia a valutare nella giusta prospettiva il rapporto coi genitori, recuperandolo nel realismo di una comprensione sempre più matura. Le tensioni si allentano e il rapporto rifiorisce.
Non so se questo sia il suo caso; temo che se fosse così, non scriverebbe a noi.
Non ci dice molto del rapporto con suo padre: perché non va a vivere con lui?
La soluzione di vivere a casa della famiglia del suo ragazzo in genere non è opportuna, specie se si esce da una situazione di convivenza problematica che può averla resa troppo intollerante o troppo rinunciataria, due facce della stessa medaglia.
Ci scriva di più sul suo rapporto coi suoceri, prima di decidere, e se non ha un suo terapeuta, ne scelga uno.
Ricordi che il Covid ha aperto la strada alle consulenze online.
Una curiosità: in che senso ha continuato "nella ricerca" per poi abbandonarla? Sta ancora studiando per diventare tattoonist?
Le faccio i più vivi auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, la ringrazio molto per la risposta tempestiva.
Con mio padre ho un buon rapporto, siamo particolarmente simili in carattere, lui è particolarmente empatico con me, ma se qualcosa non va bene me lo ha sempre detto chiaro e tondo senza molti complimenti.
Sì è risposato ad ottobre e personalmente non volevo dargli pensiero anche se molte volte sono "scappata " a casa sua per un po'di tranquillità (ho anche un ottimo rapporto con la nuova moglie con cui ho un rispetto reciproco e ci vogliamo molto bene).
In questo particolare periodo non posso trasferirmi da mio padre perché fa le chemioterapie ed è quindi un soggetto particolarmente a rischio.
Ho già rischiato di perderlo l'anno scorso e non ho intenzione di metterlo a rischio ora che la situazione globale è particolarmente delicata.
Con il mio ragazzo diciamo che vivevano in una condizione di "quasi convivenza" da diversi anni, quando avevo i giorni liberi da lavoro o dall'Accademia mi fermavo da lui il più possibile ( spesso mi chiedeva se volesse venire lui da me, però poi gli ho spiegato che, dato il rapporto con mia madre , stare da lui mi dava serenità almeno per un paio di giorni).
Vado d'accordo anche con sua madre (è orfano di padre e sua madre non ha più avuto relazioni) che si è sempre dimostrata molto disponibile nei miei confronti e vedendo la mia evidente sofferenza nella casa materna e l'impossibilità di frequentare quella paterna mi ha proposto lei stessa ad un trasferimento finché necessario.
Tornando a parlare di mia madre, ci tengo a specificare che per quanto il suo comportamento sia disturbante riusciamo a vivere a cicli dei periodi di tranquillità e dove andiamo d'accordo, in particolare quando mio fratello non è a casa.
Io capisco che la condizione problematica di mio fratello non sia facile né da vedere né da gestire, ma non trovo giusto essere presa di mira specialmente quando è nervosa o ha litigato con qualcuno e io sono l'unica presente .
Quando divento la famosa valvola di sfogo mia madre inizia a dimostrare quasi schifo per la mia persona , mi nega affetto se secondo lei l'ho offesa (anche se mi scuso sinceramente pur non essendo la causa di ciò che la turba), inizia il ricatto sia emotivo che fisico " se sei in difficoltà scordati i soldi " ( sono nuovamente disoccupata poiché ho fatto dei colloqui prima della quarantena che bella la vita)
Oppure mi ignora in casa.
Questo punto in particolare mi ha reso difficile il periodo delle scuole medie in cui ho sofferto di un pesante bullismo che mia madre faceva finta di non vedere, dicendomi che erano problemi che una ragazza deve risolvere da sola, beh risolvendo da sola dalla prima alla terza superiore ho convissuto con un disturbo dell'alimentazione difficile da sradicare e che ogni tanto torna come un vizio da cui non ci si è mai separati, fortunatamente però non ci sono più ricaduta come la prima volta ma mi ha accompagnato nei primi anni di relazione col mio ragazzo (non sono riuscita a mangiare davanti a lui per quasi un anno, dopodiché come è venuto questo disturbo mi ha lasciata per diverso tempo, forse la voglia di una relazione serena si è anteposto a questo istinto che mi rendo conto fosse parecchio malsano).
Fino a poco tempo fa non nego di aver provato una profonda rabbia nei confronti di mio fratello perché ero convinta che fosse lui la causa di tutti i problemi, ma da quando è iniziata la quarantena abbiamo avuto modo di avvicinarci , mi ha spiegato che il suo disturbo non s'è l'è scelto, che ne farebbe volentieri a meno e che lo fa stare male, quindi se prima lo trattavo con disprezzo adesso mi riesce naturale stargli vicino quando sta male , posso dire con serenità che almeno con lui sono riuscita a riagganciare una relazione che pensavo non avesse speranza ma che in realtà era molto semplice da accettare .
Rispondendo alla sua ultima domanda sulla ricerca di un apprendistato, non ho completamente abbandonato la ricerca, semplicemente mi sono resa conto che per migliorare la mia situazione ho bisogno di indipendenza economica e tagliare questo cordone ombelicale tossico , quindi il lavoro è diventata una priorità a cui (appena riapriranno gli studi ) sovrapporrò un eventuale apprendistato.
Ho fatto delle sedute dalla psicologa in famiglia e con mio fratello ma al momento non mi posso permettere dei colloqui per me da sola.

Scusi il papiro , so di non aver scritto tutto e che magari alcune parti sono inutili , probabilmente le ho pure risposto in disordine .
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara utente,
non ha risposto ad una domanda: vuole ancora fare la tattoonist? Forse ci sarà un grande rilancio, appena passata quest'ondata di Covid. Dia un'occhiata al sito di Alessio Greco, che organizza da anni incontri mondiali e ha recentemente proposto ad Istituti d'Arte e Accademie dei corsi brevi associati a gare di tattoo.
La situazione di suo fratello la capisco poco, da lontano e per interposta persona, ma non sempre il DOC provoca gli effetti che sembra aver causato nella vostra famiglia, se trattato in maniera idonea. Spero bene che suo fratello sia seguito individualmente da un terapeuta cognitivo-comportamentale. Affermare "che il suo disturbo non s'è l'è scelto, che ne farebbe volentieri a meno" ha un senso se lui fa di tutto per curarlo, e un altro se ci si abbandona, condizionando la vita familiare. Suo fratello lavora? Lei scrive che a volte non è a casa. Dove sta?
Solo marginalmente lei scrive: "Ho fatto delle sedute dalla psicologa in famiglia e con mio fratello ma al momento non mi posso permettere dei colloqui per me da sola".
Ma ne ha fatti, di colloqui individuali? A me sembra che venga continuamente nascosto dietro altri problemi e dietro i periodi di relativa calma di sua madre quello che lei giustamente definisce un "cordone ombelicale tossico".
Allontanarsi fisicamente è utile, ma è l'allontanamento psicologico che in questi casi è indispensabile, e per questo occorre che lei si affidi ad un professionista.
Le faccio i più vivi auguri, anche per una pronta ripresa di suo padre.
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