Disposofobia prolungata, disturbo da accumulo?

Gentilissimi dottori,
vi disturbo per parlarvi di una situazione che sta diventando anno dopo anno sempre più opprimente.

Si tratta di una persona, madre di famiglia, che da più di dieci anni soffre di un disturbo progressivo che trovo molto simile al disturbo chiamato disposofobia o sindrome da accumulo.

La persona in questione non è consapevole dell'entità del "danno" che sta causando : la realtà è che la sua abitazione - condivisa con figli e marito - è lasciata letteralmente a marcire. Ogni locale è praticamente riempito di scarti, cartaccia, borse di plastica, vestiti, rifiuti di ogni genere (fortunatamente non alimentari). Sembra che sia ogni giorno più difficoltoso per lei buttar via qualcosa, anche se rotto. La casa in generale è ridotta male, muri sporchi, pavimenti sporchi, alcune cose rotte e mai aggiustate.

Non c'è modo di parlarle apertamente di questo, nel senso che da lei si ottengono solo sospiri o atteggiamenti vittimistici. Al limite qualche frase come "so che devo fare ordine". Non è consapevole però del suo disturbo o comunque non lo da vedere.

Per me, non essendo psicologo, ma avendo molta stima nella vostra professione e interesse sulla materia, documendandomi con testi sul genere - quando possibile - è veramente difficile descrivervi al meglio questa situazione.

Posso dirvi con certezza che l'80% della casa è ormai occupata da questa "pattumiera", pattumiera che spesso viene spostata in altri locali a seconda delle necessità : se serve il letto si sposta la "pattumiera" che c'è sul letto, se serve scrivere al tavolo si sposta ciò che c'è sul tavolo e così via. Poi tutto torna alla posizione originale.

Per nessuno di noi famigliari è possibile intervenire direttamente e fare ordine, a causa di crisi , pianti, urla da parte sua. Nel caso si faccia cadere accidentalmente una di queste cose, si scatena un rimprovero da parte sua nei confronti del malcapitato.

Purtroppo c'è anche da dire che il marito si limita ad accusarla/criticarla/insultarla senza fare effettivamente qualcosa di positivo, magari documendandosi come ho fatto io, nonostante debba essere lui il primo che secondo me può smuovere la situazione, magari aiutandola a recuperare stima in sè stessa e voglia di fare (se il problema è questo).

Dimenticavo di segnalare che saltuariamente lei ha periodi in cui comincia a fare ordine in casa. Periodi che passano ben presto (pochi giorni) e lo spazio in ordine si riempie di disordine nuovo.

Cosa posso fare?
Grazie e cordiali saluti.



[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123

Gentile utente, il problema sta nel fatto che la signora in questione dovrebbe innanzitutto sentire il bisogno di un aiuto. Lei più che consigliarle una psicoterapia non vodo come potrebbe essere di aiuto. Che rapporti ha con questa donna e il marito? Se le cose stanno come lei racconta l'unica soluzione sarebbe un intervento psicoterapeutico o psichiatrico.

cordialmente

Per approfondire: Il disturbo da accumulo o disposofobia

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. De Vincentiis,
io sono il figlio.

Mi scuso se sono stato un pò vago nel descrivere la mia posizione, ma mi sentivo un pò in imbarazzo nei confronti di questo luogo "pubblico".

In che modo comunque mia madre dovrebbe sentire il bisogno di un aiuto?
Mi creda che è difficile, se non impossibile, riuscire a renderla realmente consapevole di quanto sta accadendo. Altrimenti non sarebbero passati tutti questi anni.

[#3]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
be parlando di "una persona" sarebbe stato davvero difficile intendere. Tuttavia potreste esprimere l'esigenza di una terapia famigliare per il disagio collettivo che state vivendo. Chiedete alla mamma di accompagnarvi, questo dovrebbe ridurre le sue resistenze. Ne parli con suo padre, un intervento di terapia famigliare potrebbe essere il più indicato.

cordialmente
[#4]
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile Utente
tenga conto che spesso, nonostante ci si renda conto della gravità della situazione, può davvero risultare difficile per chi soffre scegliere di "curarsi", a volte non è così semplice come potrebbe sembrare per chi osserva.
Data la criticità della situazione credo che sarebbe indicato che il primo passo lo faciate voi famigliari, cioè che siate voi i primi a chiedere una consulenza presso uno psicologo attraverso la quale comprendere in che modo potreste modificare il vostro modo di interagire con lei al fine di condurla alla necessità di farsi aiutare a sua volta.
Questo è un approccio che viene seguito spesso quando alla persona interessata sembra non adeguatamente motivata ad un cambiamento.

Provate questa strada.

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

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