Voglio separarsi ma non so se provo dei sentimenti verso mio marito o paura

Ho 40 anni, tre figli 11, 8 e 5 anni.
Sono sposata da 13 anni.
Ma siamo insieme da 19 anni.
Nel nostro rapporto siamo stati sempre guidati da me nelle nuove fasi lui mi seguiva e le cose funzionavano.
Da quando abbiamo avuto il nostro primo figlio ho cominciato a sentire una grande passività da parte sua, come se fosse uno spettatore della nostra famiglia.
Abbiamo avuto momenti di scontro e dopo tutto andava bene finche qualcosa ancora mi frustrava e si ricominciava da capo con rabbia, tristezza e senso di abbandono.
Da un paio di anni lui ha avuto problemi nel lavoro avendo anche un crollo nervoso.
Superato questo in modo superficiale ho avuto il bisogno di sentirmi sollevata da tutto il peso della nostra famiglia, ma lui fatica a darmi questa sicurezza, sentendomi insoddisfatta ed infelice direi anche non amata, e lui a sua volta si sente incapace ed insicuro con paura di deludere.
Da un anno io ho messo sul tavolo il bisogno magari separarci e lui diceva che lui mi ama e non vuole quello e non capisce se io lo amo come posso sentire questa necessita di mollare.
Avevo tanta paura che lui dicesse di si ma mi sentivo veramente al limite... cercavo che lui riuscisse a reagire.
Diventavo ogni volta più cattiva e lo ferivo con le parole e lui feriva me con la passività.
Io sono diventata più fredda e ho messo un muro dove limitavo le mie conversazione con lui per non sentirmi poco ascoltata o capita e ho imparato a cavarmela in quasi tutte le situazioni da sola escludendolo dalla mia vita e lui si teneva fuori anche da quella dei figli.


In un momento di esasperazione lui ha proposto una terapia alla quale ho accettato, questo circa 3 mesi fa.
Nel frattempo lui ha perso suo papà (6 mesi fa) e ha iniziato un percorso terapeutica da una psciologa perché si sente inadeguato in tutto.

In questa terapia si parlava soprattutto dei problemi quotidiani le ferite ma la mia esasperazione non migliorava e nemmeno la sua passività (almeno non da notarlo).

Due settimane fa ho scoperto che si sentiva con una sua ex in modo platonico e ho toccato il fondo, mi sono sentita molto male da non voler svegliarmi la mattina e lui si é sentito molto male per avermi ferita in questo modo.
Cosi lui ha detto che é il momento di separarci, e razionalmente sono d'accordo, non mi voglio più sentire cosi poco amata e ferita.
Ci siamo aperti molto, quasi come 15 anni fa, ci siamo riavvicinati molto anche fisicamente, io mi sono sentita leggera, come se prima ero incatenata e ora no, sollevata ma sono molto triste di perderlo, come se lo amassi ancora, e sono molto confusa.
Anche lui é confuso ma sicuro della decisione (e sono felice per lui che vuole crescere).
Andiamo ancora dalla terapeuta per procedere serenamente con la separazione, ma ripeto a momenti vorrei chiederli di non andare via ma vorrei essere sicura che mi ama... penso che anche lui non sappia se mi ama o é affetto con abitudine.


Grazie mille della risposta.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Le consiglio di leggere a voce alta questa e-mail nella prossima seduta della terapia di coppia quando siete tutti tre.

Nulla serve di più che giocare a carte scoperte, ma a tre, in presenza.
Non Lei e noi, qui online.

La Psicoterapeuta (è psicoterapeuta, giusto?) saprà sicuramente cogliere l'input che pongono gli interrogativi contenuti:
a lei stessa curante e
a ciascuno di Voi due coniugi.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile signora,
mi associo totalmente alla risposta della dott.ssa Brunialti, e le dirò il perché.
Se ho ben capito, avete già due terapeuti: quello dal quale va suo marito e quello dal quale state effettuando una terapia di coppia. Ciascuno dei due vi vede di persona, e se ben istradato da voi (come dice la mia collega, la sua email va letta ad alta voce al terapeuta di coppia) può formulare le domande giuste per aiutarvi a chiarire tante cose. Quindi è più idoneo di noi a trattare un problema che dalle sue parole appare doloroso, ma soprattutto poco comprensibile.
Come molte coppie sui quarant'anni vi sentite stanchi e delusi; i tre figli non sembrano fornirvi un motivo di coesione, e aiutarli a crescere non è per voi un impegno gratificante. Al contrario, lei ha avvertito "il bisogno di sentirmi sollevata da tutto il peso della nostra famiglia".
Forse lavora troppe ore fuori casa? Non ci ha detto nemmeno questo.
In suo marito dice di aver sentito fin dalla nascita del primo figlio "una grande passività [...], come se fosse uno spettatore della nostra famiglia".
In che senso? Non dà una mano per le necessità della casa, per l'accudimento dei figli, o non prende iniziative di svago, divertimento, passeggiate, vacanze etc.? Non parlate mai dei bambini e della loro crescita? Lo ha sentito distratto, preso dalla TV o dal cellulare, troppo preoccupato del lavoro o di problemi economici?
In effetti, lei parla di problemi sul lavoro e di crollo nervoso di suo marito. E' riuscita a stargli vicina e a supportarlo, in questa contingenza? O era già troppo frustrata, come scrive?
Per parte sua, non ha chiarito quali azioni o quali mancanze di suo marito in lei abbiano provocato "rabbia, tristezza e senso di abbandono", fino a pensare che la separazione è ormai la scelta preferibile
Il terapeuta di coppia vi avrà certo detto quello che ciascuno di voi acquista e quello che perde in una separazione, e il fatto che la cura dei figli sarà inevitabilmente accresciuta, perché viene meno la presenza di un genitore, e questo per tre bambini può essere un dolore incomprensibile.
Lei dice di sentirsi "molto triste di perderlo, come se lo amassi ancora" (quindi non lo ama più) e di lui dice: "vorrei chiederli di non andare via ma vorrei essere sicura che mi ama".
Ma può chiedere questo, ad una persona che lei non ama più?
Infine conclude: "penso che anche lui non sappia se mi ama o é affetto con abitudine".
Gentile signora, se dopo vent'anni e tre figli tra voi c'è "affetto con abitudine", avete costruito un buon rapporto.
Le coppie che si sono reciprocamente ferite, in molto meno tempo si detestano, altro che provare affetto con abitudine!
Piuttosto a me sembra che voi non abbiate saputo rivolgervi le richieste giuste su quello che volevate l'una dall'altro e abbiate permesso alla routine, forse alla fatica quotidiana, di mangiarsi lo spazio del dialogo, della tenerezza, dell'allegria, e soprattutto di quella cosa bellissima che è il guidare la crescita armonica di tre giovani vite.
Poiché questa carenza nel dialogo è il difetto di molti matrimoni, il terapeuta di coppia può aiutarvi a formulare correttamente le vostre aspettative su voi stessi e sulla realtà, quindi le richieste che non siete riusciti a rivolgervi, accompagnandovi verso una nuova comprensione oppure un distacco sereno. Ma per questo è necessario che almeno allo psicologo voi vogliate parlare con chiarezza!
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com