Scelte universitarie sbagliate: non riesco a perdonarmi

Gentili psicologi,
Sono una ragazza di 26 anni e da anni sono tormentata da una serie di pensieri negativi.
Nonostante non sia mai stata dotata di grande autostima, durante le elementari e le medie, a scuola riuscivo molto bene.
Nel 2007 mi sono iscritta al liceo classico e nel 2012 mi sono diplomata con un voto buono, ma non eccellente.
All'epoca però compensavo con tanti interessi, mi piaceva guardare film e serie tv in lingua originale, leggere, fare sport.
Spinta anche da questa propensione per l'inglese, dopo il liceo mi sono iscritta alla facoltà di lingue.

Il mio desiderio più grande sarebbe stato studiare fuori, tuttavia la situazione economica della mia famiglia e il fatto che in quel periodo i miei genitori si stavano separando, mi ha costretta ad accantonare questi progetti.

Ho scelto di studiare la lingua russa, spinta più che altro dalla curiosità.
Durante il primo anno non ho avuto problemi, ma al secondo anno la situazione è precipitata.
I miei genitori hanno divorziato e mio padre mi ha umiliata davanti ai suoi avvocati definendomi una pessima figlia.
Questa situazione mi ha a dir poco distrutta: piangevo ogni giorno, dormivo molte ore, ho sofferto di ansia e attacchi di panico.
Arrivata al terzo anno, quasi tutti i miei amici pensavano alla tesi e alla laurea, mentre a me mancavano circa una decina d'esami.
Non ho mai fatto la rinuncia agli studi.

Nel 2017 ho iniziato a fare dei lavoretti saltuari-- un paio di call center e ripetizioni -- e questo "nuovo inizio" ha in qualche modo aiutato.
Tuttavia, avevo ormai dimenticato quasi tutto della lingua russa e questo mi ha costretta a ricominciare daccapo.
Tra una cosa e l'altra (tra cui un problema di salute di mia madre l'anno scorso), sono riuscita a conseguire la laurea triennale soltanto nel 2019.
Con il russo ho fatto progressi, il mio relatore mi ha fatto i complimenti per la mia tesi, tuttavia io non riesco a perdonarmi per averci messo 7 anni per la triennale.
Mi ripeto che sono stata una stupida e che ormai ho rovinato la mia vita.
Il problema è che, in fondo, so di essere intelligente e quindi questo fallimento mi avvilisce.
Continuo a incolparmi perché non lavoro, perché quasi tutti i miei amici stanno iniziando a sistemarsi.
Ci penso ormai tutti i giorni; penso che se dovessi prendermi una specialistica, finirei quasi a 29 anni e sono attanagliata dall'ansia e dal fatto che trovare lavoro sarà molto difficile.

Con mio padre ho riallacciato i rapporti, accettando che non tutti sono fatti per essere genitori.
Nel tempo però mi sono isolata da quasi tutti gli amici, sono diventata ipocondriaca (ancora di più dopo il problema di mia madre).
Ormai qualsiasi visita medica mi terrorizza, talvolta mi ossessiono su sintomi inesistenti.
Se mi ammalo penso sempre allo scenario peggiore.

Avrei l'opportunità di iscrivermi alla specialistica con due care amiche di due anni più piccole, ma sono attanagliata da questi dubbi.
Vorrei capire come riprendere in mano la mia vita.

Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
lei ha una visione della realtà danneggiata dal pessimismo e dall'ansia.
Probabilmente non ha mai veramente elaborato la fine del matrimonio dei suoi e gli atteggiamenti assunti da suo padre verso sua madre e verso di lei: un troppo rapido perdono a volte non ha l'effetto di restaurare davvero una relazione, ma solo di nascondere la polvere sotto il tappeto, per usare una metafora.
Si iscriva senz'altro alla magistrale e cominci anche a guardarsi intorno per qualche lavoretto attinente al suo campo di studi.
Non rovini tutto col perfezionismo e la voglia di arrivare troppo presto alla laurea; oltretutto, la magistrale è sempre più difficile della triennale.
Se ci sono anche problemi di ipocondria, il supporto psicologico è indispensabile.
L'università le sarà utile anche in questo: solitamente esiste un centro di consulenza psicologica. Altrimenti può andare alle ASL e al Consultorio Giovani.
Ci tenga al corrente; auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com